Sulle elezioni amministrative romane del 3 e 4 ottobre.
L’analisi e le indicazioni di voto della sezione romana del Partito dei CARC
30.09.2021
Un bilancio di 5 anni di giunta Raggi del M5S. La giunta Raggi anziché legarsi alle masse popolari e realizzare il programma elettorale di cambiamento su cui aveva vinto le elezioni nel 2016 ha badato piuttosto ad affermarsi come il volto pulito ed onesto della politica romana “che conta” accanto ai suoi partiti, schieramenti e personaggi ufficiali.
Nella sua condotta possiamo individuare i medesimi limiti che hanno condizionato in negativo l’esperienza dei governi Conte I e Conte II: il legalitarismo e la soggezione ai poteri reali della città e del paese, il conciliatorismo e il venire a patti con il sistema delle larghe intese, il distacco dalle masse popolari. A livello nazionale questo ha portato all’arruolamento della maggioranza dei parlamentari M5S nelle file del governo Draghi. A Roma questo inglobamento non si è consumato (la Raggi concorre come Sindaco e in questi 5 anni la sua maggioranza è rimasta indipendente dal PD) ma comuque il M5S si propone come una delle cordate concorrenti per l’amministrazione della città in nome e per conto dei poteri reali del paese e della città.
Le larghe intese, malconce e traballanti, puntano a ritornare ad amministrare Roma. Queste sono anche le mire del Vaticano, dei palazzinari, dei grandi gruppi finanziari ecc. Per raggiungere l’obiettivo puntano su una combinazione dei loro tre candidati di fiducia (Gualtieri, Calenda e Michetti) e sull’estromissione o l’inglobamento del M5S.
Tuttavia le contraddizioni interne al sistema delle larghe intese rendono precaria e di poco respiro qualsiasi loro mossa. In particolare l’attuale equilibrio delle larghe intese poggia sui cedimenti del M5S che, con il suo sostegno al governo Draghi, ha ridato loro ossigeno e creato condizioni più agevoli anche sulla piazza romana per i vari PD, Lega, FI, FdI ecc. Ma il cedimento del M5S a Draghi e al sistema delle larghe intese resta contraddittorio. Le stesse elezioni romane dimostrano la possibilità di un ritorno all’indietro.
In secondo luogo le manovre delle larghe intese sono scosse e sempre più saranno sconvolte dall’acutizzarsi delle mobilitazioni operaie e popolari. L’intensità della contestazione con cui i lavoratori Alitalia, durante una delle mobilitazioni delle ultime settimane, hanno troncato la passerella elettorale di Gualtieri rende l’idea dell’irreparabilità della rottura tra teatrino politico romano e masse popolari. Questa rottura è tale che le larghe intese, nel tentativo di riacciuffare consensi andati perduti, sono state costrette a tentarle tutte. Lo fanno con concessioni d’altri tempi, come nei casi degli interventi della Regione Lazio a guida PD a beneficio delle giuste lotte per il diritto alla casa.
Queste operazioni sono l’indice di una ricerca disperata di consenso che non premierà che relativamente i suoi promotori. Il comizio di Gualtieri troncato dai lavoratori Alitalia rende bene l’idea di come il distacco tra masse popolari e teatrino, lungi da essersi ricomposto a seguito della disfatta del M5S, cresce senza sosta. Ed è largamente probabile che il principale partito di maggioranza relativa delle prossime elezioni sarà rappresentato dall’astensione e dal voto di protesta disperso tra le numerose liste anti-larghe intese (da quelle comuniste a quelle nate dalla diaspora M5S a quelle sorte sulla base dei movimenti contro la gestione della pandemia da parte delle autorità, ecc.).
I comunisti, la costruzione del fronte anti-larghe intese e le elezioni amministrative 2021. Questa campagna elettorale era l’occasione per fare dei passi nella direzione della costruzione del fronte ampio contro le larghe intese romane e nazionali. Per raccogliere il testimone lasciato cadere a terra dal M5S. Per rilanciare sul piano cittadino il movimento per la costruzione di un’amministrazione comunale di rottura coi poteri reali che controllano Roma. Per alimentare il movimento generale per la cacciata del governo Draghi e per le misure d’emergenza che occorrono per far fronte alla crisi e agli sviluppi della pandemia. Tuttavia i tentativi fatti in questa direzione non sono mai andati oltre il rituale confronto asssembleare. Da qui la moltiplicazione delle liste alternative alle larghe intese e comuniste che partecipano a queste elezioni, il fenomeno del ritorno in forze alla corte del PD di componenti dei centri sociali e dei movimenti popolari organizzati (il caso della lista Sinistra Civica Ecologista che appoggia Gualtieri) e, infine disinteresse e sfiducia di chi è scoraggiato tanto dal rissoso settarismo dei primi quanto dalla combinazione di opportunismo e ingenuità dei secondi.
Perché la montagna ha partorito il topolino? Come mai i numerosi giusti appelli a confluire in coalizioni anti-larghe intese si sono risolti nel loro esatto opposto? A nostro avviso le cause dipendono in primo luogo dalla debolezza del movimento comunista nella città di Roma e dal fatto che i rapporti tra organismi che si definiscono comunisti sono pesantemente inquinati da concezioni e linee estranee agli interessi delle masse popolari.
E’ il caso delle marcate tendenze alla concorrenza che prevalgono sulla capacità di intavolare rapporti di unità d’azione ovunque vi siano obiettivi comuni. E’ un atteggiamento che ha una precisa matrice ideologica nell’elettoralismo e nell’economicismo diffusi: nella corsa a prendere più voti per sé e per il proprio marchio elettorale come nella corsa a raccogliere maggiori forze per la propria organizzazione sindacale. Questa è ciò che ha impedito che la declamazione della necessità del fronte si trasformasse in unità d’azione per l’intervento nella lotta di classe, tra gli operai e i lavoratori in lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo, tra i cittadini che si ribellano alla mala-gestione della pandemia, tra le vittime dell’emergenza abitativa e della miseria crescente. E’ solo sulla base di un movimento pratico di questo tipo che si poteva giungere ad una sintesi elettorale di un ampio fronte contro le larghe intese a Roma: è anche da questo intervento che sarebbero emersi i programmi, le migliori candidature e anche la capacità di risolvere contrasti e divergenze. Non essendosi tramutata in un movimento pratico di questo tipo, l’iniziale diffusa disponibilità a convergere in un fronte comune si è attestata a un movimento di chiacchiere infestanti su ipotesi di programmi, candidati ecc. In cui alla fine hanno avuto la meglio dinamiche da bottegai e beghe sui simboli e i candidati Sindaco da mettere a capo della coalizione.
In secondo luogo l’esito negativo degli sforzi di costruire una coalizione unitaria dimostra limiti nella comprensione del corso delle cose. La lotta contro il governo Draghi e contro il ritorno delle larghe intese a Roma pone i comunisti di fronte al compito di mettere insieme un fronte ben più ampio dei confini della residuale “unità dei comunisti e della sinistra”. Occorre creare un fronte molto più ampio senza celare le nostre identità politiche ma senza usarle per discriminare organismi politici e settori di masse popolari non comunisti e non di sinistra ma oggettivamente in lotta contro le larghe intese, contro il procedere della crisi e i suoi effetti disastrosi, contro la mala-gestione della pandemia. Delimitare i confini del fronte alla stregua di un’alleanza tra consimili (con altre forze comuniste, con altre forze di sinistra, ecc.) è un esercizio di soggettivismo che impedisce sul nascere di affrontare i compiti oggettivi che la situazione ci pone dinanzi. L’origine di questa deviazione consiste nel vano tentativo di ricreare l’area elettorale di consenso per le forze comuniste e di sinistra che è andata persa da più di un decennio, con la partecipazione del PRC al secondo governo Prodi (2006-2007).
Il consenso elettorale per i comunisti e la sinistra potrà anche tornare a crescere ma non sulla base della semplice riproposizione di simboli su scheda elettorale. Bensì come riflesso dell’opera dei comunisti, ben più importante e decisiva, tra gli operai e i lavoratori delle aziende capitaliste e pubbliche, tra i giovani nelle scuole, università e quartieri, alla testa della resistenza spontanea delle masse popolari al procedere della crisi. Per elevare di livello questa resistenza promuovendo la moltiplicazione di organizzazioni operaie e popolari, per costituire organismi sull’esempio del Collettivo di Fabbrica GKN. Per raccogliere, sulla base di quest’opera, una nuova leva comunista. Per far avanzare il movimento generale per cacciare Draghi e per imporre le misure di emergenza che occorrono per farla finita con i capitalisti e la loro gestione della pandemia. Questi sono i compiti della fase, affrontando i quali il movimento comunista rinasce.
Il nostro intervento in campagna elettorale. Nei fatti il miglior servizio all’utilizzo politico della campagna elettorale romana è stato reso dalle mobilitazioni spontanee che in fasi diverse l’hanno attraversata. Parliamo delle lotte per la casa, dei lavoratori Alitalia, dei lavoratori AEC, del movimento NO green pass in cui come Partito siamo a più riprese intervenuti per dare loro sostegno, portando il nostro appello a creare organizzazioni operaie e popolari e a confluire in un fronte ampio per la cacciata del governo Draghi e per un governo d’emergenza popolare. Questo in parallelo ad altre attività ed iniziative rivolte alla classe operaia che come Partito abbiamo messo in campo in questi mesi. Con gli stessi obiettivi siamo intervenuti anche nei consessi animati dalla Confederazione della Sinistra Italiana per dare vita ad una coalizione anti-larghe intese alle amministrative romane. Anche se non abbiamo raggiunto la realizzazione di questo obiettivo il lavoro svolto è stato terreno utile per rafforzarci, rendere più incisivo il nostro lavoro teso a promuovere organismi operai e popolari, fare propaganda della nostra linea e sviluppare rapporti di politica da fronte (1.unità d’azione, 2.dibattito franco e aperto, 3.solidarietà reciproca) con compagni appartenenti ad altri organismi comunisti.
Le nostre indicazioni di voto. Per sviluppare il movimento per cacciare Draghi occorre darsi l’obiettivo di far saltare l’inglobamento del M5S nelle larghe intese. Venendo meno l’appoggio parlamentare del M5S verrebbe meno anche la stessa possibilità di esistenza del governo Draghi. Sarebbe una battuta d’arresto per le larghe intese, per Confindustria di Bonomi, il Vaticano, gli USA, la UE, le Organizzazioni Criminali e tutti coloro che avevano puntato su Draghi per risolvere la breccia apertasi nel sistema politico a marzo 2018. Il movimento lanciato dagli operai GKN contro lo smantellamento dell’apparato produttivo di beni e servizi è un presupposto favorevole affinché l’inglobamento fallisca e Draghi cada. Che la Raggi e il M5S romano consolidino la loro autonomia dal PD su Roma è un’altra condizione favorevole che noi comunisti dobbiamo avere cura di alimentare.
Per farlo è necessario che a Roma come a livello nazionale si costituisca un nuovo centro autorevole del fronte anti-larghe intese. Che il ruolo lasciato cadere dal M5S venga preso in mano dalla confluenza dell’ampio campo anti-larghe intese che oggettivamente esiste e di cui a Roma sono parte le forze comuniste organizzate, la protesta spontanea che ieri si incanalava nel M5S e che oggi è per lo più dispersa e allo sbando, i movimenti di lotta tradizionali della città come quello per la casa e quelli sorti a seguito della pandemia (facendosi anche carico dell’estromissione dell’estrema destra che li infiltra), le lotte contro lo smantellamento dell’apparato produttivo e la parte migliore del movimento sindacale cittadino (di base e confederale), le esperienze di autorganizzazione nella giungla della produzione dei servizi, gli esponenti autorevoli che godono di seguito tra le masse per il ruolo che svolgono nella lotta contro le larghe intese e il governo Draghi (provenienti dalla sinistra borghese, dal movimento sindacale, dalla società civile e perfino dalla Pubblica Amministrazione).
Per attivare questo processo è decisivo il ruolo delle forze comuniste organizzate. Per questo motivo la nostra indicazione di voto non è univoca ma è per il voto disgiunto a quei candidati ed organismi che nel corso di questa campagna elettorale si sono dimostrati maggiormente d’avanguardia nell’assumere i compiti della fase: mettere la propria candidatura al servizio delle lotte delle masse popolari, incoraggiare l’organizzazione e la mobilitazione popolare, usare la campagna elettorale per alimentare il movimento per la cacciata del governo Draghi, promuovere l’unità d’azione del campo dei comunisti e del campo anti – larghe intese contro il nemico comune.
La nostra indicazione di voto per il candidato Sindaco va ad Elisabetta Canitano e a Potere al Popolo. Elisabetta Canitano e PaP sono la lista anti-larghe intese che è intervenuta nella campagna elettorale in modo più avanzato. Ne sono prova gli sforzi profusi per tentare di dare vita ad un fronte ampio, l’intervento sistematico nelle mobilitazioni contro lo smantellamento di Alitalia, per il diritto alla casa, ecc. , l’impulso dato alla mobilitazione e all’organizzazione delle masse popolari.
Per quanto riguarda i candidati al Consiglio Comunale diamo indicazione di votare sempre per i candidati di Potere al Popolo (per gli stessi motivi per cui indichiamo di votare per la Canitano come Sindaco). In alternativa, per quei compagni che vogliono esprimere il proprio voto per la falce e il martello indichiamo di votare i candidati al Consiglio Comunale della lista del Partito Comunista Italiano.
Per quanto riguarda i candidati alla Presidenza dei Municipi diamo indicazione di votare per i candidati di Potere al Popolo alla presidenza dei Municipi e al Consiglio Municipale. Nei seguenti Municipi diamo indicazione di fare voto disgiunto e votare i candidati consiglieri municipali di Patria Socialista nelle liste del PC Rizzo: al V Municipio votare Ivan Collini, al I Municipio votare Simone Stazi, al XII Municipio votare Mauro Colagrossi, al VI Municipio votare Onofrio Castriotta, al VIII Municipio votare Laura Laurentini, al X Municipio votare Luigi Stazi.
Dunque la nostra indicazione di voto, come si desume, va principalmente alle liste dei compagni di Potere al Popolo. Tuttavia esprimiamo favore anche per le candidature dei compagni del PCI Alboresi e di Patria Socialista. Si tratta di organizzazioni con cui ci troviamo in disaccordo sulla costruzione del fronte anti-larghe intese di cui noi abbiamo una visione più ampia, articolata e rispondente alla linea della lotta per cacciare il governo Draghi e imporre un governo d’emergenza popolare. Tuttavia riconosciamo anche la positività dell’opera svolta da queste due organizzazioni, con cui è nostra premura proseguire i rapporti di collaborazione. In particolare riteniamo positiva la spinta dei compagni del PCI Alboresi ad intrattenere relazioni avanzate tra organizzazioni comuniste diverse. Allo stesso modo riteniamo positivo e costruttivo l’intervento dei compagni di Patria Socialista nelle mobilitazioni degli operai e dei lavoratori, secondo una linea che favorisce l’unità e la mobilitazione della classe operaia contro il governo Draghi.