L’elezione del Presidente della Repubblica è un elemento che aggrava la crisi politica in corso e con il suo teatrino allarga il distacco delle masse popolare dalle istituzioni borghesi. Indipendentemente da chi sarà eletto, l’ingovernabilità del paese aumenterà. Ma l’elezione del Presidente della Repubblica con il suo can can mediatico è anche un elemento di intossicazione dell’opinione pubblica e di diversione dalla realtà. Diversione dalle responsabilità che il governo ha per la gestione criminale della pandemia, diversione dai problemi che crea lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese e dai licenziamenti di massa, dall’aumento a dismisura della precarietà, dall’eliminazione dei diritti politici e sindacali, dal carovita, ecc.
La candidatura di Berlusconi, poi, è stato il punto più alto raggiunto da questo teatrino rivoltante.
In questo contesto, quanto esiste di opposizione parlamentare al commissariamento dell’Italia da parte della UE e ai partiti asserviti alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, ha avanzato la candidatura di Paolo Maddalena.
Ho avuto modo di conoscere Paolo Maddalena e di lavorare con lui nella campagna per l’Attuazione della Costituzione, dopo la vittoria del referendum del 2016, abbiamo condiviso un pezzo di strada nelle lotte per l’attuazione delle parti progressiste della costituzione (contro la svendita delle aziende alle multinazionali e agli speculatori, per la nazionalizzazione di Alitalia, exIlva, per la sovranità nazionale contro l’asservimento del nostro paese al sistema finanziario internazionale della UE e del FMI, contro lo smantellamento dell’apparato produttivo). Ricordo qui in particolare la partecipazione di Maddalena alle iniziative di lotta contro la chiusura della Rational di Massa, nel 2017.
In virtù di queste esperienze ritengo che la sua candidatura sia un fatto positivo, una rottura con il teatrino della politica borghese, con il sistema delle Larghe Intese (polo PD-Conte e gregari e polo Berlusconi, Salvini, Meloni) e con la diversione dalla realtà, un contributo affinché irrompano nel dibattito politico alcuni dei temi decisivi per il presente e il futuro del paese.
Bisogna comunque essere consapevoli che la candidatura di Paolo Maddalena non può essere più di questo.
Non solo perché la sua elezione è improbabile, ma soprattutto perché il cambiamento di cui c’è bisogno non avviene – e non può avvenire – tramite l’elezione del Presidente della Repubblica, come del resto non può avvenire tramite le liturgie della politica borghese.
Il cambiamento che serve al paese è possibile solo grazie alla mobilitazione delle masse popolari organizzate, classe operaia in primis.
C’è di più.
Se Draghi ha avuto mani libere per un anno non è per il sostegno e la fiducia delle masse popolari, ma, al contrario, è perché non esisteva – e ancora non esiste – un centro autorevole che promuovesse la mobilitazione per cacciare lui e il suo governo.
La convergenza sulla candidatura di Paolo Maddalena di una parte dei partiti e delle organizzazioni di opposizione a Draghi è un fatto nuovo, un passo avanti, e in definitiva è l’aspetto più importante e di prospettiva di tutta l’operazione.
Potere al Popolo (PaP) si è già sfilato da questo percorso di convergenza, in ragione delle posizioni di Paolo Maddalena contro il diritto all’aborto e la legge 194. La posizione di Potere al Popolo è legittima e credo non debba essere presa a pretesto per fare due passi indietro rispetto al piccolo passo avanti fatto nel dare forma a un fronte comune contro le Larghe Intese.
Al contrario, ritengo che la decisione di PaP possa essere occasione per approfondire il confronto, i ragionamenti, il dibattito senza indebolire o ostacolare le spinte all’unità di azione pratica a sostegno delle mobilitazioni e delle lotte delle masse popolari, che invece vanno sviluppate.
Concludo su quanto sollevato da PaP, poiché è argomento che non si può eludere.
Una prima riflessione riguarda il fatto che l’attacco ai diritti delle donne e al diritto all’aborto sono una realtà grave. Nella fase decadente del suo dominio, la borghesia aggrava tutte le forme di oppressione nei confronti delle masse popolari. Per questo è bene non essere ingenui: le posizioni che Paolo Maddalena ha espresso derivano dalla sua appartenenza di classe e dalla sua storia. Paolo Maddalena non è un comunista e non proviene dalle lotte per i diritti sociali e civili grazie a cui, sulla spinta della vittoria della Resistenza sul nazifascismo, le masse popolari hanno ottenuto negli anni Sessanta e Settanta le conquiste di civiltà di cui in parte godiamo ancora oggi.
Non è e non sarà il sostegno alla candidatura di Paolo Maddalena a Presidente della Repubblica a mettere in discussione quello che il movimento comunista ha fatto e fa per l’emancipazione delle donne. Anche l’emancipazione delle donne – come ogni altro obiettivo – dipende dalla mobilitazione e dalla lotta, dipende dal grado di organizzazione e dal legame con la classe operaia e con il movimento comunista. Che la lotta per l’emancipazione delle donne avanzi non dipende da Paolo Maddalena o dal fatto che “dei comunisti lo sostengono”, ma dipende da quanto e come i comunisti seminano organizzazione fra i lavoratori e le masse popolari, uomini e donne, e lottano con determinazione per farla finita con la borghesia imperialista e il capitalismo, dipende da quanto i comunisti alimentano la lotta per fare la rivoluzione socialista. Invito i compagni di Potere al Popolo e tutti quelli che fanno parte delle organizzazioni che si dichiarano comuniste e anticapitaliste ad alimentare questo processo.
Pietro Vangeli, Segretario Nazionale del Partito dei CARC