Elezioni politiche del 2023. Rafforzare il fronte anti Larghe Intese

Anche nel pieno della situazione di emergenza determinata dalla crisi generale, dalla pandemia e dalla guerra c’è chi pensa soprattutto alle prossime elezioni politiche, in programma nel 2023.

Per i partiti delle Larghe Intese le elezioni sono soprattutto uno strumento per regolare i conti fra comitati d’affari e una dimostrazione del progressivo distacco delle masse popolari dal sistema politico della classe dominante (una manifestazione della crisi irreversibile del loro sistema politico).

La sinistra borghese le concepisce, invece, come il principale – e in certi casi unico – strumento di lotta e come un’occasione per raccogliere consensi e tornare ad avere un ruolo nelle istituzioni.

Ma Draghi e il suo governo stanno portando il paese in guerra ora e aspettare le elezioni per cacciarlo (o addirittura per limitarsi a “dare un segnale”) equivale a pensare che, nonostante tutto, non si debba “disturbare il manovratore”.

Tuttavia, parlare di elezioni non è inutile perché effettivamente l’argomento suscita interesse fra le masse popolari e perché, stante la diffusione dell’elettoralismo, coinvolge molti partiti e organismi che si oppongono a Draghi, al suo governo e ai partiti delle Larghe Intese.

Tre appunti e una conclusione

1. Parliamo di elezioni politiche, di liste unitarie, di coalizioni e di programmi, ma parliamone per agire in modo nuovo e adeguato alla situazione. Parliamone per rafforzare il percorso dell’unità d’azione fra tutti i partiti e gli organismi comunisti, democratici e progressisti che si oppongono alle Larghe Intese: ne esistono già tanti, ma marciano in ordine sparso. Facciamo, quindi, della preparazione alle elezioni uno strumento per rafforzare e dare contenuto e prospettiva al fronte anti Larghe Intese.

2. Parliamo di liste unitarie, ma facciamolo in modo che il discorso sia realmente unitario. Ogni scoglio su “chi deve essere il capo”, “chi deve essere più in vista”, “di chi deve essere il nome sul simbolo” è una prova da superare: uno spartiacque fra chi chiacchiera di unità e chi lavora per l’unità. Ed è anche un’occasione, perché ogni ostacolo superato equivale a una posizione conquistata.

3. Parliamo di liste unitarie, di simboli, di programmi, ma senza dimenticare che il mondo reale è fuori dal teatrino della politica borghese e che il teatrino della politica borghese è un imbroglio e una camicia di forza entro cui la classe dominante cerca di contenere la lotta di classe.

Agiamo in modo che questo “parlare di elezioni” e “prepararsi alle elezioni” sia soprattutto benzina nel motore della lotta di classe: tutti i passi avanti devono essere usati per rafforzare gli organismi operai e popolari esistenti, per farne nascere di nuovi e per coordinarli, in modo che diventino la forza materiale che abbatte Draghi e il suo governo.

Agiamo in modo che questo “parlare di programmi” si traduca in una sintesi delle principali rivendicazioni delle masse popolari, che diventi guida per l’azione da subito: è necessario mobilitarsi per attuare le principali rivendicazioni con i mezzi che già abbiamo a disposizione, senza aspettare di vincere le elezioni (o anche solo di avere degli eletti) per metterci mano.

A queste condizioni, in questo modo, ha senso ed è utilissimo parlare di elezioni e pensare alle elezioni, anche se è tutt’altro che scontato che si terranno come da programma, anche se la situazione sta precipitando e il paese affonda, anche se qualunque persona onesta e sana di mente si rende conto che non è possibile aspettare i comodi della classe dominante, le sue liturgie e le sue procedure per cacciare Draghi e le Larghe Intese e imporre un governo che faccia gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari.

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