PREMESSA
Il presente documento aggiorna e integra la Dichiarazione Generale del V Congresso:
– illustra i principali cambiamenti intervenuti nella situazione politica internazionale e nazionale dal 2019 a oggi,
– indica gli insegnamenti che traiamo dall’azione svolta dal nostro Partito per “allargare la breccia”, cioè per approfittare della costituzione e dell’azione dei governi Conte 1 (M5S-Lega) e Conte 2 (M5S-PD) ai fini della creazione delle condizioni necessarie alla costituzione del GBP: i risultati ottenuti, gli errori da correggere e i limiti da superare, le conferme che ne ricaviamo e le scoperte che abbiamo fatto;
– espone gli adeguamenti della nostra linea d’azione al mutato contesto politico. Questo è caratterizzato 1. dall’acuirsi della crisi del regime politico della borghesia imperialista, aggravata dalla persistente pandemia e alimentata dall’operato del governo Draghi, 2. dall’estensione del movimento di resistenza delle masse popolari per difendere quanto resta delle conquiste strappate alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e per far fronte ai nuovi mali che la borghesia imperialista infligge per prolungare l’esistenza del suo sistema sociale nonostante la crisi generale del capitalismo; 3. dalla spinta (presente in sindacati di base e alternativi, FSRS, organismi e gruppi della sinistra borghese di vecchio e di nuovo tipo) a dare vita a patti d’azione e analoghe iniziative per rafforzare la resistenza popolare. Questa spinta per quanto riguarda i sindacati alternativi e di base si è tradotta in un maggiore coordinamento delle forze e nella promozione di mobilitazione unitarie; 4. dallo sviluppo del dibattito sulla rinascita del movimento comunista, sul ruolo che i comunisti devono svolgere nel movimento di resistenza popolare, sull’unità dei comunisti, sul bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria e della storia del primo PCI e delle iniziative per dare vita a un partito comunista adeguato ai compiti della fase.
Per comprendere le vicende politiche in corso e inquadrare il ruolo di noi comunisti, è necessario a premessa richiamare due aspetti di fondo illustrati in precedenti documenti politico-programmatici del Partito.
La crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale. “Per capire in modo giusto gli sviluppi della situazione bisogna partire dalla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale che da circa quarant’anni anni a questa parte sempre più strettamente determina il corso delle cose nel mondo. La sostanza di questa crisi consiste nel fatto che a livello mondiale e considerando tutti i settori produttivi, il capitale accumulato è tanto che, se i capitalisti lo impiegassero tutto nelle loro aziende che producono merci (beni e servizi), estrarrebbero una massa di profitto inferiore a quella che estraggono impiegandone solo una parte. In un sistema di relazioni sociali capitaliste la borghesia deve valorizzare il capitale, ma, stante gli ordinamenti esistenti, la borghesia non poteva investirlo nella produzione di merci. Questo ha dato luogo a tutti gli sviluppi che constatiamo e che rientrano nei seguenti cinque campi:
– spremitura delle masse popolari (riduzione dei redditi ed eliminazione dei diritti e delle conquiste),
– finanziarizzazione dell’economia reale e sviluppo del capitale speculativo,
– ricolonizzazione dei paesi oppressi e sfruttamento dei paesi ex socialisti,
– devastazione della terra (saccheggio delle risorse naturali, cambiamento climatico, inquinamento dell’ambiente, devastazione del territorio),
– lotta tra capitalisti ognuno dei quali cerca di ingrandirsi a spese di altri capitalisti.
Gli sviluppi in ognuno di questi cinque campi hanno come sbocco la guerra: la guerra è un effetto inevitabile del capitalismo in crisi. (…)
La crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, pur nascendo dall’economia, è una crisi che diventa generale – cioè anche politica, culturale, sociale e, per quanto riguarda la crisi attuale, ambientale – e trova la sua soluzione sul terreno politico, cioè nello sconvolgimento degli ordinamenti sociali a livello di singolo paese e del sistema di relazioni internazionali” (da Dieci tesi sulla situazione attuale e sulla tendenza alla guerra – Direzione Nazionale del P.CARC, gennaio 2016).
Lo scontro tra mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria delle masse popolari. “Per capire le vicende politiche in corso e le vie possibili per l’umanità e quindi realisticamente perseguibili dai condottieri politici delle due classi fondamentali in lotta (borghesia imperialista e classe operaia), bisogna tenere presente che nella crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale in corso, la borghesia imperialista con il corso che per sua natura è costretta a imprimere alle cose generali, inevitabilmente crea condizioni favorevoli alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari ed essa in definitiva andrà in cerca e si metterà nelle mani dell’“autore” più promettente di essa, tra quelli che sono o saranno sulla piazza. La mobilitazione reazionaria delle masse popolari comunque è anche sovversione (salto, rottura) nel sistema politico della borghesia imperialista: il suo “autore” non è già oggi alla testa del sistema politico della borghesia imperialista, anzi è “contro il sistema” che la mobilitazione reazionaria si afferma (salvo che la rivoluzione socialista sia già molto sviluppata: in questo caso quanto più la rivoluzione socialista è sviluppata, tanto più facile sarà la confluenza tra sistema politico vigente e mobilitazione reazionaria, confluenza che comunque sarà sempre in una certa misura traumatica). La sola via alternativa alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari, la via che può addirittura prevenire (precedere e impedire) la mobilitazione reazionaria, è la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, cioè la rivoluzione socialista (la guerra popolare rivoluzionaria). La mobilitazione rivoluzionaria o previene la mobilitazione reazionaria e quindi la soffoca quando questa è ancora sul nascere o, se questa (temporaneamente) si afferma, la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari trionfa combattendo la mobilitazione reazionaria che è divenuta sistema della borghesia imperialista (dalle Tesi sulla situazione politica del nostro paese e i compiti dei comunisti – Direzione Nazionale, aprile 2017).
2. CAMBIAMENTI NELLA SITUAZIONE POLITICA INTERNAZIONALE
2.1. La pandemia da Covid-19, scoppiata all’inizio del 2020 e tuttora in corso, e i morti che ha provocato (più di 5 milioni al 04.12.2021 secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che non comprendono le persone morte per altre patologie non curate a causa della riduzione e privatizzazione dei sistemi sanitari che le autorità hanno sistematicamente attuato nei paesi imperialisti) sono frutto della sopravvivenza del sistema capitalista, del dominio dei gruppi imperialisti nel mondo e del “programma comune” che essi attuano da quarant’anni a questa parte, da quando cioè hanno ripreso in mano la direzione del mondo a seguito dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria. La pandemia ha infatti le sue premesse
– nell’unificazione del mondo (globalizzazione) con cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti ha aperto il grosso dei paesi alle scorrerie dei gruppi monopolistici industriali, commerciali e finanziari, in alcuni casi usando il cappio del Debito Pubblico e in altri casi le “missioni di pace”, gli omicidi mirati, le manovre di destabilizzazione;
– nell’uso della scienza per produrre oggetti di ogni specie (spesso inutili se non dannosi) ma non per liberare gli uomini dalle malattie, dal bisogno e dalla fatica; nel dissesto ambientale e nel disastro ecologico; nella delocalizzazione della produzione industriale in paesi dove i capitalisti sono più liberi di sfruttare i lavoratori e devastare l’ambiente;
– nella privatizzazione, riduzione e aziendalizzazione (le istituzioni sanitarie gestite in termini di costi e benefici come aziende e i malati come clienti) dei sistemi sanitari, della ricerca scientifica, del settore farmaceutico e nell’indifferenza per la manutenzione del territorio e per la cura del rapporto uomo-insediamenti umani-infrastrutture con il resto della natura (animali, vegetazione, foreste, ecc.).
A ragione, pur non tirandone le conclusioni in termini politici, scienziati e medici indicano quella attuale come “sindemia”, cioè una situazione frutto dell’interazione di elementi biologici e di fattori economici, sociali, ambientali.
2.2 La pandemia ha fatto esplodere la crisi economica, ambientale e in generale sociale che era in corso da tempo. L’aumento repentino della spesa pubblica causato dalla gestione della pandemia ha determinato, tra gli Stati e i centri finanziari nazionali e internazionali, relazioni (di cui i buchi nel bilancio pubblico, tra entrate e uscite, sono un indice significativo) che fanno da premessa a nuove crisi finanziarie globali e dichiarazioni di insolvenza (default) da parte degli Stati. Ha fatto toccare con mano alle masse popolari dei paesi imperialisti gli effetti della privatizzazione dei servizi pubblici, dello smantellamento del settore pubblico dell’economia e della mancanza di una direzione pubblica delle attività produttive e delle altre attività sociali secondo un piano d’insieme. La pandemia e la gestione criminale di essa da parte dei gruppi imperialisti e delle loro autorità hanno mostrato, su larga scala, dove andiamo se la borghesia imperialista continua a dominare nel mondo e la superiorità degli ordinamenti socialisti rispetto a quelli capitalisti: tutti i paesi dove, in misura più o meno ampia, vigono ancora istituzioni e altri aspetti (l’unità di indirizzo che lega le autorità statali e le masse popolari; il capillare sistema di organizzazioni che raccoglie una larga parte della popolazione e fa capo al partito comunista; la direzione pubblica di gran parte dell’attività economica del paese: settore pubblico dell’economia e pianificazione non solo orientativa, cioè tramite incentivi finanziari, fiscali e affini, ma anche amministrativa, cioè tramite assegnazione di compiti e prescrizioni; un sistema sanitario volto alla tutela della salute della popolazione e lungi dal trattare come merci le prestazioni sanitarie e come clienti gli ammalati) del sistema sociale creato dal movimento comunista nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, affrontano la pandemia con risultati di gran lunga migliori dei paesi imperialisti o di quelli assoggettati al sistema imperialista mondiale. In sintesi ha creato condizioni che rendono possibile e necessario un salto avanti nella rivoluzione socialista.
2.3 Oltre ad allargare in ogni paese le contraddizioni tra borghesia imperialista e masse popolari, la pandemia ha accresciuto sia le contraddizioni tra gruppi imperialisti, sia le contraddizioni fra Comunità Internazionale degli imperialisti UE, USA e sionisti e i governi dei paesi che non si sottomettono o che entrano in concorrenza con essa (in particolare la Repubblica Popolare Cinese e Russia). Le principali manifestazioni sono quattro.
a. Si è acuita la crisi del sistema politico nei principali paesi imperialisti e nelle relazioni internazionali. Nel 2016 vi è stata una svolta consistente nel fatto che in un numero crescente di paesi imperialisti i partiti e gli esponenti del sistema politico (il sistema delle Larghe Intese) che negli ultimi quarant’anni hanno promosso e gestito l’attuazione del “programma comune” della borghesia imperialista sono scomparsi o sono stati messi in grosse difficoltà o addirittura sono stati scalzati dal governo: ai governi di formazioni politiche di lunga data, subentrano governi provvisori, di avventurieri alla Trump e alla Macron o di persone di buoni propositi alla Di Maio e alla Tsipras. Con lo scoppio della pandemia a inizio 2020 nei principali paesi imperialisti la borghesia imperialista incontra difficoltà crescenti a dare un indirizzo unitario all’attività del suo Stato e della Pubblica Amministrazione e a imporre alle masse popolari l’obbedienza a leggi e disposizioni delle autorità.
b. L’installazione di Trump alla presidenza degli USA nel 2016 era stata un segnale della difficoltà del complesso militare-industriale-finanziario (dalla fine della Seconda guerra mondiale il reale governo del paese e degli interessi dei gruppi imperialisti USA nel mondo) a governare gli USA attraverso la combinazione tra Partito Repubblicano e Partito Democratico, le Larghe Intese USA. A gennaio 2021la presidenza è passata a Joe Biden, un esponente del vecchio sistema delle Larghe Intese, ma non si tratta di un avvicendamento come quelli precedenti. Trump si è affermato alla testa del Partito Repubblicano facendo leva sul malessere e l’insofferenza di un’ampia parte della popolazione a fronte dell’eliminazione di parte importante dell’apparato industriale del paese e di altri effetti dell’espansione dei gruppi imperialisti USA nel mondo, della loro perdita di forza economica nel sistema imperialista mondiale, dell’uso sempre più dispiegato della loro forza militare (il corso delle cose imposto dal complesso militare-militare-finanziario). Negli anni della sua presidenza Trump ha dato fiducia e forza ai gruppi sociali e politici che impersonano tale malessere e insofferenza. Trump e la sua cricca hanno ancora molto peso nel Partito Repubblicano e hanno accresciuto la loro influenza su larga parte dei seguaci e degli elettori di esso. L’insistenza di Trump ad agire come “corpo estraneo” e antagonista (da destra) alle Larghe Intese USA e la spregiudicatezza con cui fa ricorso alla mobilitazione delle masse popolari (vedi “l’assalto” a Capitol Hill del 6 gennaio 2021) hanno creato una crepa nel sistema politico degli USA (in particolare alimentano la contrapposizione fra il governo federale e i governi dei singoli Stati). Tutto questo influisce sulla lotta di classe negli USA e, stante il ruolo che gli USA hanno ancora a livello internazionale, sul corso delle cose in tutto il mondo.
c. Per quanto riguarda le relazioni con i gruppi imperialisti UE, l’amministrazione Biden opera nel solco della ricerca di una più stabile relazione con i gruppi imperialisti franco-tedeschi a capo della UE per rafforzare il fronte comune contro la Repubblica Popolare Cinese (RPC), la Federazione Russa e gli altri paesi non sottomessi alla Comunità Internazionale degli imperialisti. Questa ricerca di convergenza però non può svilupparsi oltre un livello superficiale: ne è l’esempio lo “scippo” della commessa di forniture militari verso l’Australia che l’amministrazione USA ha fatto al governo francese. L’episodio non è “un incidente di percorso”, ma una manifestazione delle crescenti contraddizioni fra i maggiori gruppi imperialisti del mondo: ognuno di essi non può che operare per affermare i propri interessi a scapito degli interessi di alleati-concorrenti. Non a caso, dopo l’esito fallimentare della missione di guerra USA in Afghanistan, tra gli imperialisti europei si è rafforzata la spinta alla creazione di “una forza di difesa (cioè di un esercito) comune”.
d. La RPC, la Federazione Russa e altri paesi non sottomessi o concorrenti della Comunità Internazionale stanno rafforzando il fronte comune contro aggressioni, sanzioni, blocchi e infiltrazioni.
Riguardo alla RPC, anche in ragione delle condizioni create dalla pandemia, il suo ruolo economico, politico e finanziario si è sviluppato. Il fatto che la RPC sia l’unico paese ad aver fatto fronte in modo efficace ai contagi e ad essere riuscito praticamente, nel giro di qualche mese, a mettere sotto controllo la pandemia ha comportato che assorbisse in tempi rapidi le conseguenze di essa sulla produzione di merci, che rafforzasse in ambito finanziario, politico e commerciale le relazioni esistenti con altri paesi (sia con paesi oppressi che con alcuni paesi imperialisti, dipendenti dalla RPC per la produzione di materie prime e semilavorati, oltre che per prodotti finiti) ed espandesse la sua rete di influenze in modo multiforme (inviando personale medico e materiale sanitario in molti paesi del mondo, fornendo i vaccini di sua produzione, elargendo aiuti e prestiti).
Al crescente ruolo della RPC coincide un acuirsi dell’attacco nei suoi confronti da parte della CI, soprattutto degli imperialisti USA (che cercano di scaricare sulla RPC le responsabilità della crisi ambientale in atto, come hanno cercato di scaricare la responsabilità dell’origine e diffusione della pandemia).
Prosegue l’accerchiamento della Federazione Russa con governi sottomessi alla NATO, con l’insediamento di basi NATO nei paesi confinanti e le sanzioni economiche e politiche, con le operazioni per destabilizzare i governi dei paesi con cui la Federazione Russa ha relazioni di amicizia e collaborazione, con i tentativi di deposizione di governi attraverso la promozione delle “rivoluzioni colorate”. È il corso imposto dal 2014 in Ucraina, è quanto avvenuto in Siria con il tentativo di rovesciare il governo Assad, è il corso in atto in Bielorussia.
3. LA SITUAZIONE POLITICA NAZIONALE
La parabola del M5S e dei governi Conte 1 e 2 (i “governi della breccia”)
3.1 Con le elezioni politiche del 4 marzo 2018 le masse popolari, astenendosi dal voto o votando in massa il M5S (e in parte la Lega), hanno aperto una breccia nel sistema politico delle Larghe Intese: hanno interrotto la continuità dei governi di diretta emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia (Confindustria, Vaticano, NATO, UE, Mafia e sionisti) e messo la classe dominante nell’impossibilità di installare governi delle Larghe Intese.
Il M5S fino al 4 marzo 2018 ha dato voce al malcontento, all’insofferenza e all’indignazione di larga parte delle masse popolari contro il corso delle cose imposto negli ultimi quarant’anni dai gruppi imperialisti italiani ed europei prima con i governi del CAF (Craxi-Andreotti-Forlani) e poi con i governi delle Larghe Intese (tra PD con i partiti satelliti e Berlusconi con i partiti complici Lega e FdI: il Patto del Nazareno). Per questo il M5S ha raccolto voti. Dopo il 4 marzo il M5S ha ceduto ai vertici della Repubblica Pontificia, con la scusa che non aveva in parlamento voti sufficienti per fare il governo da solo: ma con chi avrebbero fatto il governo i vertici della Repubblica Pontificia se il M5S non avesse accettato di farlo che alle proprie condizioni? Che risultato avrebbero dato nuove elezioni? La sottomissione del M5S ai riti e alle liturgie del sistema politico della classe dominante ha impedito che imboccasse la strada di un governo di minoranza formato da esponenti della società civile, partiti e movimenti in cui le masse popolari riponevano la loro fiducia e che attuasse il programma elettorale formulato sulla base delle loro principali rivendicazioni.
Il M5S ha accettato le condizioni dei vertici della Repubblica Pontificia, prima con la Lega di Salvini e poi con il PD di Zingaretti. Ha formato governi in cui i posti chiave (tra cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero degli Interni e, nel Conte 2, anche quello delle Forze Armate) erano nelle mani di uomini di fiducia dei vertici della Repubblica Pontificia, della NATO e dell’Unione Europea. Per questo il M5S ha perso seguito e consenso tra le masse popolari.
3.2 Il governo Conte 1 (giugno 2018 – agosto 2019) è stato contrassegnato dalla combinazione a. di misure favorevoli alle masse popolari, in particolare Quota 100 e Reddito di Cittadinanza; b. di misure favorevoli ai capitalisti e ai comitati di affari, come il via libera al TAP (Gasdotto Trans-Adriatico) in Puglia e il Decreto Sicurezza; c. da iniziative di rottura con l’UE e la BCE, anche se principalmente sul terreno della persecuzione degli immigrati e delle dichiarazioni d’intenti (minibot). Tra gli ambiti di scontro più accesi fra governo Conte 1 e Larghe Intese ci sono state le nomine per posti chiave della Pubblica Amministrazione. Un esempio positivo è stata la nomina di Pasquale Tridico alla presidenza dell’INPS al posto di Tito Boeri, che ha permesso di avviare l’introduzione del Reddito di Cittadinanza e di Quota 100. Tuttavia il M5S non ha dato battaglia per estendere il “repulisti” all’interno dei ministeri, delle commissioni, degli uffici tecnici, ecc. (mobilitando la sinistra che esiste anche in questi ambienti). È indicativo che la stessa borghesia imperialista preveda nelle sue leggi e nei suoi regolamenti lo Spoils System (in Italia è regolato dalla legge n. 145 del 15 luglio 2002): “le nomine degli organi di vertice e dei componenti dei consigli di amministrazione o degli organi equiparati degli enti pubblici, delle società controllate o partecipate dallo Stato, delle agenzie o di altri organismi comunque denominati, conferite dal Governo o dai Ministri nei sei mesi antecedenti la scadenza naturale della legislatura, possono essere confermate, revocate, modificate o rinnovate entro sei mesi dal voto sulla fiducia al Governo”. Ciò significa che, durante il governo Conte 1, il M5S non ha usato fino in fondo neanche gli strumenti che la stessa legge borghese metteva a disposizione.
Il governo Conte 2 (settembre 2019 – febbraio 2021) composto da M5S-PD-LeU è stato caratterizzato dai tentativi delle Larghe Intese di rendere inefficaci e poi cancellare le misure favorevoli alle masse popolari introdotte dal Conte 1, dalle manovre per inglobare il M5S nel polo PD delle Larghe Intese (non solo alleanza elettorale, ma integrazione nel sistema di potere, affaristico economico e speculativo); dalle manovre di una parte dei vertici del M5S (Grillo, Di Maio, Crimi, ecc.) per favorire l’inglobamento nel polo PD delle Larghe Intese, dalle contraddizioni entro il M5S tra chi propugnava il “ritorno alle origini” e il vincolo al programma elettorale del 2018 e chi, invece, si accodava al corso promosso da Grillo, Di Maio, Crimi, ecc. In particolare il governo Conte 2 ha messo da parte 1. la garanzia a ogni cittadino di condizioni dignitose di vita che il governo Conte 1 faceva credere di avere avviato con il Reddito di Cittadinanza; 2. il ripristino della giusta causa nei licenziamenti – art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (abolizione del Jobs Act) a cui il governo Conte 1 alludeva con il Decreto Dignità; 3. l’abolizione della Legge Fornero a cui il governo Conte 1 ha dato un piccolo colpo con Quota 100; 4. le iniziative nel campo della tutela dell’ambiente e del territorio (grandi opere, grandi eventi, concessione in appalto delle autostrade e di altre grandi infrastrutture) di cui era diventato personaggio simbolo Danilo Toninelli escluso dal Conte 2; 5. la riforma dell’apparato militare e repressivo, FFAA e FdO, di cui era diventata personaggio simbolo Elisabetta Trenta (anch’essa esclusa dal Conte 2) con la sua azione a proposito del caso Cucchi e di altri delitti delle FdO, delle vittime dell’uranio impoverito e dell’inquinamento prodotto dalle basi militari, dei sindacati nelle FFAA e nelle FdO; 6. l’attenuazione dell’immunità e impunità per i ricchi (abolizione della prescrizione, carcere per grandi evasori, ecc.); 7. l’inversione di rotta rispetto alla riduzione e privatizzazione del servizio sanitario nazionale (di cui si era fatta promotrice dal Ministero della Sanità Giulia Grillo, anch’essa esclusa dal Conte 2, con le campagne condotte contro l’occupazione da parte dei partiti delle Larghe Intese e della criminalità organizzata della sanità in Calabria), della pubblica istruzione e degli altri servizi pubblici; 8. l’attenuazione dell’asservimento all’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea (minaccia dei minibot, ecc.). Il cambiamento fra il governo Conte 1 e il governo Conte 2 è ben evidente: le principali misure a favore delle masse popolari il M5S le ha fatte al governo con la Lega, il Conte 2 è stato più che altro per il M5S il tentativo di preservarle.
La pandemia ha accelerato ogni processo: il governo Conte 2 doveva decidere come e quanto manovrare per sottomettere ulteriormente l’Italia alla UE (MES, Recovery Plan), ma per la UE e le Larghe Intese Conte non dava adeguate garanzie di riprendere su ampia scala l’attuazione del programma comune della classe dominante. Per questo è stato fatto fuori e sostituito con Draghi.
3.3 La parabola del M5S e dei governi Conte 1 e Conte 2 conferma il fallimento della sinistra borghese di nuovo tipo, caduta come la sinistra borghese di vecchio tipo alla prova dei fatti (la prova di governo). Il credito e il consenso tra le masse popolari che il M5S aveva acquisito sulla base di promesse di misure immediate di cambiamento è diventata un’arma a doppio taglio: il consenso che il M5S era riuscito a raccogliere, non poggiando sul sistema di relazioni con gli storici e consolidati centri di potere e clientele, si sta rapidamente dissolvendo.
Il M5S è naufragato perché ha anteposto il funzionamento delle istituzioni (in gran parte occupate da funzionari selezionati e formati dalle Larghe Intese) al cambiamento del paese negli interessi delle masse popolari. In questo modo ha progressivamente perso il ruolo di principale beneficiario del malcontento delle masse popolari e di centro autorevole della loro mobilitazione, fino a dismettere la rete di meet up che rappresentava la forza creativa e propulsiva del M5S.
Il naufragio del M5S è anche la causa del naufragio dei governi Conte. Ne è dimostrazione il fatto che quando Conte è stato posto “sotto assedio” dalle Larghe Intese (con le manovre di Renzi e Mattarella nel gennaio-febbraio 2021) il M5S si è accodato alle indicazioni di Mattarella e alle pressioni della CI, spalancando le porte a Draghi.
Il fallimento dei governi Conte e il sostegno del M5S al governo Draghi segnano la fine dell’esperienza del M5S per come era nato e si era sviluppato. I motivi della parabola discendente del M5S non vanno individuati nel fatto che i suoi eletti e ministri avrebbero voluto cambiare il paese ma “non glielo hanno lasciato fare”: se i cambiamenti politici e sociali dipendessero dall’assenso della classe dominante saremmo all’età della pietra. I motivi sono tutti di carattere politico e riguardano la concezione (il modo di pensare da cui discende l’azione pratica) e la linea politica (conciliazione con le Larghe Intese) che hanno guidato il M5S.
I limiti principali della concezione del M5S sono:
– legalitarismo, cioè la convinzione che i motivi per cui il paese è allo sfascio risiedono nel mancato rispetto delle regole e delle leggi da parte di chi governa e che per cambiare le cose sia sufficiente rispettare le leggi “giuste” che già ci sono e abrogare/impedire quelle sbagliate, fatte a tutela degli interessi della casta;
– conciliatorismo, cioè cercare di tenere insieme interessi che per natura sono contrapposti e antagonisti: quelli dei capitalisti e quelli dei lavoratori, quelli di chi devasta l’ambiente e quelli delle popolazioni avvelenate dall’inquinamento, quelli degli speculatori e quelli delle masse popolari;
– sfiducia nelle masse popolari che si è manifestata nel progressivo restringimento degli spazi di discussione, decisione, trasparenza e protagonismo dal basso (declamati a parole), in favore del politicantismo tipico dei vecchi tromboni della politica borghese.
3.4 Il M5S è ancora un’anomalia nel sistema politico delle Larghe Intese, nel senso che non è un partito di clientele come il PD, come FI di Berlusconi, come la Lega e simili. È un partito che aveva riunito sul terreno elettorale parte degli scontenti e degli astenuti (cosa che aveva parzialmente fatto anche la Lega e che ora sta facendo la Meloni).
La giravolta del gruppo dirigente del M5S, che ha finito per diventare lo zerbino di Draghi, ha disgregato la principale forza politica emersa negli ultimi sette anni come espressione e portavoce sul terreno elettorale del malcontento e dell’insofferenza delle masse popolari verso il programma comune della borghesia imperialista attuato dai governi delle Larghe Intese. Quanto promosso in questi anni non si è però dissolto nel nulla.
Rimangono (e vanno difese) misure come il Reddito di Cittadinanza; tra le file del M5S ci sono parlamentari scontenti del governo Draghi e della parabola intrapresa dal loro movimento; il M5S è ancora una forza decisiva per la sopravvivenza del governo Draghi e parte dei suoi deputati e senatori è restia a rinnegare gli impegni e le promesse in nome delle quali le masse popolari li hanno sostenuti; dalla sua disgregazione sono nate varie componenti che si pongono l’obiettivo di raccoglierne il testimone e dare battaglia al governo Draghi e alle Larghe Intese.
È sbagliato buttare via il bambino con l’acqua sporca e non tenere conto degli appigli che questa nuova situazione offre per cambiare il paese. Bisogna valorizzare tutto quello che dell’opera del M5S è valorizzabile per creare le condizioni necessarie alla costituzione del GBP.
3.5 L’esperienza dei governi Conte conferma le lezioni del governo Tsipras e di Syriza in Grecia nel 2015 e del governo Sanchez-Iglesias (2020) in Spagna, ma anche del governo Prodi (2006-2008) o della presidenza Mitterrand (periodo 1981-1986) in Francia:
– non è possibile porre rimedio agli effetti della crisi cercando di trovare un qualche ragionevole accordo con le istituzioni della borghesia imperialista (UE, BCE, NATO, FMI, Confindustria, ecc.), seguendo prassi e regole dettate da quelli che hanno portato alla situazione attuale. Senza “darsi i mezzi della propria politica” anche le migliori promesse sono un imbroglio o un’illusione;
– non basta raccogliere voti, avere eletti in parlamento e neanche andare al governo, se i voti, i seggi in parlamento e il governo non vengono usati anche e soprattutto per coalizzare, mobilitare, rafforzare e dare fiducia a chi (le masse popolari) ha l’interesse e, se organizzato, ha la forza di cambiare il paese contro i signori della finanza internazionale e i loro agenti e complici locali, responsabili dello stato in cui versa il paese;
– solo facendo affidamento su una rete di organismi popolari un “governo del cambiamento” può cambiare effettivamente il paese e far fronte al sabotaggio e all’ostruzionismo della Comunità Internazionale, delle “manine”, dei capitalisti, del clero e delle istituzioni civili e militari del vecchio Stato. Senza di questo, anche se si riesce a prendere in mano il governo, il potere resta nelle mani dei potentati economici e finanziari (che sono anche i referenti locali e i complici della Comunità Internazionale): quindi il governo è un governo impotente.
3.6 Più in generale dall’esperienza dei governi Conte ricaviamo anche insegnamenti per andare verso il GBP, insegnamenti che confermano le lezioni date dai governi del CLN in Italia (1944-1947) e dai governi del Fronte Popolare (1936-1938) e del periodo 1944-1947 in Francia e che applicheremo con il GBP e oltre. “Man mano che la crisi generale del sistema capitalista si sviluppa e aggrava, si creano situazioni in cui la classe dominante non è in grado di mantenere la continuità del suo sistema politico (di governo, di direzione della Pubblica Amministrazione, di potere, di direzione delle banche e del settore pubblico). Questo accadde nel 1943, ma è accaduto anche nel 2018. In realtà accadde anche in altri momenti della storia del nostro paese che diedero luogo a brecce meno appariscenti, come nel luglio 1960 che causò il passaggio repentino dal governo Tambroni (con il MSI) a quello Fanfani (con il PSI). Eventi analoghi si sono verificati anche in altri paesi imperialisti. La mobilitazione delle masse popolari (malcontento, proteste, disobbedienza diffusa e aperta, ecc.) li può provocare. Li vede chi li cerca: ha occhi per vederli e volontà di approfittarne.
In situazioni del genere la classe dominante è costretta a cedere e cede, adottando la soluzione governativa che le è possibile. Nel 1944 fu il governo del CLN, nel 2018 è stato il governo del M5S. Ovviamente ingoia, ma cerca di tenere posizioni che rendono possibile il recupero, di cedere il meno possibile, ecc. Poi cerca di recuperare il terreno perduto.
La direzione (lo Stato Maggiore) del campo avverso alla classe dominante (come lo era il PCI nel 1944, come diceva di essere il M5S nel 2018) è messa alla prova. Se è capace, ha una linea, sa dove vuole arrivare, allora lascia alla classe dominante nella nuova soluzione di governo il meno possibile, anche se non è in grado di cambiare subito tutto: dirigenti delle Forze Armate (FFAA), delle Forze dell’Ordine (FdO), della Pubblica Amministrazione, delle aziende pubbliche e semipubbliche, di enti e istituzioni, ecc. prima ancora di essere governo. Una volta che è governo, rimpiazza via via quello che è in grado di rimpiazzare (mette i Tridico al posto dei Boeri, ecc.), neutralizza passo dopo passo gli esponenti della classe dominante nel governo, nella Pubblica Amministrazione, nelle FFAA e nelle FdO, nelle aziende pubbliche e semipubbliche, nelle banche (compresa la Banca d’Italia), nelle Amministrazioni locali (regionali, comunali, ecc.). Fino a mettere la classe dominante con le spalle al muro, appoggiandosi nel modo tatticamente conveniente alle forze organizzate delle masse popolari (OO, OP e altre), giovandosi della loro mobilitazione a livello locale e nazionale. Fino a portare la classe dominante al punto che o cede tutto o, piuttosto di cedere tutto, ricorre alla guerra civile e ai suoi alleati esteri” (La linea del Governo di Blocco Popolare: presupposti e obiettivi, VO 68- luglio 2021, pagg. 9 e 10).
Bilancio della nostra azione per approfittare dei governi Conte ai fini della lotta per il GBP
3.7 Per creare le condizioni necessarie alla costituzioni del GBP (la linea generale che la Carovana del (n)PCI segue per far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese stante il precipitare della crisi generale del capitalismo nella fase acuta e terminale, la debolezza del movimento comunista cosciente e organizzato, il seguito di cui godono tra le masse popolari gli esponenti della sinistra borghese), ci avvaliamo degli appigli e degli spunti che la situazione presenta. A questo fine definiamo linee d’azione particolari, nella fattispecie:
a. dal giugno 2018 (formazione del governo Conte 1), la linea di “allargare la breccia che il governo M5S-Lega aveva aperto nel sistema politico delle Larghe Intese”, che consisteva
1. nel portare le masse popolari a organizzarsi di più per fare pressione sul governo M5S-Lega, per sostenerlo e prendere in mano l’attuazione delle misure a loro favorevoli prese dal governo contro chi le ostacola e sabota, per attuare direttamente le misure che hanno la forza di attuare e su cui il governo tentenna, per opporsi e boicottare le misure antipopolari del governo;
2. nel mobilitare elettori e attivisti del M5S e della Lega e persino esponenti del gruppo dirigente del M5S e della Lega e i sinceri democratici del loro governo a farsi promotori della realizzazione delle promesse e della creazione delle condizioni per realizzarle, quindi a cercare l’appoggio delle masse popolari e promuovere la formazione di organizzazioni operaie e popolari;
3. nell’indurre tutti i gruppi della sinistra borghese in cerca di affermazione e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui dispongono (a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove) per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari che difendono conquiste e diritti;
4. nell’indurre esponenti del sistema sgretolato delle Larghe Intese (da Bersani in giù, compresi gli esponenti dei sindacati di regime) nostalgici del loro ruolo e che denunciano malefatte e limiti, veri o inventati, del governo M5S-Lega, a usare i poteri di cui continuano a disporre (a livello locale, nella Pubblica Amministrazione e altrove) per fare in ogni campo il contrario di quello che denunciano e appoggiare le organizzazioni operaie e popolari;
5. nel portare le masse popolari a rendersi conto per loro esperienza che il governo M5S-Lega non poteva attuare il cambiamento che aveva promesso senza mobilitare le masse popolari (per questo l’avevamo definito un governo transitorio con un programma velleitario) e che esse devono prendere il posto del governo M5S-Lega con un proprio governo d’emergenza;
b. dal febbraio 2020 (governo Conte 2 e manifestazione del M5S contro il ripristino dei vitalizi ai parlamentari), la linea di “sostenere eletti e attivisti del M5S a risalire la china”, che consisteva nello spingere gli esponenti del M5S (compresi quelli che nel frattempo stavano lasciando o avevano già lasciato il movimento)
1. a incitare azienda per azienda, scuola per scuola, quartiere per quartiere i lavoratori, i giovani, i disoccupati, i pensionati a organizzarsi in comitati, associazioni, ecc. e a mobilitarsi per far fronte ai mille problemi che li assillano;
2. a sostenere con l’azione di governo e con l’azione di massa gli organismi operai e popolari già esistenti e quelli che si formano, senza avere riguardi per l’opposizione dell’UE, della NATO e dei gruppi imperialisti italiani e stranieri;
3. ad attuare le misure favorevoli alle masse popolari e abolire o non attuare e sabotare quelle antipopolari messe in opera dai governi Conte 1 e Conte 2.
c. dal marzo 2020 (scoppio della pandemia e oscillazioni del governo Conte 2), la linea di “non restare a casa e lasciar fare al governo, ma organizzare e mobilitare le masse popolari a far fronte all’emergenza”;
d. a febbraio 2021 (avvio dell’operazione Draghi), la linea di “mobilitarsi e mobilitare per impedire l’installazione di Draghi al governo”.
3.8 Pur avendo la Carovana del (n)PCI definito una linea chiara per allargare la breccia e far risalire la china, come Partito dei CARC non siamo riusciti ad attuarla in modo efficace: non perché fosse impossibile, ma per nostri errori e limiti di carattere ideologico. Questo non significa che non abbiamo ottenuto alcuni risultati, che non abbiamo fatto scoperte e che non traiamo da questa esperienza insegnamenti per migliorare la nostra azione. Significa che non siamo riusciti a valorizzare al meglio il potenziale suscitato dall’apertura della breccia nel sistema politico delle Larghe Intese con le elezioni del 4 marzo 2018 per rafforzare tutto il movimento delle organizzazioni operaie e popolari.
a. Salvo che in alcuni casi, non abbiamo curato l’interazione tra OO e OP, base del M5S ed eletti del M5S (quindi tra prima e seconda gamba), ma ci siamo concentrati unilateralmente o sulle OO e OP o sugli eletti del M5S o sugli attivisti dei meet up. Detto in altri termini, non abbiamo curato la combinazione tra prima gamba (OO e OP) e seconda gamba (dirigenti della sinistra sindacale, esponenti della sinistra borghese non accecati dall’anticomunismo, sinceri democratici della società civile, delle amministrazioni locali, della Pubblica Amministrazione), cioè la combinazione su cui puntiamo per arrivare alla costituzione del GBP. Da questo punto di vista, è per noi particolarmente istruttiva l’azione del CdF della GKN verso giuristi, tecnici, economisti, ecc.
b. Non abbiamo combinato in modo spregiudicato la mobilitazione per far attuare le misure favorevoli alle masse popolari prese dai governi Conte con la mobilitazione per boicottare e opporsi alle misure antipopolari. Ci siamo concentrati più a mostrare che le misure favorevoli confermavano il carattere nuovo dei governi Conte (e quindi la nostra analisi sull’apertura della breccia) che a mobilitare per attuarle, per dare ad esse gli sviluppi necessari perché fossero efficaci, per porre rimedio ai limiti che presentavano e ci siamo trovati in difficoltà di fronte alle misure antipopolari.
c. Per quanto riguarda gli attivisti del M5S, il nostro intervento si è concentrato nel confronto con alcuni meet up, nella partecipazione a mobilitazioni nazionali e ai raduni “Italia a 5 Stelle”. Con gli attivisti abbiamo a lungo cercato qualcuno che la pensasse come noi, anziché agire con decisione e chiarezza come dirigenti comunisti (educatori, formatori e organizzatori) per dare strumenti politici, intellettuali e pratici alla sinistra della base del M5S. In questo è stata decisiva la mancata comprensione e uso delle aspirazioni della parte avanzata della base del M5S su ambiti di lotta che si andavano acuendo come la battaglia contro i privilegi della “casta” (che è stata poi oggetto di mobilitazioni spontanee), la battaglia (promossa dall’area Di Battista) per la nomina di uomini di fiducia delle masse popolari alla testa di enti e istituzioni della Repubblica Pontificia e per mantenere la linea “no alleanze” da utilizzare per sabotare le alleanze di governo che si sono poi tramutate in alleanze elettorali con il PD. Sono tendenze che abbiamo individuato e in qualche maniera sostenuto (vedi indicazioni di voto per il referendum sul taglio dei parlamentari), ma che non abbiamo usato ai fini dell’organizzazione e dell’elevazione della base del M5S (agire in ogni ambito sulla sinistra).
Per quanto riguarda gli eletti del M5S, abbiamo raccolto contatti e avviato relazioni (in particolare su temi come la difesa dei posti di lavoro e la lotta alle speculazioni e alla devastazione ambientale). In alcuni casi quelle relazioni si sono esaurite man mano che procedeva la parabola discendente del M5S e si sono estinte dopo che, a inizio 2021, il M5S ha votato la fiducia al governo Draghi. In altri casi sono proseguite, soprattutto con coloro che dopo la fiducia al governo Draghi, sono stati espulsi o sono usciti dal M5S.
Anche con gli eletti abbiamo cercato di convincerli della giustezza della nostra linea anziché portarli ad agire e a fare quello che potevano fare (e che era nelle loro corde) e andava nella direzione del nostro piano (operazioni di sostegno alle organizzazioni operaie e popolari, misure di rottura con le Larghe Intese, ecc.) e con quelli più disponibili sviluppare anche il confronto sulla situazione e la linea per trasformarla.
L’azione sulla base e sugli eletti del M5S ha inoltre risentito negativamente della nostra scarsa conoscenza dei meccanismi del teatrino della politica borghese, dell’apparato dello Stato, del lato mediatico del M5S.
d. Per quanto riguarda la base del P.CARC, i progressi fatti nelle relazioni e nella politica da fronte con i circoli di partiti e organizzazioni che raccolgono la base rossa (progressi frutto della lotta contro il settarismo condotta con le campagne “Il segnale dell’Aurora” e “Primo Assalto al Cielo” e del lavoro di Inchiesta Base Rossa) hanno reso più difficile agire con autonomia ideologica dalla sinistra borghese di vecchio tipo, che bollava il governo Conte 1 come quello “più a destra della storia repubblicana”, considerava il M5S poco più che una “accozzaglia di fascisti e populisti” o comunque un concorrente sul terreno elettorale. Il risultato è che in molti casi ci siamo dedicati più a spiegare l’analisi e la linea definita dal P.CARC a settori della sinistra borghese di vecchio tipo che all’attuazione della linea oppure abbiamo continuato ad agire come prima dell’apertura della breccia.
e. Per quanto riguarda il gruppo dirigente del P.CARC, sono emersi limiti di liberalismo. Formalmente nel gruppo dirigente è sempre esistito accordo sulla linea definita dal V Congresso e sulle modifiche decise successivamente, ma all’atto della sua applicazione sono emerse problematiche di non comprensione della linea stessa e anche di non condivisione che si sono tradotte nell’accettazione burocratica che portava alla non conduzione o a resistenze nella conduzione delle operazioni definite (intervento sui meet up e sugli eletti) o al dichiarare a distanza di mesi la non condivisione della linea (es. che non era possibile attuare la linea di “far risalire la china al M5S”). È stata liberale la sinistra (cioè quei compagni che con nettezza difendevano e sostenevano l’intervento sul M5S) perché non ha sempre fatto corrispondere all’adesione alla linea un’azione d’avanguardia che desse l’esempio e aprisse la strada; sono stati liberali i compagni più scettici, poiché non hanno palesato le loro riserve e così non hanno dato modo al Partito di dibattere e andare più a fondo sulle questioni. Si è proposta una ricorrente contraddizione che attiene all’opera dei comunisti: quella fra il dire e il fare.
f. In termini di concezione, abbiamo compreso che va migliorata al nostro interno la comprensione della differenza tra “breccia nel sistema politico delle Larghe Intese”, che è stata in qualche misura ricucita con l’installazione del governo Draghi, e distacco delle masse popolari dal sistema politico della borghesia imperialista: questo distacco si allarga e si acutizza, è diventata una delle condizioni della lotta di classe nel nostro e negli altri paesi imperialisti e rende possibile l’apertura di altre brecce.
3.9 Questa esperienza ha rafforzato, a partire dal gruppo dirigente,
– la comprensione del ruolo che deve assumere la sinistra, un ruolo che non si limita alla difesa della linea definita, ma si caratterizza per l’iniziativa (che di fronte a problemi nuovi è sperimentale) affinché la linea venga attuata praticamente;
– la comprensione del fatto che di fronte ai problemi nuovi suscitati da ogni svolta la lotta tra le due linee nel Partito diventa più acuta e che spetta alla sinistra andare a fondo nello sperimentare la linea e nel dare battaglia per la sua attuazione;
– la comprensione e l’uso del centralismo democratico e del criterio che, una volta definita la linea, l’organizzazione è decisiva per attuarla senza riserve.
La lotta per cacciare il governo Draghi
3.10 I vertici della Repubblica Pontificia sono riusciti a ricucire la breccia perché i governi Conte non hanno osato far valere che in minima parte le promesse dichiarate dal M5S. Per questo si sono sentiti abbastanza in forze e per mano di Renzi hanno lanciato la restaurazione: hanno dovuto fare l’ammucchiata, ma senza l’adesione del M5S difficilmente il tentativo (gennaio 2021) di installare il governo Draghi avrebbe avuto successo.
L’operazione Draghi però non è il ritorno a un normale governo delle Larghe Intese che opera con il “pilota automatico”. Con l’installazione del governo Draghi i vertici della Repubblica Pontificia hanno messo a capo del governo un commissario UE perché attui, con maggiore energia e decisione, il programma comune della borghesia imperialista (e in particolare faccia del nostro paese un campo aperto alle speculazioni finanziarie e immobiliari, alla gestione su concessione di beni e servizi pubblici, alle grandi opere inutili e dannose). La manifestazione più evidente di questo è che oltre al parlamento, adesso anche il governo è diventato una camera di registrazione di decisioni prese altrove.
3.11 L’operazione Draghi presenta però molti punti deboli. Draghi non gode né del sostegno né della fiducia dei lavoratori e delle ampie masse. Questo è il suo tallone d’Achille. “Rispetto alle masse popolari le armi di cui il governo Draghi si avvale per avanzare nella sua opera sono la divisione che promuove tra classi e settori di esse (…); la repressione delle avanguardie di lotta, dei movimenti popolari, dei sindacati combattivi; la complicità dei sindacati di regime; l’azione di diversione e intossicazione dell’opinione pubblica (…). Sono però armi spuntate, a doppio taglio e che possiamo rivoltargli contro” (da Il compito di noi comunisti, VO 68, pag. 2 e segg.).
A questo punto debole se ne aggiungono altri, più specifici, su cui fare leva.
1. Il governo Draghi è intralciato dai contrasti tra i partiti che lo sostengono, ognuno dei quali cerca di favorire i propri settori sociali di riferimento, le sue clientele e le sue congreghe locali per mantenere e aumentare il suo consenso. Il risultato è che Draghi è chiamato a dirimere ogni questione “caso per caso”, cioè a fare esattamente quello che Lega, Forza Italia e soci rimproveravano a Conte.
2. Il governo Draghi aumenta il Debito pubblico e promette di stanziare soldi per l’uno o l’altro settore dell’economia, ma questo non risolverà la crisi perché la crisi non è dovuta alla quantità di soldi che le autorità borghesi mettono in circolazione, ma alla natura del capitalismo. Non è certo perché mancano i soldi che Whirlpool chiude lo stabilimento di Napoli o che Stellantis sta dismettendo la produzione di autoveicoli nel nostro paese. I soldi ci sono, non ce ne sono mai stati così tanti, ma non sono nelle mani giuste, sono concentrati nelle mani di un pugno di capitalisti che li adoperano solo se possono fare altri soldi1.
3. I partiti delle Larghe Intese e gli esponenti politici borghesi denunciano singoli aspetti del corso attuale delle cose che danneggiano i settori di cui si fanno rappresentanti e “paladini”, predicano riforme per eliminare questa o quella misura o per risolvere questo o quel problema. Tuttavia se le cose vanno come vanno, questo avviene per interessi precisi (e contrastanti) di alcuni gruppi della classe dominante a cui ognuno di loro obbedisce. Quelli che denunciano il corso disastroso delle cose per guadagnare consensi non dicono (non possono dire) né perché le cose vanno così, né cosa occorre fare per neutralizzare quei gruppi e organismi che hanno interesse a fare andare le cose come vanno. Si lagnano soltanto, ma la situazione è talmente grave che le ampie masse hanno bisogno di soluzioni vere, non di sentirsi ripetere che “le cose non vanno bene”.
4. Ogni misura che il governo Draghi attua per accontentare una delle fazioni che lo sostiene (e dei settori delle masse popolari a cui quella fazione fa riferimento) finisce inevitabilmente per scontentarne un’altra o comunque crea problemi a un’altra. L’eliminazione del blocco dei licenziamenti, ad esempio, ha soddisfatto le pretese di Confindustria, ma ha creato problemi ai sindacati di regime, che pure sono stati uno dei puntelli dell’installazione di Draghi. Oppure, se si tratta di misure di compromesso, nel tentativo di “accontentare tutti” finisce con lo scontentare l’una e l’altra.
5. Riguardo alle nazionalizzazioni, mentre il governo Conte 2 fingeva di nazionalizzare2, il governo Draghi rompe con questa finzione: l’esempio più evidente è Alitalia. Questa condotta meno ipocrita, ma più spietata, spinge però i lavoratori (e interi comparti e filiere) a farsi meno illusioni e quindi a mobilitarsi con maggiore decisione.
6. Il rinnovo dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato, RAI e delle altre grandi aziende ed enti pubblici è un grande campo minato per la classe dominante. È il terreno su cui manovrano le Larghe Intese intenzionate a chiudere la breccia (rimuovere i dirigenti nominati dai governi Conte 1 e 2, in particolare quelli in quota M5S), ma è anche il terreno su cui si scontrano gli interessi particolari di tutti i partiti borghesi dal momento che la dirigenza di una grande azienda partecipata vuol dire appalti, commesse, soldi, ecc.
7. L’esito delle elezioni amministrative di ottobre 2021 conferma che il distacco tra le masse popolari e il sistema politico delle Larghe Intese, i partiti borghesi e i loro portavoce si allarga (oltre la metà degli elettori ha disertato le urne). Questo rende la designazione del nuovo Presidente della Repubblica, prevista per febbraio 2022, un dilemma per i vertici della Repubblica Pontificia: se spostano Draghi alla Presidenza della Repubblica, lo mettono al riparo dall’esito delle elezioni politiche del 2023 (evitando quanto successo a Monti nel 2012-2013), però hanno il problema di chi mettere a capo del governo dell’ammucchiata; se lasciano Draghi a capo del governo, hanno il problema non solo di trovare un accordo tra l’ammucchiata di partiti che sostiene Draghi su chi mettere alla Presidenza della Repubblica, ma anche e soprattutto di far superare a Draghi lo scoglio delle prossime elezioni politiche.
3.12 In questa fase, compito dei comunisti ovunque collocati è
1. sostenere ogni forma di opposizione, protesta e lotta contro il governo del commissario UE Draghi, rafforzare ed elevare la denuncia dell’operazione Draghi e mobilitare gli operai, le donne, i giovani, i lavoratori autonomi e ogni settore delle masse popolari contro il tentativo di sottomettere il paese al programma comune della borghesia imperialista e contro il commissariamento del nostro paese da parte dell’UE e la sottomissione alla NATO;
2. smascherare nella maniera più capillare di cui siamo già capaci padrini e protagonisti del governo Draghi;
3. impedire con ogni mezzo il consolidamento del governo Draghi, moltiplicare le proteste, usare le mobilitazioni in corso e quelle che verranno per cacciare Draghi e per sviluppare e allargare la rete delle organizzazioni operaie e popolari, incanalare le mille forme di resistenza spontanea nella loro moltiplicazione, nel consolidamento e rafforzamento del nuovo sistema di potere.
Occorre usare ogni contesto, occasione e ambito per rafforzare le organizzazioni operaie e popolari esistenti e per promuovere l’organizzazione di quella parte di masse popolari che non è ancora organizzata: creare in ogni azienda, in ogni scuola, in ogni territorio organismi operai e popolari che chiamano alla mobilitazione le masse popolari e che diventano punti di riferimento per le masse popolari (agiscono da nuove autorità pubbliche). Bisogna fare di ogni iniziativa un problema politico, cioè un problema di ordine pubblico. Solo la spinta dal basso, forte, coordinata e prolungata (per tutto il tempo necessario: servono a poco le “fiammate di protesta” che si esauriscono su loro stesse) può rovesciare il sistema di potere della classe dominante e costringere capitalisti e padroni a “ingoiare il rospo” di un governo di emergenza popolare.
3.13 A far cadere il governo Draghi possono essere le contraddizioni tra la variegata compagine che sostiene il governo (ingovernabilità dall’alto) o la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari contro il suo programma di lacrime e sangue (ingovernabilità dal basso).
Se il governo Draghi cade principalmente per effetto del rafforzamento del movimento popolare, questo si tradurrà in un avanzamento dello schieramento delle masse popolari e in un passo avanti verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare. Se invece il governo Draghi cade principalmente per uno scontro interno alle Larghe Intese e ai vertici della Repubblica Pontificia questo comporterà solo il prolungamento di una crisi economica, ambientale e sociale rispetto a cui però la classe dominante non ha soluzioni e che quindi riproporrà con forza la questione del governo che serve al paese.
In entrambi i casi l’aspetto decisivo è l’azione dei comunisti.
3.14 Per cacciare il governo Draghi e sostituirlo con un governo di emergenza popolare, il P.CARC interviene su tre filoni:
a. sul movimento spontaneo di resistenza delle masse popolari con l’obiettivo di rafforzare gli organismi operai e popolari (OO e OP) esistenti, costruirne di nuovi e coordinarli tra loro;
b. sulle organizzazioni politiche e sindacali, le associazioni, le personalità della politica, della cultura, del mondo associativo, gli eletti sinceramente dediti agli interessi delle masse popolari con l’obiettivo di alimentare l’unità d’azione e la costruzione del fronte anti Draghi e anti Larghe Intese;
c. sui partiti e le organizzazioni che raccolgono quanti fra la classe operaia e le masse popolari hanno “la falce e martello nel cuore” con l’obiettivo di alimentare la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.
Per quanto riguarda il movimento di resistenza, è cresciuto il numero di organismi operai e popolari di azienda, territoriali e tematici (dalle brigate volontarie per l’emergenza ai comitati popolari per sanità pubblica, alle brigate sanitarie che hanno fatto i tamponi gratuiti, ai comitati di familiari delle vittime del Covid nelle RSA, alle organizzazioni dei riders); si è sviluppata la mobilitazione dei lavoratori autonomi; anche se a macchia di leopardo, la disobbedienza a leggi e disposizioni sta assumendo forme organizzate; alcune organizzazioni operaie e popolari hanno iniziato ad agire come nuove autorità pubbliche. Gli sviluppi principali sono
1. la lotta contro la chiusura lanciata dal Collettivo di Fabbrica e dagli operai della GKN di Campi Bisenzio (FI) che è diventata una vera e propria campagna per mettere fine allo smantellamento dell’apparato produttivo del paese e sta via via coinvolgendo e collegando settori sempre più ampi delle masse popolari. Con la loro mobilitazione gli operai della GKN
– hanno evitato che la vertenza rientrasse nella “ordinaria amministrazione” dei vertici dei sindacati di regime (chiusura e ammortizzatori sociali);
– hanno preso l’iniziativa e la tengono nelle loro mani, portandola dal campo strettamente sindacale al campo politico (legge contro le delocalizzazioni, lotta contro lo smantellamento del tessuto produttivo del paese);
– lanciando l’appello a “insorgere” hanno aperto una strada. L’aspetto importante non è quanto operai di altre aziende sono oggi già convinti di seguirla, ma quanto gli operai GKN si attivano e si mobilitano per consolidarla affinché diventi un percorso comune ad altri operai e ad altri lavoratori.
La mobilitazione di avanguardia degli operai GKN è stata possibile (e può svilupparsi) solo grazie all’esistenza di un’organizzazione operaia strutturata, il Collettivo di Fabbrica (CdF). Il Collettivo di Fabbrica è un “modello” di organizzazione operaia che prende esempio dai Consigli di Fabbrica degli anni Settanta: organizza i lavoratori al di là della tessera sindacale e dell’iscrizione o meno al sindacato, è un organismo indipendente dalle organizzazioni sindacali, ha una struttura e una vita propria. Si occupa dell’azienda (per questo motivo gli operai sanno far funzionare la fabbrica anche senza il padrone e le sue figure di riferimento) e agisce al di fuori dell’azienda (nelle mobilitazioni delle masse popolari, in sostegno e solidarietà agli operai di altre aziende).
Con l’intervento nella campagna del CdF GKN stiamo sperimentando cosa significa portare una OO che agisce da nuova autorità pubblica (e gli esponenti che ne sono alla testa) a operare secondo una linea conforme alla realtà (costruzione del movimento delle OO e OP che prenda in mano il paese) indipendentemente della loro coscienza e dal fatto che siano d’accordo o meno con la linea del GBP. Per noi è un’occasione per combattere tra le nostre file concezioni e atteggiamenti che limitano lo sviluppo della nostra azione di comunisti (“gli operai non vogliono avere a che fare con noi, ci sono ostili”, cercare il consenso o il riconoscimento dei dirigenti della OO, ecc.) e ci consente di far conoscere su scala più ampia l’esistenza, la linea e gli obiettivi del Partito;
2. le mobilitazioni contro il Green Pass iniziate a fine luglio 2021 e che hanno fatto un salto di qualità in particolare grazie alla mobilitazione dei portuali di Trieste e sono diventate un ambito importante di intervento per estendere l’azione di costruzione di organizzazioni operaie e popolari. Con l’intervento nelle mobilitazioni contro il Green Pass stiamo sperimentando, su scala più ampia di quanto fatto in passato (con il movimento dei Forconi e il Coordinamento 9 dicembre), l’intervento in un movimento di massa che coinvolge diverse classi e settori popolari, in cui circolano teorie e posizioni complottiste, negazioniste e antiscientifiche, in cui si intrufola la destra reazionaria (scimmiottatori del fascismo del XX secolo come Forza Nuova e Casa Pound, integralisti cattolici, Lega, Fratelli d’Italia) e da cui, per questi motivi, si tengono lontani o comunque sono diffidenti i tradizionali centri di organizzazione e mobilitazione delle masse del nostro paese (sindacati confederali, sindacati alternativi e di base, partiti e organismi che raccolgono una parte della base rossa).
Laddove il P.CARC è intervenuto nelle mobilitazioni di piazza prima del 15 ottobre, la differenza è stata evidente e dal 15 ottobre il lavoro principale è passato dall’individuare i lavoratori avanzati nelle manifestazioni del sabato all’intervento nelle aziende per sostenere quei lavoratori che sono spinti a organizzarsi. In questo senso l’intervento si è esteso a tutte le zone che il P.CARC raggiunge e in cui interviene. Sostenuti dalla linea che il Green Pass non è una misura sanitaria, non c’entra nulla con la campagna vaccinale e anzi solleva autorità, istituzioni e padroni dall’obbligo di eseguire tamponi e tracciamento dei contagi, il P.CARC combina la lotta contro il Green Pass alla mobilitazione per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, contro la repressione, il controllo e l’arbitrio padronale nelle aziende e contro le discriminazioni, per la difesa e il miglioramento della sanità pubblica, rifiutando la contrapposizione fra lavoratori vaccinati e non vaccinati (lavoratori vaccinati e non, tutti uniti per cacciare il governo Draghi);
3. la ripresa del movimento contro il riscaldamento climatico, l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente, più chiaramente schierato contro le autorità e gli esponenti della borghesia imperialista che fanno solo “bla, bla, bla” (vedi l’esito del G20 a Roma e della COP26 a Glasgow).
Per quanto riguarda la costruzione di un fronte contro le Larghe Intese,
– fra gli eletti a Camera e Senato, hanno assunto un ruolo particolare gli espulsi e i fuoriusciti dal M5S che non hanno votato la fiducia a Draghi. Esistono tendenze ad aggregarsi (l’Alternativa c’è), ma il processo è rallentato dal mancato bilancio dell’esperienza dei governi Conte e dalla comprensione del perché il M5S è finito al carro delle Larghe Intese.
Il P.CARC interviene su di essi per metterli anzitutto al servizio delle organizzazioni operaie e popolari (ispezioni nelle aziende per verificare le condizioni di lavoro e i dispositivi di sicurezza; ispezioni negli ospedali pubblici e nelle strutture private o nelle carceri; iniziative di sostegno ai lavoratori che lottano contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese; partecipazione alle manifestazioni dei lavoratori e dei commercianti; interrogazioni parlamentari e ricorsi contro le rappresaglie che colpiscono chi denuncia condizioni insostenibili di lavoro; partecipazione ai picchetti contro gli sfratti) e per spingerli a fare un bilancio del fallimento del tentativo del M5S di cambiare il paese.
A questi si aggiungono alcuni eletti che, pur rimanendo nel M5S, sono malcontenti, mantengono un legame con le masse popolari del territorio in cui sono stati eletti e sono in costante bilico fra il campo delle Larghe Intese e il campo delle masse popolari. L’intervento del P.CARC su di essi consiste principalmente nel farli incalzare dalle OO e OP affinché allarghino le crepe nella maggioranza che sostiene Draghi (si oppongano all’eliminazione delle misure favorevoli alle masse popolari fatte dai governi Conte, denuncino le misure antipopolari del governo Draghi, ecc.) e così contribuiscono alla cacciata di Draghi.
– Nei sindacati di regime, tenendo ben distinti i gruppi dirigenti (che hanno avuto un ruolo decisivo nel permettere l’installazione di Draghi) dalla base degli iscritti, il P.CARC opera nel senso di valorizzare quegli aggregati che hanno oggettivamente un ruolo nella lotta di classe (come il già citato Collettivo di Fabbrica della GKN, ma non è l’unico) affinché alimentino l’iniziativa della grande maggioranza degli iscritti che vogliono formazione, strumenti e iniziative di lotta contro il governo Draghi (in particolare si sono mobilitati per la proclamazione dello sciopero generale).
Per quanto riguarda i sindacati di base, la buona riuscita dello sciopero generale dell’11 ottobre proclamato a luglio 2021 da tutti i sindacati alternativi e di base ha rafforzato tra di essi la tendenza a coordinare le forze e a promuovere mobilitazione unitarie. Il P.CARC promuove la lotta per il rinnovamento del movimento sindacale nel nostro paese. Esso non passa dalla contesa su chi è più radicale, chi fa più tessere, chi mette piede in più aziende, ma dalla promozione di una linea efficace di lotta e dall’organizzazione e mobilitazione dei lavoratori indipendentemente dalla tessera sindacale.
Per quanto riguarda la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, si moltiplicano proposte e iniziative per la costruzione o il rafforzamento del partito comunista e proclamazioni a favore dell’unità dei comunisti e della lotta per il socialismo. Sorgono riviste che si occupano della ricostruzione del partito comunista, si moltiplicano iniziative sul bilancio dell’esperienza storica del movimento comunista, sulla ricostruzione del partito, sul ruolo che i comunisti devono assumere nel movimento della resistenza delle masse. È in corso un vivace dibattito all’interno di molti partiti e organismi (PC, FGC-FC, PCI, Fronte Popolare, Collettivo politico di La Città Futura, PRC, Rete dei Comunisti e altri).
È un fermento positivo, mosso dalla necessità di comprendere come invertire la china che ha portato all’attuale debolezza, frammentazione e disgregazione dei comunisti, di comprendere la situazione politica generale e i compiti che i comunisti devono assumere, di ragionare sui limiti e gli errori che hanno portato all’esaurimento il vecchio movimento comunista e all’attuale frammentazione, ai settarismi e agli steccati che impediscono l’esistenza nel nostro paese di un partito comunista forte e coeso. In questo contesto il P.CARC partecipa ai tentativi di costruire coordinamenti e sostiene gli appelli all’unità: non siamo in concorrenza con nessuno né sul piano elettorale, né su quello sindacale, né su quello politico (“che cento fiori fioriscano, che cento scuole gareggino”). Chi persegue la strada dell’unità d’azione, del coordinamento e della reciproca solidarietà di classe contro il nemico comune ha trovato e trova nel P.CARC un alleato e un sostenitore.
Per dare uno sbocco positivo a questo fermento, è necessario elevare nelle nostre fila la comprensione della distinzione tra unità d’azione (in cui il metodo principale è la politica da fronte: iniziative comuni in tutti i casi in cui è possibile, dibattito franco e aperto, solidarietà contro la repressione) e unità dei comunisti (in cui il metodo principale è la lotta ideologica con al centro concezione del mondo, bilancio del movimento comunista, analisi della fase, linea d’azione), per combinarle in modo adeguato alla situazione attuale del movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese.
La volontà di unirsi nel partito comunista è importante e preziosa, ma l’unità organizzativa realizzata “mettendo da parte ognuno qualcosa”, cioè sorvolando sulle divergenze che riguardano questioni che per i comunisti sono fondamentali, o si traduce in appelli che restano tali o paralizza l’attività di chi si unisce ed è preludio di successive scissioni. È giocoforza constatare che oggi per il grosso dei promotori delle “costituenti comuniste” l’unità dei comunisti equivale a mettersi assieme per promuovere lotte rivendicative e per presentare liste comuni alle elezioni, cioè all’unità d’azione. Bisogna quindi partire da questo livello (l’unità d’azione): svilupparlo in modo da estendere e rafforzare il movimento di resistenza delle masse popolari (con particolare attenzione alla campagna del CdF della GKN contro lo smantellamento dell’apparato produttivo) facendo leva sulla sinistra di ogni organismo e gruppo e usare tutti gli spunti e gli appigli che l’unità d’azione offre per promuovere la lotta ideologica su concezione del mondo, bilancio del movimento comunista, analisi della fase, linea d’azione. L’unità dei comunisti nel partito comunista è unità sulla concezione comunista del mondo (la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia) e lotta tra due linee per applicarla. In questo modo evitiamo “che in Italia succeda ancora una volta quello che è già successo più volte: nel Biennio Rosso 1919-1920, nel periodo 1943-1948 e negli anni ’70. La mobilitazione delle masse cresce, ma non trova un partito comunista in grado, grazie alla comprensione più avanzata delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe che gli è propria e al legame che esso ha con le masse, di dirigerla a compiere uno dopo l’altro i passi necessari fino ad arrivare alla vittoria. Sono allora forze apertamente reazionarie (un clamoroso esempio lo ha dato recentemente negli USA il gruppo raccolto attorno a Donald Trump che si è giovato degli operai che delocalizzando i capitalisti avevano cacciato dalle fabbriche) o l’ala destra del movimento socialista/comunista che prendono la direzione delle masse popolari e rendono sterile la loro mobilitazione” (dal Comunicato del (n)PCI n. 29 – 02.10.2021).
3.15 Per attuare il nostro piano d’azione, in questa fase dobbiamo combattere al nostro interno le seguenti concezioni:
a. nel contesto attuale, i lavoratori avanzati non sono “quelli che ci danno ragione”, né quelli che seguono (per sentimenti, “nostalgia”, senso di appartenenza, abitudine) le tradizionali centrali della mobilitazione della sinistra borghese. I lavoratori avanzati sono quelli che si organizzano, si mobilitano, diventano punto di riferimento per altri lavoratori e settori delle masse popolari;
b. il movimento comunista cosciente e organizzato non rinasce e non si rafforza nell’intervento generico “sulle masse popolari”, ma nell’intervento sui lavoratori avanzati. Sono i lavoratori avanzati il tramite fra il movimento comunista cosciente e organizzato e le larghe masse. L’idea che la rinascita del movimento comunista passa dal legame diretto del movimento comunista cosciente e organizzato con le masse popolari apre le porte al codismo: mette i comunisti alla coda della mobilitazione spontanea delle masse popolari.
I comunisti intervengono sulle larghe masse (e ne dirigono la mobilitazione) principalmente attraverso il legame con i lavoratori avanzati. Sono i lavoratori avanzati, con la loro concezione e con la loro azione pratica, a orientare le larghe masse nel solco della mobilitazione rivoluzionaria.
Senza i comunisti, la mobilitazione spontanea delle masse popolari non può svilupparsi che fino a un certo limite ed entro l’orizzonte della società borghese. Senza gli operai e i lavoratori avanzati, i comunisti non possono svolgere su ampia scala la loro opera di direzione delle larghe masse. Senza le larghe masse, la rivoluzione socialista non ha la forza per svilupparsi e vincere.
Il Partito comunista è il partito che raccoglie, organizza, mobilita l’avanguardia della classe operaia e la guida nella lotta per la conquista del potere e la costruzione del sistema socialista.
I comunisti devono distinguersi dalle masse popolari: per poter svolgere la loro azione all’interno della mobilitazione delle masse popolari, devono pensare cose diverse (sulla base della concezione comunista del mondo) e fare cose diverse (sulla base del fatto che mettono al primo posto della loro opera l’esistenza e il funzionamento del partito comunista, lo Stato Maggiore della rivoluzione socialista);
c. la lotta per l’apprendimento, l’assimilazione e l’uso della scienza comunista (la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia) è determinante per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. La “lotta per la scienza” si svolge principalmente nell’ambito del movimento comunista cosciente e organizzato. Il P.CARC riconosce e si giova dell’opera del (n)PCI: siamo convinti che ogni componente del MCCO che aspira a diventare Stato Maggiore della rivoluzione socialista nel nostro paese deve misurarsi con l’opera che il (n)PCI ha svolto e che è esposta nel suo Manifesto Programma e nella rivista La Voce. Nei confronti degli elementi avanzati delle masse popolari, i comunisti devono porsi principalmente come educatori e formatori (e non come “giudici” delle arretratezze in campo intellettuale e pratico) e svolgono il loro ruolo attraverso 1. la promozione della lotta di classe e il bilancio dell’esperienza pratica, 2. l’elaborazione di soluzioni pratiche che combinano gli interessi immediati con gli interessi di prospettiva dei lavoratori e delle masse popolari tutte.
4. CONCLUSIONI
Questo documento avvia in tutte le istanze del Partito il bilancio dell’azione che abbiamo condotto negli ultimi tre anni (in particolare dell’azione per “allargare la breccia”), con l’obiettivo di elevare il livello delle nostre file in termini di orientamento ideologico e politico. Elevare il livello delle nostre file significa
– in primo luogo approfondire la comprensione del quadro storico e mondiale in cui si colloca la nostra opera: “la crisi è mondiale, la rivoluzione socialista è mondiale, ma la rivoluzione mondiale è combinazione di rivoluzioni nazionali vincenti in paesi che stabiliscono tra loro rapporti di solidarietà, collaborazione e scambio. Il primo paese imperialista in cui i comunisti porteranno le masse popolari a instaurare il socialismo aprirà la via e mostrerà la strada anche alle masse popolari del resto del mondo e si gioverà del loro appoggio. Nostro compito è promuovere la rivoluzione socialista nel nostro paese e così facendo dare il massimo contributo di cui siamo capaci alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e allo sviluppo della seconda ondata della rivoluzione socialista in tutto il mondo” (Consolidare e rafforzare la rete di organismi del nuovo potere approfittando della crisi del sistema politico della borghesia imperialista, VO 65 – luglio 2020, pagg. 3-14);
– in secondo luogo acquisire una conoscenza più concreta e pratica della struttura dello Stato e dell’apparato produttivo del nostro paese, cioè del terreno in cui si svolge la lotta per far crescere e rafforzare gli organismi del nuovo potere (1. il partito comunista Stato Maggiore della guerra popolare rivoluzionaria, 2. il fronte delle forze aggregate intorno al partito comunista, 3. le organizzazioni operaie e popolari di azienda, territoriali e tematiche) fino a che sopravanzino e scalzino il sistema di potere della borghesia imperialista (che comprende le autorità statali, regionali, comunali con le istituzioni ad esse connesse, la Pubblica Amministrazione, i corpi addetti alle funzioni di controllo, repressione, spionaggio e controspionaggio, le istituzioni formalmente private come Confindustria, ecc.);
– in terzo luogo migliorare la capacità di individuare gli appigli che la situazione presenta ai fini della nostra azione (e questa è una questione di assimilazione e applicazione della scienza comunista) e di usarli per far avanzare la nostra impresa (e questa è una questione di slancio, di dedizione alla causa, di scelta di vita e di organizzazione delle nostre forze).
Le condizioni politiche sono diventate più favorevoli per una nuova ondata di rivoluzioni proletarie: si accumula il “materiale infiammabile”. Non solo si sono acuiti i contrasti tra i gruppi e le potenze imperialiste, ma è molto cresciuta in tutto il mondo anche la resistenza delle masse popolari agli effetti del corso catastrofico delle cose che la borghesia imperialista impone da quarant’anni a questa parte, da quando cioè l’esaurimento della prima ondata di rivoluzioni proletarie (1917-1976) ha lasciato via libera allo sviluppo della nuova crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, l’Unione Sovietica e il sistema dei paesi socialisti si sono dissolti e i gruppi imperialisti hanno ripreso in mano la direzione del corso delle cose a livello mondiale.
In tutti i paesi imperialisti e nel campo delle relazioni internazionali sono sconvolti i sistemi politici con i quali i gruppi imperialisti negli ultimi quarant’anni hanno imposto la loro direzione ed eliminato o corroso molte delle conquiste che le masse popolari avevano strappato alla borghesia nel corso della prima ondata di rivoluzioni proletarie. Noi comunisti oggi dobbiamo far fronte all’eredità della prima ondata di rivoluzioni proletarie. Sono molti gli aspetti positivi di questa eredità e di essi dobbiamo approfittare: in particolare dobbiamo approfittare delle lezioni che essa dà, a chi la studia giovandosi del materialismo dialettico, a proposito delle condizioni della lotta di classe (la sovrapproduzione assoluta di capitale che elimina con i suoi molteplici effetti – sinteticamente indicati già nel 1985 nell’articolo La crisi attuale: crisi per sovrapproduzione di capitale di Rapporti Sociali n. 0 – ogni funzione progressiva della borghesia rispetto alla società umana e dà luogo alla sua putrefazione fino a minacciare di distruggere la specie umana al modo in cui ha già distrutto altre specie), della forma della rivoluzione socialista, del ruolo che i partiti comunisti devono svolgere per instaurare il socialismo nei paesi imperialisti. Grazie a queste lezioni faremo fronte anche a quello che oggi è l’aspetto negativo principale di quell’eredità: la delusione delle masse popolari e la confusione, mistificazione e denigrazione del movimento comunista che la borghesia imperialista e il clero alimentano su grande scala. Oggi il prestigio del movimento comunista cosciente e organizzato tra le masse popolari è minimo ed esse sviluppano la loro resistenza agli effetti del dominio della borghesia e del suo clero senza la guida dei partiti comunisti. La resistenza è spesso accanita e coraggiosa, ma poco efficace. Per diventare efficace deve essere volta a instaurare il socialismo e solo la direzione dei partiti comunisti è in grado di renderla tale. Far valere la loro direzione, rendersi capaci di farla valere è l’opera che i comunisti devono compiere.
La rivoluzione socialista consiste nel rafforzamento della rete degli organismi operai e popolari fino a fare di essi il nuovo potere che soppianterà quello dei gruppi imperialisti. La rivoluzione socialista è una necessità per le masse popolari, ma essa avanza grazie al numero e al livello dei comunisti che si dedicano a mobilitarle e organizzarle in modo da superare il sistema di controrivoluzione preventiva con il quale la borghesia e il clero escludono le masse popolari dalle attività specificamente umane. Lo sconvolgimento suscitato dalla pandemia da Covid-19 comporta un passo avanti della rivoluzione socialista. Per noi si tratta di tradurre la lotta per la costituzione del GBP in linee tattiche particolari e caso per caso concrete. È un campo in cui dobbiamo avere iniziativa, essere creativi, sperimentare, provare, correggere gli errori e provare nuovamente fino a trovare il modo di avere successo. Non dobbiamo aver paura delle difficoltà: vincere è possibile. “A mali estremi, estremi rimedi” è la parola d’ordine che sintetizza la condotta delle masse popolari se ci saranno nel nostro paese comunisti capaci e generosi al punto da essere loro “capi” nell’opera che esse hanno bisogno di compiere. Noi vogliamo e dobbiamo diventare questi “capi”!
Note
1 Per i capitalisti la produzione di acciaio, come di tavoli, di auto, ecc. è solo un mezzo per fare profitti, non per produrre quello che serve e nella quantità che serve. Per questo tutte le promesse di “risolvere la crisi aumentando i soldi” per una categoria o per l’altra e il Recovery Plan sono strumenti per arricchire speculatori e per permettere ai partiti borghesi di raccogliere consensi.
2 Nel senso che Cassa Depositi e Prestiti o Invitalia comprava pacchetti azionari di un’azienda in malora, la “ristrutturava l’azienda” riducendo il personale, peggiorando le condizioni di lavoro e scaricando i debiti sulla fiscalità generale e la rivendeva a nuovi capitalisti, che acquistavano a prezzi di saldo un’azienda da spremere o da usare per fini che nulla hanno a che fare con la produzione di quello che serve al paese per funzionare. In tutto questo il calvario dei lavoratori, lungi dall’essere risolto, veniva anzi prolungato.