Di seguito la lettera di una docente sospesa perché non vaccinata e diretta al Dirigente scolastico dell’istituto nel quale ha prestato servizio per 38 anni.
L’insegnante spiega in maniera chiara i motivi che l’hanno portata a maturare la decisione di non sottoporsi al vaccino contro il Covid – 19, diventato obbligatorio per i docenti che vogliono continuare ad esercitare la professione.
Nonostante possa apparire come una denuncia individuale, come il racconto della discriminazione subita da una lavoratrice che ha pagato con la perdita del posto di lavoro l’esercizio della “libera” scelta di non vaccinarsi, pubblichiamo questa lettera perché rappresenta la denuncia dell’inefficacia di tutte le misure fino ad oggi adottate dai governi che hanno gestito la pandemia per contenere la diffusione dei contagi all’interno delle scuole.
È sugli insegnanti non vaccinati dunque, che il governo Draghi continua a far ricadere la responsabilità dell’aumento dei positivi al Covid – 19 nelle classi ed è attraverso la sospensione dei docenti tacciati come “No Vax” che propaganda una didattica in presenza in sicurezza. Peccato che il numero dei contagiati, tra studenti e insegnanti anche vaccinati, abbia raggiunto nei mesi scorsi picchi altissimi, tanto che in alcune Regioni si è deciso di rimandare le lezioni in presenza dopo le vacanze natalizie.
ed è in questi ultimi mesi che sta emergendo in maniera sempre più limpida che le misure adottare dal governo Draghi non sono altro che palliativi a una situazione ormai fuori controllo anche dentro le scuole.
Ci sono invece altre misure che devono essere attuate nelle scuole per garantire un vero controllo sulla diffusione del virus pur mantenendo la didattica in presenza:
- È necessario un programma di screening gratuito non solo per tutti gli studenti, ma anche per gli insegnanti, sia vaccinati che non vaccinati, come forma migliore per evitare l’isolamento e il ritorno alla didattica a distanza;
- È necessario eliminare le classi pollaio, dividendo gli studenti in più aule per garantire il distanziamento sociale perché, vaccino o non vaccino, 25/30 studenti stipati in aule troppo piccole non sono tutelati;
- È necessario stanziare fondi per assumere nuovo personale scolastico, docente e ATA, che non vada a sostituire quello sospeso perché non vaccinato, ma che vada ad aggiungersi a questo per garantire una didattica in presenza sicura e di qualità.
Queste misure non verranno attuate dal governo Draghi, se avesse voluto lo avrebbe già fatto! e ne è la prova la gestione criminale della pandemia messa in atto in ogni ambito ai danni della vita dei lavoratori del resto delle masse popolari. L’unica via per adottare le misure che servono è quella dell’organizzazione tra insegnanti, studenti e tutto il personale non docente uniti nella lotta per riconquistare il diritto ad una scuola pubblica, sicura e di qualità per la formazione dei giovani.
Come? Nel nostro paese esistono già esempi e forme di lotta che vanno in questa direzione, per esempio quella promossa dal professor Guido Cappelli dell’Università Orientale di Napoli, un docente in lotta contro il Green Pass che, da diversi mesi, tiene le sue lezioni all’aperto, nella Galleria Principe di Napoli (vai all’intervista).
Questa iniziativa, come le tante altre organizzate nel resto del paese, è la dimostrazione del fatto che la mobilitazione contro il Green Pass non si ferma alle mobilitazioni di piazza, ma raccoglie la resistenza agli attacchi al diritto al lavoro orchestrati dal governo Draghi, quelli al diritto allo studio e alla socialità.
Buona lettura
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Gentilissima Dirigente,
avevo immaginato in modo assai diverso la mia uscita dalla scuola, nella quale ho lavorato con grande passione per trentotto lunghi anni. Ma purtroppo qualcuno in alto, senza sicure evidenze scientifiche, ha deciso che le caratteristiche necessarie per un docente non debbano essere più o non solo la preparazione, l’esperienza, la capacità di empatia, la professionalità, ma che debba divenire requisito essenziale l’aver aderito a una campagna vaccinale che, nonostante le premesse e le promesse, si sta rivelando sempre più di dubbia e limitata efficacia per uscire dall’emergenza. L’unica cosa certa è che la situazione che ci è piombata addosso da due anni a questa parte ha cambiato la realtà, le nostre vite e drammaticamente anche la scuola che tanto amiamo.
Prossima alla sospensione, che lei dovrà inesorabilmente applicare, le confesso che quello che la scuola sta diventando non lo riconosco più: bimbi imbavagliati, senza gioia, senza luce negli occhi, senza curiosità, senza la possibilità di fare molto più che stare seduti al loro proprio banco, ben distanziati e “distanti” dai compagni. Insegnanti trasformati spesso in aguzzini pronti a reprimere ogni diversa iniziativa in nome del rispetto dei protocolli.
Sa, cara preside, a volte la nostra vita è decisa da qualche piccolo dettaglio o da una serie di piccoli episodi che potrebbero passare inosservati a una mente distratta, ma che risuonano in modo drammatico a un cuore ferito come ritengo sia il mio in questo momento. Per questo le ho raccontato dei miei bambini di quarta, che in un tragico e inconsapevole gioco si sono costruiti il proprio “green pass” e lo mostravano al compagno per andare in bagno; della famiglia che temendo che il virus arrivasse a casa attraverso la carta mi ha “suggerito” di non attuare la biblioteca di classe; di colleghe che arrivano a punire con note disciplinari i bambini che si abbassano la mascherina per qualche secondo per poter respirare…
Forse questa non è più la mia scuola.
Io vedo chiaramente dove stiamo andando e quello che si profila per i nostri figli e per i nostri alunni: una società distopica dove i diritti e le libertà non ci appartengono più come era fino a due anni fa, ma vengono elargiti “a tempo determinato”, a rate e ai soli ubbidienti, come per gentile concessione, da uno stato che dietro un benevolo paternalismo sta comprimendo un pezzo alla volta tutte le nostre principali libertà.
È un mondo di paure quotidianamente coltivato nelle menti delle persone, una perenne medicalizzazione dell’esistenza, un’emergenza senza fine.
Io non credo affatto che i nostri politici tengano alla nostra salute e al nostro benessere; se ci tenessero in un anno e mezzo di pandemia avrebbero investito sulla sanità potenziando e rafforzando gli ospedali e assumendo nuovi medici, che invece come noi vengono ricattati e minacciati se provano a uscire dai protocolli; se ci tenessero avrebbero scommesso sulla scuola dimezzando le classi pollaio e assumendo nuovo personale; avrebbero migliorato i trasporti nei quali, invece, l’unica idea per evitare il sovraffollamento è stata quella di far esibire, ai ragazzi non vaccinati, il solito lasciapassare.
Qualche giorno fa la mamma di due miei ex alunni mi ha raccontato lo sconcerto che hanno provato i suoi figli quando un loro compagno, sprovvisto del lasciapassare, è stato fatto scendere dal mezzo e non è potuto arrivare in orario a scuola.
Come siamo potuti arrivare a questo? Come è stato possibile accettare che si creasse questo clima di odio sociale e di discriminazione nella società e addirittura dentro le scuole, che dovrebbero e si vantano di promuovere l’inclusione…
Come è possibile che ormai ognuno guardi l’altro come un nemico, un probabile untore, una fonte di contagio? Solo la PAURA ha permesso questo. Con una campagna mediatica martellante sono riusciti a mistificare la realtà e a creare il perfetto capro espiatorio, i terribili NO-VAX: questa stigmatizzazione cela malamente l’odio profondo verso chi non si conforma ai diktat del governo, considerati indiscutibili. E tutto ciò non è forse tipico dei sistemi totalitari?
Beh, sarò una pazza, un’illusa, ma io NON CI STO.
Abbiamo sempre ubbidito, fin dal marzo 2020, abbiamo rispettato sempre tutte le indicazioni anche quando ci apparivano contraddittorie e prive di logica, abbiamo sempre eseguito ma per me è arrivato il momento di dire BASTA!
Adesso stanno chiedendo davvero troppo: con la richiesta di successivi richiami alla vaccinazione (si parla già di quarta dose…) ci stanno dicendo che dobbiamo rinunciare alla proprietà del nostro corpo sul quale non siamo più liberi di decidere, di esercitare il diritto legittimo e garantito dalla nostra Costituzione di autodeterminarsi per quello che riguarda la nostra salute. Penso che ormai sia sotto gli occhi di tutti la violenza di questo governo che anche in questa situazione ha mostrato il suo vero perfido volto: con la data del 15 dicembre, a una settimana dall’inizio delle vacanze di Natale, non si sono curati di “strappare” dei docenti alle loro classi da un giorno all’altro. Hanno stanziato tanti soldi per le sostituzioni di noi sospesi, soldi che negli anni passati “non c’erano mai”. Perché quello che conta non è la relazione fra docenti e alunni, ma tappare i buchi e consentire all’azienda scuola di andare avanti.
Cosa dirle ancora? Sono preoccupata certo, ma non tanto per l’aspetto economico: saremo un po’ più poveri, ma io sono nata libera e libera voglio vivere. Oramai lo hanno capito in molti che il green pass non è uno strumento di tutela sanitaria (anche i bis-tris-vaccinati possono infettarsi e contagiare a loro volta), ma solo uno strumento politico e di controllo sulla popolazione.
Non riesco a cedere al ricatto vile del governo, perché il corpo non può divenire mai merce di scambio né per avere approvazione, né per ottenere benefici.
Esco da una scuola che è ormai malata (forse lo era da anni…) certamente con un senso di umiliazione per sentirmi trattata come una scarpa vecchia e ormai inutile. Dopo trentotto anni in cui ho dedicato tutta me stessa al mio lavoro anche a volte trascurando la mia famiglia, sentirsi considerati come i peggiori delinquenti – non sono previsti nemmeno gli assegni alimentari di sostentamento – come se ci fossimo macchiati di una colpa gravissima ha veramente del comico, se non fosse tragico.
Un giorno, forse lontano, la verità uscirà fuori e allora ognuno sarà da una parte della storia.
So bene che mi sto autocondannando a una vita di esclusione, di disagio e mi verrà versata addosso la macchina del fango di quelli che, con una enorme semplificazione del pensiero, mi liquideranno definendomi maestra NO-VAX. Sa preside, i terribili no vax (io preferisco definirmi una free vax) non sono criminali: sono padri, madri di famiglia, nonni, gente di ogni fascia e di ogni estrazione che non ha commesso nessun delitto se non quello di porsi dei legittimi dubbi di fronte a una narrazione sempre più inverosimile.
Sarò giudicata, lo so. Ma come diceva Martin Luther King: “Arriva un momento in cui si deve prendere una decisione che non è né comoda, né facile e né popolare, ma bisogna prenderla perché la COSCIENZA CI DICE CHE È GIUSTA.”
Ecco, io non voglio essere da questa parte della Storia, e appoggiare un governo che dietro l’apparenza di una guerra a un virus (“siamo in guerra!”) ha in realtà iniziato una vera persecuzione verso una fetta di cittadini considerati poco ubbidienti.
Un giorno, forse lontano, quando cadrà il castello di menzogne di chi ha negato le cure, ha nascosto la verità, ha perseguitato i cittadini, ha vessato gente innocente, io voglio essere dalla parte dei perseguitati, degli oppressi. Solo così potrò dire ai miei figli e anche ai miei alunni che ho provato a non piegarmi per non favorire con la supina obbedienza questo tragico scempio.
Con immutata stima