In questi giorni, in tutta Italia, decine di migliaia di lavoratori, donne, studenti, pensionati, si stanno mobilitando per la pace. Solo a Milano, sabato 26 febbraio, sono scese in piazza circa 50.000 persone, riempiendo completamente la piazza del Duomo. Certamente la grande e immediata disponibilità a mobilitarsi dimostra una cosa, in realtà facilmente immaginabile: le masse popolari del nostro paese sono contro la guerra dei padroni, che per i lavoratori significa solo sofferenze e patimenti.
Ma attenzione! La classe dominante, il suo governo, le sue forze politiche (dal PD a Fratelli d’Italia), i suoi media, stanno cercando in ogni modo di trasformare le mobilitazioni per la pace in mobilitazioni per la guerra contro la Russia. Allo scopo, è già cominciata la martellante campagna mediatica per presentare la guerra come uno scontro tra il bene e il male, dove la Russia è il male assoluto e Putin è impazzito, folle, è come Hitler, mentre NATO ed UE sono faro di libertà e speranza.
Alcuni esempi di questa intossicazione?
Il TG2 trasmette i filmati di un videogioco presentandoli come “pioggia di missili” russi su Kiev;
I media danno con gran risalto la notizia di 13 soldati ucraini morti come martiri nell’eroica difesa dell’Isola del Serpenti nel Mar Nero, salvo poi scoprire che i soldati erano 80, sono vivi e prigionieri dei russi;
Il Sole24Ore pubblica il video di una parata militare Russa (prove per la Parata della Vittoria del maggio 2020), spacciandoli per immagini di bombardamenti aerei;Basta invece che un giornalista ricordi che prima dell’invasione russa del
l’Ucraina ci sono stati 30 anni di espansione della NATO nell’est Europa, che dal 2014 le popolazioni russofone del paese sono discriminate e sotto attacco, perché se ne chieda l’immediato licenziamento, come accaduto al corrispondente Rai da Mosca Marc Innaro e alla documentarista Sara Reginella.
Al contempo si dà grande risalto agli appelli della “comunità ucraina” affinché la NATO entri in guerra con la Russia (Gianni Morandi a Bologna si è ritrovato in mano un cartello che recitava: “gli ucraini chiedono alla NATO di portare le proprie forze in Ucraina”).
Non lasciamo che questa operazione passi! A questi soggetti non frega nulla del popolo ucraino, che anzi disprezzano. Annunziata lo ha definito fuori onda un popolo di cameriere, badanti e amanti. A questi criminali interessa solo espandersi nell’est Europa e in Russia e ci stanno trascinando in guerra!
Per non prestarci a questo gioco e orientarsi nell’attuale situazione senza farci irretire dalla propaganda di guerra è fondamentale aver ben chiari tre principi:
1. La crisi del capitalismo porta alla guerra
La società capitalista in cui viviamo è immersa in una crisi di lungo periodo: cominciata a metà degli anni ‘70, divenuta più acuta a partire dal 2008, ha fatto un salto di qualità con la pandemia. Per la borghesia imperialista – per i grandi banchieri, industriali, speculatori e pescecani della finanza – lo sviluppo della crisi economica vuol dire difficoltà crescenti nel valorizzare ognuno il proprio capitale, nel fare profitti.
Per conquistare adeguati margini di profitto, da una parte devono sfruttare più duramente gli uomini e le donne e l’ambiente, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: precarietà, delocalizzazioni, bassi salari, taglio dei diritti e repressione nei paesi imperialisti come il nostro; neocolonialismo, rapina e asservimento per i popoli degli altri paesi; devastazione dell’ambiente e surriscaldamento climatico.
Dall’altra parte sono in concorrenza sempre più feroce tra loro per il controllo dei mercati, delle materie prime, per la spartizione del mondo tra le grandi potenze imperialiste.
Lo sbocco di questo processo è la guerra: commerciale, economica, per procura ed infine dispiegata e guerreggiata.
La classe dominante ci porta verso la guerra, perché non ha altre soluzioni alla crisi del suo sistema. Per scongiurare la guerra dobbiamo farla finita con il capitalismo: dobbiamo costruire la rivoluzione socialista!
2. No all’equidistanza tra la NATO e i paesi che vi si oppongono
Per dare ossigeno alla propria fame di profitto, la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti, dopo l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale (1917 – 1976), ha operato sistematicamente per sottomettere tutto il mondo al proprio ordine rovesciando, o provando a rovesciare, ogni governo che vi si opponesse. Lo ha fatto in Libia, Afghanistan, Iraq, Libia, Serbia, Venezuela, ecc.
In questo contesto, come scrive il (n) PCI nel suo Comunicato CC 5/2022 – 27 febbraio 2022: “La Federazione Russa di Putin è diventata il bersaglio della Comunità Internazionale perché è abbastanza forte da impedire al governo USA di dispiegare senza timore, liberamente tutta la sua potenza militare contro ogni paese che non si piega alle necessità del sistema imperialista mondiale: se gli imperialisti USA e i loro complici non sono riusciti a rovesciare Assad in Siria come hanno fatto con Gheddafi in Libia è perché la Federazione Russa si è messa di mezzo.”
L’attuale governo ucraino è stato formato nell’ambito di questa strategia da un colpo di stato orchestrato dagli USA nel 2014, facendo leva su forze apertamente naziste. Da 8 anni conduce una guerra contro una parte dei suoi stessi cittadini russofoni della regione del Donbass, in un conflitto che ha prodotto più di 30.000 vittime. È un governo completamente asservito agli imperialisti USA e UE, attraverso il quale la Nato punta a completare l’accerchiamento della Federazione Russa. L’attuale conflitto è frutto di queste manovre.
Gli imperialisti USA, UE e sionisti impongono al mondo intero il loro ordine di oppressione e sfruttamento, occupano il nostro paese, cercano lo scontro con la Federazione Russa per rovesciarne il regime trascinando il mondo nella guerra. Sono loro il nemico principale dei lavoratori e dei popoli di tutto il mondo, delle masse popolari italiane e anche di quelle ucraine.
3. Il nemico marcia alla nostra testa
Il governo Draghi ha aderito alle sanzioni contro la Russia emanate dall’UE. Il ministro Di Maio ha annunciato l’invio di migliaia di soldati italiani in est Europa e di armi all’Ucraina per 110 milioni di euro.
Queste misure si tramuteranno immediatamente in un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori del nostro paese: le sanzioni faranno salire ancora di più i prezzi, peggiorando la crisi economica e infatti è di ieri la notizia della chiusura di alcuni reparti della Whirlpool di Siena. Al contempo si incrementano le spese militari mentre da anni si tagliano i servizi pubblici, per il reddito, per la salvaguardia dei posti di lavoro.
Questa prospettiva è stata ammessa dallo stesso governo e viene giustificata come un “sacrifico necessario per difendere la libertà”! Sacrificio di chi? Di chi per vivere deve lavorare, di chi si suda lo stipendio, di chi già fa fatica ad arrivare a fine mese! Non certo della classe dominante che vede nella guerra un ambito in cui speculare e fare profitti (Leonardo e Fincantieri hanno già registrato rialzi in borsa rispettivamente del 17% e 20% da quando è cominciato il conflitto). Per difendere quale libertà? Quella che la NATO ha già portato in Afghanistan, in Iraq, in Siria, in Libia, nell’ex Jugoslavia? La libertà di sfruttare e opprimere il mondo intero!
Queste manovre sono contro le masse popolari, tanto italiane quanto ucraine e russe. Soprattutto ci portano a grandi passi verso la guerra, sono già atti di guerra. Una guerra che non è per la libertà dell’Ucraina, come la spacciano, ma per l’asservimento dell’Ucraina agli imperialisti USA e UE, per l’allargamento della NATO, per rovesciare il governo Russo. Una guerra che fa comodo solo ai padroni.
La storia ci insegna: o la rivoluzione socialista previene la guerra imperialista o la guerra imperialista produce la rivoluzione socialista. Le mobilitazioni per la pace devono trasformarsi in mobilitazioni contro la NATO e le manovre di guerra del governo Draghi, coordinarsi e saldarsi alle altre mobilitazioni contro il governo fino a cacciarlo e imporre un governo di emergenza popolare per avanzare nella liberazione del paese dalla NATO, dall’UE, dal Vaticano e da Confindustria, per farla finita con la guerra imperialista e proseguire poi fino all’instaurazione del socialismo.
I comunisti e gli elementi più avanzati delle masse popolari devono da subito organizzare in ogni azienda, scuola, quartiere e territorio comitati contro la guerra che si mobilitano per boicottare le manovre di guerra del Governo Draghi, promuovendo scioperi e proteste, mappando le aziende che producono armi, bloccando convogli di armi diretti in Ucraina (decisivo in questo senso è il ruolo degli operai delle aziende che producono armi, come la Leonardo, e della logistica: portuali, trasportatori, ecc.) e portando in ogni azienda la parola d’ordine dello sciopero generale contro la NATO e per tenere l’Italia fuori dalla guerra.
Prendere esempio dalla mobilitazione che il Comitato Autonomo Lavoratori Portuali (CALP).
“All’inizio di Marzo 2019, i camalli di Genova organizzati nel CALP, emulando i propri colleghi francesi di Marsiglia, hanno promosso uno sciopero con presidio per il blocco del cargo saudita Bahri Yanbu con il suo carico di armi per la guerra in Yemen, che a Genova avrebbe dovuto imbarcare alcune strumentazioni militari. In effetti, questa mobilitazione ha impedito alla nave cargo di imbarcare armamenti e ha quindi reso la vita difficile al regime dell’Arabia Saudita nella sua guerra di aggressione allo Yemen.”
(da Agenzia Stampa Staffetta Rossa – Ottobre 18, 2019).
Per approfondire la discussione su questi temi e sul che fare partecipiamo e invitiamo a partecipare a:
– presidio alla base NATO di Ghedi, 6 marzo h. 14 – promuove il Comitato contro la guerra di Brescia
– iniziativa di giovedì 10 marzo presso lo spazio Micene a Milano, h. 21 – promuove il Partito Comunista
e ad altre iniziative che vi comunicheremo.
Facciamo convergere il movimento contro la guerra imperialista nelle prossime mobilitazioni nazionali
– 8 Marzo, presidi in tutte le principali città per la Giornata internazionale della donna
– 25 marzo, sciopero per il clima in tutte le principali città
– 26 marzo, mobilitazione indetta dal Collettivo di fabbrica della GKN a Firenze
Non un uomo, non un soldo, non un metro di terra per la guerra imperialista!