Pubblichiamo un estratto dell’intervista “Autoriduzioni contro il carovita”, rilasciata al Direttore di Resistenza, Pablo Bonuccelli, da Marco De Guio dell’Unione Inquilini di Sesto San Giovanni (MI). La versione integrale è pubblicata sul canale Spotify “Cronache di Resistenza”.
A seguire la risposta di Marco alla domanda: “A partire dalla tua esperienza, cosa pensi si possa fare oggi a fronte dell’ingiustificato aumento delle bollette dell’energia?”
“Come Unione Inquilini ne stiamo discutendo, anche se non ho avuto ancora il tempo di approfondire in modo sufficiente l’argomento. Quello che abbiamo imparato dalla nostra esperienza è che, se andremo a proporre l’autoriduzione delle bollette, dovremo farlo nei quartieri dove c’è un minimo di organizzazione, dove siamo già presenti e conosciuti, dove ci sono punti di riferimento e delegati che in qualche modo riescono a tenere insieme gli abitanti del quartiere.
L’altro aspetto importante è riuscire a individuare obiettivi praticabili. La bolletta elettrica e del gas sono formate da tante voci e una di quelle che secondo noi è possibile abolire per rendere gli importi più sopportabili è l’IVA, che il governo sembra già intenzionato a ridurre.
Infatti l’IVA non c’è sempre stata (è stata introdotta nel 1972-ndr). Inoltre è contraria alla normativa italiana, che prevede che ognuno paghi secondo le sue possibilità. Quindi la tassazione dev’essere progressiva. In pratica vuol dire che la percentuale destinata alle tasse deve aumentare con l’aumentare del reddito. È un principio che, fin da quando è stato introdotto, i governi tentano di eludere. Basti pensare che negli anni Settanta i redditi più alti arrivavano a pagare il 75% di tasse, adesso pagano al massimo il 35-36%.
Quando venne introdotta l’IVA ci fu un grande dibattito anche a livello sindacale. Perché l’IVA non è una tassa progressiva, è una tassa fissa. Il 20% lo paga il lavoratore così come lo paga Agnelli. Vuol dire che è sproporzionata: i ricchi di fatto pagano meno.
Pensiamo che questo sia il momento buono per riprendere il dibattito su cosa è giusto pagare e quali forme di tassazione sono da applicare, a partire dalle bollette energetiche. Questo anche per impedire le speculazioni. Infatti, con gli incrementi di valore delle bollette lo Stato ha incamerato un sacco di soldi in più. Al raddoppio della spesa, raddoppia l’importo dell’IVA: lo Stato incassa sempre il 20%, ma sul doppio del valore. Allora se autoriduciamo l’IVA del 50% non facciamo nient’altro che riportarla al valore assoluto di partenza. L’IVA potrebbe essere una di quelle cose a cui mettere mano…
(…) Non possiamo fare battaglie di principio. Nei quartieri di edilizia pubblica dobbiamo arrivare con parole d’ordine comprensibili, che siano praticabili e indichino obiettivi raggiungibili. Poi certo dipenderà dalla forza che riusciremo ad esprimere. Sono convinto che questo sia uno degli elementi importanti nella fase attuale.
Certo la difesa del salario oggi vuol dire anche avviare una lotta per l’autoriduzione delle bollette, ma su come farlo occorre discutere. Oggi potremmo essere in grado non tanto di ritirare le bollette e sospendere completamente il pagamento, ma piuttosto di riformulare l’entità della bolletta. Si possono stampare bollette con gli stessi riferimenti, per quanto riguarda i conti correnti su cui versare le cifre, modificando però le voci degli importi e tenendo la contabilità di quello che succede.
(…) Di esperienze come sindacato ne abbiamo fatte nel passato. Per esempio, in uno stabile di Cologno Monzese (MI) abbiamo promosso l’autoriduzione delle spese, perché erano gonfiate e perché il Comune non era in grado di gestire il caseggiato. Per 16 anni abbiamo gestito questa autoriduzione. Certo con un sacco di angosce, perché complessivamente eravamo arrivati – allora c’erano le lire – a centinaia di milioni di autoriduzione. La cosa però si è conclusa positivamente: quando andarono a vendere il patrimonio, quelle cifre che noi contestavamo ci furono riconosciute e scalate dal prezzo di acquisto. Ci sono famiglie che hanno portato a casa 20-25 milioni di autoriduzione. Abbiamo vinto, perché siamo riusciti a resistere 16 anni.
In questi giorni chiudiamo una vertenza sulle spese delle case comunali, parliamo anche in questo caso di 15 anni di vertenza. Avevamo ragione. Siamo riusciti a portare il Comune di fronte al giudice e hanno capito che avrebbero perso in una causa vera e propria. A quel punto, l’amministrazione comunale ha conciliato accettando di abolire il sistema di pagamento delle spese a canone (che era stato in vigore per 10 anni) ricalcolando le spese in base ai criteri previsti dalla normativa vigente (…) Quello che ci ha permesso di vincere è stata, anche in questo caso, la nostra costanza, una costanza durata anni. Ma questa cosa la puoi fare solo se hai una presenza organizzata. Non puoi pensare di giocarti il tutto per tutto in poche settimane o pochi mesi, non funziona così la realtà”.