Il 10 novembre sono stati notificati due avvisi di chiusura delle indagini per la scritta “Fontana assassino” che era apparsa nel maggio 2020 su un muro di Milano, firmata e rivendicata dal P.CARC.
I compagni sottoposti a indagine sono Pablo Bonuccelli e Claudia Marcolini, i due che pubblicamente hanno rivendicato politicamente la scritta e il suo contenuto.
Le indagini sono state svolte per “imbrattamento in concorso”: ai due compagni viene imputato di aver fatto la scritta insieme ad altri, non identificati.
Se di mezzo non ci fossero decine di migliaia di morti, la cosa farebbe ridere. Ma non c’è niente da ridere, la cosa è tragica. Non per la denuncia, per l’indagine, per i “capi di imputazione” (quelli sì che sono ridicoli!), ma per il fatto che i responsabili delle decine di migliaia di morti della Lombardia e della strage di oltre 130mila persone in Italia, sono tutti ancora al loro posto!
Chi ha responsabilità dirette è ancora al suo posto. Governa. Decide. Dirige. Impone misure, dispone “soluzioni”. Continua a speculare sulla pelle delle masse popolari.
La conferenza stampa del 20 maggio 2020
E’ un circo, grottesco e feroce.
La procura antiterrorismo di Milano guidata da A. Nobili, che i giornaloni evocavano quando le scritte furono “scoperte”, svanito il miraggio della facile pubblicità, ha ripiegato su qualcosa di più mediatico. Oggi sperpera denaro pubblico per accanirsi contro i “NO VAX che minacciano i giornalisti”. In questi giorni fa più audience ed è un ambito in cui tutta la classe dominante è schierata dalla stessa parte: la Procura antiterrorismo di Milano così non rischia di pestare i piedi a nessuno.
Attilio Fontana, quello che aveva “la coscienza a posto e che la notte dormiva sereno” ha beneficiato degli inciuci nel sottobosco del governo Draghi: nella nuova unità nazionale ha guadagnato la richiesta di archiviazione per la strage del Pio albergo Trivulzio. Ennesima dimostrazione che “cane non mangia cane”.
Fontana aveva ritirato la querela contro “gli autori della scritta” per evitare di dover visitare per qualunque motivo un’aula di Tribunale. La Procura di Milano lo ha accontentato: sollevato anche dalla responsabilità della circolare che mandava gli anziani malati di Covid-19 nelle RSA.
Rimane in ballo la questione delle speculazioni sui camici, il conto in Svizzera e tante altre cose che “non tornano”: ma questi sono i fili del ricatto che lo tengono strettamente legato ai suoi compari, sono il motivo per cui ha smesso di “pensare in proprio”.
Poi ci sono tutti gli altri, Speranza in primis. Che non ha nulla da invidiare a Fontana nel computo delle responsabilità per la strage che la distruzione del sistema sanitario nazionale e la gestione criminale della pandemia ha permesso al covid-19 di fare.
Sì perché della pandemia se ne parla come se fosse una persona, capace di intendere e di volere. “Ha fatto una strage”. NO! La strage l’hanno fatta gli amministratori, i funzionari, i politicanti, gli speculatori: sono loro che hanno devastato – e continuano a devastare – la sanità pubblica. Sono loro che hanno addossato tutte le loro mancanze e colpevolezze sulle masse popolari, come se fosse possibile arginare un pandemia con “i comportamenti individuali”.
Sono gli stessi che di fronte alle proteste e alla rabbia invocano buon senso, rispetto delle regole, convivenza democratica, in nome della ripresa.
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Sempre il 10 novembre – la data sarà casuale? – sono state notificate due multe a una compagna della Sezione di Milano del P.CARC per aver partecipato alle manifestazioni contro il Green Pass (altre due sono in via di notifica a un altro compagno).
Quattro multe: una goccia nell’immenso mare di multe, DASPO, denunce, arresti, processi contro chi partecipa alle manifestazioni.
Una repressione dispiegata che fino ad oggi non ha fermato le proteste. Né a Milano né nel resto d’Italia.
Quindi il governo ha emesso una circolare per vietare le manifestazioni “nei centri cittadini”. Il divieto non riguarda solo le manifestazioni contro il Green Pass, ma “può essere esteso alle manifestazioni di qualsiasi tipo”.
In molti si rendono conto che si tratta di “un salto di qualità”. E in effetti lo è.
La restrizione del diritto di manifestare è un reale e grave salto di qualità nell’attacco alle conquiste delle masse popolari, in particolare quelle strappate con la vittoria della resistenza sul nazifascismo. Ma è anche un salto di qualità che aumenta l’instabilità di Draghi e del suo governo.
Se la manovra fallisce, Draghi e Lamorgese non hanno altra strada che spingersi oltre, ma ciò coinciderebbe con un aggravamento – potenzialmente insanabile – delle contraddizioni che alimentano l’ingovernabilità del paese.
Non bisogna temere l’aumento della repressione: essa non è una dimostrazione di forza del governo, ma una dimostrazione della sua debolezza. E può trasformarsi in un boomerang.
Che la repressione ricada su chi la promuove dipende SOLO dall’atteggiamento e dalla condotta di chi la subisce.
“Dato che la repressione si inserisce a pieno titolo nel contesto creato dalla propaganda di regime, bisogna denunciare sempre gli attacchi repressivi, anche quelli piccoli, anche quelli che sembrano “insignificanti”. Denunciare tutti gli episodi repressivi limita il raggio d’azione del nemico, crea contraddizioni fra le sue file e contribuisce a smascherare il teatrino della democrazia borghese agli occhi delle masse popolari.
Dato che la repressione ha l’obiettivo di isolare e criminalizzare chi ne viene colpito, è fondamentale che chi viene colpito chieda pubblicamente solidarietà, faccia appello alla solidarietà dei lavoratori e delle masse popolari. Per lo stesso motivo tutti gli organismi operai e popolari, i partiti, le organizzazioni e i movimenti devono esprimergli pubblicamente solidarietà, mettendo in secondo piano le eventuali divergenze politiche, di linea e di pratica.
Dato che la repressione ha l’obiettivo di impedire che un individuo o un organismo continui la sua attività al servizio della mobilitazione delle masse popolari, bisogna in ogni caso proseguire con le attività, con le mobilitazioni e con le iniziative, anche quelle che hanno fatto da pretesto per l’attacco repressivo. Ogni nostro passo indietro porta il nemico ad avanzare. Ogni volta che il nemico non riesce a impedire una mobilitazione, un’attività o un’iniziativa, sono, al contrario, le masse popolari a conquistare terreno” da “La ricetta di Draghi: manipolazione dell’informazione e repressione” su Resistenza n.11-12/2021.
Per tutelare la salute pubblica bisogna cacciare il governo Draghi e i suoi burattini come Attilio Fontana.
Draghi e i suoi lacché vogliono disintegrare tutti i diritti dei lavoratori e delle masse popolari. Fanno ricorso alla discriminazione (Green Pass), alla repressione e alimentano la guerra fra poveri (“No vax – Si vax”).
Draghi e i suoi lacché devono essere cacciati!
Bisogna mobilitarsi per cacciarli e per imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate!