[Italia] Morti sul lavoro: basta piagnucolare, gli eletti ci mettano la faccia!

Sabato 18 dicembre a Torino ci sono state le ennesime tre morti sul lavoro. Tre operai gruisti sono morti cadendo da decine di metri e finendo poi schiacciati sotto il peso delle gru su cui erano a lavoro. Il crollo ha coinvolto le abitazioni circostanti, colpite dal collassare della gru e diversi tra i passanti. Sull’accaduto è intervenuta sin da subito la sezione torinese del Partito dei CARC, che ha sede proprio nelle vicinanze del luogo dell’incidente.

Nelle ore immediatamente successive alla morte degli operai torinesi, si è sviluppata con forza la rabbia e la voglia di esprimere vicinanza e sostegno a quegli operai e a quelle famiglie. Nel giro di due giorni si sono infatti tenuti uno dietro l’altro una serie di appuntamenti. Domenica 19 dicembre si è tenuta una commemorazione nel luogo della morte di Roberto, Marco e Filippo. Lunedì 20 dicembre, invece, il Si Cobas ha lanciato la proposta di sospendere in tutti i luoghi di lavoro per un minuto di silenzio in memoria degli operai caduti. Nella stessa giornata il sindacalismo di base e conflittuale cittadino ha inoltre convocato un presidio in via dell’Arcivescovado, cui hanno fatto seguito anche CGIL, CISL e UIL convocando un presidio a piazza Castello per martedì 21 dicembre.

Nel frattempo nei media di regime impazzano i tentativi di far passare per una tragedia e un incidente l’ennesimo omicidio di operai nel nostro paese. Laconici i giornalisti di regime invitano a partecipare ai funerali dei tre operai e invocano la necessità di maggiori controlli per evitare incidenti. Le solite chiacchiere che non fanno altro che nascondere la verità: questi operai non li ha uccisi un incidente, li ha uccisi il capitalismo. Serve a poco invocare maggiori controlli farfugliando della poca sicurezza con cui si lavora. È una questione che riguarda il modo di produrre e di gestione della società, quelli che pochi giorni fa hanno ammazzato l’operaia Rossella, davanti allo stabilimento Stellantis di Melfi, su cui è intervenuta la Federazione Campania del Partito dei CARC. Di chi è la responsabilità? Chi è colpevole della morte di tre-quattro lavoratori ogni giorno nel nostro paese? Non è un singolo padrone, sono tutti i padroni i responsabili!

Le autorità della borghesia non hanno alcun interesse a mantenere i requisiti e rispettare le loro stesse leggi sulla sicurezza se queste confliggono con i profitti. Prendano atto soprattutto di questo anche tutti i parlamentari, gli eletti delle regioni e dei comuni dell’intero paese, anziché dichiarare di voler capire cosa è successo e affermare genericamente che i colpevoli dovranno pagare. Loro cosa fanno e cosa hanno fatto nel concreto per prevenire ed evitare queste morti? Se le istituzioni preposte non vigilano e non fanno i controlli, in quanto eletti loro cosa fanno o dovrebbero fare?

La risposta c’è e comporta la mobilitazione immediata di tutti quegli eletti in parlamento, alle regioni e nei comuni per andare a controllare in prima persona, fare ispezioni, mettersi a disposizione degli operai e dei lavoratori che ogni giorno nelle fabbriche, sui cantieri, in ospedale, a scuola e nel resto dei luoghi di lavoro vengono mandati al massacro e censurati a causa delle leggi sui vincoli di fedeltà aziendale.

Lo facciano subito i parlamentari e gli eletti che vogliono dare un senso alla carica per cui sono stati eletti e non limitarsi a reggere la coda a Draghi e il suo governo nemico di chi lavora e manda avanti il paese. C’è un esempio del marzo di quest’anno cui ispirarsi, l’ispezione fatta da Nicola Morra al Centro vaccinale di Cosenza di cui abbiamo scritto come Agenzia Stampa del Partito dei CARC. Che dieci, cento, mille parlamentari ed eletti vadano sui luoghi di lavoro, ci mettano la faccia e si schierino con i lavoratori. Che i lavoratori stessi si mettano in contatto con gli eletti e pretendano le ispezioni, che ogni rifiuto e traccheggiamento venga reso pubblico. Chi dice di essere stato eletto per sostenere le masse popolari lo faccia o venga costretto a farlo!

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