Sintesi liberamente tratta da “Avviso ai naviganti 120 del (nuovo)PCI – 25 Aprile, 77° anniversario dell’insurrezione del 1945”. Rimandiamo al testo completo, pubblicato sul sito www.nuovopci.it, per una ricostruzione più approfondita, puntuale e particolareggiata.
Per non lasciarsi manipolare e invece comprendere il catastrofico corso delle cose onde essere in grado di mobilitare le masse popolari a porvi fine, bisogna inquadrare i fatti e gli eventi di oggi nella storia dell’ultimo secolo della quale sono il risultato. Quindi anzitutto bisogna rifiutare la menzogna che le potenze imperialiste alleate, USA e Gran Bretagna, nella Seconda guerra mondiale 1939-1945 sarebbero venute in Europa per liberare l’Italia e gli altri paesi dai nazifascisti e che la NATO sarebbe erede degli “Alleati liberatori”. Vediamo i fatti.
All’inizio del secolo scorso, i gruppi imperialisti di tutto il mondo si scontrarono tra loro nella Prima guerra mondiale 1914-1918.
Alla guerra imperialista pose fine la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre promossa dal partito comunista russo capeggiato da Lenin. Essa diede vita al paese dei Soviet e diede forza all’opposizione crescente delle masse popolari in tutti i paesi belligeranti: dagli operai di Torino a quelli di Berlino, dai soldati delle trincee che fraternizzavano ai marinai delle flotte che si ammutinavano.
La prima vittoria della rivoluzione socialista spaventò a morte la borghesia. Winston Churchill (1874-1965) indicò subito la linea che essa avrebbe seguito da allora in poi: “Soffocare il bambino finché è ancora nella culla!”.
Il papa di Roma, Benedetto XV, che prima aveva benedetto gli eserciti di tutte le potenze imperialiste, si spaventò al punto da esortare le classi dominanti di tutti i paesi belligeranti a “porre fine all’inutile massacro”.
L’Impero Germanico impose al neonato paese dei Soviet le condizioni capestro del Trattato di Brest-Litovsk (3 marzo 1918): mise sotto la sua tutela una parte importante dell’Impero Zarista, compresa l’Ucraina di oggi e i tre paesi baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia), la Finlandia e il Caucaso. Le potenze dell’Intesa franco-britannica, alla quale si erano associati nel 1915 l’Italia e nel 1917 gli USA, approfittarono del crollo dell’Impero Germanico e dell’Impero Austro-Ungarico e imposero agli Stati che ne erano risultati la “pace separata”.
Essa si concluderà poi ufficialmente nelle condizioni capestro del Trattato di Versailles e degli altri nel 1919-1920, ma subito tutte le potenze imperialiste del mondo, dagli USA al Giappone, si lanciarono nella prima aggressione contro il paese dei Soviet, a sostegno della guerra civile scatenata dalla nobiltà, dal clero e dalla borghesia russi nel territorio che era stato dell’Impero Zarista. Anche il savoiardo Regno d’Italia fece la sua miserabile parte.
Ma i Soviet guidati dal partito comunista con alla testa prima Lenin e poi Stalin riuscirono a mobilitare gli operai e una larga parte dei contadini russi e delle altre nazionalità. Essi sconfissero la nobiltà, il clero e la borghesia russi, costrinsero le potenze imperialiste a ritirarsi e nel dicembre del 1922 costituirono l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) che comprendeva una grande parte del territorio che era stato dell’Impero Zarista.
Chi vuole comprendere gli avvenimenti che seguirono deve accettare il fatto che invece la cultura borghese nasconde e nega accanitamente e cioè che da allora in poi la storia dell’umanità è stata determinata non solo dalle contraddizioni tra potenze e gruppi imperialisti, ma anche dalla contraddizione tra i paesi socialisti e le forze della rivoluzione socialista da una parte e dall’altra le potenze e i gruppi imperialisti. Questi non hanno mai accettato la coesistenza pacifica di paesi con sistemi sociali diversi propugnata invece dall’URSS diretta dal PCUS capeggiato da Stalin.
Le mancate rivoluzioni socialiste in altri paesi europei fecero in modo che l’URSS rimanesse l’unico paese socialista. Le masse popolari USA e dei paesi imperialisti europei contribuirono alla vittoria della rivoluzione in Russia. Si opposero in mille modi all’aggressione, proteste e rivolte scoppiarono in molti paesi, anche tra le truppe e nelle flotte inviate contro i Soviet (celebre quella capeggiata da André Marty nella flotta francese nel Mar Nero nel 1919). In Italia nel 1919 (nel pieno del Biennio Rosso) il governo Nitti dovette precipitosamente ritirare tutte le truppe italiane. Ma in nessun paese le masse popolari riuscirono a prendere a loro volta il potere. In tutti i paesi imperialisti si costituirono partiti comunisti, ma nonostante l’aiuto dato (con la “bolscevizzazione”) dall’Internazionale Comunista costituita a Mosca il 4 marzo 1919, nessuno di essi fu capace di guidare le masse popolari alla rivoluzione e alla vittoria.
Alcuni dei migliori dirigenti comunisti furono massacrati: Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht sono le vittime più famose. La borghesia imperialista mantenne il potere avvalendosi, principalmente in alcuni paesi (Gran Bretagna e USA i casi più importanti), di un sistema di controrivoluzione preventiva già sufficientemente sviluppato e dei superprofitti coloniali, in altri (Francia il caso più importante) delle deviazioni elettoraliste e sindacaliste dei comunisti, in altri (Italia e Germania i casi più importanti) instaurando sistemi terroristici: il fascismo di Benito Mussolini in Italia (1922) e il nazismo di Adolf Hitler in Germania (1933).
L’URSS rimase dunque l’unico paese socialista, la rivoluzione proletaria si sviluppò con forza solo in paesi arretrati e la costituzione nel 1948 della Repubblica Popolare Democratica di Corea, nel 1949 della Repubblica Popolare Cinese guidata dal PCC capeggiato da Mao Tse-tung, di Cuba (1959) e del Vietnam (1976) saranno i frutti maggiori.
Dopo il 1922 la borghesia imperialista, sconfitta militarmente, adottò un altro metodo di lotta per raggiungere l’obiettivo proclamato da Churchill.
Nella seconda aggressione usò metodi non militari di ogni genere per impedire che l’URSS si sollevasse dalle distruzioni della guerra imperialista e della guerra civile: sanzioni finanziarie, blocco commerciale, cospirazioni e assassini di dirigenti. Ma guidate dal partito comunista con alla testa Stalin le masse popolari del paese dei Soviet con i tre piani quinquennali fecero dell’URSS una grande potenza mondiale sul piano industriale, agricolo, tecnologico e scientifico, nonché l’unico paese che non soggiacque alla grande crisi mondiale del 1929 e dove al contrario si sviluppò una larga partecipazione delle masse popolari alla gestione politica e alle altre attività specificamente umane.
La guerra iniziata nel 1939 e conclusa nel 1945 con la vittoria dell’URSS, con il suo (in particolare della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina) allargamento a ovest e ai tre paesi baltici e con la creazione delle Democrazie Popolari nell’Europa orientale, non fu principalmente una guerra imperialista, ma una guerra volta a distruggere l’URSS alla quale l’URSS rispose con la “guerra patriottica”.
I gruppi imperialisti USA avevano collaborato al riarmo della Germania nazista e continuarono a collaborarvi persino durante tutta la guerra e, finita la guerra nel 1945, l’oligarchia USA sviluppò quanto più le fu possibile l’integrazione nelle forze USA di gerarchi nazisti esperti in infiltrazioni, spionaggio e cospirazioni contro l’URSS e protessero quelli in fuga verso i paesi dell’America Latina. Come del resto fece su larga scala il Vaticano.
I gruppi imperialisti europei e USA non avevano potuto accodarsi apertamente a Hitler nell’attacco militare contro l’URSS (la terza aggressione) perché 1. in Inghilterra, Francia e USA l’Internazionale Comunista negli anni ’20 e ’30 mobilitò le masse popolari contro il nazifascismo, 2. l’URSS fece un’abile manovra diplomatica (il Patto Molotov-Ribbentrop nell’agosto 1939) avvalendosi delle contraddizioni esistenti tra gruppi imperialisti e 3. nel giugno 1943 l’Internazionale Comunista ufficialmente si sciolse.
Nonostante questo, il “rovesciamento del fronte” (forze naziste e Alleati contro l’URSS) rimase un’alternativa aperta per gli oligarchi USA e britannici, discussa ancora nelle trattative di Reims che solo il 7 maggio 1945 si conclusero ufficialmente con la capitolazione delle armate naziste.
La condotta della guerra da parte degli Alleati sul fronte sud (Africa del Nord, Algeria, Spagna di Franco, Portogallo di Salazar, Grecia, Italia, Jugoslavia, ecc.) conferma questa concatenazione e sinergia tra gli eventi della storia dell’epoca: abolizione delle insegne e delle manifestazioni e istituzioni apertamente nazifasciste, ma massimo rispetto e protezione per le istituzioni e le autorità convissute o anche compromesse con il nazifascismo; sabotaggio, poche armi paracadutate e poi disarmo delle formazioni partigiane; repressione e il minimo possibile di concessioni economiche (le celebri elemosine americane e papali) e istituzionali per le masse popolari.
Chi considera la Seconda guerra mondiale (1939-1945) principalmente come una guerra imperialista (cioè tra gruppi imperialisti per una diversa ripartizione dello sfruttamento del resto del mondo) al pari della prima (1914-1918), adotta la visione del mondo propria dell’antifascismo padronale e contraffa la reale concatenazione e sinergia degli eventi.
Con la creazione della NATO nel marzo 1949 i gruppi imperialisti USA ed europei diedero apertamente il via alla quarta aggressione dell’URSS. A differenza delle tre aggressioni precedenti, essa ebbe successo e si concluse con la reintegrazione nel campo imperialista delle Democrazie Popolari europee e la dissoluzione nel 1991 dell’URSS, ma ebbe successo principalmente perché i revisionisti moderni prima alla Kruscev e poi alla Breznev presero il sopravvento nel PCUS (XX Congresso, febbraio 1956) e imposero nell’URSS una linea di decadenza del socialismo. Ma gli ci vollero quasi 35 anni di corruzione del sistema socialista perché ci fosse solo una debole resistenza di massa alla conclusione, benché al referendum di marzo 1991 più del 70% della popolazione dell’URSS avesse votato contro lo scioglimento.
Il successo della quarta aggressione culminato nel 1991 fu un disastro per le masse popolari delle Democrazie Popolari europee e dell’URSS. Per una decina di anni i gruppi imperialisti USA ed europei ebbero mano libera, si combinarono 1. con i dirigenti più borghesi delle imprese e dell’amministrazione dei singoli paesi, 2. con i promotori delle attività illegali e criminali che erano cresciute ai margini e negli interstizi dell’economia e dell’amministrazione nominalmente socialiste e 3. con gli eredi dei borghesi indigeni che si erano esiliati pur di non collaborare a costruire il socialismo. Si valuta che alcune decine di milioni sono state le vittime della sconfitta del socialismo, con riduzione della durata media della vita, crescita della mortalità infantile, eliminazione delle conquiste sociali in termini di assistenza sanitaria, igiene pubblica, istruzione, assistenza pubblica della maternità e dell’infanzia, pensioni, edilizia pubblica e altro più il regno del precariato, della criminalità e dell’emigrazione, la rinascita in ogni paese dell’oppressione nazionale e di genere, la delocalizzazione delle imprese produttive.
Oligarchi vecchi e nuovi (indigeni, americani, europei e ultimamente anche cinesi) costituirono la nuova classe dominante in ognuno dei paesi vecchi e nuovi.
Solo a cose fatte si sviluppa via via in ogni paese la resistenza delle masse popolari contro le malefatte delle nuove istituzioni e rinasce il movimento comunista cosciente e organizzato. Contro questo e in vista della guerra contro la Cina, tramite la NATO gli oligarchi USA hanno esteso all’Europa orientale la loro occupazione militare, cercano di mantenere il loro predominio nell’Unione Europea e di avanzare negli Stati sorti nel territorio già dell’URSS (finora hanno messo le mani solo sui tre paesi baltici e in una certa misura nel Caucaso).
Costretti ad abbandonare l’Afghanistan cercano di rafforzarsi nel resto dell’Asia, ma il sistema monetario del dollaro, moneta fiduciaria mondiale imposta da Nixon nel 1971, si restringe e gli oligarchi USA hanno difficoltà crescenti perché il malcontento delle masse popolari cresce negli stessi USA.
La combinazione politica con alla testa Putin e Medvedev ha dato una precaria stabilità alla dominazione degli oligarchi russi nella Federazione Russa, ma la pressione USA-NATO in Ucraina, poggiante su forze dirette da scimmiottatori dei nazisti di Hitler, li ha costretti a intervenire militarmente in Ucraina a difesa della popolazione russofona che dal 2014 scimmiottatori del nazismo ucraini e di altri paesi finanziati, armati e manovrati dagli oligarchi USA perseguitano e massacrano.
Questo è il contesto della guerra degli oligarchi ucraini diretti da USA-NATO contro gli oligarchi russi che i dirigenti del PD cercano di far passare per continuazione o imitazione della Resistenza dei partigiani nel 1943-1945 di cui il 25 Aprile celebriamo la vittoria.