Trasmettiamo l’intervento pubblico dell’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito (ANVUI), tenuto all’interno della manifestazione “NO ALLA GUERRA!” del 6 marzo scorso, ai cancelli della base militare NATO di Ghedi (BS), un aeroporto gestito dall’Aeronautica Militare italiana, uno dei principali centri operativi NATO in Italia.
Il contenuto dell’intervento mostra chiaramente che per gli imperialisti USA-NATO e UE non è affatto facile promuovere una guerra su suolo europeo, soprattutto perché a distanza di 30 anni dalla prima guerra del Golfo tanti sono i malati tra i militari, reduci delle operazioni militari all’estero. La presa di posizione dell’ANVUI, una voce “interna” all’ambiente militare, non rende facile il lavoro al governo Draghi e allo Stato Maggiore della Difesa italiano già in grossa difficoltà: nonostante gli invii di uomini, mezzi e armi nei pressi delle zone di conflitto il governo italiano è costretto a edulcorare, nascondere o camuffare la sua sudditanza ai vertici NATO facendo passare per sostegno economico e aiuti umanitari il sostegno militare al governo Zelensky in Ucraina. Tutto ciò vuol dire alimentare il conflitto e inasprire la guerra. Non è facile giustificare la guerra quando in casa, tra i soli militari italiani, ci sono 8000 malati e 400 deceduti per l’esposizione all’uranio impoverito. Esposizioni avvenute durante le cosiddette “missioni di pace”.
La posizione dell’ANVUI contro l’ipotesi di intervento militare italiano in Ucraina non è la sola nell’ambito delle Forze Armate e dell’Ordine. Anche il SIBAS Finanzieri ha preso posizione nei giorni scorsi: “Il Sibas Finanzieri unisce la propria voce a quella delle realtà sindacali, politiche e associative che invocano con forza le ragioni del dialogo e della risoluzione pacifica dei contrasti internazionali contro le politiche della contrapposizione e della violenza. Rivolgiamo altresì un appello alle Istituzioni governative affinché si proceda alla riduzione delle spese militari in favore di maggiori investimenti nei settori fondamentali per il benessere della popolazione quali sanità, istruzione, ambiente e cultura.”
Alimentare il fronte di lotta contro la guerra vuol dire alimentare l’organizzazione e la mobilitazione di tutti quei settori che oggi non hanno interesse nella guerra imperialista promossa dalla NATO: questo campo è molto vasto e coinvolge in primis chi viene arruolato. Chiediamo quindi a quanti si mobilitano oggi per impedire l’intervento NATO in Ucraina di diffondere esempi come quello dell’ANVUI e alimentare con la propria azione lo schieramento contro le scelte scellerate guerrafondaie del governo Draghi.
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L’ ANVUI ha partecipato oggi (6 marzo 2022, ndr) al presidio “NO ALLA GUERRA!”, che si è tenuto a Ghedi. Di seguito l’intervento:
“Certamente sgomentano i venti di guerra su suolo europeo che nelle scorse settimane hanno portato ad una escalation del conflitto in Ucraina e Donbass. Sgomentano al pari dei venti di guerra, prima minacciati e poi resi reali, nei Balcani negli anni 90, in Iraq nelle due guerre del Golfo, in Libano, in Afghanistan, in Somalia e in tanti scenari di guerra dove i militari italiani sono stati impiegati al servizio della NATO. Parlo a nome dell’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito, nata per la necessità di far fronte all’aumento esponenziale di morti e malati per patologie oncologiche tra i militari italiani al rientro dalle missioni all’estero nei teatri che già ho citato, e al rientro dagli addestramenti nei poligoni NATO in Sardegna. Dai Balcani in poi, ogni nuovo conflitto ha visto l’utilizzo da parte della NATO di armamenti all’uranio impoverito o contenente altri metalli pesanti. Oltre al grave danno ambientale causato in altri paesi, tutto ciò ha portato ad avere oggi all’incirca 8 mila malati accertati tra i soli militari e 400 morti, la stragrande maggioranza non riconosciuta dal Ministero della Difesa che continua a negare l’evidenza dei fatti, a non bonificare i poligoni dove vengono impiegati i militari italiani, e vengono utilizzati armamenti all’uranio impoverito. In caso di un inasprimento del conflitto e la previsione di un intervento della NATO, la nostra Associazione chiede con fermezza che nessun militare italiano venga impiegato nelle zone di conflitto. Questa circostanza comporterebbe ulteriori perdite di vite umane sia per le conseguenze dirette del loro impiego in zona di guerra sia per gli eventuali effetti dell’esposizione all’uranio impoverito e alle nanopolveri di metalli pesanti, rilasciate nell’ambiente dall’impatto degli armamenti. Sono già troppe le vittime che abbiamo riscontrato tra militari e civili nei precedenti e già citati conflitti e non siamo disposti ad accettarne altre. Intendiamo, con la nostra azione e la forza che possiamo esprimere, far valere l’articolo 11 della Costituzione Italiana, che cito: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Come Associazione sosteniamo quindi tutte le iniziative che intendono fare pressioni sul governo italiano e le altre istituzioni affinchè l’Italia non si impegni in una ulteriore guerra, non impieghi i nostri militari, non impieghi armi e soldi che invece possono essere destinati a ben altri e più utili usi, come ad esempio l’assistenza alle migliaia di malati tra i militari e la bonifica delle zone contaminate dagli addestramenti militari su suolo italiano. Per la pace, per il rispetto dei principi costituzionali, a garanzia della salute del personale militare italiano e dei potenziali civili coinvolti, in nome di tutte le vittime dell’uranio impoverito! Che nessun soldato italiano venga utilizzato per questa guerra a rischio della propria vita e di quella altrui!”