Milano. A partire dall’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass nei luoghi di lavoro si sono svolti vari presidi, in particolare ai cancelli di AMSA (nettezza urbana), ATM (trasporto pubblico) e aeroporto di Linate.
Sono stati presidi partecipati, ma il loro significato non sta tanto nei grandi numeri, quanto nell’essere stati promossi congiuntamente da lavoratori che fino al giorno prima non avevano esperienza di mobilitazione comune, a dimostrazione della spinta a cercare e creare nuovi legami e forme di organizzazione.
Siamo intervenuti fin dal primo giorno affinché i presidi divenissero vere e proprie assemblee fuori dalle aziende: abbiamo portato una cassa acustica e un microfono e abbiamo invitato i lavoratori a intervenire.
Anche noi siamo intervenuti, portando la linea di allargare la mobilitazione, organizzando nuovi presidi e momenti di propaganda anche fuori da altre aziende, legandoci alle altre lotte già in corso, contestando il Green Pass, ma anche le altre misure del Governo Draghi, dallo sblocco dei licenziamenti ai rincari delle bollette. E per dire che l’unica strada per vincere questa lotta sta nel fatto che i lavoratori ne prendano la testa, come accaduto a Trieste e a Genova.
Abbiamo quindi invitato i presenti a una nuova assemblea dove organizzare uno spezzone di lavoratori che si ponesse alla testa del corteo cittadino. La risposta è stata molto buona: all’assemblea si sono presentate circa 50 persone, un risultato inaspettato anche per noi!
Il sabato successivo, il 23 ottobre, lo spezzone dei lavoratori ha poi effettivamente preso la testa della manifestazione con lo striscione: “lavoratori contro il Green Pass e obbligo vaccinale, ora e sempre Resistenza”. Un modo chiaro per stroncare i tentativi di strumentalizzazione, le infiltrazioni e le provocazioni di neofascisti e Forze dell’Ordine (che ci sono state, ma che sono state respinte – ndr) e dare alla mobilitazione un indirizzo generale attraverso parole d’ordine come la difesa del diritto al lavoro.