In questi giorni anche l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana sta mettendo in campo manovre per richiedere il Green Pass agli utenti dell’ospedale Cisanello e Santa Chiara, a pazienti e accompagnatori.
La modalità con cui si intende regolare l’accesso agli utenti è tramite la presentazione del certificato con successiva verifica della validità attraverso il controllo dei documenti. Questa procedura apre a non poche contraddizioni e criticità.
Prima fra tutte l’eventuale esclusione di coloro che non posseggono i requisiti richiesti da un servizio pubblico che rappresenta un diritto fondamentale per la vita delle persone. L’obbligo di fornire questi dati sensibili, oltretutto violando la privacy, non tiene di conto delle condizioni specifiche degli utenti che variano a seconda di molteplici aspetti:
– della condizione clinica, più o meno grave, per la quale, ad esempio, alcuni possono aver avuto titubanze per la somministrazione del vaccino, in assenza di una campagna vaccinale atta realmente a formare ed educare la popolazione, a fornire gli strumenti necessari per decidere consapevolmente cosa fare sul proprio corpo, invece che dare adito ad una propaganda in cui, esperti e non esperti, si contendono le opinioni in un teatrino in cui tutto diventa il contrario di tutto e in un contesto in cui i servizi più prossimali, compresi quelli forniti dai medici di medicina generale, si limitano ad applicare in maniera burocratica le disposizioni senza valutare i casi specifici e favorire la prevenzione e l’educazione alla salute;
– della condizione economica, dato che non esistono screenings di tamponamento gratuiti per cui chi ha maggiori risorse può decidere di non vaccinarsi ma spendere centinaia di euro per fare tamponi ed accedere, così, all’ospedale, a differenza di chi invece non ha questa possibilità;
-della necessità di molti accompagnatori di assistere i propri familiari nei percorsi ospedalieri, con o senza green-pass, a fronte di servizi pubblici di supporto sempre più insufficienti, di un sistema ospedaliero sempre più centralizzato che sempre meno tiene conto della prevenzione, della continuità assistenziale e delle condizioni economiche e sociali della popolazione.
Un’ altra contraddizione che emerge da questo provvedimento è che porta ad escludere gli utenti senza il certificato quando all’interno, tra il personale sanitario e non, non tutti hanno fatto il vaccino o hanno la possibilità di eseguire tamponi ogni due giorni, per tanto la situazione non è omogenea neanche internamente alla struttura.
A questo proposito, a fronte del tentativo di demonizzare coloro che non si sono ancora sottoposti al vaccino rispediamo al mittente l’intento di creare ulteriori divisioni tra lavoratori vaccinati e non vaccinati e tra lavoratori e utenti, in quanto non c’è niente di cui meravigliarsi se, anche gli stessi operatori sanitari che in prima linea hanno vissuto il dramma della pandemia, non ripongono alcuna fiducia nei cosiddetti “esperti” del momento, nelle case farmaceutiche e in generale nelle istituzioni, dal Ministro della Salute, alla Regione Toscana, a in tutti coloro che in un anno hanno gestito l’emergenza sanitaria in modo scellerato e criminale, gli stessi che oggi pretendono che tutta la popolazione si pieghi ai loro obblighi.
In questa fase, non bisogna alimentare la contrapposizione tra i così detti SI – VAX e NO-VAX bensì lottare insieme, vaccinati e non vaccinati, contro tutte quelle restrizioni che limitano ulteriormente l’accesso ai servizi di salute pubblica e per un sistema sanitario pubblico, gratuito ed efficiente.
Chiunque deve avere la possibilità di accedere all’ospedale, avendo a disposizione idonei mezzi di protezione per prevenire eventuali contagi, cosa per altro, che dovrebbe essere garantita comunque, visto che, nè un tampone negativo di due giorni prima, nè la vaccinazione, escludono la possibilità di diffondere il virus e le annesse varianti.
In ultimo, ma non per importanza, secondo l’Azienda Ospedaliera, a garantire l’accesso col green pass dovrebbero essere i lavoratori del servizio di vigilanza privata non armata, assunti durante l’emergenza covid per regolare il flusso all’esterno dei padiglioni dell’ospedale e nei parcheggi e coinvolti in generale nel servizio di portierato.
Questi lavoratori, che percepiscono stipendi di 3,60euro lordi l’ora, stando da 6 a 8 o anche 12 ore in piedi spesso senza i servizi più basilari, dovrebbero inoltre visionare questi dati sensibili degli utenti, fino a verificarne i documenti di identità, per poi valutare se escludere o meno un cittadino da un servizio pubblico per la salute. A questi lavoratori precari, con retribuzioni ai limiti della soglia di povertà, già sfruttati durante l’emergenza covid in mansioni non di loro competenza, con tutti i rischi del caso e senza percepire alcun compenso, l’azienda pretende di aggiungere ulteriori responsabilità scaricando sulle loro spalle i costi della gestione del green pass.
Di seguito riportiamo il comunicato che il gruppo di lavoratori ha scritto in risposta alla circolare in questione.
Dopo il passaggio dell’AOUP con la nuova circolare sui comportamenti da tenere nelle varie postazione di lavoro (rimandiamo all’ immagine di sotto sui comportamenti nei check point) riguardante il “greenpass” e, successivamente, con la comunicazione da parte WORSP, arrivata dopo la nostra richiesta di incontro per avere specifiche informazioni su questa situazione, siamo come portierato WORSP a richiamare all’ attenzione tutti i colleghi.
Nella legge n.87 del 17 giugno 2021 e DL n.105 del 23 luglio 2021 sono illustrati dei punti che riguardano i comportamenti da tenere nei check point aziendali. Questi punti, firmati dalla direzione sanitaria e accettati dalla nostra azienda, non ci sembrano chiari in quanto:
1. Non possiamo assumerci responsabilità di tipo “restrittivo” verso accompagnatori di pazienti fragili, ma non siamo neanche sanitari in grado di valutare ogni singola condizione clinica;
2. Non siamo F.O che possono richiedere documenti di identità a piacimento (per regolamentazione contrattuale e per motivi di privacy);
3. Non possiamo prenderci responsabilità che rischiano di compromettere la nostra situazione lavorativa per ordini diretti dalla società mittente, senza prima averne discusso con gli interessati;
Siamo a richiamare, dunque, in tempo urgente, come lavoratori, sia la nostra ditta (worsp) che i responsabili dell’appalto in questione (AOUP), per capire le dinamiche che si potranno presentare e definire il nostro operato con gli utenti.
Per il momento, oltre a mettere in discussione la validità costituzionale di questa manovra che riguarda l’acceso ad un servizio pubblico e primario, come gruppo di lavoratori, ci troviamo a non adempiere a tale mansione.
Gruppo Lavoratori WORSP
I lavoratori WORSP fanno bene a pretendere chiarimenti e devono organizzarsi per non far passare questa direttiva restrittiva, discriminatoria e del tutto inefficacie ai fini del contenimento dei contagi. Che vengano impiegati, piuttosto, per garantire la possibilità ad ogni paziente ed ogni visitatore di potersi proteggere adeguatamente con tutti i dispositivi individuali per tutelare la propria salute e quella degli altri (o forse ancora non è stata appresa la lezione, e gli ospedali sanno di potersi ritrovare nuovamente in situazioni in cui mancano mascherine, guanti, camicini monouso ecc.?).
Questa manovra, ovviamente, verrà presentata come un provvedimento necessario per la tutela della salute della collettività all’interno dell’ospedale ma non è altro che l’ennesimo tentativo di far ricadere la responsabilità dei disservizi sanitari sui singoli. Dove sta la salute collettiva nella situazione generale che viviamo all’interno degli opedali? dove viene permesso che medici, infermieri ed operatori sanitari lavorino settimane intere senza giorni di riposo…dove questi sono costretti a prendere in carico anche il doppio dei pazienti che spettano secondo i rapporti definiti per le degenze fino ai reparti intensivi… dove fino a pochi mesi fa agli operatori non era permesso di proteggersi con adeguati DPI perchè non venivano forniti…dove per fare una visita si deve aspettare anche un anno oppure attingere dai servizi privati, oppure recarsi al pronto soccorso…dove per sopperire all’emergenza pandemica sono stati rimandati decine e decine di interventi in elezione e sono state sottratte risorse in termini di spazi e di lavoratori da altri servizi ritenuti meno essenziali, come quelli di prevenzione o di gestione del dolore, quando al contempo le attività in intramoenia non sono mai state interrotte… dove è stato permesso a giovani neolaureati di lavorare in reparti che richiedono mesi di formazione spostandosi quando in una postazione quando in un’altra a tappare i buchi della carenza di personale…dove sta in questo contesto la salute e la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori?
Veniamo da anni di politiche di austerità in cui il sistema sanitario è stato saccheggiato e svenduto all’ iniziativa privata, in cui in 10 anni sono stati sottratti 47miliardi al SSN e sono stati tagliati 70mila posti letto, in cui dal 2007 sono stati chiusi definitivamente 200 ospedali e le condizioni di lavoro dei sanitari sono nettamente peggiorate in termini di ritmi, di risorse di cui usufruire, di possibilità di formarsi, di forza contrattuale e via dicendo.
Non c’è comportamento del singolo che possa eguagliare questa realtà. Una realtà che rispecchia uno degli effetti più devastanti della crisi in cui ci troviamo: una crisi sistemica e irreversibile che attraversa i paesi capitalisti come il nostro a cui i governi fanno fronte saccheggiando e smantellando tutto ciò che non è ambito di valorizzazione di capitale, di profitto, come gli ospedali, la scuola, l’ambiente.
Opporsi oggi a queste disposizioni, significa opporsi ad un sistema marcio che non ha sbocchi se non attraverso la presa di coscienza e l’organizzazione delle masse popolari.
Costruire negli ospedali, nei reparti, tra la logistica, tra i volontari, tra i pazienti e coloro che li assistono, organismi popolari che si confrontino sui problemi e che si organizzino per garantire il diritto alla salute. Nessuno meglio dei lavoratori della sanità sa quali debbano essere le misure da prendere per lavorare in sicurezza e in modo efficacie all’interno degli ospedali, nessuno meglio degli utenti sa quali siano i principali bisogni di salute da soddisfare e l’assistenza da garantire.
Quello che deve essere preteso all’interno di ogni ospedale è l’effettivo accesso alla salute, gratuito ed universale, senza discriminazione alcuna e in sicurezza.
Sezione di Pisa del Partito dei Carc