L’antifascismo popolare non ha niente a che fare con l’antifascismo padronale!
Guerra, oppressione e sfruttamento. La Resistenza è sorta e ha trionfato facendo fronte a questi tre mostri incarnati nella loro forma più estrema dai regimi nazifascisti. Le parole d’ordine che gli ha contrapposto, su cui ha mobilitato la parte migliore del popolo italiano nella guerra di Liberazione, sono state: pane, pace e libertà!
Oggi ci troviamo nuovamente a fronteggiare questi tre mostri, alimentati da quelle stesse istituzioni che dovrebbero rappresentare la Repubblica nata dalla Resistenza.
Il governo Draghi ci sta portando in guerra al carro della NATO e alla rovina, mentre inasprisce la repressione e la censura verso qualsiasi voce di dissenso. Le forze che lo sostengono stanno cercando di trasformare la mobilitazione popolare per la pace in mobilitazione per l’intervento nel conflitto a fianco della NATO e del governo di Kiev, che usa la popolazione ucraina come carne da macello pur di assecondare le manovre di guerra degli imperialisti USA contro la Federazione Russa.
Questo è il contesto in cui sono in corso i tentativi di strumentalizzazione del 25 Aprile, con improbabili paragoni tra la Resistenza antifascista e quanto sta avvenendo in Ucraina, con i continui e vergognosi attacchi all’ANPI, con la censura la propaganda di guerra e in particolare il corteo di Milano, con addirittura la proposta, avanzata da un membro di spicco della “brigata ebraica”, di scendere in piazza con le bandiere della NATO.
Il Partito Democratico, che si spaccia per antifascista quando ha bisogno di raccogliere voti o di arginare l’emorragia di iscritti, è oggi alla testa del fronte della guerra e a capo di queste manovre per strumentalizzare le celebrazioni della Liberazione nella nostra città.
In questa situazione gravissima, che ci riporta a grandi passi nella tragedia della guerra, è necessario riprendere uno dei principali insegnamenti della Resistenza: il nemico è anzitutto in casa nostra!
Dobbiamo rispondere a questi attacchi e a queste strumentalizzazioni. Contro le manovre di guerra del governo, è fondamentale fare delle celebrazioni per la Liberazione non solo un’occasione per affermare nuovamente i valori della Resistenza, ma anche e soprattutto una tappa della lotta per mettere fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alle altre guerre che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei ha in corso nel mondo: dalla Palestina alla Siria allo Yemen, nel Sahel e altrove. Farlo significa anche rompere con il clima di unità nazionale nei cortei del 25 Aprile. Il 25 Aprile è degli antifascisti, di chi quotidianamente lotta contro lo sfruttamento, l’oppressione, le guerre e questo sistema che le produce. Non ci può essere nessuna unità tra gli antifascisti e i guerrafondai del PD, che si proclamano antifascisti per convenienza, ma poi lavorano per portarci in guerra in aperta violazione della Costituzione nata dalla Resistenza; che si dicono per la pace, ma i cui uomini sono nei consigli di amministrazione delle maggiori aziende belliche; che nascondono la loro linea bellicista dietro il sostegno ad un popolo aggredito, ma sfilano accanto ai sionisti che da decenni aggrediscono i palestinesi nelle forme più brutali.
L’antifascismo popolare non ha niente a che fare con l’antifascismo padronale! L’antifascismo padronale condanna il regime fascista del 1922-1945, il “totalitarismo”, la mancanza di democrazia, la persecuzione degli oppositori democratici, le manifestazioni “volgari e incivili” del fascismo, le leggi razziali, ecc. Ma accetta e difende il potere di un pugno di capitalisti (finanzieri, industriali, banchieri, ecc.) di decidere della vita del resto della popolazione, lo sfruttamento dei lavoratori, la miseria, la condanna al lavoro per tanti e la vita da parassiti per alcuni, i privilegi, la corruzione economica e morale, le cricche di potere, il clientelismo, le stragi di Stato, la politica occulta, l’arroganza antipopolare, l’abbandono all’ignoranza e all’abbrutimento. È l’antifascismo che trova un terreno d’intesa con i “fascisti in doppiopetto”, i fascisti “colti e civili”, perché sono della stessa classe.
L’antifascismo popolare è invece anzitutto lotta contro capitalismo, la miseria, l’oppressione di classe e i privilegi, lotta per l’eguaglianza, contro la schiavitù del bisogno e della paura per la maggioranza della popolazione.
Per questo il 25 aprile saremo in piazza a Milano dalle h. 13.00 per costruire uno spezzone contro le manovre di guerra del governo Draghi e i guerrafondai del PD che infangano la Resistenza dei partigiani, che aggreghi chi non vuole limitarsi a celebrare la ricorrenza, ma fare una manifestazione partigiana.
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I nostri partigiani non hanno lottato per la “democrazia” che ognuno può vedere nei campi di pomodori e nei cantieri edili, nelle fabbriche dove vengono uccisi 4 lavoratori al giorno, nei campi di concentramento per immigrati. Né perché i Benetton siano ricompensati con miliardi di euro mentre i lavoratori sono strangolati da paghe e pensioni da fame, precarietà, licenziamenti.
Non hanno lottato per la “pace” di chi ha bombardato Belgrado e Sarajevo, degli assassini di Falluja, dei torturatori di Abu Ghraib e Guantanamo, dei devastatori dell’Iraq, della Libia, della Siria e dello Yemen, dei criminali sionisti che massacrano il popolo palestinese, degli stragisti di Odessa.
I nostri partigiani non dato la vita perché il nostro paese fosse nuovamente occupato, anche se oggi le divise degli occupanti non sono più quelle dell’esercito nazista, ma la giacca e cravatta degli uomini d’affari dei fondi di investimento, delle multinazionali e dei politicanti borghesi, anche se le loro bandiere non sono più quelle con la croce uncinata, ma quelle della NATO e della UE. Né perché i fascisti e i loro eredi tornassero a sedere in Parlamento, riaprissero le loro sedi e assaltassero nuovamente le sedi dei sindacati.
Queste sono “la democrazia, la pace, la libertà” a cui ci hanno portato prima il regime DC e poi le Larghe Intese tra la banda Berlusconi della “revisione della costituzione troppo sovietica” e il PD dei “ragazzi di Salò”.
I nostri partigiani hanno lottato per fare dell’Italia un paese in cui la sovranità appartenesse al popolo, ogni persona svolgesse un’attività utile al progresso della società, tutti i lavoratori partecipassero effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. Questa lotta dobbiamo portarla a compimento, con una nuova Resistenza e una nuova Liberazione!