“Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente” insegna Mao Tse-tung.
Che la confusione sia grande è dimostrato a livello internazionale e nazionale ogni giorno, dagli sconvolgimenti generali suscitati da due anni di pandemia a quelli della guerra in Ucraina. Che la situazione sia eccellente, anche: per approfondire rimando all’ultimo numero di Resistenza e a La Voce 70 del (n) PCI.
Ma perché il nuovo nasca e si realizzi determinante è il ruolo dei comunisti e in questo senso dobbiamo essere consapevoli che “la grande lotta dei comunisti non ha solo due forme (la lotta economica e la lotta politica) ma tre, perché accanto a quelle due va posta anche la lotta teorica” (F. Engels). Servono cioè comunisti adeguati all’opera intrapresa e un Partito Comunista adeguato ai compiti della fase: nella promozione della mobilitazione rivoluzionaria i comunisti hanno il compito di combattere sia l’attendismo e il disfattismo che le idee e le pratiche sbagliate promosse da singoli e/o organismi del movimento comunista cosciente ed organizzato (MCCO).
La lotta contro le idee e le pratiche sbagliate in seno al movimento rivoluzionario è parte integrante della guerra popolare rivoluzionaria e assume la forma della lotta ideologica. Quindi, è fondamentale combattere la concezione secondo cui “i panni sporchi si lavano in casa” che nasconde un’assenza di fiducia nelle masse popolari e nella loro capacità di giudicare e valutare. Non solo, ma i comunisti rendono conto del loro operato alle masse popolari e in questo sono l’opposto dei padroni che tramano nell’ombra: quando si presentano idee e pratiche sbagliate i comunisti hanno il dovere di criticarle. Analizzarne le cause, materiali e ideologiche, è una prima forma di soluzione concreta per lottare contro di esse.
Un’altra è promuovere lo studio della scienza comunista per risolvere i problemi, diffondendola con iniziative pubbliche e fomentando l’organizzazione operaia e popolare. Questo è ciò che possiamo e dobbiamo fare anche perché dal canto suo il nemico, la borghesia imperialista e il suo clero (e questo è ancora più valido per noi in Italia stante la presenza e il ruolo del Vaticano) ha buon gioco ad instillare e alimentare nelle file del MCCO la doppia morale: “vizi privati, virtù pubbliche”, dire una cosa e farne un’altra, scissione tra teoria e pratica. Assumere un ruolo positivo nella lotta comune significa quindi rifiutare e ribaltare la doppia morale: approfitto di un fatto recentemente accaduto a Reggio Emilia che coinvolge alcuni compagni per sviluppare dibattito franco e aperto sul ruolo dei comunisti e per trattare, alla luce della Concezione Comunista del Mondo (CCdM), dell’uso e abuso di sostanze (alcool e droghe) da parte dei compagni.
I fatti, li riassumo brevemente: durante una festa privata in un circolo ARCI cittadino un gruppo di compagni è stato autore di una rissa, preceduta da comportamenti molesti e provocatori nei confronti del gruppo di giovani presente nel locale. La cosa è “finita” con qualche punto di sutura e ha generato un lungo dibattito a mezza voce nell’area dei compagni con approcci che vanno dal far finta che non sia successo nulla al “sappiamo tutti cosa è successo ma non parliamone, tutt’al più tra di noi” alimentando sterile opinionismo. È questo un modo di approcciarsi alle cose nocivo, anche perché uno dei commenti ricorrenti tra gli aggrediti suona così: “il sabato pomeriggio in piazza questi fanno i comunisti con parole grosse, la sera si ubriacano e prendono a pugni la gente”. Effettivamente, non si dà una bella immagine dei comunisti…
Aggressioni di questo genere, e questa rissa non è un caso isolato in quanto si sono già verificati casi simili in passato (aggressioni fisiche scaturite dall’abuso di alcool), vanno trattate in maniera pubblica così da farne materia collettiva e occasione di discussione politica. Infatti, gli aggrediti sono lavoratori ed elementi delle masse popolari e cioè sono i nostri referenti principali, quelli che il MCCO deve curare e valorizzare fino a farne protagonisti della costruzione del nuovo mondo…non certo prenderli a pugni e farli finire al Pronto Soccorso. Per questo condanniamo la rissa e comportamenti simili, senza letture pretesche o ingenuità alla “i comunisti sono privi di difetti e contraddizioni”. Siamo marxisti, non marziani. Sono atti immorali perché danneggiano i compiti rivoluzionari nella e della lotta di classe in corso ma che consentono di chiarire una questione di metodo.
Le contraddizioni nel MCCO rientrano nelle contraddizioni nel campo delle masse popolari, sono cioè contraddizioni in seno al popolo e come tali vanno trattate (per approfondire: Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, Mao Tse-tung) al fine di affermare criteri e principi che devono guidare i comunisti nel comune desiderio di avanzare nella trasformazione della società. Imparare a trasformare le contraddizioni in seno al popolo in strumento di educazione e formazione collettiva è un compito urgente che come comunisti dobbiamo fare nostro. È parte dell’assunzione del nostro ruolo nei confronti delle masse popolari: non possiamo “abdicare”. Quanto più la situazione è rivoluzionaria (cioè la rivoluzione socialista è possibile e necessaria) tanto più il quieto vivere è una condizione che alimenta la debolezza del movimento comunista che rinasce. Queste contraddizioni, alimentate dalla divisione della società in classi e dalla propaganda di regime, si trattano con la lotta ideologica, il dibattito franco e aperto, la critica e l’autocritica nel quadro dell’unità d’azione per affermare gli interessi delle masse popolari e la solidarietà di classe (anche contro la repressione). Come P. CARC così come incentiviamo il dibattito franco e aperto, anche aspro, ci manteniamo disponibili all’unità d’azione e alla solidarietà reciproca con le altre organizzazioni tanto più in una fase come quella attuale dove dobbiamo necessariamente concorrere alla cacciata di Draghi e dei servi guerrafondai di NATO e UE e all’organizzazione di una nuova Resistenza.
Usare la CCdM costringe e consente di comprendere il perché, l’origine di queste e altre pratiche sbagliate: è proprio la non sufficiente adesione (assimilazione e applicazione) alla CCdM ad essere la causa primaria. La CCdM è la guida dell’azione e della trasformazione dei comunisti, in ogni ambito. A questo, va aggiunta l’analisi del contesto oggettivo entro cui lottiamo e ci formiamo come comunisti (trasformandoci con la Riforma Intellettuale e Morale) e che ha precise implicazioni per gli uomini e le donne. Il regime politico del nostro paese e dei paesi imperialisti è il regime di controrivoluzione preventiva che ha come sue parti strutturali la mistificazione, l’intossicazione delle coscienze, la manipolazione e la repressione allo scopo di impedire la costruzione e la vittoria della rivoluzione socialista. Per realizzare ciò, per il nemico, ogni mezzo è valido: la diffusione massiccia e generalizzata di alcool e droghe è uno specifico puntello e strumento di questo regime. Non è una novità: per fiaccare e distruggere il Black Panther Party, le autorità USA già alla fine degli anni ‘ 60 iniziarono ad inondare i quartieri proletari e sottoproletari di eroina, uno dei principali strumenti di diversione dalla lotta di classe e di sterminio dei giovani neri. Quest’uso della droga ha precorso i tempi: è quello che poi è avvenuto anche in Italia, da parte dei vertici della Repubblica Pontificia, alla fine degli anni ’70. La “compagna cocaina” e l’eroina furono armi ampiamente usate contro il MCCO, insinuandosi tra i limiti e gli errori del MCCO stesso.
Compagni, dobbiamo combattere con scienza e coraggio la diffusione di droghe, alcool, maschilismo, violenza e tutte le altre forme di abbrutimento anche negli ambienti del movimento rivoluzionario perché oggi, tra i compagni, è pratica diffusa l’uso di sostanze e di alcool (la cocaina è oggi venduta a buon mercato e di scarsa qualità in ogni piazza) e la causa va ricercata nella debolezza del MCCO e nella scarsa promozione della scienza di cui è fucina, la CCdM. Per questo, per combattere tutto ciò bisogna mettere al centro l’elaborazione di un progetto di società, di una strategia e di una tattica per realizzarlo e combattere così sfiducia e abbrutimento nelle nostre file. Non esistono comunisti “nati senza peccato” (quindi nessun dito inquisitore all’orizzonte) ma dobbiamo combattere alacremente contro il nostro nemico, le sue armi e quanto di più destabilizzante c’è all’interno del MCCO stesso.
La droga e l’alcool sono un viatico facilmente accessibile per evadere da una realtà sempre più infame, per colmare (soprattutto nei giovani) un senso di inadeguatezza e di vuoto indotto dalla devastazione umana, psicologica e sociale che questo mondo in cancrena, il capitalismo in crisi, genera a profusione (e su cui specula, basti pensare qui in città a tutto l’affaire ex Reggiane…).
Il senso della vita, pieno e luminoso, lo troviamo nel diventare protagonisti del futuro, protagonisti della costruzione del mondo nuovo e quindi della costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese. Compagni, leggete le pagine di Poema Pedagogico di A. S. Makarenko: i giovani devastati dallo zarismo che li aveva condannati ad essere poveri, criminali, disadattati e alcolizzati sono stati trasformati in attori della costruzione del socialismo e così dall’“infame destino” a cui il vecchio mondo li aveva condannati ne sono usciti come linfa vitale del nuovo mondo. Non c’è “lettera scarlatta” sui nostri baveri che tenga: possiamo e dobbiamo rispondere con il dare ognuno di noi, senza asticelle, il proprio contributo per la nostra comune opera. Compagni, come vedete non è una questione che possiamo delegare ai preti e ai saltimbanchi della borghesia, né è una questione che può essere ridotta a “droghe leggere sì, droghe pesanti no”, “la birra sì, i super alcoolici no”. È una questione che attiene alla guerra di liberazione in corso e alla messa al centro della lotta di classe per farla finita con la devastazione a cui veniamo condannati. Di questo i comunisti devono trattare, pubblicamente e senza riserve: non per far fare le vie crucis a chi sbaglia, ma per avanzare nella lotta contro idee e pratiche che inficiano la nostra opera e che allontanano le masse dai comunisti gettando una luce torva sul MCCO.
Se i compagni coinvolti nella rissa faranno autocritica pubblica la cosa in realtà non farà che rafforzare la rinascita del MCCO e troveranno nel P. CARC un alleato. Nessuno di noi è esente da errori, la differenza la fa come ci si approccia ad essi e che insegnamenti se ne tirano per avanzare. Questa è la strada positiva su cui incamminarsi.
Dobbiamo conquistare cuore e mente delle masse popolari: il nostro ruolo come comunisti è essenziale per la vittoria!
Il Segretario Federale del P. CARC Emilia Romagna,
Andrea Scarfone