I sindacati di regime hanno lanciato l’allarme sul licenziamento di oltre 100 operai precari alla Laika di S. Casciano, riprendendo una velina del padrone pubblicata dai quotidiani; ciò sarebbe dovuto alla mancanza di componenti come chassis e semiconduttori e sono a rischio altrettanti posti di lavoro alla Trigano e alla Sea, altre grandi aziende di uno dei maggiori poli della camperistica d’Europa.
Tralasciando che i sindacati non menzionano minimamente il fatto che i padroni, in tempi di vacche grasse, non esitano a saturare le linee e chiedere produttività e straordinari per poi mettersi a piangere quando le cose vanno meno bene chiedendo ammortizzatori sociali (leggasi soldi nostri) oppure licenziando direttamente, sottolineiamo che questo allarme era già stato lanciato ormai due mesi fa (esattamente il 1° febbraio: https://www.gazzettinodelchianti.it/san-casciano-v-p/da-oggi-105-lavoratori-laika-a-tempo-determinato-a-casa-tensione-e-preoccupazione/) da alcuni operai precari, incazzati per il destino che gli veniva riservato e il tira e molla che andava avanti da oltre un anno.
Da allora niente è cambiato. Alcuni di questi operai sono stati ripresi per un mese e alcuni addirittura per sole due settimane con la promessa di stabilizzazioni (per tenerli buoni). Del resto, questo è il sogno di ogni padrone, quello di avere disponibilità di manodopera alla bisogna per poi cacciare i lavoratori quando non servono più. Il comunicato di questi precari è esemplare e spiega bene come stanno le cose, i fatti danno loro ragione alla faccia di chi gli dava di disfattisti.
I sindacati hanno lanciato per il prossimo 2 maggio un attivo per i delegati di queste aziende: questo è positivo, ma sicuramente non basta.
Intanto gli operai della Laika, Trigano e Sea devono imporre ai funzionari sindacali un’assemblea aperta a tutti i lavoratori per discutere di quali azioni di lotta mettere in campo. Il tempo degli attivi riservati a pochi intimi, fatti apposta in orari, posti e modalità utili a NON favorire la presenza operaia deve finire.
Questo vuol dire che gli operai della camperistica devono mobilitarsi loro per primi, iniziando, passo dopo passo, a fare come hanno fatto gli operai della GKN, che con il loro CdF alla testa, hanno raggiunto i risultati attuali – hanno la fabbrica in mano dopo oltre 9 mesi dal tentativo di Melrose di chiuderli – mantenendo la propria autonomia rispetto ai sindacati, dettando loro i tempi e i modi della lotta di classe e scavalcandoli quando non facevano il loro dovere.
Un altro contributo prezioso dato dagli operai della GKN è il progetto e la mobilitazione di questi mesi per la realizzazione di un Polo della Mobilità Sostenibile: è un argomento che riguarda molto da vicino anche gli operai della camperistica. Infatti, i mezzi che producono si muovono con il diesel e anche loro devono “guardarsi intorno” per ragionare su una eventuale riconversione, per far sì che questo non diventi il pretesto per chiuderli. La famigerata transizione ecologica di Cingolani e compari viene usata in questo senso dai padroni, che ad esempio nello stabilimento Stellantis di Melfi (PZ) hanno imposto altra CIG “a causa della guerra”: ieri la pandemia, oggi la guerra, domani le cavallette, i padroni trovano sempre una buona scusa per chiudere, tagliare o scappare con i soldi spremuti ai lavoratori e allo Stato!
Gli operai della camperistica devono quindi “convergere” in questo percorso di lotta e “insorgere” con gli operai della GKN, insieme agli operai di altre aziende dell’Automotive della Toscana a rischio: come quelli della Vitesco (ex Continental) della provincia di Pisa in cui sono previsti 750 esuberi, della Magna e Pierburg a Livorno: un totale di cinquemila operai che insieme possono costituire una forza dirompente, inarrestabile!
Oltre a queste, ci sono decine di altre aziende a rischio chiusura, in Toscana e nel paese, per la crisi irreversibile del sistema capitalista – è questa la vera causa di chiusure e ridimensionamenti – che si stanno mettendo in moto, come la Caterpillar di Jesi, l’Ortofrutta di Marradi, la Bosch di Bari, i lavoratori Alitalia: altri potenziali alleati nella lotta comune contro la dismissione dell’apparato produttivo.
L’esperienza della GKN conferma che gli operai hanno le conoscenze, per definire progetti di riconversione degli stabilimenti, laddove realmente necessario, per non fare più produzioni inquinanti e nocive, mobilitando tecnici e ingegneri, operai specializzati e altri professionisti. I livelli attuali di progresso tecnologico mettono già a disposizione delle soluzioni; il “problema” è applicarle a causa della proprietà dei mezzi di produzione (in mano ai padroni) e della direzione politica di un governo, capitanato da Draghi, che fa gli interessi dei capitalisti.
Per questo è necessario imporre un nostro governo di emergenza, che attui da subito queste misure, che faccia gli interessi della classe operaia e delle masse popolari!
In questo modo, portando avanti insieme il progetto del Polo della Mobilità Sostenibile, tutti questi operai toglieranno un facile pretesto dalle mani della multinazionale di turno (la Laika è in mani americane, Vitesco è tedesca) che non aspettano altro per fare le valigie e darsela a gambe con brevetti, conoscenze e capitali lasciandosi dietro l’ennesimo capannone vuoto, vere fonti di degrado anziché di emancipazione economica e sociale di chi ci lavora.
Dalla Laika alla GKN, unire le forze per imporre la governabilità che serve, nelle fabbriche e nel paese!
Unirsi contro il nemico comune: i capitalisti e i governi, come quello Draghi, che gli lasciano mano libera!
Per il Polo della Mobilità Sostenibile, che serve per una reale riconversione ecologica e il Lavoro utile e dignitoso!
Federazione Toscana del P.CARC