Sabato 4 dicembre. Cinque nostri compagni, al termine della manifestazione No Draghi Day, si dirigono verso la metropolitana di piazza Duomo, piena di persone che fanno shopping ai mercatini di Natale.
Nonostante l’apparenza, in realtà la piazza è ogni sabato più militarizzata, col pretesto di impedire le manifestazioni contro il Green Pass. Quella sera numerosi agenti di polizia in borghese si aggirano tra i turisti, identificano, aggrediscono e trascinano via chiunque abbia un cartello, una bandiera o si muova in gruppo, in un clima surreale.
Nel tornare a casa vengono fermati anche diversi partecipanti al corteo No Draghi Day, che era autorizzato. Pure i nostri cinque compagni vengono fermati. Identificati una prima volta, subito denunciano a voce alta quanto sta accadendo. Una seconda squadraccia di poliziotti in borghese li aggredisce allora alle spalle, li prende di peso e li trascina a forza verso i blindati, a suon di urla, spintoni e minacce. Qui sono nuovamente identificati e trattenuti per ore, tra atteggiamenti intimidatori e provocazioni. Vengono infine rilasciati con 5 multe per manifestazione non autorizzata, 5 dispositivi di allontanamento dal centro per 48 ore, un avviso di DASPO, una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e il sequestro di bandiere e megafono.
I fatti del 4 dicembre a Milano mostrano bene come il governo punti a usare il clima di criminalizzazione delle proteste No Green Pass costruito in questi mesi, e gli strumenti di repressione messi a punto per contrastarle, per colpire ogni mobilitazione che sia contro il governo. Chi aveva pensato che la repressione contro i No Green Pass fosse un problema che non lo riguardava, e magari che sotto sotto se la meritavano anche, ha un ulteriore episodio su cui riflettere: la repressione contro quelle piazze è parte di una deriva autoritaria che riguarda tutti quelli che vogliono mobilitarsi contro le misure del governo!
Ma questo salto di qualità nella repressione è in realtà segno e fattore di debolezza di questo governo messo su dai padroni per scaricare sulle masse popolari gli effetti della crisi.
Il motivo di questa deriva è infatti che, nonostante la campagna mediatica martellante per presentarlo come il governo della provvidenza, ogni misura che Draghi prende va contro le masse popolari, ne peggiora le condizioni di vita e ne suscita inevitabilmente la ribellione. Più la ribellione si estende, più il governo deve ricorrere alla repressione.
Questa può spaventare e portare chi si mobilita a desistere. Ma se non ci lasciamo intimidire e rispondiamo colpo su colpo, la repressione può essere un’arma che si rivolta contro chi la agita, può trasformare il fuoco della ribellione in un incendio. Per farlo dobbiamo però rompere con la prassi, fino a oggi maggioritaria nel movimento No Green Pass, di concepire la repressione come una questione personale, da trattare al massimo a livello legale. Ogni abuso di polizia, ogni azione repressiva, ogni attacco, deve essere denunciato e rispedito al mittente!
In quest’ottica abbiamo subito organizzato una campagna contro questo attacco repressivo.
Come primo passo abbiamo prodotto un comunicato video in cui abbiamo: denunciato quanto accaduto e invitato gli organismi operai e popolari, i sindacati, i comunisti ad esprimere pubblicamente solidarietà; invitato tutti i solidali a sostenere anche economicamente questa campagna; indicato la necessità di disobbedire ai divieti e continuare a mobilitarsi ed organizzarsi per fare fronte alla repressione e cacciare il governo Draghi.
Abbiamo poi prodotto un volantino da distribuire nei cortei e mobilitazioni a cui partecipiamo in cui rinnoviamo l’appello a esprimere solidarietà a livello politico ed economico.
Quindi, il 18 dicembre abbiamo organizzato un presidio fuori dall’ufficio sanzioni del Comune di Milano, per consegnare il nostro ricorso alle multe, iniziativa che dà seguito a quella già organizzata due settimane prima dal collettivo Studenti contro il Green Pass, a cui avevamo preso parte.
Questi passi hanno già prodotto un importante movimento di solidarietà, sia a livello di prese di posizione, sia a livello di sostegno economico. Ora si tratta di continuare. Puntiamo a sviluppare la campagna costruendo degli sportelli contro la repressione: che siano ambito di mobilitazione e organizzazione per quanti vogliono lottare contro questi attacchi; che siano strumento per sostenere e organizzare quanti hanno ricevuto multe, DASPO e denunce e si trovano da soli e isolati; che contribuiscano a sviluppare il coordinamento tra le diverse realtà che lottano contro misure repressive e il legame tra la repressione delle piazze e quelle nei posti di lavoro.
I responsabili di questo clima repressivo, il Questore e il Prefetto, devono rispondere del loro operato. La loro gestione dell’ordine pubblico è il terrorismo verso chi si mobilita, come già avevano dimostrato il 25 aprile 2020, quando avevano sguinzagliato in tutta la città forze di polizia per aggredire chi portava fiori alle lapidi dei partigiani.
Andremo avanti con tutte le iniziative necessarie per rispedire al mittente le provocazioni, gli arbitrii e gli abusi della polizia, fino a costringerli a fare marcia indietro sui divieti a manifestare e sul clima di repressione crescente: lo Stato di Polizia non deve passare!
Ma andremo avanti, innanzitutto, per fare anche di questa lotta particolare un tassello della lotta più generale per cacciare Draghi, imporre un nostro governo di emergenza popolare e fare ulteriori passi avanti verso la costruzione del socialismo!