La battaglia degli autisti di Busitalia di Perugia

Nessuna lotta è inutile, ogni lotta deve convergere nella manifestazione del 26 marzo a Firenze.

Pubblichiamo l’intervista rilasciata da Gianluca Liviabella, lavoratore del Trasporto Pubblico Locale (TPL) di Perugia, gestito da BusItalia, e rappresentante sindacale USB.

Il compagno ci ha raccontato della lotta portata avanti insieme ai suoi colleghi di lavoro contro la repressione messa in atto dall’azienda, il cui unico obiettivo, che persegue a suon di sospensioni e licenziamenti, è quello di chiudere la bocca e isolare chi denuncia e si organizza in difesa del diritto a un lavoro utile e dignitoso e per garantire un servizio efficiente e sicuro per la collettività.

Un presidio di USB in piazza Italia a Perugia, Palazzo della Regione

Qualche giorno dopo aver parlato con Gianluca siamo stati informati che Busitalia ha recapitato l’ennesima diffida a USB per aver affisso sulle pensiline delle fermate degli autobus di Perugia, volantini contenenti informazioni sulla sicurezza del servizio ritenute lesive dell’immagine aziendale.

Come P. CARC esprimiamo piena solidarietà al compagno Gianluca e alla sua organizzazione sotto attacco da parte dei padroni di Busitalia. Dal suo racconto emerge con chiarezza quello che i padroni sono disposti a fare per impedire che venga a galla la gestione criminale di un settore dove a rischio c’è la sicurezza e la vita di lavoratori, degli studenti e del resto delle masse popolari. I lavoratori non devono permetterlo, devono invece organizzarsi per resistere a questi attacchi e per rispedire al mittente i tentativi dei padroni di dividere la classe operaia attraverso minacce e ricatti.

Martedì 8 marzo, in occasione dello sciopero generale indetto dalle sigle del sindacalismo di base, l’USB ha organizzato un presidio davanti alla Regione Umbria, al quale hanno aderito diversi lavoratori per contrastare la decisione della Giunta regionale che ha annunciato ulteriori tagli al TPL.

Noi sosteniamo la battaglia dei lavoratori Busitalia e di USB di Perugia perché questa riguarda migliaia di lavoratori, è la lotta di un intero settore, privatizzato e smantellato da un capo all’altro del Paese!

È per questo motivo che la battaglia degli autisti del TPL di Perugia deve convergere alla manifestazione del 26 marzo a Firenze promossa e organizzata dal Collettivo di Fabbrica della GKN e che sarà una tappa fondamentale della lotta di classe in corso!

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Gianluca, sappiamo che l’azienda per la quale lavori ha emanato un provvedimento di sospensione nei tuoi confronti. Puoi raccontarci la tua vertenza?

Sono un lavoratore di Busitalia di Perugia, sono un autista, rappresentante sindacale USB e per la mia combattività a difesa dei diritti sul lavoro sono stato sospeso tante volte, l’ultima sarà dal 9 marzo al 31 marzo. Con questo provvedimento arrivo a 70 giorni di sospensione in poco più di un anno. L’azienda si inventa di tutto per ostacolarmi.

Quest’ultima sanzione risale a un fatto del 27 ottobre del 2021. Io facevo la linea Y e alle 17 avrei fatto ritorno in deposito per poi uscire con un altro autobus e fare un’altra corsa. Busitalia però mi ha imputato di non essere mai arrivato al capolinea, cosa assoltamente falsa! Non è la prima volta che Busitalia viene a controllare lo svolgimento del mio lavoro!

Un’altra sospensione invece mi è stata fatta quando ho diffuso la notizia che l’azienda aveva preso doppi contributi durante la pandemia. Alle aziende di trasporto dell’Umbria infatti, nonostante abbiano svolto solo il 30% del servizio, sono arrivati contributi per il 100%. Nonostante questo un quarto della forza lavoro è stata messa in cassa integrazione. Quando denunci queste cose diventi uno che diffama l’azienda e questa ti da 30 giorni di sospensione… ma se non è una speculazione questa!

Diverse sanzioni le ho prese dopo aver partecipato alle manifestazioni. Per esempio, durante quella che facemmo il 26 aprile del 2021 davanti alla Regione Umbria, io avevo dichiarato di aver contratto il covid lavorando. Siccome però l’INAIL ha negato la correlazione tra lo svolgimento dell’attività lavorativa e il contagio, l’azienda mi ha dato altri 15 giorni per averla diffamata.

Ma sai quale è il paradosso? È che Busitalia ha dato in appalto le pulizie dei mezzi a una ditta tedesca, la Dussmann, che lavora anche per Trenitalia e che conta, solo in Italia, 80mila dipendenti. Mi è stato detto però che prima del cambio appalto, per la pulizia dei mezzi, venivano impiegati 6 lavoratori. Dopo invece pare siano passati a 2 lavoratori che, in 10 minuti, dovrebbero pulire e sanificare un autobus che però ne impiega 5 per effettuare la ricarica del serbatoio dell’aria e altri 5 almeno per effettuare il rifornimento di carburante. Finite queste operazioni non so quanto tempo possa rimanere per occuparsi degli interni…

Ancora, durante la pandemia, tramite decreto legge, il governo aveva vietato ai passeggeri di avvicinarsi agli autisti sia per chiedere informazioni, sia per acquistare i titoli di viaggio. La verità invece è che l’azienda ci obbligava comunque a vendere i biglietti a bordo perché il servizio, covid o non covid, andava pagato sennò erano mancati guadagni!

Pensa che mi è stato detto che quando Busitalia ha perso la gestione del TPL in Toscana, ormai 9 anni fa, gli autobus acquistati dalla stessa Regione sono stati portati in Umbria. Se fosse vero sarebbe una cosa vergognosa, che i cittadini della Toscana non credo sappiano.

Un’altra voce che mi è arrivata è che quando Busitalia è entrata in Umbria e doveva rinnovare il parco macchine, pare abbia preso 35 autobus fermi da 35 anni in deposito e dai quali già si smontavano i pezzi, mentre altri 25 autobus pare siano stati fatti arrivare da Padova. Se anche questo fosse vero… il contratto di servizio sarebbe stato “rispettato”, quindi l’azienda sarebbe stata apposto… un po’ meno chi su quei mezzi avrebbe dovuto salirci!

Tra le altre cose, ti racconto anche che siccome io denuncio a gran voce tutte queste porcate, lo scorso 19 luglio la Regione Umbria ha istituito il Consiglio di Disciplina, un organo che nel nostro settore era stato soppresso 25 anni fa ma che è stato rimesso apposta per giudicare i miei casi. È composto da 3 componenti dell’azienda, 3 componenti sindacali e 1 componente esterno nominato dalla Regione… guarda caso tutti i miei ricorsi sono stati bocciati!

Quale è il rapporto con i tuoi colleghi e che tipo di intervento hai fatto su di loro?

Sotto questo punto di vista sono davvero contento e penso che fossero anni che in azienda non capitava una cosa del genere.

Faccio una piccola digressione per raccontarti che quando mi sono candidato alla RSU della quale faccio parte ormai da 25 anni, ero l’unico iscritto a USB lavoro privato nel trasporto pubblico in tutta l’Umbria. Una volta eletto iniziai a vedere quello che succedeva e a sputtanare ogni porcata dell’azienda. Oggi in Umbria siamo circa 80 iscritti.

Quando l’azienda ha cominciato a darmi addosso ho ricevuto dai miei colleghi una grossa solidarietà, a partire dalla raccolta economica fatta apposta per non farmi rimanere senza stipendio nei periodi di sospensione. Da allora è partita la costruzione di un fondo di solidarietà e lotta all’interno dell’azienda per far fronte agli attacchi repressivi. Oggi per esempio stiamo sostenendo un collega licenziato ingiustamente, anche lui accusato di aver diffamato l’immagine dell’azienda. Detto questo devo dire dunque che l’appoggio è enorme ed è un grande risultato.

Il lavoro che stiamo portando avanti a livello sindacale tramite USB è molto importante e sta facendo crescere le coscienze dei lavoratori che iniziano a rendersi conto di che azienda sia quella nella quale lavorano. Sto scoprendo che tra i miei colleghi ci sono tanti compagni ma, è bello vedere come anche chi non è un compagno si iscrive con noi.

Il sostegno degli altri lavoratori mi dà una forza incredibile perché quando l’azienda ti colpisce si sente l’importanza di sostenersi a vicenda.

Pensa, per dividerci l’azienda mi ha sospeso persino nel periodo di fine anno, quando c’è più lavoro, perché è il momento in cui i sindacati perdono le tessere. Il fatto che io non potessi mettere i piedi in azienda, secondo loro, era un modo per tenermi lontano dal resto dei lavoratori, cosa che non sono riusciti a fare.

Sappiamo che la solidarietà è arrivata anche dagli studenti di Perugia…

Si, dagli studenti universitari di Link, che spesso sono venuti a fare i volantinaggi davanti alla nostra azienda e con i quali abbiamo un ottimo rapporto. Abbiamo collaborato in diverse cose, per esempio facendo uscire contemporaneamente comunicati, anche se non congiunti. Noi abbiamo anche affisso documenti prodotti da loro dento l’azienda. Ci hanno sostenuto durante lo sciopero generale del sindacalismo di base dell’11 ottobre. È un bell’esempio di come la lotta dei lavoratori di un’azienda come la nostra sia anche quella degli studenti e del resto della cittadinanza.

Quale è il rapporto con gli altri sindacati di base?

Tra compagni c’è sempre stata tanta solidarietà ma, nonostante la condivisione di tante lotte, non siamo mai riusciti a fare qualcosa di unitario. Lo sciopero dell’11 ottobre del 2021 ha dimostrato che il sindacalismo di base c’è, anche se, in Umbria, non siamo riusciti a dargli pieno seguito. Quello sciopero secondo me avrebbe dovuto essere veicolo dell’unione del sindacalismo di base, invece questo è avvenuto solo parzialmente.

Per noi del TPL è stata comunque una tappa fondamentale. Eravamo quasi 40 lavoratori in piazza e oggi stiamo portando avanti una battaglia contro gli straordinari che l’azienda ci impone e che mettono a rischio la nostra stessa vita oltre a quella dei nostri passeggeri.

Per risolvere questi problemi però serve che tutti i lavoratori, insieme, diventino una grande forza. Io sto lavorando per questo e ho anche pensato di organizzare prossimamente un seminario pubblico sul TPL per informare i cittadini che stanno pagando un servizio inefficace e per dirgli che è un loro diritto avere una mobilità adeguata per andare a scuola, a lavoro o dove gli pare! La lotta di noi lavoratori del TPL deve essere sostenuta anche dai cittadini che pagano caro un servizio scadente.