Sul numero scorso di Resistenza abbiamo trattato del percorso annunciato dal professor Ugo Mattei circa la costituzione di un nuovo CLN (vedi “Per una nuova liberazione nazionale”). Abbiamo detto che il processo – oggettivamente positivo – non può svilupparsi con il solo obiettivo di costruire una lista elettorale e abbiamo indicato, a titolo esplicativo, alcuni campi di intervento su cui occorre mettere mano fin da subito: il sostegno alla classe operaia contro le delocalizzazioni e lo smantellamento dell’apparato produttivo e quello alle mobilitazioni contro il Green Pass. Occorre mettervi mano e, soprattutto, collegarle, coordinarle, facendo di ogni mobilitazione operaia e popolare un rivolo dello stesso fiume.
Riprendiamo brevemente la questione perché, effettivamente, che il CLN si sviluppi o meno fa la differenza e noi siamo interessati a svilupparlo.
Anzitutto, una riflessione. La battaglia contro il Green Pass è giusta e, anzi, tutto dimostra che si tratta di una battaglia per la difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori, oltre che di una più generale lotta contro la violazione delle parti progressiste della Costituzione. Ma la battaglia contro il Green Pass non può e non deve coincidere con le uniche attività del CLN.
Ridurre le attività del CLN a questa battaglia porta conseguenze dannose: contribuisce all’isolamento del movimento NO Green Pass rispetto al resto delle masse popolari (che è esattamente l’obiettivo della classe dominante: promuovere la guerra fra poveri); contribuisce a confondere le idee (e la pratica) fra quello che è il nemico principale e le manovre del nemico principale. Detto in altri termini: bisogna cacciare Draghi e rovesciare il sistema delle Larghe Intese perché sono e agiscono da forze occupanti del paese e non solo perché hanno imposto il Green Pass.
Bisogna far valere in ogni contesto il principio che le masse popolari sono unite oggettivamente da interessi comuni e possono far valere la loro forza solo se organizzate. Bisogna contrastare in ogni modo i tentativi di dividerle e contrapporle (Si Vax/No Vax, italiani/immigrati, giovani/anziani, ecc.): lottare uniti per cacciare Draghi e liberare il paese dalle forze occupanti.
Secondo le comunicazioni del CLN, in questa prima fase hanno aderito all’appello circa 35mila persone. Ovviamente l’adesione online è cosa molto diversa dalla disponibilità ad attivarsi e mobilitarsi concretamente, ma se anche solo una parte di quegli aderenti fosse disposta a farlo, si tratta di un piccolo patrimonio di attivisti da schierare, da rendere protagonisti, da orientare.
Si pone quindi un’ulteriore questione: la costituzione dei nodi locali/territoriali. Il CLN non ha alcuna possibilità di crescere e di operare – quindi di svolgere la sua funzione – se rimane solo un movimento d’opinione. Deve sostenere la nascita di organismi operai e popolari in ogni azienda, in ogni scuola, in ogni quartiere e in ogni città, organismi che indicano alla popolazione le misure per fare fronte agli effetti della crisi e che promuovono la via per attuarle da subito, con i mezzi che si hanno a disposizione.
Questo è l’unico modo per “serrare le file” e costruire nuove relazioni, nuove articolazioni e allargare la rete.
A questo proposito, più che assemblee nazionali e “patti fondativi” serve raccogliere e valorizzare quello che già si muove. Gli scioperi e le manifestazioni per l’8 marzo sono un primo appuntamento; le mobilitazioni degli studenti, le scuole occupate, i presidi nelle fabbriche in via di smantellamento, i presidi per la sanità pubblica che si svolgono ogni settimana in tutte le città italiane sono tantissime “luci” che smentiscono chi di questi tempi vede solo “il buio”.
La manifestazione del 26 marzo promossa dal CdF della GKN è la data a cui contribuire per costruire una reale convergenza: va fatto da subito, pubblicamente, con insistenza e dedizione. Il risultato di questo lavoro potrebbe essere uno spezzone del CLN che chiude quella manifestazione. Che la chiude perché ad aprirla devono essere la classe operaia e le migliaia di uomini e donne, giovani e anziani, italiani e immigrati che con la loro mobilitazione sono già il cuore della nuova resistenza.