È di questi giorni la notizia degli ennesimi tagli alla sanità pubblica della regione Toscana. Su La Nazione del 18 settembre si legge: “Le casse della Regione piangono. Per questo si taglia con la mannaia sulla sanità. La decisione è stata presa giovedì dal governatore toscano Eugenio Giani che con il suo assessore alla salute Simone Bezzini lo ha comunicato ai direttori generali di aziende sanitarie e ospedaliero universitarie. […] Solo per fare un esempio l’Asl Toscana centro, nelle richieste dalla Regione, deve tagliare cento milioni di spesa da qui a fine anno. Un’enormità”. La mannaia si tradurrà quindi nel blocco delle assunzioni, nello stop alla retribuzione degli straordinari, nella chiusura e smantellamento progressivi di sempre più servizi. Tutto questo a fronte della carenza di personale e della necessità – fa sapere la CGIL – di almeno 2.000 assunzioni, almeno 1.200 tra infermieri e operatori sociosanitari, 400 medici e 400 tecnici sanitari, della prevenzione, di laboratorio, di radiologia e amministrativi.
Nel solco della gestione sempre più aziendalista della sanità pubblica promossa dal governo Draghi, e dal PD nel particolare per quanto riguarda la regione, non era sufficiente quindi aver già tagliato solo per la Toscana 20 milioni di euro nel corso dell’ultimo anno, si continua a smantellare.
A pagare le masse popolari della Toscana che si trovano sempre più a far fronte allo smantellamento della sanità, alla progressiva chiusura o depotenziamento di servizi di assistenza e cura; a pagare i lavoratori della sanità per cui si prospettano turni massacranti e mal pagati, schiere di precari e esternalizzati e repressione qualora provassero a denunciare le loro condizioni.
Questo è il piano (il famoso piano di Ripresa e Resilienza) che il governo Draghi con il suo braccio armato del PD hanno preparato per lavoratori e masse popolari.
Non subirlo è possibile, la lotta degli operai della GKN lo insegna!
È possibile se sono i medici, gli infermieri, tutto il personale della sanità a prendere in mano le sorti di ogni struttura sanitaria, come del resto hanno dimostrato di poter fare nella prima fase della pandemia. Gli operai GKN insegnano che è necessario organizzarsi nei posti di lavoro per occuparsi di quello che manca, di quello che è necessario, delle condizioni di lavoro e dei pazienti. Esempi simili nella sanità già esistono (come quella che abbiamo raccolto negli articoli Organizzarsi! Costruire ovunque organismi di base. Un esempio nella sanità e CdD Ospedali Riuniti di Bergamo – intervista a Edda Adiansi).
È possibile se i comitati e i collettivi nati dentro le strutture sanitarie si legano alla più generale mobilitazione in corso in difesa del lavoro, dell’apparato produttivo e di servizi del paese.
È possibile se i lavoratori della sanità, assieme agli utenti raccolgono l’appello a insorgere e seguono il filo rosso che unisce tutte le mobilitazioni in atto: la necessaria cacciata del governo Draghi e dei suoi aguzzini.
Il governo Draghi va sostituito con un altro governo d’emergenza. Un governo fatto di esponenti che siano decisi a sostenere operai e lavoratori per mettere in campo le misure urgenti e necessarie. Esponenti simili ci sono e sempre più ci saranno mano a mano che i lavoratori fanno valere la propria forza!
I sindacati confederali da lunedì 26 settembre hanno indetto lo stato di agitazione del personale sanitario, mentre USB ha indetto per il prossimo 30 settembre un presidio sotto la Regione Toscana. Il P.CARC sostiene e invita a partecipare al presidio e alle iniziative che verranno messe in campo perché siano tappe per rafforzare un fronte unito contro Draghi.
Facciamo dello sciopero generale dell’11 ottobre proclamato dal sindacalismo di base uno sciopero unitario e di massa! Facciamone un passo avanti per rimettere in sesto il paese e cacciare Draghi! Tutti i lavoratori hanno copertura sindacale e possono scioperare.
Dalle fabbriche agli ospedali non è più possibile lasciarli fare, insorgiamo!