Nelle piazze NO Green Pass – Corrispondenza da Reggio Emilia

Cari compagni della Redazione,

Vi scriviamo questa lettera per alimentare la discussione sull’intervento dei comunisti nella mobilitazione contro il Green Pass, a partire dall’esperienza che stiamo conducendo.
Il Green Pass è stato la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, generando un movimento di protesta di massa. Milioni di lavoratori sono stati costretti a scegliere tra sottostare a un obbligo vaccinale di fatto oppure a veder minacciati salario e lavoro (costo dei tamponi obbligatori per i lavoratori non vaccinati, sospensioni per chi non si piega).

Il Green Pass è un attacco alle libertà costituzionali e in primis al diritto al lavoro ed è per questo che, dal 15 ottobre, la classe operaia ha assunto un ruolo sempre più rilevante nelle mobilitazioni di piazza.

Le svariate forme di resistenza messe in atto dai lavoratori hanno generato processi di organizzazione spontanea nelle aziende pubbliche e private (come nelle principali aziende metalmeccaniche reggiane).

Qui a Reggio Emilia abbiamo iniziato a frequentare le manifestazioni del sabato, che inizialmente erano tanto partecipate quanto incapaci di esprimere parole d’ordine che andassero oltre il semplice rifiuto di questo strumento. Ma i numeri della piazza e la sua composizione maggioritaria (lavoratori che col tempo hanno iniziato a organizzarsi) ci hanno spinto a persistere e a elevare il nostro intervento. Così abbiamo cominciato a distribuire volantini anonimi, portando le nostre parole d’ordine e suscitando un certo interesse. Quindi abbiamo iniziato a firmarli e a presentarci con la bandiera del Partito, riscontrando apertura e disponibilità da parte dei partecipanti. Questo lavoro ha contribuito a isolare e allontanare i gruppetti di fascisti, anche se la “battaglia” è ancora aperta dato l’avallo della Questura alle loro manovre.

Per tutta una fase la difficoltà principale è stata riuscire a coinvolgere altri compagni. Per superare questo stallo, abbiamo approfondito l’inchiesta, scoprendo che nel movimento antifascista cittadino la questione era dibattuta. Nel momento in cui abbiamo iniziato a esporci, una parte del movimento ha cominciato a prendere parte alle mobilitazioni orientando la piazza su posizioni più avanzate: essere contro il Green Pass significa essere per la tutela del diritto al lavoro, alla salute, alla cultura, applicando le parti progressiste della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista.
Così abbiamo riunito un primo nucleo di compagni e steso un appello per indire un’assemblea pubblica, promuovendola in particolare con una diffusione a una mensa operaia. Questo primo incontro, alla presenza di tutti i gruppi che avevano animato le piazze fino ad allora e di numerosi lavoratori, ci ha permesso di introdurre la nostra linea a partire dall’unire vaccinati e non attorno al comune obiettivo di cacciare il governo Draghi.

Aver portato anche a Reggio la parola d’ordine della GKN “Insorgiamo” ci ha permesso di imprimere una chiara direzione di marcia. In questo contesto, lo sciopero dell’11 ottobre indetto dai sindacati di base è diventato l’occasione per concretizzare la linea definita. Infatti la seconda assemblea di “Uniti contro il Green Pass”, a cui hanno partecipato numerosi operai delle principali aziende reggiane – tra i quali alcune RSU CGIL/FIOM – e “Montagna Antifascista”, ha assunto i tratti di un vero e proprio comitato cittadino per la promozione dello sciopero sui posti di lavoro.
Lo sciopero dell’11, traendo stimolo dall’assalto di Forza Nuova alla sede nazionale della CGIL, ha chiarito con forza la natura antifascista della lotta e del coordinamento cittadino reggiano.

Il lavoro che abbiamo svolto davanti alle fabbriche e le azioni di propaganda messe in campo ci hanno permesso di consolidare un nucleo organizzativo e di allargare la partecipazione, anche sulla spinta di eventi nazionali come la lotta dei portuali e il presidio permanente alla CNHi di Modena. Altri compagni si sono aggregati nel corso delle settimane, fino a costruire per due sabati consecutivi cortei vivi e molto partecipati (l’ultimo di oltre 2000 persone).

La sintesi è che in una prima fase abbiamo promosso un movimento che dai posti di lavoro portasse gente in piazza, ora dobbiamo fare il percorso inverso ovvero dalle piazze tornare sui posti di lavoro per costruire organizzazioni operaie e popolari.

Questa esperienza dimostra che l’intervento dei comunisti è quello che serve per scardinare le distorsioni e l’intossicazione con cui il governo e i media tentano di mettere masse contro masse.

Per quanto nel movimento fossero già presenti soggetti coscienti della necessità di declinare questa lotta su un piano politico, è stato il nostro intervento a fornire loro gli strumenti per farlo, grazie al lavoro di inchiesta che abbiamo condotto e alla determinazione con cui abbiamo preso l’iniziativa, sviluppando un piano preciso e di prospettiva.

Forti dell’ingovernabilità crescente, stiamo intervenendo in questa lotta per farne un ulteriore centro di promozione delle condizioni per arrivare a costituire un governo di emergenza popolare, unica via per garantire a tutti il diritto al lavoro e a una vita dignitosa e per farla finita con la repressione aziendale e la guerra di sterminio non dichiarata promossa dalla classe dominante. Solo alimentando l’organizzazione sui posti di lavoro (unità dei lavoratori, costruzione di fronti al di là delle tessere sindacali) possiamo rendere inapplicabile il Green Pass.
Con l’avvio del nostro intervento, nuovi contatti si stanno legando al Partito e il movimento cittadino stesso è molto cambiato: bisogna portare ogni mobilitazione a confluire nel fiume della rivoluzione socialista in corso e farlo significa anche dare una prospettiva a ogni singola battaglia.

Sezione del P.CARC
 “Lidia Lanzi” – Reggio Emilia

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