Lo sblocco dei licenziamenti sancito dal governo Draghi lo scorso 1° luglio ha dato il via nel giro di pochi giorni ad una pioggia battente di lettere di licenziamento che ha investito centinaia di operai da un capo all’altro del paese. La procedura collettiva è partita il 5 luglio per gli operai della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto (MB) e quattro giorni dopo è toccato ai 422 operai della GKN di Campi Bisenzio (FI) per cui il fondo Melrose ha annunciato la chiusura definitiva dello stabilimento. La Timken di Villa Carcina (BS), già operante da qualche anno in Romania, ha mandato a casa da un giorno all’altro 106 operai, mentre per la Elica di Fabriano (AN) sono ancora in corso le trattative tra i sindacati e il ministero dopo l’annuncio dell’intenzione da parte dei padroni di delocalizzare il 70% della produzione in Polonia e licenziare 400 operai.
La mobilitazione avviata dal Collettivo di Fabbrica e dagli operai della GKN di Campi Bisenzio ha innescato focolai di lotta in decine di aziende che i padroni hanno intenzione di delocalizzare e chiudere per esempio, dopo la marcia dei 40 mila del 18 settembre a Firenze, anche i lavoratori di Alitalia hanno occupato la sede di ITA, mentre gli operai dell’Elica hanno occupato la superstrada. Ancora, una sentenza del Tribunale di Firenze ha accolto il ricorso contro GKN per condotta antisindacale presentato dalla FIOM che annulla la procedura di licenziamento e anche l’AST di Terni ha ritirato i licenziamenti collettivi.
È dunque sotto gli occhi di tutti come i lavoratori stiano acquistando sempre di più la consapevolezza di non potersi arrendere davanti allo smantellamento dei posti di lavoro, spinti dalla rabbia di sentirsi trattati come esuberi, pedine in mano ai padroni e continueranno a mettere legittimamente in campo ogni iniziativa necessaria per difendere il tessuto produttivo e il futuro di questo paese dagli interessi di fondi finanziari, multinazionali e dall’inefficienza della politica.
Negli ultimi mesi infatti si sono rincorse prese di posizione, attestazioni di solidarietà da parte di politicanti senza distinzione di schieramento ed è stata redatta una prima bozza dell’annunciato Decreto Legge anti delocalizzazioni Orlando (PD)-Todde (M5S). La bozza prevede multe e l’inserimento di padroni e multinazoinali in una black list che vieta per 3 anni l’accesso a finanziamenti o incentivi pubblici in caso di mancato rispetto delle disposizioni, ma è stata immediatamente cassata da Confindustria al meeting di CL (Comunione e Liberazione) che si è svolto a fine agosto a Cernobbio – che di fatto ha sostituito l’iter parlamentare di discussione dei disegni legge – e sulla quale Bonomi si è espresso accusando il ministro del lavoro e la vice ministra dello sviluppo economico di agire “pensando di colpire le imprese sull’onda dell’emotività di due o tre casi che hanno ben altra natura” e mostrando concretamente chi comanda.
Ma se la politica non da risposte, né soluzioni immediate e concrete, sono i lavoratori ad organizzarsi per trovarle come hanno fatto alla GKN, dove l’assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori ha votato e fatto proprio un documento di indirizzo per una legge contro le delocalizzazioni steso davanti ai cancelli da un gruppo di giuristi lo scorso 26 agosto. Nessuna legge deve essere fatta sulle teste dei lavoratori ma, deve essere scritta con le loro teste e lo stesso vale per il piano industriale necessario per far ripartire la fabbrica e farla funzionare meglio di prima. Allo stesso modo dei giuristi, anche un gruppo di giovani ingegneri si è dato appuntamento davanti ai cancelli della GKN per discutere con gli operai della situazione della fabbrica e dei possibili piani di miglioramento e sviluppo che non necessitano di futuri privati compratori. Vedi il documento.
Oggi per i lavoratori il silenzio e la passività di chi si pone come portavoce dell’opposizione al governo Draghi e alle Larghe Intese sono assordanti, come lo è l’inerzia di quelli che alle elezioni del 2018 hanno tradito la fiducia di lavoratori e delle masse popolari, disattendendo la promessa di rompere con chi aveva portato il paese al disastro e restando poi a guardare il governo Draghi rovesciare gli effetti della crisi aggravata dalla pandemia sulle teste dei lavoratori tacendo anche davanti allo sblocco dei licenziamenti e degli sfratti.
Ma per le condizioni specifiche nelle quali si é svolta, la manifestazione del 18 settembre (a cui hanno partecipato il senatore Mattia Crucioli di Alternativa C’è, la deputata Yana Ehm, oggi nel gruppo misto, e Alessandro di Battista) non è stato solo un corteo in difesa della GKN, ma è diventata la mobilitazione che ha raccolto e sviluppato la necessità di difendere tutti i posti di lavoro, l’apparato produttivo del paese che i padroni continuano a smantellare attraverso delocalizzazioni e chiusure, contro il governo dei “migliori” che con l’attuazione del suo programma lacrime e sangue ha alimentato la ribellione popolare.
Quella lanciata dal Collettivo di Fabbrica della GKN è la lotta di tutti i lavoratori, di tutte le masse popolari, di tutti i progressisti e dei sinceri democratici che lottano per l’attuazione della Costituzione del ’48, è la lotta della parte sana che risiede nei palazzi istituzionali e che oggi deve venir fuori se vuole mostrarsi degna del ruolo che ricopre.
L’unica strada che i parlamentari eletti nel 2018 nelle file del 2018 hanno per assumere un ruolo positivo agli occhi di coloro che li hanno votati e sostenuti, indipendentemente da dove siano collocati oggi, è quella di:
- andare di fronte ai cancelli, nelle fabbriche occupate e presidiate, nelle strade, ai picchetti dei lavoratori per impedire pestaggi da parte della polizia. Schierarsi al fianco della classe operaia che marcia contro gli attacchi di padroni, banchieri e speculatori come alcuni eletti hanno fatto il 18 settembre;
- imporre in Parlamento la votazione della legge contro le delocalizzazioni e del piano industriale approvati dall’assemblea permanente dei lavoratori GKN, facendo leva sul fatto che il governo Draghi non reggerebbe senza il gruppo parlamentare del M5S e sul fatto che il PD e la Lega non accetterebbero facilmente di stare ancora nella maggioranza parlamentare dato l’avvicinarsi delle prossime elezioni amministrative. La fiducia al governo Draghi è stata votata perché doveva prevedere un ministro della transizione ecologica e perchè difendesse i principali risultati raggiunti dal M5S. Oggi invece ci troviamo con un governo che porta avanti lo smantellamento dispiegato di tutte le misure favorevoli alle masse popolai promulgate dai governi Conte come il reddito di cittadinanza, quota 100, il blocco dei licenziamenti e degli sfatti e che promuove il ritorno del nucleare in Italia.
- Usare la campagna elettorale per le amministrative dei prossimi 3 e 4 ottobre per far si che ciascun candidato si dia da subito i mezzi per fare quello che promette di fare una volta eletto, mettendosi dunque senza riserve al servizio dei lavoratori e delle masse popolari, per esempio 1) promuovendo ispezioni nelle aziende per verificare le condizioni di lavoro, i dispositivi di sicurezza e portare nelle istituzioni le istanze dei lavoratori; 2) promuovendo ispezioni negli ospedali pubblici e nelle strutture private o nelle carceri; 3) partecipando ai picchetti contro gli sfratti; 4) dando visibilità alle azioni di auto-organizzazione dei disoccupati contro il degrado urbano e gli altri mille problemi delle città e dando sostengano alla battaglia per il pagamento di queste giornate di lavoro in tutte le forme possibili (imponendolo all’amministrazione o municipalità locale, attraverso gli espropri proletari, l’erogazione di buoni pasto, l’esenzione da imposte e tributi, ecc.): Un esempio positivo in questa direzione è stata la firma da parte dei candidati alla III municipalità di Napoli del “Contratto del programma di lotta popolare” che prevede l’impegno ad occuparsi delle necessità dei cittadini, sintetizzate in 10 punti, promosso dai comitati popolari locali con l’obiettivo di organizzare un controllo dal basso della politica istituzionale e promuovere la costruzione di un’assemblea permanente della III municipalità.
Questo vuol dire agire al servizio e negli interessi dei lavoratori e delle masse popolari contro il governo di Draghi e delle Larghe Intese.
Il governo di cui c’è bisogno è un governo di emergenza fatto con le teste dei lavoratori e della masse popolari organizzate e non sulle loro teste!