Il 26 marzo a Firenze sono scese in piazza decine di migliaia di persone a fianco del Collettivo di Fabbrica GKN, con le parole d’ordine “per questo, per altro, per tutto” e “siamo nuova classe dirigente”; parole d’ordine che esprimono la necessità e la possibilità di invertire il disastroso corso delle cose nel nostro paese.
La necessità di dare una svolta alla situazione è sotto gli occhi di tutti. Gli sconvolgimenti suscitati dalla guerra in Ucraina e la partecipazione dell’Italia alla guerra al carro della NATO, con il proposito del governo Draghi di aumentare le spese militari al 2% del PIL (dagli attuali 25 a 38 miliardi di euro all’anno) si aggiungono a quelli di due anni di pandemia. La classe dominante trascina sempre di più il nostro paese e il mondo intero in una spirale di guerre, epidemie, devastazione ambientale e miseria.
La possibilità di invertire la rotta è data da una miriade di appigli e opportunità. Dobbiamo condurre la nostra guerra, che è una guerra giusta, contro il governo guerrafondaio di Mario Draghi, per una nuova liberazione dalle forze che occupano il nostro paese: non eserciti ma una pletora di uomini d’affari in giacca e cravatta, manager e speculatori come lo sono quelli di Melrose che volevano chiudere la GKN, ma gli è andata male!
L’adesione del governo Draghi all’iniziativa guerrafondaia della NATO e degli imperialisti USA non è pacifica e sta suscitando malumori che influiscono sulla tenuta della maggioranza che sostiene il governo, al contempo la censura e la “caccia alle streghe” contro quanti si pongono fuori dal coro contro Putin e a favore della partecipazione del nostro paese al carro della NATO, hanno allargato lo schieramento contro il governo Draghi anche tra esponenti della società civile.
A questi sommovimenti dall’alto, si combina l’ampia e sempre più diffusa resistenza spontanea delle masse popolari. Iniziative come quelle dei lavoratori dell’USB al porto di Genova del 31 marzo o come quelle dei lavoratori dell’aeroporto a Pisa contro il traffico di armi, rilanciano e rafforzano la disobbedienza e aprono la strada anche ad altri sindacati alternativi e di base e alla sinistra della CGIL sia ad estendere iniziative simili sia allo sciopero generale.
In particolare, la possibilità di invertire il corso disastroso delle cose sta nell’iniziativa presa, a partire dal 9 luglio, dagli operai della GKN. Il Consiglio di Fabbrica e gli operai della GKN hanno indicato con l’esempio pratico, fin dal 9 luglio, la linea alternativa al “meno peggio” praticata dai sindacati di regime, hanno indicato a tutti gli operai la strada di fare di ogni azienda minacciata di delocalizzazione, chiusura, ristrutturazione un centro di mobilitazione contro lo smantellamento dell’apparato produttivo.
Hanno mostrato che seguendo la strada dell’organizzazione e della lotta gli operai trovano persone professionalmente preparate e disposte a mettersi al servizio della loro causa, come hanno fatto i giuristi che hanno steso il DDL anti delocalizzazione o i ricercatori del S. Anna di Pisa che hanno elaborato il Piano della Mobilità Sostenibile.
Con la manifestazione del 26 marzo, gli operai hanno rafforzato il legame con il movimento studentesco, si sono collegati al movimento ambientalista e contro la guerra, hanno spinto anche i sindacati alternativi e di base a una maggiore convergenza, hanno orientato i movimenti e gli organismi popolari a “diventare nuova classe dirigente”.
L’insegnamento principale che possiamo ricavare da questi mesi di lotta di cui la manifestazione del 26 marzo è un risultato importante, è che un organismo che gode di una certa autorevolezza (come lo è il CdF della GKN) presso il resto dei lavoratori di un’azienda è in grado di creare una mobilitazione nell’intero paese che la classe dominante non è in grado di gestire e la costringe a fare concessioni. Come una concessione, o meglio, un tentativo da parte delle autorità di sgonfiare la lotta degli operai della GKN, è quello dell’imprenditore Francesco Borgomeo che i fatti stanno già misurando. Il soggetto, da quando è subentrato, nulla ha fatto per gli operai se non rispondere alle loro sollecitazioni, ma molto fa per gli interessi degli speculatori, basti pensare che ha recentemente venduto la Saxa Gres (azienda che lui stesso aveva acquistato per riconvertirla e “rilanciarla”) a un gruppo finanziario inglese, il Clementy Asset Manager. Borgomeo ha così creato le condizioni di un’eventuale futura delocalizzazione della produzione dell’azienda, come ha fatto GKN vendendo a Melrose. La verità è che i padroni si occupano delle aziende da padroni. Gli operai della GKN, invece, ci hanno mostrato che ogni azienda è e può essere anche altro: un centro di produzione di beni e servizi con specifiche competenze, attrezzature e relazioni, un collettivo di lavoratori capace di svolgere un’azione politica, sindacale e culturale, un centro di orientamento, aggregazione, organizzazione e direzione delle masse popolari della zona circostante. Questo è quello che sta diventando la lotta degli operai della GKN, questo è quello che rappresenta lo stabilimento della ex GKN il cui presidio rimane attivo.
Il Collettivo di Fabbrica GKN ha aperto una strada, ha dimostrato che è possibile ribaltare, con la forza degli operai e delle masse popolari, le decisioni che sono già scritte dai fondi finanziari internazionali. Ma da sola questa esperienza non basta nemmeno a sé stessa. Se la GKN rimane un unicum nel paese, come dicono gli stessi operai, non riuscirà a cambiare i rapporti di forza e nemmeno a riaprire la fabbrica. La presenza di alcune delegazioni operaie (Caterpillar, TIM, Ita, ecc.) alla manifestazione del 26 marzo è un primo importante passo del coordinamento che gli operai GKN hanno cominciato a costruire nei mesi passati, facendo anche fronte all’indifferenza se non all’ostilità della FIOM e della CGIL.
La manifestazione del 26 marzo ha portato in piazza la parola d’ordine: “siamo la nuova classe dirigente”. Questa nuova classe dirigente è incarnata dalle decine e decine di esperienze di autorganizzazione che costellano il nostro paese e che gli stessi lavoratori della GKN hanno conosciuto e raccontato con il loro Insorgiamo Tour.
Questa nuova classe dirigente è espressione del nuovo potere che dobbiamo costruire e imporre, la costruzione di questo nuovo potere implica la moltiplicazione e il rafforzamento in ogni azienda capitalista e pubblica e in ogni zona di organismi operai e popolari sull’esempio del CdF GKN; implica il loro coordinamento in funzione dell’estensione delle iniziative di protesta fino a rendere il paese ingovernabile alle autorità borghesi, unire gli organismi operai e popolari intorno all’obiettivo di cacciare il governo Draghi e costituire un loro governo di emergenza. Un governo sorretto da organismi autorevoli come autorevole sta diventando il CdF GKN e composto da personaggi di provata fiducia che agiscono su mandato delle masse popolari organizzate. Questo è il solo governo capace di attuare l’art. 11 della Costituzione, fermare le delocalizzazioni, garantire il diritto alla salute a tutte e tutti e solo le masse popolari organizzate possono imporlo. In una certa misura e al di là delle loro intenzioni, gli operai della GKN stanno dimostrando che questa strada non solo è necessaria ma anche possibile.
Avanti! Insorgiamo!
La classe operaia deve dirigere tutto!
Federazione Toscana del P.CARC