Ispezioni parlamentari in ogni azienda
“Prima di ogni controllo ci sarà una telefonata per programmarlo, specificarne la natura, individuarne i contenuti e i documenti necessari.
Non ci saranno divise o mitragliette in vista. I controlli avverranno nel rispetto reciproco. Poche parole: civiltà, gentilezza e cortesia”.
Renato Brunetta – Ministro per la pubblica amministrazione
Nel momento in cui stiamo chiudendo questo numero di Resistenza a Torino è crollata una gru e tre operai sono morti. Un’altra strage sul lavoro. In tre giorni, fra il 16 e il 18 dicembre, sono morti altri sette operai, oltre ai tre di Torino. Dieci morti in tre giorni.
Lo dicono in tanti, anche su Resistenza lo diciamo spesso e continueremo a dirlo perché è la verità: i morti sul lavoro non sono fatalità, sono omicidi.
Commentando i fatti di Torino, Bombardieri (segretario generale della UIL) ha detto: “non c’è modo di fermare questa strage, indegna di un paese civile”.
Nelle sue parole una menzogna e una rivelazione. La menzogna è che non c’è modo di fermare questa strage; la rivelazione è che se queste sono le riflessioni e considerazioni di un segretario generale di un sindacato (sic!), si capisce bene il contesto in cui gli omicidi sul lavoro avvengono:
– sindacati di regime conniventi con la classe dominante, con il governo e con i padroni;
– ministri come Brunetta, questi sì “indegni di un paese civile”, che promettono la sospensione dei controlli a sorpresa nelle aziende;
– l’associazione industriali che si vanta di aver avuto “un ruolo decisivo nella tenuta del paese durante la pandemia” perché ha fatto carte false per evitare la chiusura delle aziende durante la prima ondata, provocando una strage di contagi e di morti.
È vero, il problema non si può risolvere finché la società è mossa dal profitto, finché la vita degli operai vale meno della produzione. Ma no, non è vero che il problema non si può affrontare adesso, subito.
Ispezioni ovunque.
Gli eletti alla Camera e al Senato, fra le loro prerogative, hanno facoltà di fare ispezioni che nelle aziende pubbliche possono avvenire senza permessi o comunicazioni preliminari, mentre per quelle private necessitano del consenso della direzione aziendale.
Curiosa differenza: è come se i Vigili del Fuoco potessero intervenire liberamente se a bruciare è una biblioteca comunale, ma per spegnere l’incendio di un palazzo residenziale dovessero attendere la delibera dell’assemblea condominiale …
Ad ogni modo, le ispezioni parlamentari non sono molto diffuse. È ora che invece lo diventino.
Sappiamo che non tutti gli eletti in parlamento sono indegni di un paese civile, anzi ce ne sono di onesti, valorosi, coraggiosi e “scomodi”. Sono pochi, ma tocca a loro aprire la strada.
Sappiamo che da soli è difficile che si muovano, che prendano l’iniziativa. Bisogna che i lavoratori, le RSU, gli organismi operai intervengano su di loro per attivarli.
Sappiamo, infine, che ci sono mille cavilli da superare, mille porte da forzare e divieti da violare. Ma va fatto.
Va fatto nei cantieri edili, nelle aziende grandi (dove esistono reparti punitivi e vige il regime da caserma) e in quelle piccole (dove il paternalismo sostituisce leggi e regole); negli ospedali e sui mezzi pubblici (dove sono sistematicamente violate le regole di sicurezza e i protocolli anticontagio); nelle scuole, nelle carceri, ecc.
Ispezioni ovunque! Non sono una soluzione alla strage sui posti di lavoro, ma contribuiscono a squarciare la cappa di omertà che vige nelle aziende pubbliche e private. Quella cappa di cui tutti sanno e per cui nessuno muove un dito, salvo quando “ci scappa il morto” e va in scena, per qualche giorno, l’indignazione degli assassini in guanti bianchi.
All’ospedale di Cisanello (Pisa) è stato licenziato un delegato sindacale dell’appalto della vigilanza privata perché si era allontanato per pochi minuti dalla sua postazione di lavoro (vedi articolo a pag. 9). Com’è stata solerte la dirigenza aziendale nel controllare e licenziare il lavoratore! Peccato che non sia altrettanto attenta e pronta quando si parla dei problemi derivanti dalla malagestione dell’ospedale, della mancanza di DPI, dei disagi dei pazienti, della mancanza cronica di personale, delle condizioni contrattuali, di lavoro e via dicendo.
I parlamentari devono andare a Cisanello a verificare qual è la situazione dell’ospedale e delle ditte in appalto! I tanti comitati della sanità pisani devono chiamare in causa da subito e pubblicamente i parlamentari perché si attivino e accompagnarli nelle loro ispezioni.