Dopo aver impedito il licenziamento di 422 lavoratori e aver conquistato un accordo quadro con la nuova proprietà, la mobilitazione degli operai GKN è entrata in una nuova fase: quella della lotta per una vera reindustrializzazione e contro il processo di lenta agonia della fabbrica che mira a logorare gli operai.
Serve un piano. Bisogna decidere come e cosa produrre, occuparsi dell’impatto ambientale e del territorio e coinvolgere alleati vecchi e nuovi: studenti, movimenti sociali e ambientali, reti per la sanità pubblica e lavoratori di altre aziende, pubbliche e private.
Questo gli operai della GKN lo sanno e infatti la mobilitazione del Collettivo di Fabbrica e della rete dei solidali si intensifica. Solo nel mese di febbraio l’Insorgiamo Tour li ha portati in molte città, da un capo all’altro del paese: Jesi, Bologna, Marradi, Bari, Taranto, Lecce, Cosenza. In ogni iniziativa, ad accoglierli, lavoratori di ogni categoria, studenti, militanti di organizzazioni politiche e di spazi sociali. La solidarietà data e ricevuta sedimenta organizzazione e mobilitazione.
La nuova fase della lotta prosegue con obiettivi giusti e ambiziosi.
Per il 26 marzo il Collettivo di Fabbrica ha convocato una manifestazione nazionale con la parola d’ordine “insorgiamo e convergiamo”: hanno già aderito decine di organismi di ogni genere.
Il CdF e l’Assemblea dei Solidali chiamano alla mobilitazione chiedendo a ognuno di portare in piazza i suoi ragionamenti, le sue rivendicazioni. L’invito è a mettere tutti il proprio pezzo per contribuire a cambiare insieme i rapporti di forza in questo paese.
Un piano per riaprire la fabbrica, per farla funzionare garantendo “sicurezza” e “sostenibilità” (superando cioè il ricatto fra lavoro o salute e ambiente) gli operai lo hanno già. È stato elaborato assieme agli ingegneri e ai tecnici solidali. Hanno pure un piano per la mobilità sostenibile per fare fronte alla perdita di migliaia di posti di lavoro che si prospetta col progressivo disimpegno di Stellantis dal settore delle automotive in Italia. Hanno tanti piani, ora però serve la forza per imporli.
Per ognuno degli organismi e dei movimenti che chiamano a insorgere e convergere vale lo stesso discorso: adesso è necessario costruire rapporti di forza che ci consentano di imporre un nuovo corso: nelle scuole, nella sanità, nel trasporto pubblico, nella gestione dei rifiuti, nella difesa dell’ambiente, nella gestione dell’intero paese.
Il processo è innescato, ora va consolidato e sviluppato.
Per questa facciamo appello ai nostri lettori perché partecipino alla manifestazione e siano parte attiva nella sua costruzione: parlate ai colleghi e compagni di lavoro e di scuola, organizzatevi per partecipare, fate propaganda della manifestazione.
Va usata questa opportunità per costruire da ogni territorio la partecipazione: dai comitati per la salute e la sanità pubblica della Campania al Comitato Vele di Scampia, dalle brigate volontarie per l’emergenza che sono ancora attive ai movimenti per il diritto alla casa, dal movimento NO TAV alle reti ambientaliste.