Toscana: la rete lavoratori contro il Green Pass

Pubblichiamo di seguito l’intervista ad alcuni membri della “Rete Lavoro No Green Pass”, operai della Vitesco e della Magna, aziende toscane produttrici di componenti per auto. È un esperienza preziosa di protagonismo operaio, che mostra quanto sia importante e fruttuoso per i lavoratori mettersi in gioco in prima persona e organizzarsi al di là delle logiche sindacali e politiche. Per partire non serve essere in tanti: anche pochi lavoratori, ma determinati, possono fare la differenza.

Come è partita questa esperienza? Perché avete avuto l’esigenza di fondare questa rete?

Giacomo (Vitesco). L’esperienza è partita da un gruppo di lavoratori della Vitesco di Pisa, che da Natale 2021 si era organizzato creando un gruppo Whatsapp chiamato “Uniti più che mai”, per cercare di creare solidarietà, unità, di scambiarsi informazioni su questa storia del Green Pass (GP), del super GP e  dei lavoratori sospesi. Si tratta di un gruppo assolutamente auto organizzato, con dentro lavoratori che hanno la tessera della Fiom, oppure  dell’USB, altri che non hanno avuto alcuna tessera o l’hanno avuta in passato ma l’hanno stracciata. É un comitato che non vuole assolutamente essere affiliato ad alcun tipo di organizzazione sindacale, il nostro intento è quello di promuovere l’associazione dei lavoratori al di là di qualsiasi tipo di appartenenza sindacale o di appartenenza politica. Crediamo che questa sia l’unica strada concreta per rilanciare un percorso di aggregazione.

Questo tema del GP è stato importante perché ha visto molti lavoratori iniziare a mobilitarsi, a organizzarsi, perché tocca direttamente le vite di ognuno. Io sono stato coinvolto dopo la nascita del gruppo e ho cercato di portare quel minimo di esperienza sindacale che ho. Siamo riusciti a organizzare un’assemblea aperta davanti alla Vitesco che ha avuto un discreto successo. Quando abbiamo fatto l’assemblea c’erano circa 120 persone, fra lavoratori Vitesco e di altre realtà. Non era un una cosa scontata, perché avevamo contro tutti.

Purtroppo i sindacati confederali, in particolare la Fiom che da vari decenni gestisce tutto quanto c’è di sindacale in azienda, se ne è lavata le mani di questa problematica, a livello locale è sulla stessa linea del nazionale.

L’altra organizzazione presente in azienda, l’USB, di cui ho la tessera, non solo non ci ha supportati, ma ci ha addirittura boicottato. Come USB a livello aziendale avevamo deciso di indire sciopero il 15 febbraio, però l’organizzazione provinciale, in accordo con il nazionale, l’ha boicottato. Quindi abbiamo dovuto dare indicazioni diverse e abbiamo avuto anche molte difficoltà. Questo ci è dispiaciuto anche se ce l’aspettavamo, perché sappiamo quali sono le posizioni di USB in merito. Noi comunque andiamo avanti con le nostre idee. Il nostro obiettivo è auto-organizzare lavoratori, indipendentemente da qualsiasi tipo di sigla sindacale o idea politica.

Bisogna sottolineare che, nonostante ci siano 750 esuberi su 1000 dipendenti, dichiarati da più di 2 anni, la Fiom ha praticamente silenziato qualsiasi forma di protesta e qualsiasi forma di conflitto, dicendo che stanno trovando delle soluzioni, che stanno contrattando con le istituzioni. Insomma, le solite cose per addormentare i lavoratori che si sono in qualche modo adagiati, che hanno così accettato che i 750 esuberi ci sono e che non si può fare niente.

Noi ci contrapponiamo a questo metodo, anche per questo ci siamo mobilitati. Credo che questo gruppo di lavoratori possa intervenire anche su questo tema. Contro tutti siamo riusciti ad auto-organizzarci, a promuovere un’assemblea che ha visto una buona partecipazione, a diffondere sul territorio le nostre idee. Se l’abbiamo fatto noi con le nostre forze, significa che posso farlo anche altri. Quindi, se si tratterà di organizzare anche una lotta contro gli esuberi, credo che questo esempio sia importante, anche per quei lavoratori che magari finora non hanno creduto che il tema del GP meriti troppa attenzione.

Quindi questa rete ha una doppia valenza, secondo me. Ci serve per creare unità e solidarietà tra di noi, per organizzarci sulla questione del GP, dei sospesi e tutti i temi relativi a queste cose; ma ci serve anche per capire che da soli possiamo costruire qualcosa di molto importante. Non è necessario che ci sia un sindacato che in qualche modo ci supporta, noi abbiamo fatto da soli e abbiamo dimostrato agli altri lavoratori che si può fare.

Abbiamo anche organizzato un’altra assemblea alla Magna di Livorno. I partecipanti qui sono stati una cinquantina: numericamente inferiore, ma qualitativamente molto importante. Quelli che hanno partecipato mi hanno detto che è stato un buon dibattito, che è servito per dimostrare ai lavoratori e alle lavoratrici Magna che anche loro non sono soli.

C’erano anche lavoratori di altre aziende e settori: della sanità, del pubblico impiego, della scuola. Ci hanno invitato a fare assemblee simili di fronte ai loro luoghi di lavoro. Infatti stiamo pensando di organizzare un’altra assemblea aperta di fronte all’ospedale di Cisanello di Pisa e poi un’altra di fronte ad una scuola di Livorno.

Da questo percorso è nata la Rete Lavoro No Green Pass, che mette insieme tutti quelli che sono interessati ai nostri temi, che non riguardano esclusivamente il GP, ma si allargano a tutta un’altra serie di questioni. Lo abbiamo detto chiaramente nella prima assemblea: il GP non è uno strumento che interessa pochi. Al contrario interessa tutti e sarà sicuramente utilizzato in futuro per ottenere un controllo in tempo reale sulle persone, anche al di là dell’aspetto puramente sanitario.

Vediamo a esempio quel che è successo in Canada: possono tranquillamente impedire a chiunque di manifestare semplicemente bloccando i conti correnti o mettendo dei blocchi alle proprietà dei singoli individui. Basta individuarli in qualche modo e non ci vuole nulla ai governi per intervenire, reprimere, ricattare chi si oppone e chi dissente. Ecco perché noi crediamo che il GP durerà e andrà ben oltre lo scopo per cui è stato pensato.

Noi sappiamo bene che lo scopo del GP non ha niente a che vedere con con la questione sanitaria, ma è uno strumento di controllo politico, è uno strumento che ci ha imposto un governo autoritario, che ha distrutto lo stato di diritto e vuole cancellare completamente la Costituzione. Vedi a esempio quello che stiamo vivendo adesso: ci hanno portato in guerra e stanno mandando armi, fregandosene completamente dell’articolo 11 della Costituzione, così come se ne sono fregati degli altri articoli che dicono chiaramente che ognuno col proprio corpo deve essere libero di fare quello che vuole. Tanto più quando ci si sente ricattati da un’imposizione di un siero vaccinale che assolutamente non è dimostrato che sia utile. É una terapia genica sperimentale e assolutamente un qualcosa che non si poteva imporre.

Siamo in contatto con vari avvocati e tutti ci dicono che il funzionamento della macchina giuridica in Italia è stato completamente alterato e non si riesce a intervenire. Gli avvocati non sanno più dove mettere le mani perché il governo Conte prima, con tutti i DPCM che hanno fatto, e il governo Draghi adesso, hanno creato una confusione tale che diventa quasi impossibile riuscire a districarsi nelle mille norme che si sono inventati.

Come vi state rapportando con gli altri lavoratori, con i vostri colleghi che magari sono vaccinati e quindi hanno il Green Pass?

Giacomo (Vitesco). I lavoratori Vitesco presenti all’assemblea erano una quindicina, perché tanti erano in malattia oppure erano in quarantena. Detto ciò io sono sospeso dal 15 ottobre, ho fatto questa scelta perché ritengo che anche sottoporsi a tamponi continui non sia la risposta giusta. Quindi non entro nel merito di quello che succede in azienda anche se ho sentito molte cose.

Ovviamente come in tutti i luoghi di lavoro si è creata una contrapposizione forte fra chi ha ceduto al ricatto e chi no. Io penso che veramente in pochi credono che il GP sia effettivamente una misura sanitaria, la stragrande maggioranza delle persone che ha accettato questo ricatto lo ha fatto perché in qualche modo doveva lavorare, doveva fare le attività di tutti i giorni e quindi in qualche modo, come raccontato dal governo, dovevano tornare alla normalità. Vedere che c’è qualcuno che si oppone a questo e che lo fa con forza ovviamente crea una contrapposizione notevole tra chi ha accettato il ricatto, e quindi in qualche modo si sente così in una posizione di forza, e chi invece non l’ha accettato e viene bollato come il diverso, come il rompiscatole di turno, quello che che non sa accettare la realtà e che in qualche modo vuole dire la sua.

Ebbene sì, noi vogliamo dire la nostra e in particolare a questo aspetto ci tengo. Ci tengo molto perché noi siamo contro il GP, ma lottiamo in generale contro tutte le discriminazioni. La prima e più importante discriminazione è quella di chi si schiera con il potere, pensa di essere dalla parte del giusto e quindi critica anche in modo molto duro, molto offensivo e con grande disprezzo gli altri che invece la pensano diversamente e che non si vogliono sottoporre al ricatto.

La libertà di opinione e di scelta è sancita dalla Costituzione, ma nell’Italia del 2021/2022 questo non è più accettabile. La necessità è che si ubbidisca al potere e chi dissente deve essere messo ai margini e non gli si deve dare libertà di parola. Questo è quello che vorrebbe il potere. Questo è un aspetto centrale ed è un aspetto che noi, come Rete Lavoro No Green Pass dovremmo sempre portare nelle discussioni pubbliche. Se si accetta che una parte della popolazione sia messa ai margini, gli sia impedito di parlare, di fare delle scelte, questo non è solamente un problema per quanto riguarda la questione sanitaria, la questione del vaccino, questo diventa un problema in generale.

Noi pensiamo che questo stato di emergenza diventerà permanente. Finirà quello per il Covid, ma adesso siamo in emergenza per la guerra. Siamo l’unico paese in emergenza e siamo lontani dal fronte, questa è una bella contraddizione e qualcuno ce la dovrebbe spiegare. L’emergenza è una cosa che permette al potere di fare quello che vuole, giustificando tutte le scelte. Hanno cancellato completamente la Costituzione perché siamo in emergenza, ci hanno portato in guerra perché stiamo un’emergenza e molto probabilmente a settembre o ottobre torneranno all’attacco con la questione Covid, e magari ci sarà anche l’emergenza energetica, l’emergenza climatica, l’emergenza profughi. Questo meccanismo dell’emergenza perpetua purtroppo permetterà loro di fare quello che gli pare. Noi dobbiamo opporci a questo, far sentire agli altri lavoratori che non sono isolati nella propria fabbrica, ma c’è una rete, c’è un collettivo, c’è un gruppo di lavoratori che si è messo insieme e cerca di fare opposizione, cerca di portare all’esterno le proprie ragioni.

Alessio (Vitesco). Come gruppo in azienda siamo una cinquantina di persone almeno. Fra i capi e dirigenti non conosciamo la situazione. Anche lì ci sono dei non vaccinati, so per certo che c’erano anche dei responsabili di reparto che erano come noi. Comunque loro, guidati dall’azienda, non si sono uniti a noi, sono rimasti nell’anonimato.

Abbiamo anche cercato di costituire un piccolo fondo, una cassa di sostegno. È piccolissimo, però va bene. É così emozionante il fatto che in questa situazione, dove non c’è più nessun tipo di valore, sia nato questo rapporto di fratellanza. Vorrei trasmettere questa sensazione a tutti perché sono sicuro che non ci si può arrendere così alla dittatura di questi governi. Non sono assolutamente per nessun tipo di violenza, ma tante volte ho pensato che Piazzale Loreto ci vorrebbe un’altra volta.

Giacomo (Vitesco). La cassa di resistenza è un progetto importante. Vorremmo riuscire a costruirla anche in altri luoghi di lavoro con cui siamo in contatto. Se si riuscisse a costruire un sistema di casse di resistenza coordinato, comune a tutti, sarebbe la cosa migliore. Non è facile, perché non si può fare la raccolta a mano in tutti i luoghi di lavoro. Bisognerebbe costruire un sistema che permettesse a tutti di partecipare anche senza la presenza fisica.

Siamo in contatto con vari avvocati e anche qui cerchiamo di capire quali siano le vie migliori da un punto di vista legale per la questione GP e dei lavoratori sospesi. Purtroppo anche gli avvocati sono in estrema difficoltà, perché la strada da seguire non è per nulla chiara e i rischi sono tanti. Quindi anche gli altri lavoratori che vogliono informazioni si possono rivolgere alla nostra rete. Abbiamo un gruppo Facebook che in pochi giorni ha raggiunto quasi 200 iscritti e poi un gruppo Telegram che ha raggiunto 100 iscritti.

Dare questo genere di informazioni molto tecniche, molto pratiche, dimostra che noi vogliamo costruire unità e solidarietà anche in modo concreto. Soprattutto per quanto riguarda la cassa di resistenza è importante. Dovremo organizzarci e dividerci i compiti, cercare appunto di far uscire un pochino dal confine del delle nostre aziende quello che pensiamo e soprattutto quello che concretamente vogliamo fare.

Donatella (Vitesco). Io lavoro in Vitesco da 26 anni. Io il vaccino l’ho fatto, ma non perché ci abbia creduto. Non sono mai stata convinta, ma mi sono detta “speriamo che possa servire”. Quando l’ho fatto non si parlava ancora di casi di danni da vaccino. Si parlava dei rischi di Astra Zeneca, ma gli altri sembravano tutti il non plus ultra della sicurezza. Anche il mio compagno, ex lavoratore Vitesco ora in pensione, con una grave patologia, la sclerosi multipla , fu convinto a farlo.

Mi ricordo che quando ci hanno dato la seconda dose già parlavano del GP. Quando siamo arrivati ad agosto ho capito che cos’era questo GP. Vedevo le discriminazioni che i miei colleghi subivano in azienda, le persone vaccinate convinte che guardavano i colleghi andare a mangiare fuori come degli appestati.

Io spero che tolgano il GP. Dobbiamo provare a lottare anche dopo che lo avranno tolto, ricordarci di chi non ha voluto queste persone a mangiare, non gli ha permesso di fare la spesa, non gli ha permesso di fare questo, non gli ha permesso di fare quello. Io me lo ricordo, mi ricordo dei miei colleghi che sono stati discriminati e mai e poi mai dimenticherò.

Se non finirà dobbiamo davvero cominciare a costruire un mondo parallelo per uscire da questa Matrix. Dobbiamo far così perché loro non ci permettono di vivere, hanno in testa di distruggere l’umanità. Per il caro ministro Cingolani, per Colao, per Bill Gates e tutto il Nuovo Ordine Mondiale noi siamo dei mangiatori inutili. Invece loro sono utili! Prima di sterminare me è il caso che muoiano loro, altrochè Piazzale Loreto!

Federico (Vitesco). Questa situazione ha creato disagio nella Fiom. Che io sappia sono almeno 100 le tessere disdette. Non hanno mosso un dito. Alcuni di questi sindacalisti hanno augurato la terapia intensiva a chi non si è vaccinato e hanno fatto in modo che questa discriminazione fosse ancora più marcata. È veramente orrenda come situazione perché un sindacalista dovrebbe cercare di dare apporto a qualsiasi tipo di lavoratore. Con la cancellazione delle tessere  penso che comunque già un messaggio sia arrivato.

L’importanza di aver fatto questa assemblea costruita da noi dimostra che si può fare qualsiasi cosa, basta essere uniti, basta volere arrivare a un obiettivo tutti insieme. Donatella dice che si ricorderà di chi è stato anche colpevole di avere discriminato i colleghi, io invece sto cercando di cambiare su questo aspetto. Inizialmente ero molto cattivo nei confronti di queste persone. Sto cercando di cambiare mentalità, perché vorrei far cambiare idea a questi che sono ipnotizzati da informazioni sbagliate.

Ora con la guerra stanno facendo la stessa cosa. É vero: c’è il virus, c’è la guerra. Però è anche vero che le informazioni sono manipolate come gli pare a loro. Vedi i bombardamenti sull’ospedale e non è vero niente. Le stesse notizie false l’hanno date sia per il Covid che per la guerra, per continuare a imbrogliare e ipnotizzare le masse.

Hanno creato una situazione dove non c’è più empatia, non c’è più socializzazione, io ho visto veramente la cattiveria allo stato puro. All’inizio della pandemia c’era sui balconi “ne usciremo migliori” e invece è uscito veramente il peggio del peggio dell’essere umano. Questa è la cosa che mi dà più fastidio. Io credo che la soluzione sia quella di convincere, di trasmettere la voglia di ricominciare a lottare per i nostri diritti. Il GP non lo toglieranno mai del tutto, lo manterranno per tirarlo fuori quando gli farà comodo, e questo è possibile perché ormai la maggioranza lo ha accettato.

Per noi il primo passo è il GP, ma credo che dopo si debba mettere mano a tutto quello che ci hanno tolto e che hanno smantellato: la sanità pubblica, i servizi ecc.

Francesca (Magna). Alla Magna produciamo serrature per le auto, siamo circa cinquecento, di questi una trentina senza GP. Siamo  veramente pochi e nessuno ci dava una mano. Siamo stati emarginati, ci hanno augurato il peggio, ci hanno fatto mangiare fuori senza nemmeno delle tende se pioveva e c’è anche chi era contento di questo.

La situazione alla Magna è veramente triste e quindi avevamo bisogno di aiuto. Ci seguiva un po’ la sindacalista della CISL, anche lei non vaccinata. Però aveva le mani legate, perché anche dalla CISL non abbiamo ricevuto grandi appoggi. Quindi abbiamo dovuto ricorrere a modi alternativi per aiutarci.

Ho conosciuto Giacomo tramite una mia ex amica sindacalista USB. Ero con la Fiom, poi sono passata a USB perché pareva che questa sindacalista volesse spaccare mare e monti. Invece davanti a me diceva tante belle cose, ma poi su Facebook scriveva cose veramente terribili. Alla fine ho disdetto anche la tessera da USB. Mi sono appoggiata a Giacomo perché sapevo che organizzava queste cose. Abbiamo chiesto aiuto e ci siamo poi alleati con la Vitesco. 

Sul fronte dell’allargamento della rete, quali sono i prossimi passi?

Giacomo (Vitesco). Come dicevo abbiamo in mente di fare due iniziative: una all’ospedale di Cisanello e un’altra in un liceo di Livorno, perché siamo in contatto con lavoratori del settore sanitario e della scuola. Poi pensiamo anche di farne un’altra alla Solvay di Rosignano Marittimo, dove siamo in contatto con il gruppo che ci segue fin dalla prima assemblea alla Vitesco.

Sabato 19 marzo abbiamo la manifestazione contro la guerra l’aeroporto militare di Pisa e noi come Rete Lavoro No Green Pass parteciperemo e stiamo contribuendo a organizzarla. Andremo lì con le nostre posizioni. È probabile che tra i presenti troveremo anche qualcuno di quelli che in passato ci augurava di finire in terapia intensiva o peggio. Nonostante questo dobbiamo essere lì, perché le nostre ragioni a questo punto sono tante. In questi due anni sono avvenute delle cose che nessuno può più negare. Quindi noi andiamo, portiamo le nostre ragioni, anche cercando di dialogare con chi fino a ieri ci trattava da complottisti, da persone che non stanno con i piedi per terra. Noi siamo aperti verso tutti, anche verso quelli che fino a poco tempo fa credevano ciecamente alla narrazione del governo. Si stanno aprendo tante crepe, in tanti hanno molti dubbi, in particolare sull’utilità del vaccino, sul suo funzionamento e quindi anche sul GP.

Un altro appuntamento importante è quello del 26 marzo a Firenze, la manifestazione indetta dal collettivo GKN. All’assemblea alla Magna abbiamo invitato un rappresentante di questo collettivo, che ha fatto un intervento molto importante, molto utile perché ha raccontato che con l’auto-organizzazione si può costruire un movimento che poi è diventato nazionale. Noi siamo in contatto con la GKN, siamo d’accordo con loro che faremo un’assemblea nella nostra zona discutendo proprio delle questioni e dei problemi legati al settore automotive.

È importantissimo esserci perché loro sono un esempio notevole che conferma quanto diciamo anche noi: dobbiamo costruire iniziative basate sull’auto-organizzazione, indipendentemente dalle dalle sigle sindacali, gestite dai lavoratori. Solo in questo modo si riesce a costruire rete e si riesce a costruire opposizione.

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