La spinta dal basso. Come si costituisce il Governo di Blocco Popolare?

La crisi politica che stringe il nostro paese (ne parliamo nell’articolo “La corsa per il Quirinale”) non ha soluzione nelle “normali procedure” della politica borghese. Sia perché la guerra per bande fra comitati di affari e gruppi di potere mina la tanto invocata stabilità, sia perché anche quando le Larghe Intese trovano una momentanea tregua, il programma che impongono alimenta inevitabilmente la ribellione delle masse popolari, poiché aggrava le loro condizioni di vita e di lavoro (aumento della precarietà, dello sfruttamento, delle politiche di rapina, del carovita e della repressione).
La parabola del governo Draghi è in questo senso esemplare.
Nonostante le apparenze e la propaganda di regime, la questione del “dopo Draghi” è all’ordine del giorno. Realisticamente le possibilità sono solo due: un governo delle Larghe Intese che “tira a campare” aggravando la crisi politica e lasciando il paese nella mani della Comunità Internazionale, oppure un governo che affronta gli effetti più gravi della crisi in modo da salvaguardare gli interessi e i diritti delle masse popolari.
Un simile governo non può limitare la sua azione al rispetto delle legge e delle prassi (“vorremmo fare, ma ce lo impediscono” era il ritornello del M5S al governo), deve prendere misure di emergenza attraverso procedure straordinarie; deve avvalersi della mobilitazione delle masse popolari organizzate.
Questo tipo di governo è quello che chiamiamo Governo di Blocco Popolare (GBP).
Trattiamo costantemente l’argomento su Resistenza, ma spesso riceviamo sollecitazioni a “essere più chiari”, a entrare di più nel dettaglio.
Raccogliamo l’invito con questo articolo, prendendo spunto dalle domande che un compagno ha posto durante una discussione pubblica del numero scorso del giornale: “come costituiamo il Governo di Blocco Popolare? Con le elezioni? Con un referendum? Tramite una rivolta violenta?”.
Le domande che il compagno pone sono diffuse e ricorrenti, confidiamo che rispondendo a lui forniremo ulteriori spunti di riflessione a tutti quei lettori che si pongono questioni analoghe.

Alla costituzione del GBP si arriva attraverso un processo. Non esiste “l’ora x”, vanno create le condizioni per imporlo attraverso una mobilitazione cosciente

– usando ogni appiglio offerto dalla crisi politica e dalla guerra fra comitati di affari e gruppi di potere per indebolire le Larghe Intese;

– valorizzando ogni forma di resistenza e di mobilitazione di cui le masse popolari sono protagoniste, in modo da rafforzare gli organismi operai e popolari esistenti, crearne di nuovi e favorire il loro coordinamento;

– usando ogni occasione e situazione per rafforzare la rete degli organismi operai e popolari, affinché diventi una rete di nuove autorità pubbliche indipendenti e autonome dalle autorità borghesi. Autorità “antagoniste” poiché gli interessi delle masse popolari sono inconciliabili con gli interessi della classe dominante.

Dei tre aspetti ci soffermiamo sul terzo. Che vuol dire concretamente “rafforzare la rete degli organismi operai e popolari, affinché diventi una rete di nuove autorità pubbliche indipendenti e autonome dalle autorità borghesi”?

La resistenza che le masse popolari oppongono alla crisi ha generato, genera e continuerà a generare organismi operai e popolari che si pongono alla testa della mobilitazione. Alcuni esempi.

Il movimento NO TAV è il più conosciuto e longevo per quanto riguarda la lotta contro la speculazione, la devastazione ambientale e la repressione, ma di comitati e movimenti similari ce ne sono decine e decine sparsi in tutto il paese: dal movimento NO TAP, NO Grandi Navi, le mamme vulcaniche, i NO inceneritore, i comitati contro le scorie nucleari e le nocività…

Il Collettivo di Fabbrica della GKN è quello che ha assunto un ruolo d’avanguardia rispetto alle lotte operaie, ma gli organismi operai sono svariati. Alcuni sono riconducibili alle RSU, altri sono informali, altri ancora nascono con scopi ricreativi (i CRAL, i gruppi allo stadio, ecc.). L’aspetto decisivo, al di là delle loro differenze, è che esistono!

Gli organismi che hanno trovato la strada per sviluppare la mobilitazione oltre la singola battaglia contingente, hanno assunto un ruolo nazionale: riconosciuti da una parte importante delle masse popolari hanno acquisito l’autorevolezza per contendere la direzione delle mobilitazioni alle organizzazioni “di regime” e collaborazioniste, ai “pompieri” del movimento popolare. Sono organismi d’avanguardia.

A un certo livello di sviluppo della mobilitazione, tutti gli organismi d’avanguardia sono accomunati dalla necessità di dare uno sbocco politico e pratico alla mobilitazione che hanno suscitato. Tutti si trovano prima o poi di fronte alla necessità di assumere un ruolo superiore nella lotta politica per condurre alla vittoria la lotta per cui sono nati.

Questa è una prima condizione che spinge – al di là del grado di coscienza che ne hanno – gli organismi operai e popolari a dover imboccare la via della costituzione di un governo che attui le rivendicazioni che avanzano. È infatti necessario, poiché ad esempio nessun governo degli speculatori bloccherà mai il TAV. Nessun governo guidato dalla Troika bloccherà mai le delocalizzazioni. E lo stesso ragionamento vale per la difesa e tutela dell’ambiente, per la salute pubblica, per il diritto all’istruzione, per la cura degli anziani, ecc.

Se analizziamo i sommovimenti politici degli ultimi anni – limitiamoci pure agli ultimi dieci – emerge chiaramente che gli organismi operai e popolari che hanno saputo dare continuità alla mobilitazione, e che per questo sono diventati punti di riferimento per vasti settori delle masse popolari (organismi d’avanguardia), hanno condizionato direttamente la lotta politica.

La loro azione ha influito sui risultati elettorali (ricordiamo solo l’exploit del M5S nel 2013 e nel 2018) e sulle amministrazioni locali (ad esempio la rete dei sindaci NO TAV); ha fatto emergere una schiera di intellettuali, artisti, tecnici, personaggi della cultura e della scienza che si sono messi a disposizione della mobilitazione. Una schiera da cui, per inciso, verranno gli esponenti del GBP, persone che in virtù del loro legame con la mobilitazione popolare diventano rappresentativi delle speranze e delle ambizioni di cambiamento del paese.

Questo processo oggettivo si produce e riproduce, ma per svilupparsi oltre il “livello elementare”, deve diventare mobilitazione cosciente per scalzare i governi della classe dominante e imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

A partire dal 2013 si sono presentate almeno due occasioni nelle quali le organizzazioni operaie e popolari avrebbero potuto imporre un loro governo, composto dagli esponenti in cui in quel momento riponevano la loro fiducia: da Maurizio Landini a Rodotà, da Cremaschi a Margherita Hack, da Gino Strada a Ugo Mattei, da De Magistris a Beppe Grillo, ecc.

Alle elezioni politiche del 2013 il M5S risultò il secondo partito in termini di voti e assunse un ruolo decisivo nel quadro politico perchè rifiutava di sostenere le Larghe Intese nella formazione del governo. In nome della “governabilità del paese”, la UE e i partiti delle Larghe Intese escogitarono la rielezione di Napolitano alla Presidenza della Repubblica, in modo da guidare la formazione di un nuovo governo.

Alla rielezione di Napolitano al Quirinale, Beppe Grillo chiamò le masse popolari alla mobilitazione contro il “golpe bianco” e le masse popolari risposero. Da tutto il paese si apprestarono a partire per Roma. Fu lo stesso Grillo a fare retromarcia e a spegnere le proteste per “senso di responsabilità”, avallando, in tal modo, la legittimità della rielezione di Napolitano e le sue future scelte che portarono, di lì a poco, all’installazione del Governo Letta prima (23 aprile 2013) e del Governo Renzi poi (febbraio 2014).

Nel 2018, la vittoria del M5S alle elezioni politiche sembrava incarnare il cambiamento. Il M5S raccolse i voti della classe operaia e di gran parte delle masse popolari, ma soprattutto raccolse il sostegno dei principali movimenti popolari del paese.

Anziché far valere quel sostegno e chiamare gli organismi operai e popolari alla mobilitazione per realizzare il suo programma di governo (anche con la formazione di un governo di minoranza: minoranza in parlamento, ma maggioranza nel paese!), il M5S imboccò la via dell’accordo con le Larghe Intese. Il risultato è noto: governo con la Lega (Conte 1) e poi con il PD (Conte 2) che ha aperto le porte alle manovre con cui la UE, Mattarella e Renzi hanno installato Draghi nel 2021.

Le occasioni perse non sono “un treno che non passa più”: la situazione politica presenta e presenterà altre innumerevoli occasioni. La crisi generale che avanza, la crisi politica che si aggrava e la spinta delle masse popolari a trovare una soluzione al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro pongono costantemente le condizioni per il GBP.

Rispondiamo ora alla domanda iniziale: come si costituisce il GBP?

Le vie sono diverse, procedono parallelamente e dobbiamo invece farle convergere tutte: elezioni, referendum, manifestazioni, scioperi, disobbedienza di massa, valorizzazione delle reti alternative di produzione e distribuzione di beni e servizi… tutto deve essere valorizzato per far crescere il protagonismo delle masse popolari.

La mobilitazione popolare deve crescere fino a rendere il paese ingovernabile a qualunque governo della borghesia. Bisogna creare una situazione tale per cui la classe dominante dovrà ingoiare il GBP. E lo farà, confidando di vederlo crollare in poco tempo o per limiti propri o per effetto della sua azione di boicottaggio e sabotaggio.

Pur con tutte le differenze del caso, un esempio storico aiuta a comprendere la questione.

Nel 1945 la borghesia imperialista era allo sbando: il regime fascista era dissolto, la monarchia screditata e neppure gli imperialisti USA e il Vaticano riuscivano a comporre un governo stabile. Questo perché a contendere loro la direzione del paese c’erano le forze partigiane, decine di migliaia di operai armati e di soldati diretti dal PCI

Nessun governo apertamente reazionario sarebbe stato accettato dalla popolazione in armi.

Questo costrinse la borghesia imperialista a ingoiare un governo del CLN: il governo Parri. Il primo governo dopo la Liberazione fu espressione del movimento partigiano.

Solo i limiti del PCI permisero alla borghesia di sabotare il governo fino a farlo cadere, riprendendo in mano il paese con i governi monocolore della DC.

Al contrario di quanto fece il PCI nel dopoguerra, i comunisti dovranno mettersi alla testa della lotta per impedire il boicottaggio e il sabotaggio del GBP. Attraverso questa mobilitazione le masse popolari saranno spinte ad avanzare ulteriormente per non perdere quanto conquistato. Questa è la strada che le condurrà a farla finita con il capitalismo e a instaurare il socialismo.

Partiamo da quello che le organizzazioni operaie e popolari sono oggi: organismi di lotta che rivendicano al governo e alle autorità borghesi questa o quella misura.
La trasformazione che i comunisti devono dirigere è portarle ad agire da nuove autorità pubbliche. Lo facciamo indicando una via realistica: realizzare direttamente, nella misura in cui sono capaci e usando i mezzi di cui già dispongono, le misure che ritengono necessarie, applicando il principio che tutto quello che va negli interessi delle masse popolari è legittimo, anche se per la borghesia è illegale.

Il programma del Governo di Blocco Popolare raccoglie le principali rivendicazioni delle masse popolari e le riassume in sette misure.

  1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale. Nessuna azienda deve essere chiusa.
  2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.
  3. Assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società. Nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato.
  4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose, assegnando alle aziende coinvolte altri compiti.
  5. Avviare la riorganizzazione di tutte le altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.
  6. Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
  7. Epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano la trasformazione del paese, conformare le Forze dell’Ordine, le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 e ripristinare la partecipazione universale dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...

La lotta per la formazione

La formazione è un pilastro dell’attività del P.Carc. Si...

4 novembre in piazza: appello del Calp di Genova

Unire le lotte e le mobilitazioni contro la guerra...

Quando i sionisti attaccano hanno paura della verità

Liliana Segre e la denuncia all'attivista Cecilia Parodi