Il 5 febbraio si è svolta al Circolo SMS di Peretola l’iniziativa sul Governo di Blocco Popolare, organizzata dalla Segreteria Federale Toscana del P.CARC a conclusione del corso sul Manifesto Programma del (nuovo)PCI iniziato a novembre 2021 e diretto dal Centro di Formazione del Partito.
Presenti militanti e simpatizzanti delle due Sezioni fiorentine del P.CARC e gli studenti del corso.
L’iniziativa è stata aperta dalla relazione della segretaria Federale della Toscana, Silvia Fruzzetti, che si è concentrata sulla natura del Governo di Blocco Popolare: un governo che nasce su spinta degli organismi operai e popolari e opera su loro mandato.
Nel suo intervento, la compagna Silvia ha affrontato anche la parabola del M5S, a chiarire che non basta vincere le elezioni per governare in modo conforme agli interessi delle masse popolari.
Le numerose lotte di cui le organizzazioni operaie e popolari sono state protagoniste negli ultimi decenni, d’altro canto, dimostrano che il ruolo di chi le promuove dev’essere diverso, nel senso che, accanto agli obiettivi rivendicativi, deve vivere coscientemente l’obiettivo di rovesciare i governi delle Larghe Intese.
A titolo esplicativo di ciò che intendiamo per mobilitazione che vada oltre la singola rivendicazione, la compagna ha portato l’esperienza degli operai GKN.
Il compagno Paolo Babini, responsabile del corso sul Manifesto Programma del (nuovo)PCI, ha inquadrato l’importanza della formazione e dello studio nel contesto storico attuale e più in particolare nel contesto fiorentino dove c’è grande fermento e mobilitazione.
Trovare gli spazi e il tempo per studiare e far studiare la concezione comunista del mondo è una lotta, perché tendenzialmente si è portati a pensare che occorre soprattutto fare. Bisogna fare, è vero, ma bisogna fare in modo coerente con la necessità di elevare rapidamente la mobilitazione degli operai e delle masse popolari. E per questo serve studiare, mentre è controproducente “andare a braccio” o secondo le impressioni del momento.
Il compagno ha spiegato bene l’importanza della formazione per i comunisti e per gli operai d’avanguardia, soffermandosi sulla provenienza di classe dei compagni e delle compagne che hanno partecipato al corso: tutti operai e proletari.
Da qui un’interessante e utile riflessione: la discriminante per cui decidiamo di intervenire in un certo contesto o aggregato non riguarda le idee che vi circolano, ma l’appartenenza di classe degli elementi che lo compongono. Questo è la forza della nostra linea. A chi decide di studiarla praticarla e assimilarla, stiamo dando gli strumenti per intervenire ovunque le masse popolari si aggreghino e si organizzino.
Le relazioni introduttive dei due compagni hanno aperto il dibattito, ricco di interventi, domande e riflessioni.