Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla nostra Agenzia Stampa da un compagno che abbiamo conosciuto a Roma sabato 22 gennaio in occasione della presentazione dell’appello Ora l’Unità. Per il Partito Comunista in Italia, che si è tenuta al Teatro Flavio.
Nella lettera il compagno afferma la necessità che i comunisti avviino un processo di costruzione dell’unità sul terreno pratico, tra la classe operaia e il resto delle masse popolari. Il compagno coglie un aspetto giusto e utile alla rinascita del movimento comunista in Italia, un primo passo pratico per cominciare a superare i limiti insiti oggi nel movimento comunista.
Al compagno rispondiamo che il Partito dei CARC partecipa ai tentativi di costruire, coordinamenti e sostiene gli appelli all’unità. Che cento fiori fioriscano, che cento scuole gareggino! Chi persegue la strada dell’unità d’azione, del coordinamento e della reciproca solidarietà di classe contro il nemico comune ha trovato e trova nel P.CARC un alleato e un sostenitore.
Ai comunisti, ovunque collocati, il P. CARC dà l’indicazione di intraprendere un movimento per l’unità d’azione, un percorso di mobilitazioni su campagne comuni da sviluppare nei modi e nelle forme che ogni organizzazione o gruppo di compagni può adottare.
Sono i comunisti, che abbiano o meno aderito all’appello, a dover valorizzare le iniziative di lotta della classe operaia, a metterle in connessione, rafforzando in ognuna la coscienza delle proprie possibilità e della propria forza. Questa è la via affinché tutte le organizzazioni possano imparare e insegnare alle altre, sostenersi a vicenda, mettere in comune conoscenze, esperienze e strumenti di lotta.
L’esperienza più avanzata da diffondere tra la classe operaia è oggi quella della GKN di Campi Bisenzio (FI), dove il ruolo del collettivo di fabbrica sta dimostrando che quando gli operai si dotano di strutture politiche e organizzative la loro lotta si rafforza e spinge tutti gli altri.
Se vogliono far rinascere il movimento comunista, i gruppi e le organizzazioni di comunisti devono alimentare la riscossa operaia sviluppando l’unità d’azione, mobilitandosi insieme per portare davanti ai cancelli di ogni azienda la prospettiva di governo che serve al paese. Devono portare la classe operaia a partecipare alle tappe dell’Insorgiamo tour organizzato in tante città d’Italia e farla convergere il 26 marzo a Firenze per la mobilitazione nazionale organizzata dagli operai e dai solidali della GKN.
Quattro campagne comuni sulle quali è possibile costruire subito l’unità d’azione: 1. contro lo smantellamento dell’apparato produttivo, in sostegno alle iniziative degli operai che si organizzano e alla promozione di organismi di operai (cosa che fa la differenza anche rispetto all’esito della singola vertenza, come emerge bene confrontando l’esito della lotta della GKN con quella della Whirlpool di Napoli o della Gianetti Ruote), con particolare attenzione ad alcuni settori strategici come l’automotive, la siderurgia, gli elettrodomestici e il trasporto aereo; 2. per la difesa e il miglioramento della sanità pubblica (contro lo smantellamento del SSN attraverso esternalizzazioni, privatizzazioni e gestione manageriale delle strutture ancora pubbliche); 3. contro la repressione (che si articola nella lotta contro l’obbligo di fedeltà aziendale, i divieti di manifestare, il Green Pass, ecc.); 4. per la sovranità nazionale, contro la UE e le sue istituzioni (debito pubblico, patti di stabilità, ecc.), contro la NATO (basi e installazioni militari, partecipazione a missioni di guerra, partecipazione alle sanzioni economiche contro altri paesi, ecc.), contro il Vaticano.
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Cari compagni dell’Agenzia Stampa,
il mese scorso ho partecipato all’assemblea dove si presentava l’appello Ora l’Unità. Per il Partito Comunista in Italia. Io non ho firmato l’appello e non sono iscritto a nessuna delle organizzazioni politiche che hanno aderito perché sinceramente oggi non mi ci riconosco. Però sono comunista e sono voluto andare a vedere quanti altri ce ne sarebbero stati, a sentire cosa avrebbero detto e proposto per fare l’unità dei comunisti visto che non è la prima volta che ne sento parlare e che vedo proposte che vogliono mettere insieme i comunisti per fare le elezioni. Poi però si prendono pochi voti e bisogna ricominciare da capo.
Non sono stato tutto il tempo dentro a sentire gli interventi perché mi piaceva di più stare fuori a parlare con i compagni ed è lì che ho incontrato i vostri. Con uno di questi abbiamo parlato tanto delle condizioni di lavoro che ha dovuto sopportare in Amazon, senza sindacato, senza tutele. Il suo racconto mi ha fatto molto pensare al fatto che sono tanti i lavoratori in condizioni precarie, sia a livello di contratto che di sicurezza sul lavoro, quindi mi sono domandato come mai il teatro era pieno di compagni ma non se ne vedono così tanti davanti alle fabbriche e nelle piazze.
Devo essere sincero, all’assemblea sentir parlare di unità dei comunisti in nome di Lenin è stato bello, però secondo me l’unità dei comunisti non si può fare solo dentro a un teatro cercando di mettere d’accordo tutte le organizzazioni che quindi rinunciano ognuna a qualche cosa. Secondo me invece bisogna che i comunisti si mettano a interpretare la realtà, a capire cosa succede in Italia e nel mondo e perché, proprio come faceva Lenin che andava tra i proletari e parlava con loro.
Io penso che i comunisti dovrebbero incominciare a fare questo. Dovrebbero uscire dal teatro e andare davanti alle fabbriche e nelle piazze per sentire quello che hanno da dire i lavoratori. Non dovrebbero partire dal fatto che deve esserci un’unica falce e martello. Secondo me, se i comunisti faranno solo questo, l’unità dei comunisti di cui si parla nell’appello durerà poco.
Un comunista romano