Uno spaccato sul movimento comunista negli USA: la Coalizione 22 Ottobre

In genere si è portati a pensare che negli USA il movimento comunista non sia mai esistito o che sia stato “estirpato” dal maccartismo negli anni Cinquanta del secolo scorso. Nulla di più falso. Anzi, alcuni dei movimenti popolari dell’epoca corrente hanno una stretta relazione con il movimento comunista.

Ne forniamo un esempio a seguire, attingendo da un articolo pubblicato sulla rivista Kites nel 2019 (a firma Kilmore e John Albert): Dalle masse alle masse: un bilancio della resistenza alla brutalità della polizia della Coalizione 22 Ottobre alla fine degli anni Novanta.

Si tratta di un testo che analizza un importante movimento contro la repressione che si sviluppò negli USA, paese che fino a oggi si è mantenuto alla testa della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e dove la classe dominante ha usato lo strumento della repressione nella maniera più feroce e dispiegata, contro la classe lavoratrice e contro il movimento comunista e rivoluzionario. Queste caratteristiche della repressione sono costanti nella storia degli USA, ma fanno notizia solo quando le masse popolari si ribellano, come è accaduto a più riprese con le rivolte soprattutto della popolazione afroamericana, a fronte della violenza della polizia.

Il movimento diretto dalla Coalizione 22 Ottobre (O22), si è sviluppato nella seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso ed è stato promosso da un partito comunista maoista, il RCP (Revolutionary Communist Party) USA.

O22 si costituì nel 1996 e ha raccolto rivoluzionari e attivisti formatisi negli anni Sessanta e Settanta e familiari dei detenuti.

Gli autori dell’articolotraggono tutte le informazioni che riportano dagli organi di stampa del RCP USA, che fondò la Coalizione insieme a esponenti di varie organizzazioni popolari (gruppi di familiari, di autodifesa, di solidali con Mumia Abu Jamal, di diritti della popolazione nera, di studenti, di pacifisti).

O22 fu promotrice delle Giornate Nazionali di Protesta che raccolsero vasti strati del proletariato USA e il cui fulcro fu l’unione di più soggetti politici – di cui il RCP USA rappresentava l’avanguardia – con le famiglie di coloro che erano colpiti dalla repressione.

Sul piano organizzativo, il movimento sviluppò un’intensa e articolata attività fatta di assemblee periodiche; coinvolgimento dei giovani e delle donne delle masse popolari, di avvocati, politici, intellettuali, artisti e uomini di religione; supporto economico, politico, morale e psicologico ai familiari degli uccisi; pubblicazioni di dati (altrimenti ignoti) relativi agli omicidi imputabili alla polizia (nel 1999 se ne contarono 2mila) raccolti porta a porta; mobilitazioni e scontri con la polizia.

O22 fu oggetto di una dura repressione. I manifestanti venivano caricati dai poliziotti a cavallo, colpiti da pallottole di gomma, arrestati, processati e incarcerati; vi erano intimidazioni alle famiglie, irruzioni nelle case e pestaggi dei militanti. Seppe però reagire trasformando l’attacco repressivo in occasione per accrescere la resistenza.

Il RCP USA era capace di dirigere “non con modalità autoritarie, ma attraverso una lotta paziente e fondata su principi” – segnalano gli autori dell’articolo – usando la linea di massa, partendo cioè dalle esigenze delle masse per dare loro strumenti organizzativi utili alla loro lotta, sulla base del principio maoista che “le masse popolari, e solo le masse popolari, sono la forza motrice che fa la storia del mondo”.

Le Giornate Nazionali di Protesta, ripetute una volta all’anno, avevano alla testa i familiari degli uccisi dalla polizia, soprattutto proletari della popolazione nera, i primi a essere licenziati dalle fabbriche o comunque destinati a restare disoccupati. Raccoglievano decine di migliaia di manifestanti, tanti dei quali frequentavano le chiese ed erano spinti a partecipare dai loro stessi capi spirituali. Vi prendevano parte iscritti e militanti sindacali, militanti per i diritti civili, insegnanti universitari, artisti, dirigenti delle comunità, avvocati, giornalisti e finanche membri di gang che, invece di scontrarsi tra di loro, si univano contro la polizia.

O22 non era una organizzazione comunista, dicono gli autori, ma era guidata da principi e si poneva obiettivi comunisti. Sul piano organizzativo, i più avanzati politicamente dovevano “essere formati come comunisti e reclutati nel partito d’avanguardia”.

Gli autori dell’articolo testimoniano di una crescita prorompente di O22. Una crescita che si interruppe bruscamente.

Perché? Secondo loro, per due deviazioni ideologiche presenti nel RCP USA: l’economicismo (dare valore alle lotte in sé, distaccate dall’obiettivo della rivoluzione socialista) e il dogmatismo (dare valore all’obiettivo della rivoluzione socialista in sé, distaccato dalle lotte). Tali deviazioni furono fatali per il movimento quando, usando gli attentati alle Torri Gemelle del 2001, lo Stato riuscì a creare un clima di unità nazionale “contro il nemico esterno” e tolse al movimento l’obiettivo parziale contro cui combattere e cioè la lotta contro polizia e la sua brutalità.

Significativo a questo proposito l’esempio riportato nell’articolo di Kites di una madre di New York, militante del movimento, incerta se portare avanti la mobilitazione contro la polizia perché, se era vero che un poliziotto aveva ucciso uno dei suoi figli nel quartiere di Queens, era altrettanto vero che sempre un poliziotto aveva salvato un altro dei suoi figli alle Torri Gemelle.

Il movimento di O22 non è finito nel nulla, così come non era sorto dal nulla nel 1996. Alle sue spalle c’erano le lotte per i diritti civili degli anni Sessanta, mentre il futuro apriva al movimento Black Lives Matter.

Anche dal bilancio di questa esperienza i comunisti di tutto il mondo possono trarre insegnamenti importanti: 1. gli obiettivi immediati (in quel caso la lotta contro la polizia e la sua violenza) non devono essere fini a se stessi, ma funzionali al raggiungimento dell’obiettivo strategico, ovvero l’instaurazione del socialismo; 2. la mobilitazione delle masse popolari dura e si sviluppa fintantoché c’è un partito comunista all’altezza dei suoi compiti che la dirige.

Lo scorso settembre la rivista Kites ha pubblicato una lunga intervista a Marco Pappalardo del P.CARC.
Kites (dal loro sito) “è una rivista di teoria e strategia comunista per la rivoluzione focalizzata sul Nord America. È nata nel 2020 dall’iniziativa di due organizzazioni: Iniziativa Rivoluzionaria (RI) in Canada e Organizzazione dei Rivoluzionari Comunisti (OCR) negli Stati Uniti. Il suo comitato editoriale è composto da alcuni rivoluzionari comunisti provenienti da tutto il Nord America e opera come entità indipendente”.

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