Al primo turno delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre hanno prevalso i principali esponenti cittadini delle larghe intese: Stefano Lo Russo per il PD (140.200 voti alla lista pari alla percentuale del 43,86%) e Paolo Damilano per il centro-destra (124.347 voti alla lista pari alla percentuale del 38,90%). Il M5S ha subito un crollo rispetto alle precedenti elezioni amministrative del 2016 (dove ottenne ben 107.680 voti): lo scorso 3 e 4 ottobre la coalizione che sosteneva Valentina Sganga si è fermata a 28.785 voti pari al 9,01% di voti. Nessuna delle liste che raggruppavano partiti comunisti e di sinistra e che si ponevano come antagoniste rispetto alla politica del Governo Draghi e quindi alle larghe intese è riuscita a raggiungere un risultato utile ad entrare nel Consiglio Comunale.
Ma il dato più eclatante di questa tornata elettorale è stato il livello dell’astensione: hanno votato 331.566 cioè il 48,08% degli aventi diritto (un numero ancora in calo rispetto ai 397.811 votanti delle amministrative del 2016).
Con il ballottaggio del 17 e 18 ottobre si deciderà soltanto quale dei due schieramenti delle larghe intese governerà la città in nome e per conto del sistema Torino. Ma ognuno di questi due schieramenti esce perdente da queste elezioni: il loro teatrino politico è oramai ampiamente smascherato e la maggioranza delle masse popolari della città lo boicotta, non recandosi a votare.
Benché avessimo previsto questo ulteriore e sano collasso del teatrino elettorale torinese ci siamo riservati di esprimere nostre indicazioni di voto. Lo abbiamo fatto per orientare l’azione di quanti ritengono che il terreno elettorale sia un campo d’intervento necessario all’azione dei comunisti. La nostra indicazione di voto è andata a quelle liste e quei candidati che maggiormente si erano distinti nel fare quello che la fase attuale richiede, ossia: mettere la propria candidatura al servizio delle lotte delle masse popolari, incoraggiare l’organizzazione e la mobilitazione popolare, usare la campagna elettorale per alimentare il movimento per la cacciata del governo Draghi, promuovere l’unità d’azione del campo dei comunisti e del campo anti-larghe intese contro il nemico comune. Avevamo indicato di votare Angelo D’Orsi come candidato sindaco, per i candidati al Consiglio Comunale avevamo indicato preferenze sia nella lista di Potere al Popolo, sia in quella di Sinistra in Comune, sia in quella del Partito Comunista.
L’esperienza del governo M5S della città, che ha preferito (a Torino come a livello nazionale) cercare la compatibilità con il sistema delle larghe intese, ha dimostrato che per invertire il corso delle cose, per opporsi ai centri di potere che continuano a dettare legge (a Torino in primis la Compagnia di San Paolo) non basta appellarsi all’onestà e alla buona volontà. Il fattore decisivo è quanto un candidato o una lista si legano alle mobilitazioni delle masse popolari, quanto fanno per fornire mezzi e visibilità alle mobilitazioni delle masse popolari e quanto sono in grado di far valere il proprio legame con le masse per mettere in campo le misure d’emergenza che oggi sono necessarie. E’ su questa base che avevamo elaborato le nostre indicazioni di voto.
Non ci stupisce il salto del fosso di Angelo D’Orsi che dopo una campagna elettorale spesa a proclamarsi paladino della lotta alle larghe intese torinesi, in men che non si dica (all’indomani del voto del 3 e 4 ottobre) ha indossato la casacca degli “amici degli amici” del PD e di Lo Russo, dando indicazione di votarli al ballottaggio. Non ci stupisce perché chi non concepisce altra via d’uscita al corso disastroso delle cose che non sia il rientro della sinistra nelle assemblee elettive è condannato ad un destino da comparsa di serie B del teatrino politico borghese: tra tentativi fuori tempo massimo di replicare i fasti del PRC di più di un decennio fa e ricerca di soluzioni alla “meno peggio”. L’appoggio di Angelo D’Orsi a Lo Russo per il ballottaggio non è principalmente un atto di tradimento (anche se hanno le loro ragioni quanti tra i suoi sostenitori si sentano traditi) bensì una dimostrazione delle pessime acque in cui finisce chi, nel campo delle forze comuniste organizzate, si attesta al “meno peggio”. La traiettoria intrapresa da D’Orsi ha qualcosa da insegnare a tutti quei compagni che anche con onestà e sincerità credono che la ricostruzione della rappresentanza elettorale dei comunisti e della sinistra nelle assemblee elettive sia il viatico per la rinascita del movimento comunista e per il rinnovamento del movimento operaio e popolare: il “meno peggio” prepara sempre la strada al peggio.
Proprio perché non esiste “meno peggio” tra Damilano e Lo Russo diamo l’indicazione di astenersi dal voto al ballottaggio. E’ assolutamente inutile schierarsi tra i due principali blocchi espressione delle larghe intese e del “sistema Torino”: sia Lo Russo che Damilano faranno di tutto per portare avanti il programma comune della borghesia che è fatto di privatizzazione dei servizi, smantellamento dell’apparato produttivo di beni e servizi, mano libera agli speculatori e messa a loro servizio del tessuto urbano, grandi opere e grandi eventi costosi e inutili, ecc. Analogamente l’uno e l’altro daranno copertura alle operazione promosse dall’alto per foraggiare la guerra tra poveri, tramite lo sdoganamento degli scimmiottatori del fascismo del secolo scorso (un genere di manovre più affini allo schieramento di Damilano) o tramite misure vessatorie a danno delle masse popolari come l’obbligo del Green Pass e affini (un genere di manovre più affini allo schieramento di Lo Russo).
Ci rivolgiamo in particolare a quanti al primo turno hanno votato o si sono candidati nelle lista anti-larghe intese da Potere al Popolo a Sinistra in Comune al PCI Alboresi, dal Partito Comunista alla coalizione in appoggio ad Ugo Mattei, fino agli elettori del M5S: i compiti che avevamo indicato nell’indicazione di voto per il primo turno valgono ancora e varranno anche al termine della campagna elettorale, per continuare la battaglia contro il “sistema Torino” e per contribuire alla cacciata del Governo Draghi.
Invitiamo tutti a non farsi prendere dalla rassegnazione della sconfitta e mantenere in mano l’iniziativa. La crescente astensione al voto dimostra che le elezioni sono solo un terreno di lotta accanto ad altri, non il principale e nemmeno il più decisivo. Per avanzare nella costruzione del fronte anti-larghe intese per la cacciata del governo Draghi è invece decisivo coalizzare le forze nell’azione volta a creare e moltiplicare organizzazioni operaie e organizzazioni popolari in ogni azienda, quartiere, scuola. Questo è il compito decisivo che i comunisti devono affrontare in questa fase.
La grande sfida oggi è legarsi alla parola d’ordine lanciata dagli operai della GKN di Campi Bisenzio (Firenze): “Insorgiamo!”. Parola d’ordine rilanciata con forza in questi giorni dai portuali di Trieste con il loro sciopero a oltranza fino al ritiro dell’odioso e discriminatorio Green Pass del governo Draghi.
Il 17 e 18 Ottobre assestiamo un altro colpo al claudicante teatrino torinese. Boicottiamo il ballottaggio: con l’astensione dal voto o comunque votando scheda bianca o nulla. Il sistema delle larghe intese, da Torino al resto d’Italia, deve andare a gambe all’aria!
Nessuna vertenza e battaglia può vincere da sola. Ogni misura lacrime e sangue intrapresa dall’attuale governo delle larghe intese e dai suoi emissari locali può essere fermata solo con la creazione di un fronte ampio per la cacciata del governo Draghi e per imporre un governo di emergenza popolare che prenda le misure necessarie a fare fronte alla crisi!