Se l’Economist loda l’Italia

Gli Agnelli/Elkann lisciano il pelo a Mario Draghi in mondovisione: il 16 dicembre, l’Economist – giornale di cui sono azionisti di maggioranza – ha incoronato l’Italia “paese dell’anno” per il successo della campagna vaccinale e per il successo della “ripresa”.

“Ogni anno l’Economist sceglie un “paese dell’anno”. Il riconoscimento non va al paese più grande, più ricco o più felice, ma a quello che a nostro parere è migliorato di più nel 2021. Tra i vincitori del passato ci sono l’Uzbekistan (per aver abolito la schiavitù), la Colombia (per aver trovato la pace interna) e la Tunisia (per aver introdotto la democrazia).

(…) In Mario Draghi l’Italia ha scelto un primo ministro competente e rispettato a livello internazionale. Per una volta un’ampia maggioranza di esponenti politici ha deciso di mettere da parte le divergenze per sostenere un programma di riforme che dovrebbe permettere a Roma di ottenere i fondi che le spettano in base al piano di ripresa post pandemia. Il tasso di vaccinazione in Italia è tra i più alti d’Europa. Dopo un difficile 2020, l’economia italiana si sta riprendendo più rapidamente rispetto a quelle di Francia o Germania. Naturalmente c’è il rischio che questa tendenza al buon governo possa invertirsi. Draghi vorrebbe essere eletto Presidente della Repubblica (un ruolo di rappresentanza) e il suo successore potrebbe essere meno competente. Ma non possiamo negare che l’Italia di oggi sia un paese migliore rispetto a dicembre dell’anno scorso. Per questo motivo l’Italia è il nostro paese dell’anno. Auguroni!” – “Qual è il Paese dell’anno 2021 de l’Economist?”

Riguardo alla campagna vaccinale c’è da dire che fino allo scorso settembre sono stati spesi 2,8 miliardi di euro (fonte Openpolis) e altri 1,8 sono previsti nella Legge di bilancio per il 2022. Una montagna di denaro che per essere giustificata ha richiesto la nomina di un generale dell’Esercito (Figliulo) per organizzarne la somministrazione; la violazione di vari articoli della Costituzione per costringere la popolazione a sottomettersi a un trattamento sanitario (non) obbligatorio; la promozione della discriminazione fra vaccinati e non; la criminalizzazione dei No Vax a cui addossare la responsabilità dell’aumento dei contagi e la repressione di quanti (vaccinati e non) si mobilitano contro il Green Pass.

Gli Agnelli/Elkann non premiano l’Italia per i risultati ottenuti nel contenimento dei contagi, premiano Draghi per aver fatto della campagna vaccinale una gallina dalle uova d’oro per le multinazionali e per aver fornito a capitalisti, padroni e speculatori ulteriori strumenti “legali” per ricattare e sottomettere i lavoratori.

Riguardo alla “ripresa”, che il riconoscimento dell’Economist sia solo una marchetta è evidente. L’impianto della Legge di bilancio è quello di tipico del “clima da fine impero”, altro che ripresa! Un esempio ne è la riforma del fisco: la manovra favorisce solo una stretta cerchia di benestanti, allargare i beneficiari del taglio dell’Irpef avrebbe, infatti, comportato una ripartizione impercettibile degli 8 miliardi stanziati…

Non ci sono stanziamenti significativi per nessuna delle emergenze che affliggono il paese. Non c’è l’ombra di investimenti per difendere i posti di lavoro esistenti e per crearne di nuovi. I soldi del Pnrr si confermano completamente svincolati da obiettivi di ripresa economica reale e soprattutto a vantaggio delle masse popolari.

I padroni cianciano di ripresa. Ma al di là delle loro chiacchiere la questione è pratica e immediatamente verificabile. Se i posti di lavoro stabili e dignitosi aumentano costantemente, c’è ripresa e stiamo uscendo dalla crisi. Ma se i posti di lavoro stabili si riducono e aumentano precarietà, ricatti, incidenti e morti sul lavoro, allora vuol dire che stiamo sprofondando ancora più nella crisi.

Se i padroni lodano Draghi, Draghi non è l’uomo di cui le masse popolari possono avere fiducia!
Il lettore che non si limita “all’informazione di regime” avrà certamente notato che il riconoscimento de l’Economist, prima che all’Italia è stato assegnato alla Colombia “per aver trovato la pace interna”. Solo che in Colombia, dopo la ritirata delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), sono all’ordine del giorno omicidi di sindacalisti, operai, dirigenti contadini, esecuzioni di manifestanti e rastrellamenti da parte dell’esercito, della polizia e degli squadroni della morte.
Ma anche il lettore normale che riflette sulla sua esperienza concreta, non faticherà a comprendere che la redazione de l’Economist – su mandato della famiglia di parassiti che per 100 anni ha incassato da governi amici e compiacenti denaro pubblico per poi lasciare baracca e burattini e rifugiarsi all’estero– lo prende in giro apertamente. Draghi non è stato scelto, è stato imposto con una manovra che ha messo sotto le scarpe la sovranità popolare e la sovranità nazionale.
Entrambi i tipi di lettori sanno dove l’Economist, gli Agnelli/Elkann, Draghi e il suo eventuale successore “meno competente” e il futuro Presidente della Repubblica possono ficcarsi i loro Auguroni…

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