[TORINO] L’analisi e le indicazioni di voto della sezione torinese del Partito dei CARC

Sulle elezioni amministrative torinesi del 3 e 4 ottobre.

L’analisi e le indicazioni di voto della sezione torinese del Partito dei CARC

30.09.2021

Le larghe intese puntano a riconquistare l’amministrazione cittadina. Lo fanno attraverso Stefano Lo Russo per il PD e Paolo Damilano per il centro-destra. Il primo, Lo  Russo, è  un professore universitario del Politecnico e tifoso del TAV Torino-Lione. Il secondo,  Damilano, è  un capitalista attivo nella ristorazione e nella produzione  di vini pregiati e acque minerali, anche lui tifoso del TAV Torino-Lione come di ogni altro genere di speculazione che fa gola al sistema Torino. Cioè l’intreccio di alta finanza, prelati, politici del sistema delle larghe intese e ladri di apparato produttivo che da dietro le quinte governa Torino. 

Contro questo sistema di potere, in special modo dai quartieri popolari della città, si sollevò la protesta che nel 2016 sbaragliò il PD e portò M5S a vincere le elezioni al secondo turno con risultati schiaccianti. Un risultato reso possibile anche dal legame che la Appendino e il M5S avevano coltivato negli anni precedenti con i movimenti popolari organizzati della città. Tuttavia il mandato elettorale conferito alla giunta Appendino con il voto del 2016 è stato ampiamente disatteso. La città è rimasta succube del ricatto del debito e dei suoi controllori nella Compagnia di San Paolo (il governo occulto della città), gli Agnelli-Elkann hanno continuato a smantellare indisturbati il tessuto produttivo legato all’automobile, le privatizzazioni dei servizi hanno continuato a fare il loro corso e con esse le speculazioni immobiliari e sul tessuto urbano che dalle Olimpiadi del 2006 restano la gallina dalle uova d’oro di chi valorizza capitali a Torino. Al di là di pochi pannicelli caldi non ci sono stati interventi di rottura per far fronte allo sprofondare delle condizioni materiali di ampi settori di masse popolari, dei molti ridotti a vivere di ammortizzatori sociali, dell’economia dei lavoretti che imperversa, di lavoro nero o con contratti capestro.

Nella condotta della giunta Appendino si sono rispecchiati i medesimi limiti che hanno condizionato in negativo l’esperienza  dei governi Conte I e Conte II: il legalitarismo e la soggezione ai poteri reali della città e del paese, il  conciliatorismo e il sistematico venire a patti con il sistema delle larghe intese, il distacco dalle masse popolari.

A livello nazionale questo ha portato all’arruolamento della maggioranza dei parlamentari M5S nelle file del governo Draghi. A Torino l’esito è consistito nella trasformazione del M5S  in una delle cordate concorrenti per l’amministrazione della città in nome e per conto dei poteri reali della città, sia pur con delle mediazioni rispetto al modus operandi delle larghe intese. Questo è stato l’andazzo della giunta Appendino negli ultimi 5 anni benchè nel tempo abbia mantenuto il suo schieramento NO TAV e persistito nell’atto simbolico ma di rottura dell’uscita del Comune di Torino dall’Osservatorio TAV creato negli anni precedenti dal PD.

E’ solo grazie ai cedimenti del M5S che oggi le larghe intese possono puntare a riconquistare l’amministrazione della città da cui erano stati cacciati via. Ma anche dovessero avere questo esito le elezioni non sanciranno affatto una pacificazione tra masse popolari e teatrino politico cittadino. La rottura è anzi destinata a crescere ed aumentare perchè nasce da  un corso disastroso delle cose che sta stravolgendo in negativo condizioni di vita e di lavoro, un corso delle cose che i Lo Russo e i Damilano potranno soltanto contribuire ad aggravare.

Anche a Torino serve un fronte anti-larghe intese. Che le elezioni del 3 e 4 ottobre, al di là del risultato, diano slancio e rafforzino la costruzione del fronte ampio contro le larghe intese. Urge raccogliere il testimone lasciato cadere a terra dalla dirigenza del M5S. Bisogna farlo per rilanciare sul piano cittadino il movimento per la costruzione di un’amministrazione comunale di rottura coi poteri reali che controllano Torino. Per alimentare il movimento generale per la cacciata del governo Draghi e per imporre le misure d’emergenza che occorrono per porre fine allo smantellamento dell’apparato produttivo. L’appello ad insorgere lanciato dagli operai GKN di Firenze ci chiama ad unirci su questi obiettivi.

A Torino più che in altre città la campagna elettorale è servita ad avviare questo processo come testimoniato dal caso dalla coalizione che esprime Angelo D’Orsi come candidato Sindaco e che è frutto della confluenza di diverse forze comuniste organizzate della città. Un’esperienza positiva e in rottura con l’elevata frammentazione delle liste comuniste in altre città. Che questa confluenza sia il primo passo per avanzare oltre nella costruzione di un fronte ampio contro larghe intese e governo Draghi. Questo non può essere infatti delimitato alle sole forze comuniste e di sinistra ma, ferma restando la discriminante delll’antifascismo, deve includere e parlare ad un campo ben più ampio. Parliamo della protesta spontanea che ieri si incanalava nel M5S e che oggi è per lo più dispersa e allo sbando, dei movimenti di lotta tradizionali della città come quello contro il TAV e quelli sorti a seguito della pandemia contro i DPCM e il Green Pass, delle lotte contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e della parte migliore del movimento sindacale cittadino (di base e confederale), delle esperienze di autorganizzazione e  lotta nella giungla della produzione dei servizi, di quegli esponenti autorevoli che godono di seguito tra le masse per il ruolo che svolgono nella lotta contro il sistema Torino, le larghe intese e il governo Draghi (siano essi provenienti dalla sinistra borghese, dal movimento sindacale, dalla società civile). 

Delimitare i confini di questo fronte al livello di un’alleanza coi propri consimili (con altre forze comuniste, con altre  forze di sinistra, ecc.) è un esercizio di soggettivismo che impedisce sul nascere di affrontare i compiti oggettivi che la situazione ci pone dinanzi. L’origine di questa deviazione consiste nel vano tentativo di ricreare l’area elettorale di consenso per le forze comuniste e di sinistra che è andata persa da più di un decennio, da dopo la partecipazione del PRC al secondo governo Prodi (2006-2007). Il consenso elettorale per i comunisti e la sinistra potrà anche tornare a crescere ma non sulla base della semplice ripropozione di simboli su una scheda elettorale. Bensì come riflesso dell’opera dei comunisti, ben più importante e decisiva, tra gli operai e i lavoratori delle aziende capitaliste e pubbliche, tra i giovani nelle scuole, università e quartieri, alla testa della resistenza spontanea delle masse popolari al procedere della crisi. Per contribuire ad elevare di livello questa resistenza, renderla un volano per la moltiplicazione di organizzazioni operaie e popolari, perchè in ogni azienda si costituiscano organismi di lavoratori che seguano l’esempio del Collettivo di Fabbrica GKN. Per raccogliere, sulla base di quest’opera, una nuova leva comunista. Per far montare il fronte ampio per la cacciata di Draghi e il movimento generale per imporre le misure di emergenza che occorrono per farla finita con i capitalisti, per farla finita con la loro gestione della pandemia. Questi sono i compiti della fase, affrontando i quali il movimento comunista rinasce e ritorna ad essere forte.

Le nostre indicazione di voto. Per costruire questo fronte è decisivo ed indispensabile il ruolo dell’insieme delle forze comuniste organizzate. Le nostre indicazioni di voto vanno a quelli che secondo noi sono i candidati che nel corso di questa campagna elettorale si sono dimostrati maggiormente d’avanguardia nell’assumere i compiti della fase: mettere la propria candidatura al servizio delle lotte delle masse popolari, incoraggiare l’organizzazione e la mobilitazione popolare, usare la campagna elettorale per alimentare il movimento per la cacciata del governo Draghi, promuovere l’unità d’azione del campo dei comunisti e del campo anti – larghe intese contro il nemico comune.

Non esprimiamo un’indicazione di voto univoca e come nel caso delle candidature al Consiglio Comunale diamo indicazioni plurime (fermo restando che è possibile votare per un solo candidato Sindaco ed esprimere due preferenze per il consiglio comunale). L’elettoralismo divide e alimenta concorrenza. Noi, anche con le nostre indicazioni di voto, vogliamo invece unire ciò che l’elettoralismo divide.

La nostra indicazione di voto per il candidato Sindaco va ad Angelo D’Orsi della coalizione “Angelo D’Orsi Sindaco”.

Per quanto riguarda i candidati al Consiglio Comunale diamo indicazione di votare per la lista di Potere al Popolo collegata alla candidatura a Sindaco di AngeloD’Orsi (in questo caso esprimere preferenza per Maria Grazia Tesse ed Emmanuel Moro) oppure per la lista Sinistra in Comune sempre collegataalla candidatura a Sindaco di AngeloD’Orsi (in questo caso esprimere preferenza per Francesco Bellarosa e Carmelo Giocondo).

Per quanti invece volessero esprimere la loro preferenza per i candidati al Consiglio Comunale della lista del Partito Comunista diamo indicazione di votare per Vincenzo Scirpo.

Infine nelle 8 circoscrizionidiamo indicazionedi votare:

i candidati a presidente e al consiglio di circoscrizione di Potere al Popolo e Sinistra in Comune nelle circoscrizioni 1, 3, 4 e 7,

– i candidati a presidente e al consiglio di circoscrizione di Partito Comunista nelle circoscrizioni 2, 5, 6 e 8.

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