Insorgere per rendere il paese ingovernabile

Tra le masse popolari del nostro paese insofferenza e sfiducia alimentano svariate forme di insubordinazione e ribellione al governo Draghi. Sono azioni che rendono la vita e la gestione del paese difficile alla classe dominante. Si tratta di un variegato ed esteso movimento di contrasto a leggi e disposizioni emanate dal governo, come la violazione delle restrizioni di manifestazione messe in campo dal primo lockdown in poi o la lotta contro il Green pass, che da agosto ad oggi si è sviluppata nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle piazze. 

Si diffondono le occupazioni di fabbriche e scuole. Prima fra tutte la lotta del Consiglio di Fabbrica (CdF) della GKN che per mesi ha occupato la fabbrica impedendo la delocalizzazione e si è messo in moto per estendere la propria esperienza e coordinarsi con il resto degli operai in lotta. Un sommovimento che ha rafforzato la tendenza a organizzare scioperi generali e unitari da parte del sindacalismo di base e lo sciopero generale che su spinta della propria base la CGIL è stata costretta a indire. Alle lotte degli operai si aggiunge l’ondata di proteste degli studenti che sta portando ad allargare il movimento di occupazione delle scuole.

A fianco a queste si sviluppano esperienze come le brigate di solidarietà e le brigate mediche e sanitarie, forme con cui le masse popolari sviluppano azioni autonome dalla classe dominante per fare fronte alle proprie necessità urgenti.

In questo quadro e su spinta di questo variegato movimento si inseriscono azioni di rottura e in sostegno delle masse popolari condotte daamministratori locali. È questo ciò che ha fatto ad esempio Marina Pittau, sindaca di Mattie, comune della Valsusa che si è opposta all’applicazione della legge sul GP invitando alla disobbedienza civile e spronando i suoi colleghi a fare altrettanto. Stessa tendenza che si esprime da anni nei comuni della Val di Susa in opposizione al TAV, a Melendugno col Movimento No TAP, alle amministrazioni arancioni, M5S e anomale.

Le 8 vie per rendere il paese ingovernabile!
Le mille forme di insubordinazione, disobbedienza, lotta e costruzione di azioni autonome dalla classe dominante si sviluppano e devono sempre più svilupparsi per alcune vie, che sono state sintetizzate dal (n)PCI in 8 principali: 
1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità; 
2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore” (il quarto fronte del nostro PGL): le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale; 
3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso; 
4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole; 
5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.; 
6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità; 
7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui;
8. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.
Bisogna imparare dall’esperienza a praticare e combinare a un livello superiore le otto vie.

La chiave, che permette di sviluppare e combinare tutte le vie che producono ingovernabilità, è l’organizzazione e il coordinamento di tutto quanto già organizzato su obiettivi comuni. Questo mostra ad esempio l’esperienza del CdF della GKN, un’organizzazione strutturata di lavoratori che è diventata un punto di riferimento e un centro di promozione di organizzazione e mobilitazione di altri settori delle masse popolari, capace di farliconvergere su un obiettivo comune a difesa dell’apparato produttivo del paese. 

Tutte le altre forme di lotta che hanno assunto un ruolo decisivo nello scontro di classe, dai No TAV ai comitati No Green Pass, lo hanno fatto principalmente in base a quanto sono state capace di organizzarsi, unirsi con altri e agire per governare un pezzo d’azienda, di quartiere, di città o altro. È proprio questo l’obiettivo in più che tutti i promotori, gli organizzatori e i partecipanti alle principali azioni spontanee di ribellione e insubordinazione devono porsi, organizzarsi.

Trasformare la ribellione in organizzazione è la strada per rendere il paese ancora più ingovernabile alla borghesia e alle sue istituzioni. È la strada per approfittare della debolezza dei padroni e dei loro governi per strappargli di mano il governo delle fabbriche, delle scuole, dei quartieri e di tutto il paese. 

Protestare, rivendicare e ribellarsi è giusto ma deve essere la base per alimentare organizzazione, coordinare le forze e soprattutto sostituire il governo Draghi con il governo delle masse popolari organizzate. La rabbia, il coraggio e la necessità ci sono, ora servono intelligenza e tenacia per non chiedere più niente a chi affama e opprime le masse popolari ma organizzarsi e coordinarsi!

Organizzarsi e coordinarsi è la parola d’ordine da portare in fabbrica, sul posto di lavoro, in ospedale, a scuola o in officina. Organizzarsi per cacciare il governo degli affamatori di popoli della UE, della NATO, del Vaticano, della Mafia e del resto della Comunità Internazionale. Coordinarsi per mettere da parte inutili divisioni, unire le forze e rendere invincibile il movimento di resistenza popolare al punto da far ingoiare ai padroni il governo delle masse popolari organizzate, il Governo di Emergenza Popolare.

Un primo passo
Il 26 marzo gli operai della GKN hanno lanciato una grande e ampia manifestazione che ha al centro la parola d’ordine “insorgiamo”, una tappa e un’occasione ulteriore per promuovere questo percorso. Organizzare la partecipazione alla manifestazione indetta proprio da questi operai è uno strumento per rafforzare ogni organismo, per avviare un ragionamento rispetto al proprio ruolo nella battaglia comune per rimettere in sesto il paese e per convergere con le altre realtà organizzate.

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