[Internazionale] Intervista a Flavio Crotti sulla gestione dell’emergenza sanitaria in Cina

Pubblichiamo l’intervista a Flavio Crotti in merito alla gestione della pandemia attuata dal governo cinese in questi quasi due anni di pandemia.

***

1. Questa pandemia ha mostrato come quei paesi che vengono dalla prima ondata delle rivoluzioni socialiste in tutto il mondo, in virtù degli elementi di socialismo di cui ancora godono, ad esempio la gestione pubblica del SSN e della ricerca, abbiano affrontato meglio dei paesi imperialisti e capitalisti la pandemia. Come funziona il sistema sanitario nazionale della RPC?

Il sistema sanitario nazionale qui in Cina purtroppo è ancora uno dei problemi importanti da risolvere. Il problema è che esiste un SSN misto, dove le persone hanno una tessera sanitaria con un importo accreditato dallo Stato, spendibile per prestazioni sanitarie. L’importo non è alto e varia a secondo della fascia di età e di contribuzione. Di fatto non esiste un servizio sanitario gratuito se non per certi tipi di prestazione ,come le emergenze e per le fasce meno abbienti. In tutti gli altri casi le prestazioni si pagano, alcune sono molto care altre alla portata delle persone. È su questo problema che il PCC si sta focalizzando: dare la possibilità a tutte le persone di poter usufruire gratuitamente di tutti, o quasi, i servizi sanitari ai propri cittadini. In alcune città i governi locali stanno sperimentando come implementare questa azione, ma ci vorrà del tempo anche per calibrare al meglio, senza creare disuguaglianze, lo strumento adatto.

A favore comunque della sanità cinese, ci sono alcune peculiarità non di poco conto, ad esempio l’efficienza, la professionalità e la velocità nelle prestazioni delle strutture mediche/ospedaliere. Per fare un esempio, mia suocera poco tempo fa ha dovuto farsi operare di cataratta all’occhio sinistro (mia suocera ha 90 anni). La nota dolente è stata il fatto che ha dovuto pagare circa 3000 RMB (al cambio circa 400 euro), le note positive invece sono state che in due giorni le hanno fatto l’operazione (in day hospital), perfettamente riuscita, senza problemi e in tutta sicurezza. Potrei farne molti altri di esempi, ma non basterebbe un libro, il concetto mi pare sia chiaro.

2. Quali sono state le misure attuate dal governo della RPC dal punto di vista sanitario? Come si sono svolte attività quali lockdown, cure territoriali, ospedalizzazione, vaccini, sanificazione di strade ed edifici, informazione sanitaria o altro?

Anche qui va fatta una doverosa e importante premessa. Il covid 19 o anche SARS-2 (in quanto molti si dimenticano ma la percentuale di similarità tra la SARS-1 e la 2 è di circa il 90%) e’ stato scoperto e isolato per la prima volta (almeno secondo le notizie conosciute) in Cina e, dato che a tutti sembra essere completamente sconosciuto, l’identificazione e l’attuazione delle misure necessarie al contenimento, ha creato molti problemi nel capire quali sarebbero stati gli effetti e i danni che avrebbe potuto arrecare.

Rammento inoltre che l’emergere del virus nel periodo appena precedente al capodanno cinese, ha ulteriormente creato difficoltà e problemi all’intera nazione. Sono stati bloccati tutti i trasporti da e verso lo Hubei (la provincia di Wuhan) e tutti gli accessi, fino ad attuare un vero lockdown duro, dove anche le uscite di casa delle singole persone era monitorate, controllate e regolamentate. Via via che il virus prendeva piede anche nelle altre zone della Cina, sono stati attuati, con gli stessi criteri, lockdown in moltissime province (ad esclusione del Tibet, Qinghai e Xinjiang) proprio nel periodo successivo al nuovo anno, generando un blocco di fatto di tutte le attività produttive e sociali del paese. Sono stati creati ospedali ad hoc (rammento i due costruiti a Wuhan in dieci giorni), è stato potenziato il personale medico, sono state inviate nello Hubei intere squadre mediche, il tutto con l’ausilio e il supporto importante delle forze armate. Il governo tramite puntuali informazioni televisive, radiofoniche, informatiche e telefoniche, teneva costantemente aggiornate le persone su tutto il territorio nazionale. In quel periodo si sono visti molteplici atti di eroismo, generosità e unità che la Cina aveva visto sono nel periodo precedente la creazione della Repubblica Popolare. Mai visto un paese così unito, così forte, così coeso, una unità tale che anche i cittadini stranieri come me (anche se io mi sento mezzo cinese), si sono sentiti parte integrante e attiva di questa sfida epocale.

Alla fine, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, questa unità non si è dispersa con il miglioramento delle condizioni di vita, al contrario è stata la base per una nuova consapevolezza di nazione forte, orgogliosa e socialista.

3. Ci sono state conseguenze in termini occupazionali, chiusura attività produttive o commerciali come da noi? Quali misure ha attuato il governo per farvi fronte?

Eccome! Effetti devastanti dal punto di vista economico e sociale. In un solo mese di lockdown la Cina ha perso circa il 7% di GDP. Moltissimi attività, soprattutto quelle medio piccole, hanno chiuso, in particolar modo ristoranti e semplici negozi di beni non primari.

La capacità, la flessibilità e l’intelligenza però hanno permesso di non arrendersi di fronte alle enormi difficoltà, per cui, molte attività si sono riconvertite, soprattutto molti ristoranti (ma non solo) sono diventati negozi di frutta, verdura, e altri generi alimentari. Il governo parallelamente ha incentivato queste operazioni, bloccando tutte le tasse per quasi un anno, prestando denaro spesso a fondo perduto o a tassi risibili per moltissime attività commerciali e industriali. Molti affitti sono stati bloccati, sono stati bloccati licenziamenti e, nei casi (pochissimi) in cui sono avvenuti, i datori di lavoro sono stati puniti duramente.

Le uniche attività produttive funzionanti a pieno regime erano tutte quelle attività necessarie a produrre beni primari, in particolar modo i DPI e beni di genere alimentare. Tutte le attività non necessarie sono state bloccate, altro che giornalai o tabaccai o negozi d’armi aperti come avvenuto in Italia!

Con il miglioramento dell’epidemia, poco alla volta, sono state riaperte tutte le fabbriche e uffici – lo smartworking viene usato pochissimo – utilizzando rigidi controlli di sicurezza e garantendo in questo modo tranquillità a tutto il personale operativo.

In pochi mesi la Cina non solo ha recuperato quello perso, ma e’ riuscita a chiudere l’anno con un saldo positivo del GDP del 2,3%. Quest’anno, l’economia è tornata a livelli che non si vedevano da almeno dieci anni, nonostante il mondo non solo non si fosse liberato del virus, ma continuasse (coinvolgendo in minima parte anche la Cina) ad avere enormi problemi di contenimento e tracciamento.

4. È stato necessario, ad esempio, convertire aziende per la produzione di mascherine, farmaci e quanto necessario? O sono stati stretti accordi con altri paesi per la loro fornitura?

Moltissime aziende si sono riconvertite immediatamente e senza enormi problemi per fare fronte alle necessità impellenti. Industrie che producevano materiale elettronico hanno iniziato a produrre mascherine, camici, guanti, respiratori, bombole di ossigeno e altri materiali necessari al contenimento dell’epidemia. Accordi con altri paesi sono stati fatti, ma solo per le esportazioni. Inizialmente il paese non aveva sufficiente materiale sanitario per fare fronte all’epidemia e alcuni paesi virtuosi, come Italia, Giappone, Russia e altri più piccoli, hanno donato sufficienti quantità per la gestione dell’emergenza e sono stati peraltro ricambiati ampiamente in poco tempo.

5. Che ruolo ha avuto la popolazione nella gestione della pandemia in termini di partecipazione e coinvolgimento nella battaglia per farvi fronte?

Come ho già accennato prima qui sta una delle forze, se non la forza principale di questo paese. L’aver affrontato il problema tutti uniti, insieme, come un sol uomo un nemico. Che sia un virus, un terremoto, una inondazione o una invasione, per il popolo cinese non cambia nulla. L’integrità e la libertà della nazione tutta unita nella salvaguardia di ogni singola vita umana è di fatto una reazione naturale. Nessuno si pone domande, nessuno si tira indietro, nessuno vuole essere da meno, tutti si fidano di chi li comanda facendo si che la reazione sia immediata e forte, come se fosse un esercito perfettamente coordinato e comandato.

Non ci sono individualismi, egoismi, ma fratellanza e generosità. Qui emerge il vero cuore del socialismo, la potentissima arma di un socialismo che permea la società cinese come una seconda pelle, un’arma che il capitalismo, il liberismo o qualsiasi altra forma di organizzazione sociale-economica non potrà mai avere. La storia ha detto che il socialismo ha vinto e ha sconfitto ogni egoismo, colonialismo, razzismo, prepotenza e arroganza in ogni sua forma e manifestazione.

6. Dal punto di vista sanitario abbiamo letto che le misure adottate dalla RPC sono state le seguenti: a) misure anti-contagio come mascherine, distanziamento, ecc. b) campagna vaccinale che ha dato priorità alle fasce più deboli, ai lavoratori e tutti quelli che per motivi lavorativi e di altro genere si spostano per il paese fino a vaccinare via via la maggioranza dei cinesi; c) monitoraggio degli spostamenti e dei focolai contagio accompagnati da un rafforzamento delle strutture ospedaliere e della sanità territoriale e domiciliare. Confermi? Ce ne sono altre?

Oltre ad approvarle personalmente non solo le confermo ma, i controlli sono stati estesi capillarmente ad ogni singolo condominio, paese, comunità, villaggio. Certo, ci sono stati episodi di persone che si sono opposte o che si sono dimostrate inadempienti, ma sono stati casi molto isolati, immediatamente risolti e laddove fosse necessario, puniti.

Le misure prese, ancora attuali per molti versi, sono state il distanziamento sociale, l’obbligo dell’uso delle mascherine appropriate in ogni luogo al chiuso e all’aperto nel caso ci fossero persone vicino. Il monitoraggio degli spostamenti tramite un APP che andava scansionata prima di entrare in ogni luogo. L’esibizione all’ingresso di ogni struttura o collegamento pubblico di un pass verde, un vero Green Pass, non quello farlocco italiano o di altri paesi occidentali, pena il divieto d’accesso in mancanza del codice o di un codice di diverso colore.

Strutture ospedaliere preposte e specializzate alla cura e prevenzione del virus, senza per questo penalizzare le altre patologie. Isolamento e confinamento in strutture ospedaliere ad hoc (e non a domicilio!) in caso di positività del soggetto. Covid test a pioggia nelle zone critiche o zone sospette per i cittadini o, nelle altre, per quelli entrati in contatto con positivi. Ancora oggi la grande arma del paese è proprio il tracciamento attraverso i tamponi a tappeto per i cittadini che permettono di scovare anche il più piccolo focolaio. Si tratta di test che vengono realizzati in completa sicurezza, affidabilità e velocità. Tanto per dare un esempio, proprio in questi giorni, la variante Delta, la più virulenta versione del virus, ha portato qualche caso nella città di Wuhan. Ebbene in meno di una settimana è stata completamente monitorata l’intera megalopoli (oltre 11 milioni di abitanti) facendo emergere la sconvolgente quantità di nove persone positive.

Al fine di aver un controllo migliore e più efficace, la vaccinazione di massa è stata un’arma potentissima per la protezione dell’intera nazione. Basandosi sulla volontaria partecipazione (non è obbligatorio per tutti i cittadini), ha permesso di proteggere attualmente oltre il 60% della popolazione con due dosi del vaccino cinese, un vaccino di vecchia concezione ma sempre molto efficace e senza effetti collaterali seri.

Gli unici ad averlo fatto obbligatoriamente, per ovvi motivi, sono state le forze armate, le forze di polizia, vigili del fuoco, l’intero corpo sanitario e di supporto, tutti i lavoratori degli aeroporti, dogane, ferrovie, porti e di tutto il personale legato alle catene del freddo e trasporti.

7. Sulla base degli esempi rappresentati da paesi socialisti come la RPC il Partito dei CARC sta conducendo la campagna “il socialismo è la cura”. Sulla base della tua esperienza nella RPC, il socialismo è la cura perché…

Perchè storicamente il capitalismo e il liberismo hanno fallito clamorosamente soprattutto di fronte alla gestione delle calamità naturali e alle guerre. Il socialismo è emerso ogni volta vincente e più forte. Il socialismo è la strada per avere un mondo più giusto, equo e pacifico, il tutto nel benessere collettivo. Migliora le persone, le rende generose, altruiste, garantisce vivibilità, benessere e socialità durature senza pregiudizi, differenze e squilibri.

Certo non e’ facile da attuare in società dove l’acerrimo nemico del socialismo è ben radicato profondamente, ma non c’è altro modo per non distruggere completamente questo nostro meraviglioso pianeta, questa controversa umanità ma unica nel suo genere. Viva il socialismo!

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