C’è bisogno dei comunisti
La crisi generale del capitalismo avanza inesorabilmente e spinge la classe dominante ad estendere gli attacchi alle condizioni di vita e di lavoro che le masse popolari avevano conquistato con le lotte dei decenni passati. La gestione criminale della pandemia ha peggiorato la situazione.
Una parte via via crescente delle masse popolari si mobilita – spesso anche in modo disordinato e contraddittorio – per resistere agli effetti della crisi e agli attacchi della classe dominante. E cerca una strada per mettere fine al marasma in cui costretta a vivere.
Nessuna fazione della classe dominante può invertire il corso disastroso delle cose e neppure a dare risposte alle esigenze delle masse popolari (la classe dominante è parte del problema, non è la soluzione) e anzi la sua permanenza al potere non fa che alimentare la crisi economica, politica e sociale. Bisogna farla finita con il capitalismo.
La storia pone la necessità di una svolta, di un salto. Promotori di questo salto sono – possono essere – solo i comunisti. Ma nel nostro paese, come in tutti i paesi imperialisti (i paesi a “capitalismo avanzato”), il movimento comunista è debole e frammentato.
L’esigenza che riprenda il posto e il ruolo che la storia gli assegna è ben compresa dalle migliaia di compagni e compagne che con insistenza, ciclicamente, invocano l’unità dei comunisti e aspirano a una società socialista.
Il processo per l’unità dei comunisti incontra mille ostacoli e questo è il motivo per cui i molti tentativi prodotti non sono finora andati a buon fine.
Ma gli ostacoli sorgono tutti – e solo – dai limiti teorici e pratici dell’attuale movimento comunista, possono quindi essere affrontati e superati.
Nell’accogliere con favore tutti gli appelli all’unità e nel dare disponibilità a rafforzare tutti i “cantieri” che la vogliono costruire, proponiamo di compiere un primo passo sul terreno pratico per creare condizioni più favorevoli al superamento degli attuali limiti del movimento comunista. Cosa vuol dire?
Vuol dire intraprendere un percorso di mobilitazioni su campagne comuni (da fare una successiva all’altra o in contemporanea tra loro), che ogni organizzazione sviluppa in modi e in forme specifiche e conformi con le proprie caratteristiche, così da sostenere e potenziare quanto già fanno le organizzazioni aderenti e valorizzare le iniziative di lotta della classe operaia e delle masse popolari e gli insegnamenti di altri organismi, mettendole in connessione, rafforzando in ognuna la coscienza della propria importanza, delle proprie possibilità e della propria forza, dando modo a ogni organizzazione di imparare e insegnare alle altre, di sostenersi a vicenda, di mettere in comune conoscenze, esperienze e strumenti di lotta.
Indichiamo quattro campagne comuni sulle quali è possibile costruire subito l’unità d’azione:
1. contro lo smantellamento dell’apparato produttivo, in sostegno alle iniziative degli operai che si organizzano e alla promozione di organismi di operai (cosa che fa la differenza anche rispetto all’esito della singola vertenza, come emerge bene confrontando l’esito della lotta della GKN con quella della Whirlpool di Napoli o della Gianetti Ruote), con particolare attenzione ad alcuni settori strategici come l’automotive, la siderurgia, gli elettrodomestici e il trasporto aereo;
2. per la difesa e il miglioramento della sanità pubblica (contro lo smantellamento del SSN attraverso esternalizzazioni, privatizzazioni e gestione manageriale delle strutture ancora pubbliche);
3. contro la repressione (che si articola nella lotta contro l’obbligo di fedeltà aziendale, i divieti di manifestare, il Green Pass, ecc.);
4. per la sovranità nazionale, contro la UE e le sue istituzioni (debito pubblico, patti di stabilità, ecc.), contro la NATO (basi e installazioni militari, partecipazione a missioni di guerra, partecipazione alle sanzioni economiche contro altri paesi, ecc.), contro il Vaticano.
Siamo ben consapevoli che l’unità d’azione non può sostituire il dibattito e la lotta ideologica necessari a perseguire la coesione ideologica e politica del partito comunista, che in definitiva è la sola e unica chiave per l’unità dei comunisti. Ma, realisticamente, tanto sarebbe sbagliato accontentarsi dell’unità di azione senza lotta per la coesione ideologica quanto è sbagliato perseguire l’unità ideologica eludendo la necessità storica (e la spinta, la possibilità) di agire in modo unitario fin da subito per affermare gli interessi della classe operaia e delle masse popolari.
Porre fine al corso disastroso delle cose che imperversa in Italia e nel mondo dipende da noi comunisti!
Fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il nostro compito!
Avanti nel movimento per l’unità d’azione! Avanti nel dibattito e nella lotta ideologica!
I 4 punti esposti come base di partenza per condividere un percorso di mobilitazioni comuni trovo che sia impeccabile.Punti centrali e di cui si sente sempre più l’esigenza di trovare un centro aggregante e forte per scardinare la narrativa dominante del paese migliore in Europa e dalla solida ripresa economica.La realtà è ben diversa ed è ora di ad azare la testa.Da tenere in considerazione che le piazze no green pass stanno proseguendo da luglio ogni sabato ed è peccato vedere un movimento nato spontaneamente in sostanza contro il governo che non ha direzione più precisa.