“Finché ci son padroni non ci sarà mai pace, la pace dei padroni fa comodo ai padroni, la coesistenza è truffa per farci stare buoni” così cantava una vecchia canzone degli anni settanta. Così provano i media di regime a incanalare sotto l’ombrello della NATO e dell’imperialismo la rabbia, l’indignazione e la mobilitazione delle masse popolari.
Rilanciamo a seguire il comunicato del (nuovo) Partito Comunista Italiano in cui si tratta della guerra in Ucraina e del ruolo dei comunisti in Italia. Il comunicato è prezioso e va controcorrente rispetto alle false posizioni di neutralità e pacifismo promosse dalla borghesia cui finisce per fare eco anche la sinistra borghese (pace ed equidistanza in una situazione del genere vogliono dire schieramento con gli imperialisti). Ne consigliamo la lettura e la più larga diffusione.
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Comunicato CC 5/2022 – 27 febbraio 2022
[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]
Agli organismi, ai gruppi e agli individui che aspirano a instaurare il socialismo
No all’equidistanza tra la NATO e gli Stati che si oppongono alla NATO!
Fuori le basi e le altre agenzie militari USA dall’Italia e dall’Europa!
Fuori l’Italia dalla NATO!
Non un uomo, non un soldo, non un lembo di terra del nostro paese per le guerre e le manovre degli imperialisti USA e della NATO!
La guerra in Ucraina è il risultato delle manovre degli imperialisti USA, dopo l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e un gran numero di altri paesi. La Federazione Russa di Putin è diventata il bersaglio della Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei non perché sarebbe una “dittatura” o perché violerebbe “la legalità internazionale”. Basta pensare ai crimini che lo Stato sionista di Israele conduce da decenni con la complicità della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti contro il popolo palestinese. Basta pensare ai buoni rapporti degli USA e degli altri paesi imperialisti con quel “campione di democrazia” che è l’Arabia Saudita. Basta pensare che nel 2014 gli imperialisti USA hanno installato in Ucraina un governo che ha incorporato nelle sue forze armate gruppi paramilitari nazisti come il battaglione Azov, responsabile della strage di Odessa del 2 maggio 2014 sulla quale il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha rifiutato finanche la proposta della Federazione Russa di condurre una “indagine indipendente”.
La Federazione Russa di Putin è diventata il bersaglio della Comunità Internazionale perché è abbastanza forte da impedire al governo USA di dispiegare senza timore, liberamente tutta la sua potenza militare contro ogni paese che non si piega alle necessità del sistema imperialista mondiale: se gli imperialisti USA e i loro complici non sono riusciti a rovesciare Assad in Siria come hanno fatto con Gheddafi in Libia è perché la Federazione Russa si è messa di mezzo.
Tenere conto del corso delle cose nel mondo!
Far avanzare nel nostro paese la rivoluzione che instaurerà il socialismo!
Rendere impossibile la vita al governo Draghi, servo di due padroni: USA/NATO e UE!
Creare le condizioni per costituire il Governo di Blocco Popolare!
All’alba di giovedì 24 febbraio il governo della Federazione Russa ha dato il via all’intervento militare in Ucraina che è ancora in corso. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945, è la seconda guerra che si svolge in Europa dopo quella (1991-2001) scatenata dalla NATO, dal Vaticano e dai gruppi imperialisti USA, sionisti e UE in Jugoslavia, alla quale, in plateale violazione dell’art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, parteciparono anche le FFAA italiane con l’avallo formale del governo capeggiato da Massimo D’Alema. Ma ora l’iniziativa militare è della Federazione Russa contro l’espansione della NATO e l’attività antipopolare in Ucraina di milizie nazifasciste dirette da agenzie dei gruppi imperialisti USA.
Varie sono le questioni politiche e ideologiche che questa nuova guerra solleva e molti degli organismi che si dichiarano comunisti e di loro singoli esponenti ne hanno trattato e ne tratteranno. I loro scritti e discorsi rientrano nel dibattito franco e aperto necessario alla rinascita del movimento comunista. Esponenti, gruppi e organismi del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) non potranno evitarlo quali che siano le resistenze che singoli e organismi oppongono: il corso delle cose lo imporrà. Queste questioni sono da tempo materia della letteratura del (nuovo)PCI: ogni numero di Rapporti Sociali e di La Voce, ogni Comunicato CC e Avviso ai naviganti ne ha trattato qualche aspetto. Il Comunicato CC 4/2022 ne ha richiamato alcune più direttamente connesse con la guerra in corso.
Riuscirà la Federazione Russa a impedire l’estensione della rete di basi e agenzie militari NATO con le quali i gruppi imperialisti USA cercano di contenere il loro declino economico? Sarebbe l’esito più vantaggioso per le masse popolari non solo russe e ucraine, ma di tutta Europa e di tutto il mondo.
Di proposito qui non affrontiamo la questione della natura di classe del sistema economico, politico e sociale della Federazione Russa: è un paese imperialista nel senso in cui sono paesi imperialisti gli USA, il Giappone, l’Australia, la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, l’Italia e altri paesi UE? L’intervento militare in Ucraina equivale alla guerra condotta dalla Comunità dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei in Jugoslavia? Equivale alla guerra condotta dalle potenze imperialiste in Africa, contro paesi come la Libia di Gheddafi e i paesi subsahariani? Alla guerra dei gruppi imperialisti USA contro l’Iraq, la Siria e altri?
La questione principale è che la difesa del loro ruolo economico e finanziario nel mondo spinge i gruppi imperialisti USA a completare l’accerchiamento della Federazione Russa in Europa, coprire con basi e agenzie militari le repubbliche asiatiche sorte dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’immenso territorio asiatico della stessa Federazione Russa. Così come li spinge 1. a imporre le loro merci (il gas, il petrolio e altro) ai gruppi imperialisti europei già loro creditori oltre che loro concorrenti nello sfruttamento dei paesi oppressi e nella devastazione del pianeta e 2. all’accerchiamento militare della Repubblica Popolare Cinese (RPC) e a mille intrighi per sovvertirne l’ordinamento politico. Così come li spinge a cercare di sovvertire l’ordinamento politico in tutti i paesi dove non hanno libertà di strozzare economicamente e finanziariamente, con in testa Cuba, Venezuela, Iran, Siria.
Della lotta di classe in corso nei paesi socialisti formatisi nel corso della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976) abbiamo scritto nel capitolo 1.7.3. del nostro Manifesto Programma (2008). Lo riportiamo per intero in Appendice.
Il corso delle cose dei prossimi anni sarà il risultato della risposta che nella pratica verrà data alle seguenti domande nei principali paesi che non partecipano alla Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei.
Saranno i proletari cinesi con alla testa i comunisti che prenderanno in mano le grandi società ora dei capitalisti cinesi e conformeranno anche il resto dei rapporti sociali nella RPC alla gestione pubblica di tutta l’attività economica del paese pianificata nell’interesse della popolazione e della sua partecipazione alle attività specificamente umane o saranno i capitalisti cinesi che prenderanno in mano la direzione politica del paese?
Saranno i proletari russi che rovesceranno il corso delle cose e con i comunisti russi alla loro testa riprenderanno il potere in Russia o saranno gli oligarchi a cancellare completamente quello che ancora resta nei rapporti sociali dell’eredità della costruzione del socialismo fatta nell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin?
Saranno i proletari e i contadini dell’India con alla testa i comunisti indiani in grado di prendere il potere o l’India sarà nuovamente colonizzata questa volta dai gruppi imperialisti USA?
Questo significa che gli altri paesi non contano? Assolutamente no! Ogni paese avrà il suo peso nel corso delle cose. In particolare il primo paese imperialista che romperà la catene della CI aprirà la via e mostrerà la strada della rivoluzione socialista alle masse popolari degli altri paesi imperialisti (dagli USA, ai paesi dell’Unione Europea, al Giappone, all’Australia). In ognuno di essi il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari rendono già oggi fragile il rispettivo sistema politico e la manipolazione e l’intossicazione delle menti e dei cuori delle masse popolari sistematicamente praticate dalla borghesia imperialista si scontrano con il venir meno degli altri pilastri del regime di controrivoluzione preventiva.
Rispetto ai decenni che hanno seguito la fine della Seconda Guerra Mondiale, nei prossimi decenni avremo una grande differenza. In quei decenni i gruppi imperialisti USA aiutarono con donazioni (Piano Marshall e affini) e con crediti i gruppi imperialisti europei ad approfittare del fatto che i partiti comunisti europei erano diretti dalla rispettiva ala destra (capeggiata da Togliatti, Thorez e Co.). Dalla sconfitta nella Guerra di Spagna (1936-1939) questa destra aveva tratto la conclusione che in Europa era impossibile instaurare il socialismo. Mentre i limiti dell’ala sinistra dei partiti comunisti nella comprensione della natura della crisi generale in corso, delle caratteristiche dell’imperialismo rispetto al vecchio capitalismo fino alla fine dell’Ottocento e della forma che la rivoluzione socialista doveva assumere nei paesi europei per vincere, riduceva i partiti comunisti all’impotenza rivoluzionaria nonostante il grande seguito di massa, l’eroismo di tanti comunisti e di tanti proletari e la grande forza del movimento comunista nel mondo. Ora né i gruppi imperialisti USA né i gruppi imperialisti europei sono in grado di aiutare i capitalisti cinesi, russi, indiani nella lotta che li contrappone alle masse popolari dei rispettivi paesi. Al contrario, sono loro concorrenti e li indeboliscono.
Questo è il contesto internazionale della nostra lotta. La conclusione è che il nostro compito è far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese, quindi lavorare da subito a creare le quattro condizioni per costituire il Governo di Blocco Popolare, prossima tappa sulla via della rivoluzione socialista e mezzo per la rinascita del movimento comunista.
La rivoluzione socialista è possibile e necessaria!
I suoi tempi dipendono principalmente da noi comunisti: dalla nostra assimilazione del marxismo-leninismo-maoismo e dalla nostra capacità di applicarlo concretamente nelle situazioni particolari!
Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!
Costituire Comitati di Partito in ogni azienda, scuola, istituzione pubblica e in ogni territorio!
Il primo passo da compiere per arruolarsi è costituire un gruppo di studio del Manifesto Programma del (n)PCI.
Il secondo passo è mettersi in contatto con il Centro del Partito!
Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 69 e gli adesivi dell’Avviso ai naviganti 103 è un’operazione di guerra: vedere che il (n)PCI clandestino è presente infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!
Inviare alla Delegazione delegazione.npci@riseup.net l’indirizzo email di ogni conoscente e di ogni organismo a cui può essere utile ricevere i Comunicati del (nuovo) Partito comunista italiano!
Mettersi in contatto con il Centro del Partito usando il programma di criptazione PGP e il programma per la navigazione anonima TOR
Appendice
La fasi attraversate dai primi paesi socialisti (capitolo 1.7.3. del Manifesto Programma)
La vita dei paesi socialisti creati durante la prima ondata della rivoluzione proletaria copre un periodo relativamente breve, dal 1917 ad oggi. Nonostante le grandi diversità da paese a paese, nella loro vita i primi paesi socialisti hanno attraversato fondamentalmente tre fasi.(65)
La prima fase è iniziata con la conquista del potere da parte della classe operaia e del suo partito comunista (quasi ovunque alla testa di una rivoluzione di nuova democrazia). Essa è caratterizzata dalle trasformazioni che allontanano i paesi socialisti dal capitalismo e dai modi di produzione precapitalisti e li portano verso il comunismo. È la fase della “costruzione del socialismo”. Questa fase per l’Unione Sovietica è durata quasi 40 anni (1917-1956), per le democrazie popolari dell’Europa orientale e centrale circa 10 anni (1945-1956), per la Repubblica popolare cinese meno di trent’anni (1950-1976).
La seconda fase è iniziata quando i revisionisti moderni hanno conquistato la direzione del partito comunista e invertito il senso della trasformazione. È la fase caratterizzata dal tentativo di instaurare o restaurare gradualmente e pacificamente il capitalismo. Non vengono più compiuti passi verso il comunismo. I germi di comunismo vengono soffocati. Si dà spazio ai rapporti capitalisti ancora esistenti e si cerca di richiamare in vita quelli scomparsi. Si ripercorre a ritroso il cammino percorso nella prima fase, fino alla patetica proposta della NEP fatta da Gorbaciov alla fine degli anni ottanta!(66) È la fase del “tentativo di restaurazione pacifica e graduale del capitalismo”. Questa fase si è aperta per l’URSS e le democrazie popolari dell’Europa orientale e centrale grosso modo nel 1956 ed è durata fino alla fine degli anni ‘80, per la Repubblica popolare cinese si è aperta nel 1976 ed è ancora in corso.
La terza fase è la fase del “tentativo di restaurazione del capitalismo a qualsiasi costo”. È la fase della restaurazione su grande scala della proprietà privata dei mezzi di produzione e dell’integrazione a qualsiasi costo nel sistema imperialista mondiale. È la fase di un nuovo scontro violento tra le due classi e le due vie: restaurazione del capitalismo o ripresa della transizione verso il comunismo? Questa fase si è aperta per l’URSS e le democrazie popolari dell’Europa orientale e centrale grosso modo nel 1989 ed è ancora in corso.
65. Sulla lotta di classe nei paesi socialisti vedi:
Opere di Mao Tse-tung, vol. 23, 24, 25.
Sull’esperienza dei paesi socialisti vedi:
Il crollo del revisionismo moderno e Per il bilancio dell’esperienza dei paesi socialisti, in Rapporti Sociali n. 5/6 (1990).
Ancora sull’esperienza dei paesi socialisti, in Rapporti Sociali n. 7 (1990).
La restaurazione del modo di produzione capitalista in Unione Sovietica, in Rapporti Sociali n. 8 (1990).
Sull’esperienza storica dei paesi socialisti, in Rapporti Sociali n. 11 (1991).
66. Nuova Politica Economica (NEP)
Politica economica messa in atto dallo Stato sovietico tra il 1921 e il 1929 e consistente nel lasciare sviluppare l’economia mercantile e l’economia capitalista entro limiti fissati dallo Stato sovietico, cioè lasciare operare liberamente i lavoratori autonomi (in pratica i contadini) e i capitalisti entro margini fissati dallo Stato proletario.
Riferimenti:
V. I. Lenin, Sull’imposta in natura (1921), in Opere vol. 32.
J. V. Stalin, Un anno di grande svolta (1929), in Questioni del leninismo, Edizioni Rinascita, 1952.