Il Quartiere 5 di Firenze comprende Rifredi, Peretola e Novoli per un numero complessivo di oltre 100mila abitanti. E’ il polo operaio industriale della città dove si trovano l’ex Pignone, la Mercafir (mercato cittadino) e l’area industriale di Osmannoro. Sono in cantiere grandi opere speculative come il raddoppio dell’aeroporto e l’inceneritore, la terzia corsia dell’autostrada.
Il vostro contributo alla tribuna politica che abbiamo aperto sul nostro sito è particolarmente importante perché ci permette di avere delle considerazioni “dall’interno” di un Movimento in tumulto ormai quotidianamente. Per dipanare questa matassa è però necessario fare un bilancio dell’esperienza del M5S nei governi Conte 1 e 2 e in quello Draghi: che insegnamenti tirate da queste esperienze? Quali sono stati secondo voi i risultati ma soprattutto i limiti ed errori in cui siete incappati?
Prima di rispondere, vi vogliamo ringraziare per averci coinvolto in questo dibattito. Le domande che ci ponete sono chiare e centrate. Le critiche, anche molto severe ma di sicuro intellettualmente oneste, ci aiutano a rimanere centrati sui nostri obiettivi e a fare valutazioni più consapevoli sul quadro politico nostro interno e generale.
È doveroso innanzitutto sottolineare che il M5S, fin da prima della sua nascita e con la sua grande capacità di mobilitazione, era riuscito ad ottenere risultati importanti sia come forza extraparlamentare (ricordiamo ad esempio il primo Vaffa-day che portò alla legge Severino e alla sacrosanta espulsione di Berlusconi dal Senato) che come forza di opposizione, riportando al centro dell’agenda politica quella “dignità sociale” così ben valorizzata nella nostra Costituzione. È chiaro che, al momento di andare al governo, la ferocia delle forze della reazione che già ci avevano combattuto si è ulteriormente inasprita rendendo il percorso governativo ogni giorno più difficile. Ciò nonostante, rivendichiamo con orgoglio i successi dei governi Conte, in particolare il Conte 1: Reddito di Cittadinanza, Decreto Dignità, Spazzacorrotti, decreti End of Waste, sono tutti provvedimenti che hanno finalmente rimesso al centro il Cittadino, la Comunità e l’Ambiente e creato una prospettiva seria di sviluppo al nostro Paese. Il merito principale del Conte 2 è stato invece completare la riforma costituzionale della riduzione del numero dei parlamentari ma è stato da subito evidente che, nonostante il nuovo alleato fosse sulla carta più vicino al nostro quadro di valori, il percorso riformatore intrapreso non avrebbe avuto vita facile a causa delle radicate commistioni fra vecchia politica e potentati economici-finanziari-industriali-mediatici italiani. La pandemia ha poi sparigliato tutte le carte ma ha permesso a Conte di sconfiggere, a livello europeo, il dogmatismo dell’austerity che tanto danno ha fatto in Europa negli ultimi 20 anni.
Il Governo Draghi ha senza dubbio avuto un effetto enormemente lacerante nel Movimento, contribuendo a spaccare sia la Base attivista che le “altezze”. Era evidente però a tutti fin da subito che l’unico possibile ruolo del M5S avrebbe potuto essere solo la difesa di quanto faticosamente conquistato nei governi precedenti, obiettivo ampiamente insoddisfacente. Purtroppo si sta confermando un Governo di restaurazione come le premesse portavano a pensare e ad oggi l’unica sua funzione, del tutto utilitaristica, può essere quella di dare il tempo al M5S di riorganizzarsi dopo un lungo periodo di lotte e divisioni.
Degli errori commessi fino ad oggi, il più grave è stato senza dubbio permettere la scollatura fra Portavoce e Attivisti perdendo così molta della capacità di coinvolgimento che ci ha a lungo caratterizzato. Ciò è stato dovuto a molte ragioni: una struttura territoriale assente, una comunicazione interna che non ha funzionato, fisiologici “arrivismi”. Ciò si può in parte spiegare con l’inesperienza ma è chiaro che il nostro futuro dipende dalla capacità di coinvolgere i Cittadini nella vita pubblica al punto da portarli nelle istituzioni e renderli protagonisti della crescita sociale della nostra comunità, per non lasciare quest’ultima nelle mani di centri di potere che tutelano esclusivamente sé stessi.
È stato ed è molto dibattuto al nostro interno il tema delle alleanze: molti le hanno ritenute addirittura la rovina del Movimento, altri le hanno viste come un male necessario. Noi apparteniamo al secondo gruppo e rivendichiamo quindi ciò che abbiamo ottenuto e non avremmo potuto ottenere senza le alleanze. Riteniamo che nel complesso il Movimento sia stato fedele ai suoi principi ma soprattutto ai suoi obiettivi e che abbia saputo indirizzare la politica nazionale nella direzione da noi voluta.
Il governo Draghi cerca di proseguire sempre più speditamente con l’attuazione delle misure lacrime e sangue per cui è stato installato (per l’ennesima volta senza passare dal voto, alla faccia della democrazia borghese stessa): lo dicono lo smembramento di Alitalia e MPS, le chiusure e i ridimensionamenti di azienda dalla GKN alla Whirlpool, lo sblocco degli sfratti e la preparazione dello smantellamento del reddito di cittadinanza dopo Quota 100 e, nei fatti, del Decreto Dignità. Come si sta sviluppando il dibattito nel Movimento? Quanto e come sono mobilitati i meet up e gli attivisti in generale? I vertici – ministri, deputati e senatori – lo stanno sostenendo?
Chiariamo subito una cosa: il reddito di cittadinanza non si tocca. Nessuno, nessuno nel M5S è disposto ad accettare compromessi al ribasso sul tema e sappiamo che i cittadini sono dalla nostra parte. Ad oggi il nostro giudizio sul Governo Draghi è comunque negativo in termini di difesa del lavoro, giustizia e in parte anche di gestione della crisi sanitaria.
Come dicevamo, il coinvolgimento della base è la vera nota dolente in questo momento come lo è da molti mesi: la struttura prevista dal nuovo Statuto (su cui riponiamo, in prospettiva, buona fiducia) è ancora largamente incompleta ed è veramente difficile mobilitarsi come sarebbe necessario per indirizzare al meglio, dal basso, la politica nazionale. Questa difficile situazione coinvolge in parte anche i “vertici”: infatti si sentono poche voci oltre a quella di Conte che raccoglie comunque molta stima e fiducia interna, nonostante sia ancora forte fra gli attivisti l’eco delle difficoltà nel passaggio dal vecchio al nuovo Statuto. È ovvio che è una situazione accettabile solo se provvisoria, visto che il M5S fa della Partecipazione uno dei suoi fondamenti distintivi. È però anche vero che la Base è tuttora compatta nel sostenere quei valori – ecologismo, equità sociale, etica pubblica, legalità – su cui il Movimento si è fondato ed ha raccolto tanto consenso. Intorno a questi valori siamo certi che riusciremo a dare nuovamente forza alla nostra voce.
I prossimi mesi saranno attraversati da tante e diffuse mobilitazioni con cui la classe operaia e le masse popolari opporranno resistenza alle suddette misure del governo Draghi e all’aggravarsi inevitabile della crisi: quali sono i passi che devono fare i militanti e i consiglieri che come voi operano sui territori per sostenere le legittime aspirazioni a un lavoro e una vita dignitosa, per fermare i sempre più evidenti abusi della classe dominante, per dare seguito concreto ai principi per cui il Movimento è nato?
I passi da fare, quotidianamente, sono quelli accanto ai lavoratori e lavoratrici che vedono minacciata la propria dignità. Ricordiamoci che la “classe operaia” oggi ha contorni molto, molto più ampi di quelli che aveva fino a qualche decennio fa ed oggi di fatto include gruppi molto meno abituati alla lotta e alla rivendicazione dei propri diritti e che hanno quindi ancora più bisogno di supporto e di consapevolezza. Pensiamo agli insegnanti, impiegati pubblici e privati, personale medico e paramedico, piccoli professionisti: categorie che nella bocca di certi politici sono evocati come una stucchevole cantilena ma che per noi rappresentano il cuore della lotta quotidiana per un progresso sociale dai contorni a noi molto chiari. Non dobbiamo avere paura di parlare di salario minimo (scandalosamente osteggiato dai Sindacati), di riduzione dell’orario di lavoro, di reddito universale: abbiamo il dovere di parlarne con i cittadini, generare dibattito per farne capire il valore e il potenziale, per generare la massa critica di consenso necessaria a “sfondare” nelle Istituzioni come siamo riusciti a fare in passato. Dobbiamo infine capire chi sono i giusti compagni di viaggio con cui condividere questo cammino lungo e impegnativo e rimanere aperti al dialogo e al confronto mantenendo sempre ben presenti le nostre stelle.