C’è bisogno dei comunisti

Editoriale

Nell’ultimo anno e mezzo la crisi generale ha fatto passi da gigante.
La pandemia è stata il pretesto con cui la classe dominante ha accelerato l’attacco di ciò che rimane delle tutele e dei diritti che i lavoratori e le masse popolari avevano conquistato nei decenni passati, in particolare con le lotte degli anni ‘70 del secolo scorso.

Questo si riflette in campo politico. Un fronte variegato e variopinto, che va da Fratelli d’Italia a Liberi e Uguali e include i vertici dei sindacati di regime e tutte le grandi centrali dell’informazione, sostiene attivamente Mario Draghi nel compito di aggravare la sottomissione e la rapina contro i lavoratori e le masse popolari del nostro paese.
Secondo la logica per cui quanto più un governo è debole, tanto più deve “bruciare le tappe”, Draghi usa la pandemia e gli sconvolgimenti che essa ha prodotto per dispiegare il suo attacco su tutti i fronti, simultaneamente.

Spinte dagli eventi, le masse popolari si mobilitano ampiamente e diffusamente. Solo un cieco o chi è in cattiva fede può ostinarsi a dire che “non si muove niente”. È però vero che la debolezza del movimento comunista priva le masse popolari di una direzione e di un’avanguardia conforme ai loro interessi.
Eppure la mobilitazione divampa, incontrollabile, nonostante la repressione, la criminalizzazione e le denigrazioni dei media borghesi.
Le manifestazioni contro il Green Pass che proseguono ininterrottamente da fine luglio sono solo un anticipo.
Nei prossimi mesi le proteste si moltiplicheranno e saliranno di intensità: le larghe masse sono spinte a insorgere di fronte all’attuazione del programma comune degli imperialisti UE, USA e sionisti, del Vaticano e delle organizzazioni criminali. Anche la repressione, le montature e le persecuzioni dei “dissidenti” aumenteranno.

Chi ha perso la bussola di fronte al “caos” dei mesi scorsi, sarà ancora più disorientato poiché il caos aumenterà.
C’è bisogno dei comunisti per valorizzare ai fini della rivoluzione socialista la ribellione che già cova fra la classe operaia e le masse popolari, ce n’è bisogno per trasformare l’incazzatura dilagante in attivismo e organizzazione, ce n’è bisogno per dare a ogni mobilitazione spontanea un orientamento, un indirizzo e una direzione rivoluzionaria.

Centinaia di migliaia di persone scendono in piazza dal 24 luglio, tutte le settimane in decine e decine di città grandi e piccole, contro il Green Pass. Anche se i media borghesi tendono a non parlarne e quando ne parlano lo fanno solo per ridicolizzare o criminalizzare quel movimento, esso esiste. Ed è indipendente dalle tradizionali centrali di mobilitazione della sinistra borghese e dei sindacati di regime. In questo senso è “incontrollabile”.

Mettere le mani in pasta

Le manifestazioni contro il Green Pass che proseguono da fine luglio sono solo un inizio, dicevamo; le mobilitazioni si estenderanno e saliranno di intensità. Le lotte spontanee, cioè quelle che non hanno un legame diretto con il movimento comunista cosciente e organizzato, che non discendono dal piano di azione dei comunisti per avanzare nella rivoluzione socialista, per loro natura non si sviluppano in modo lineare: hanno picchi a cui seguono riflussi. E sono, in genere e inevitabilmente, contraddittorie.

Tutte le mobilitazioni degli ultimi 18 mesi (quelle della classe operaia, dei ristoratori, delle Partite IVA, dei lavoratori dello spettacolo, degli insegnanti, degli studenti, del personale sanitario, ecc.) hanno come comune denominatore la protesta contro i governi e il sistema politico delle Larghe Intese, contro la classe dominante e la gestione criminale della pandemia.

Indipendentemente da chi le promuove e dagli obiettivi attorno a cui nascono, esse sono potenzialmente rivoluzionarie: esprimono la tendenza all’unità delle masse popolari contro la classe di parassiti che governa il paese. Ma sono anche potenzialmente reazionarie, nel senso che esprimono il senso comune corrente, le aspirazioni e le ambizioni che le masse popolari ereditano dalla classe dominante, mettono in contrapposizione gli obiettivi immediati con gli obiettivi generali.

Ciò che fa la differenza non è quello che le mobilitazioni già esprimono, né chi è a promuoverle, ma quello che i comunisti le portano ad esprimere.

I comunisti e tutti coloro che vogliono davvero rovesciare il governo Draghi devono partecipare a ogni mobilitazione per:

– individuare e aggregare tutte le tendenze positive, svilupparle affinché prendano la direzione della mobilitazione;

– promuovere la nascita di nuovi organismi operai e popolari dentro e fuori le aziende e portare la mobilitazione nel solco tracciato dalle lotte della classe operaia;

– aggiungere al CONTRO il PER, la prospettiva, indicando gli obiettivi unitari, sia immediati che generali.

In nessun caso, mai, le mobilitazione spontanee vanno isolate, indicate come esempio negativo o criminalizzate, quali che siano le forme di lotta attraverso cui si esprimono: ognuna di esse incarna la ribellione di una parte delle masse popolari che non ha più riferimenti (stante il “tradimento” dei partiti della sinistra borghese e dei sindacati di regime) e che non ha più alcuna fiducia nelle istituzioni borghesi.

Dove non sono presenti i comunisti, questo enorme bacino sociale diventa terreno di arruolamento per la classe dominante e per le organizzazioni nostalgiche del Ventennio fascista (due facce della stessa medaglia) per intruppare la parte più arretrata delle masse e usarla come manovalanza contro la parte avanzata e la classe operaia.

Il Green Pass è una misura politica, non sanitaria! Il governo lo usa per nascondere la gestione criminale della pandemia, per mettere una parte della popolazione contro l’altra e far passare sotto silenzio le sue riforme di lacrime e sangue.
è anche e soprattutto uno strumento per ricattare i lavoratori, indebolire la classe operaia e rafforzare il controllo e l’arbitrio dei padroni sui posti di lavoro.

Promuovere l’organizzazione della classe operaia

Negli ultimi 18 mesi, la classe operaia è tornata ad assumere con forza il ruolo di protagonista nella lotta di classe del nostro paese. In particolare negli ultimi mesi, sull’onda dell’avanzamento della crisi e della gestione criminale che il governo Draghi sta facendo della pandemia, si sono sviluppare due esperienze di avanguardia: sono ancora piccole – coinvolgono cioè solo una piccola fetta della classe operaia e non sono ancora patrimonio largamente conosciuto, compreso e condiviso – ma insegnano molto a tutti gli operai avanzati del nostro paese.

Gli operai della GKN di Firenze indicano un modello: tutti gli operai che si rendono conto della necessità di organizzarsi devono fare come loro. Devono superare le divisioni delle appartenenze sindacali e la frammentazione dell’inquadramento contrattuale: devono organizzarsi come erano organizzati i Consigli di Fabbrica degli anni ‘70, in modo autonomo dalle centrali sindacali (anzi devono usare il sindacato per fare la propria politica).

I portuali di Trieste indicano un esempio: tutti gli operai che si rendono conto della necessità di far valere la forza della classe operaia, devono fare come loro. Devono uscire dalle aziende per far valere il loro ruolo e la loro forza nelle mobilitazioni delle masse popolari da cui, a loro volta, devono trarre ulteriore spinta e vigore.

Per tutti i comunisti, per tutti coloro che vogliono davvero rovesciare il governo Draghi, valorizzare queste esperienze significa soprattutto manovrare affinché ogni mobilitazione spontanea delle masse popolari, quale che sia il motivo per cui nasce, si leghi alla mobilitazione della classe operaia organizzata e affinché la parte organizzata della classe operaia si ponga in modo dirigente nei confronti del resto delle masse popolari, rafforzando la lotta per abbattere Draghi e sostituirlo con un governo di emergenza popolare.

L’esperienza degli operai della GKN e dei portuali di Trieste sono ancora esempi circoscritti, dicevamo. Il grosso della classe operaia oscilla fra incazzatura e senso di impotenza, fra sfiducia che le organizzazioni sindacali si mettano finalmente a difendere i loro interessi e speranza che lo facciano, fra rigetto della politica borghese (“sono tutti uguali, fanno tutti schifo”) e delega alla politica borghese affinché qualcosa cambi.

I comunisti e tutti coloro che vogliono davvero rovesciare il governo Draghi, devono operare per trasformare il malcontento e l’incazzatura in attivismo e organizzazione. Concretamente vuol dire manovrare per far nascere in ogni azienda capitalista e in ogni azienda pubblica un organismo operaio che operi sull’esempio dei Consigli di Fabbrica degli anni ‘70 (fare in tutte le aziende quello che hanno fatto alla GKN!). La classe operaia può far valere la sua forza solo se organizzata!

Insorgere!

Nella confusione che nei prossimi mesi aumenterà ciò che decide tutto non sono le chiacchiere e le opinioni ma l’azione, i fatti.
Il P.CARC ha definito una linea chiara: portare gli organismi operai e popolari a mobilitarsi per abbattere Draghi e imporre un loro governo di emergenza. E ha un piano di azione: far nascere in ogni azienda, in ogni scuola e in ogni quartiere organismi operai e popolari che agiscono come Nuove Autorità Pubbliche.
Abbiamo fame di lotta di classe, di vittoria, di futuro, di emancipazione, di socialismo.
Per avanzare nella lotta di classe e vincere c’è bisogno dei comunisti e c’è bisogno di chi comunista non lo è ancora, ma lo diventa nel fuoco della lotta di classe. C’è bisogno che tutti coloro che hanno fame di giustizia si uniscano all’opera di far confluire la mobilitazione spontanea delle masse popolari nel solco della rivoluzione socialista.
La linea è tracciata, organizziamoci. Insorgiamo.

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