Il movimento sindacale nei Paesi Baschi

“Le condizioni salariali e dei diritti dei lavoratori nei Paesi Baschi sono migliori rispetto a quelli dello Stato spagnolo e questo è dovuto alla lotta, alla capacità di mobilitazione e conflitto del nostro sindacato”.
Urtzi Ostolozaga, militante di LAB, intervista del 2016.

“Nei Paesi Baschi si registra un elevato numero di scioperi. La predisposizione allo sciopero non segue una tendenza negativa, come nel resto delle regioni spagnole, ma rimane costante, evidenziando la capacità della regione di far fronte all’egemonia neoliberista. I sindacati nazionalisti baschi sono protagonisti della scena”.
Angela Maria Salis, il Manifesto del 18 luglio 2021.

Due “input” che aprono alla voglia di capire: cos’hanno di particolare i sindacati dei Paesi Baschi? Cosa conferisce loro la capacità di costruire rapporti di forza favorevoli ai lavoratori, anche in un contesto di crisi generale, di attacco padronale dispiegato e di repressione brutale?
Le origini e lo sviluppo del sindacalismo patriottico dei Paesi Baschi sono pienamente comprensibili solo alla luce di un ragionamento organico sulla storia di quei territori, cosa che qui non possiamo fare.
In questo articolo ci limitiamo a mettere in evidenza alcuni degli elementi di quell’esperienza per stimolare riflessioni che riteniamo utili agli operai e ai lavoratori italiani.

Nei Paesi Baschi il 60% della rappresentanza sindacale appartiene a ELA e LAB, il resto alle organizzazioni sindacali spagnole come Comisiones Obreras (CCOO) o UGT. ELA è un sindacato che nasce come liberal-cattolico e di riferimento per il PNV (Partito Nazionalista Basco di impostazione liberale). In seguito però si sposterà sulle posizioni della sinistra patriottica e, allontanandosi dal PNV, diventerà anch’esso oggetto della persecuzione dello Stato spagnolo come è da sempre LAB.

LAB è l’organizzazione sindacale storica della sinistra indipendentista basca. Nasce nel 1974 con una chiara natura politica: a LAB aderiranno tutti i lavoratori intenzionati a lottare contro la dittatura franchista e il doppio sfruttamento nazionale e di classe. Il radicamento e la rappresentatività di LAB sono spiegati proprio dall’impronta fortemente politica di questa organizzazione che si definisce “sindacato di contropotere”. È stata proprio l’importanza data alla questione nazionale che ha fatto la differenza tra LAB e le altre organizzazioni di massa dei lavoratori come CCOO e UGT.
Nel 2017, il Congresso di LAB – il 58% degli iscritti a questo sindacato sono uomini e il 42% donne – ha eletto come Segretaria una donna, Garbiñe Aranburu.

Un sindacato politico e di classe

“Nei primi anni della sua attività, LAB raccoglie iscritti soprattutto fra gli operai metalmeccanici in Bizkaia e Gipuzkoa, ma in seguito la sua presenza si estenderà a in tutti i settori lavorativi in Euskal Herria, arrivando a contare ai giorni nostri (2016 — ndr) a 53.000 aderenti.
È l’unico sindacato radicato in tutto il territorio basco (…). È un sindacato di classe, indipendentista e di riferimento per la sinistra patriottica nel mondo del lavoro. La chiara matrice indipendentista è ribadita anche al nostro interno: tutte le comunicazioni, come anche la propaganda, sono, ad esempio, esclusivamente in lingua basca.
LAB è anche un sindacato ecologista, femminista ed internazionalista ed è affiliato alla Federazione Sindacale Mondiale. (…)

A seguito della conflittualità espressa, l’associazione padronale basca ha accusato LAB di non svolgere un’attività prettamente sindacale, soprattutto per la partecipazione a lotte come quelle contro il TAV o contro gli inceneritori, ed è arrivata a chiederne la chiusura. Questo è successo anche per il sindacato ELA” – Urtzi Ostolozaga, militante di LAB.

Per rendere l’idea di qual è il livello di internità di LAB rispetto al movimento politico indipendentista basta citare un episodio. Nel 2014 fu lanciata una grande sottoscrizione economica per finanziare l’organizzazione del corteo nazionale che ogni anno si svolge in gennaio per la liberazione dei prigionieri politici: “i soldi raccolti venivano tenuti all’interno di questa sede (sede LAB di Bilbao) e la Guardia Civil ha fatto irruzione nella sede perquisendo e sequestrando il denaro raccolto.
Molti militanti di LAB sono detenuti per reati politici e tra essi c’è Rafa Diez, segretario generale di LAB. Rafa Diez, oltre a ricoprire all’epoca la massima carica di LAB, era anche stato parlamentare di Herri Batasuna al Parlamento spagnolo e, ancora prima, di Euskal Herritarrok nella Comunità Autonoma Basca” – Urtzi Ostolozaga, militante di LAB.

“LAB considera che il miglioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice basca si otterrà solo con la lotta e lo scontro con coloro che detengono i mezzi di produzione, il capitale e le amministrazioni pubbliche che li appoggiano e legiferano contro la classe lavoratrice” è scritto nella Piattaforma programmatica dell’organizzazione.

Un sindacato patriottico e internazionalista

“Fra i 53.000 iscritti a LAB c’è di tutto, anche se la maggior parte di essi appartiene alla sinistra patriottica. Detto questo, crediamo che la nostra posizione e la nostra naturale azione di sindacato di classe conflittuale sia quella di avvicinare in primis i lavoratori. Bisogna considerare che nei Paesi Baschi, chi ha fatto tutta la trafila della militanza nella sinistra patriottica, dai movimenti studenteschi in su, una volta approdato al mondo del lavoro, trova, come è ovvio, la sua naturale collocazione sindacale in LAB” – Urtzi Ostolozaga, militante di LAB.

“LAB lotta contro il sistema capitalista e aspira al raggiungimento di uno Stato socialista basco. Come LAB rivendichiamo la partecipazione attiva della classe lavoratrice basca nella costruzione nazionale e sociale del Paese Basco. Sta alla classe lavoratrice guidare la lotta per la sovranità e per una società libera, solidale e egualitaria dove le persone possano vivere senza subire discriminazioni.

(…) Affermiamo che non c’è futuro per l’umanità partendo dalle condizioni imposteci dal neoliberalismo e che la lotta contro di esso si deve basare sulla solidarietà di tutte le persone sfruttate del mondo. Consideriamo la rivendicazione nazionale e il diritto alla libera determinazione dei popoli come il motore della lotta di classe, essendo già esse rivendicazioni legittime e in contrapposizione con le logiche della globalizzazione capitalista che priva i popoli dei loro beni naturali, ne destruttura le società e condanna le popolazioni alla fame e all’emigrazione” – dalla Piattaforma programmatica dell’organizzazione.

Legame con i lavoratori e indipendenza

“ELA e LAB si definiscono “sindacati di contropotere”: hanno scommesso su una strategia sindacale basata sul coinvolgimento e la militanza dei propri iscritti e su una dialettica con le istituzioni che parte dalle rivendicazioni in piazza.
Sono indipendenti economicamente perché le entrate provengono per la maggior parte dalle quote d’iscrizione e non da sussidi istituzionali. A differenza di altri sindacati europei, rifiutano categoricamente sovvenzioni economiche in cambio di servizi, come per esempio l’assistenza nella compilazione della dichiarazione dei redditi o il sostegno nella ricerca di lavoro.
L’indipendenza economica garantisce loro una maggiore indipendenza politica nel momento in cui devono concordare con le aziende e le istituzioni migliori condizioni di lavoro.

ELA e LAB sono i sindacati (…) che promuovono più scioperi. Per capire la peculiarità del caso basco e la predisposizione allo sciopero, bisogna prendere in considerazione due fattori fondamentali: la strategia di contrattazione e lo strumento chiave della “cassa di resistenza”.
Il gioco negoziale dei sindacati baschi opta sistematicamente per il conflitto come strumento di negoziazione.
Questo comporta una maggiore predisposizione allo sciopero che se da una parte permette di mantenere una certa indipendenza, dall’altra è possibile solo in virtù di un’indipendenza economica, cercata e ottenuta attraverso un grande lavoro di tesseramento.
Una percentuale delle quote mensili dei tesserati è destinata ad alimentare un fondo chiamato “cassa di resistenza”. La cassa è uno strumento di solidarietà e serve a sostenere i lavoratori che scioperano per periodi di tempo prolungati. Nel caso di ELA, entra in funzione dopo più tre giorni di sciopero. La cassa di resistenza permette ai lavoratori di sostenere più giorni di sciopero e di conseguenza di esercitare una maggior pressione sulle imprese.

L’idea di solidarietà che racchiude è in linea con una prospettiva più articolata che i sindacati hanno dell’azione sindacale stessa. Il lavoratore è un soggetto attivo che con la propria militanza porta la dialettica capitale/lavoro nella comunità nella quale vive, tessendo relazioni di solidarietà. Il sindacato, come il singolo, privilegiando la sua attività fuori degli organi istituzionali, predilige la costruzione di alleanze con associazioni femministe, ecologiste e movimenti sociali e promuove, anche attraverso lo sciopero, un meccanismo di rinnovamento e di coscienza sociale” – tratto (e adattato) dall’articolo “Il peculiare caso dei sindacati baschi” di Angela Maria Salis, pubblicato su il Manifesto del 18 luglio 2021.

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