Le fake news del Corriere Fiorentino sul P.CARC

Il 9 ottobre, un gruppo di neofascisti di Forza Nuova è stato accompagnato dalla Polizia di Stato ad assaltare la sede nazionale della CGIL. Che le Forze dell’Ordine fossero coinvolte nella spedizione, ben più di quanto volessero lasciare intendere, è dimostrato da videoriprese e testimonianze varie. Ci ha inoltre pensato il Ministro dell’Interno Lamorgese a fugare i dubbi residui, fornendo in parlamento versioni rabberciate, ridicole e offensive dell’intelligenza di chi ha ascoltato (la storia del poliziotto infiltrato che “testava la forza del movimento ondulatorio sulla camionetta” è persino diventata uno slogan cantato nei cortei…).
L’allarme sul ritorno del fascismo, sbandierato ai quattro venti da giornali e TV si è imposto come verità. Una verità di comodo.

Negli uffici in cui è stato partorito il siparietto del 9 ottobre a cui i servi di Forza Nuova si sono prestati, qualcuno si deve essere chiesto come “mettere il carico da undici” sulla manovra orchestrata e ha riportato in auge la teoria degli “opposti estremismi che si uniscono contro l’ordine democratico”.
La sceneggiatura della commedia è stata quindi corretta e il colpo di scena è che “questa volta sono i comunisti a minacciare i sindacati”.

Eccoci al 13 ottobre. Il Corriere Fiorentino pubblica la notizia che una busta contente un proiettile è stata recapitata al Segretario della FIM CISL Toscana, Alessandro Beccastrini. La lettera di minacce a corredo del proiettile – dice l’articolo – è firmata CARC e NCC (Nuclei Comunisti Combattenti).
L’articolo presenta varie “anomalie”. La principale è che anche altre testate riportano la notizia della busta con il proiettile, ma affermano che è anonima. La stessa CISL denuncia l’accaduto, ma parla di lettera anonima.

Perché il Corriere Fiorentino dice che è firmata CARC e NCC?
La Segreteria Federale Toscana del P.CARC emette un comunicato che invia anche al Corriere Fiorentino perché lo pubblichi. Se si è trattato di un errore, la redazione non avrà problemi a correggersi. Invece non solo non pubblica il comunicato per intero, ma commenta pure lo stralcio riportato… a rincarare la dose!

Diciamo la verità: il P.CARC è stato spesso oggetto di provocazioni, atti repressivi, campagne denigratorie. La Carovana del (nuovo)PCI di cui fa parte ha subito una persecuzione giudiziaria lunga 30 anni… non sono gli articoletti del Corriere Fiorentino che aggravano o migliorano le cose. Ma una riflessione è opportuna.
Oltre ad alimentare il clima da unità nazionale di questi mesi, ingrediente necessario al governo Draghi per giustificare l’eliminazione dei diritti democratici, le misure repressive, il restringimento degli spazi e dell’agibilità politica, chi ha guidato la penna del Corriere Fiorentino aveva anche un altro obiettivo: colpire un partito che – pur in un contesto di generale debolezza del movimento comunista nel nostro paese – interviene instancabilmente di fronte ai cancelli delle aziende, nelle mobilitazioni operaie, nelle manifestazioni delle masse popolari con una linea di avanguardia (contro la guerra fra poveri, uniti per cacciare Draghi e costituire un governo di emergenza popolare), promuovendo il coordinamento e la politica da fronte con altri partiti e organizzazioni.

L’articolo voleva colpire deliberatamente il P.CARC e creare attorno a noi un clima di diffidenza e sospetto.

Non si è trattato semplicemente di una banale fake news: negli ambienti delle Larghe intese che si spacciano per “sinistra” c’è sempre il personaggio influente, il politicante di mestiere, il funzionario sindacale di lungo corso che si presta ad alimentare dicerie e denigrazioni per isolare i comunisti.
Bene ha fatto la Segreteria Federale Toscana a denunciare pubblicamente la provocazione e a chiedere solidarietà, in primis, ai partiti, ai sindacati e agli organismi popolari con cui ha costruito rapporti politici di lungo corso e collaborazioni. Bene ha fatto ad estendere la richiesta di solidarietà anche a coloro con i quali non ha relazioni. Perché di fronte alla repressione o si sta di qua, con i compagni e le compagne, i lavoratori e le masse popolari, oppure si sta di là con i padroni, la questura e le autorità borghesi.

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