Lo scorso 17 novembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale la proposta di legge anti delocalizzazioni stesa dal Collettivo di fabbrica degli operai GKN, con il contributo di esperti giuristi e presentato in parlamento da trenta deputati e dieci senatori. È proprio la deputata Yana Ehm, che è tra i primi tre parlamentari che si sono fatti portatori del DDL in parlamento, a darne notizia. È lei stessa la prima a dire “questo però è solo il primo traguardo, è ora che inizia la vera battaglia. Affinché tutti questi sforzi non siano stati vani, serve l’impegno di tutti, deputati e senatori: solo con il vostro voto questa proposta può diventare legge. Ora è il momento di dimostrare realmente da che parte stare!”.
Dice bene la deputata Ehm perché le vie per cui la proposta di legge si perda nei meandri del parlamento sono infinite e
affinché non sia bocciata, snaturata o affossata da mille emendamenti decisivo è quello che succede fuori dal parlamento.
Gli operai GKN per quanto riguarda lo sciopero generale scrivono: “…non aspettiamo nulla e nessuno. E non ci aspettiamo nulla da nessuno. Quando parliamo di sciopero generale e generalizzato, non abbiamo in mente una data sul calendario, ma un processo. Che si intrecci con i movimenti in campo e che a sua volta sia un invito a responsabilizzarsi e a insorgere. Quando vi chiedete “chi convoca lo sciopero generale” vi fate una domanda parziale. E quindi parzialmente sbagliata. La domanda è: chi fa vivere lo sciopero generale, chi lo generalizza, chi vi darà continuità? E la risposta è che lo potete fare solo voi, lo possiamo fare solo noi.”
Che sia uno sciopero generale o che sia la discussione e l’approvazione di una legge, il discorso è pressoché lo stesso: nessuno regalerà l’approvazione della legge in assenza del protagonismo dal basso degli operai, dei lavoratori, di tutti quelli che hanno interesse a farla approvare. Allo stesso modo la giusta domanda da farsi è la stessa: chi fa discutere, approvare e chi poi la dovrà applicare, far applicare e vigilare perché non diventi carta straccia? E la risposta è sempre che solo operai, lavoratori, disoccupati, studenti possono farlo. E proprio quel protagonismo dal basso ha già dimostrato di essere l’unica via per fermare delocalizzazioni e licenziamenti, per far emergere tutti quegli esponenti politici che dal protagonismo, dalle mobilitazioni, dal loro coordinamento per insorgere hanno tratto forza e deciso da che parte stare con i fatti. È quel protagonismo che ha contribuito a creare il contesto per questi deputati, a costruire rapporti di forza che in parlamento hanno permesso loro di allargare e coinvolgere altri deputati e senatori, come quelli che hanno firmato il pdl.
Ora quindi è ancora il momento per continuare a incalzarli, spronarli, incitarli ad ogni passo perché per portare fino in fondo quello che si sono proposti di fare dovranno non solo battagliare, ma creare le condizioni necessarie per farlo. Molti di loro hanno alle spalle l’esperienza del M5S che deve insegnare proprio questo: il rapporto fuori-dentro al parlamento è stretto, strettissimo.
Fuori agli operai, ai lavoratori, ai disoccupati, agli studenti il compito di proseguire a cambiare i rapporti di forza adeguati anche a far approvare la legge in parlamento: si tratta di estendere la mobilitazione in ogni azienda del paese, a partire da quelle in crisi e in via di dismissione.
A loro il compito di far approvare la legge rendendo il parlamento altrimenti ingovernabile!
Per farlo devono rompere con leggi, norme e consuetudini di oltre 40 anni di politiche antipopolari a reti unificate. Per farlo devono mettere a soqquadro un parlamento che è una caricatura, che è un teatrino fatto di esultanze, bagarre, liti e giravolte tutto in funzione di nascondere e confondere le acque rispetto all’attuazione delle politiche di lacrime e sangue. E allora che venga messo a soqquadro in primis dai firmatari del DDL Delocalizzazioni, per rendergli dignità e fare gli interessi dei lavoratori! Questo vanno sostenuti e spinti a fare. Riusciranno a farlo quanto più saranno loro stessi a partecipare a creare nuovi rapporti di forza fuori dalle istituzioni; quanto più si faranno forza su tutti gli organismi che insorgono, quanto più li chiameranno a organizzarsi e insorgere per far passare la legge. Così e solo così altri li seguiranno dentro le istituzioni.
Su questo bisogna incalzarli e sostenerli perché se passa questa legge – per come è e per come è stata stesa – passano tutte le altre e di leggi necessarie e urgenti che possono essere fatte da operai, disoccupati o studenti siamo carichi!
Allora chiamiamo tutti gli esponenti che hanno già firmato la legge a continuare ad essere presenti alle iniziative, ai presidi, alle assemblee e nelle piazze. Chiamiamoli a rendere pubblica la loro partecipazione propagandandola con tutti gli strumenti che hanno. Chiamiamoli soprattutto a organizzare loro stessi iniziative per fare pressioni sull’approvazione della legge. Chiamiamoli, spingiamoli, incalziamoli con ogni mezzo che abbiamo a prendere parola in parlamento, a mettere in atto azioni di disturbo, a rendere il parlamento impraticabile fin quando la legge non sarà approvata!