Il mondo dei padroni è in fiamme! La borghesia imperialista non riesce più a mantenere il suo ordine, da mille parti esplode la ribellione, l’indignazione e l’insofferenza delle masse popolari verso il suo potere.
La disfatta degli USA e della coalizione NATO in Afghanistan è la rappresentazione più lampante di questo stato di cose.
Soltanto l’8 luglio scorso, Biden aveva affermato con sicurezza: “l’avanzata dei talebani si può fermare (…) Non ci sono possibilità che vediate persone che vengono evacuate dal tetto dell’ambasciata statunitense in Afghanistan”, come avvenuto nel 1975 in Vietnam.
Il 15 agosto, invece, si sono viste le stesse immagini, a certificare la sconfitta USA. Venti anni di guerra, di massacri e di devastazione, oltre 2300 miliardi di dollari spesi (2261 spesi dagli USA e circa 8,9 miliardi dall’Italia, dati del Watson Institute della Brown University), 2312 morti e 19650 feriti nel solo nell’esercito USA (53 morti e 700 feriti per i contingente italiano, fonte: iCasualties.org), non sono bastati agli imperialisti per imporre il loro volere al popolo afghano.
Dopo l’iniziale sconfitta subita nel 2001, i talebani sono riusciti a riorganizzarsi rapidamente, ponendosi come la principale forza di resistenza all’occupazione USA, che ha coinvolto e mobilitato larga parte delle masse popolari. In molte zone del paese sono riusciti di fatto ad agire come un “governo ombra”, creando istituzioni in grado di contrapporsi efficacemente a quelle del governo fantoccio degli USA e di organizzare illegalmente attività come la riscossione delle tasse e dazi e la gestione di servizi essenziali come la scuola, la sanità, l’istruzione, i mercati, ecc.
Su questa base hanno saputo conquistare in questi ultimi vent’anni un ampio consenso.
A seguito dell’annuncio del ritiro delle forze NATO, avvenuto il 1 maggio, i talebani hanno quindi lanciato un’offensiva militare per riconquistare il paese.
L’offensiva comincia con l’occupazione dei territori rurali, avvenuta senza incontrare di fatto alcuna resistenza. A partire dal mese di agosto i talebani concentrano poi gli sforzi nell’accerchiamento delle città, arrivando in 9 giorni (dal 6 al 15 agosto) ad occupare la capitale Kabul. Con grande sorpresa dei vertici militari USA che, pur prevedendo oramai la sconfitta, avevano stimato in 90 giorni il tempo necessario a conquistare la città. Non avevano calcolato che l’esercito del governo fantoccio, forte di 350.000 soldati, addestrati ed equipaggiati dagli USA con grande dispendio di risorse, si sarebbe sciolto in pochi giorni come neve al sole, lasciando campo libero agli avversari.
Nella giornata del 15 agosto Kabul è presa. Il 16 agosto viene dichiarata la fine della guerra in Afghanistan e annunciata la costituzione di un “emirato islamico”, ripristinando di fatto la situazione precedente all’invasione del 2001.
La disfatta degli USA e della NATO in Afghanistan dimostra ancora una volta che gli imperialisti sono tigri vere, ma allo stesso tempo sono tigri di carta.
Se guardiamo ai massacri, alla distruzione e alla devastazione economica e sociale imposti in vent’anni di guerra sono delle tigri vere, in grado di mordere e di fare male.
Ma in definitiva sono tigri di carta. Sono le masse popolari a fare la storia: gli imperialisti, nonostante tutti i loro mezzi e le loro risorse, non possono soffocare la ribellione che i loro crimini suscitano nelle masse popolari e sono destinati alla sconfitta. Anche una forza reazionaria e oscurantista come i talebani, con risorse e armamenti limitati, ha potuto sconfiggere la coalizione di tutte le potenze imperialiste riunite, ponendosi come riferimento per le masse popolari afghane nella lotta contro gli invasori, per farla finita con le sofferenze e i massacri che la guerra imperialista aveva portato nel paese.
L’esito dell’invasione USA dell’Afghanistan è un chiaro monito a tutti i disfattisti che continuano a proclamare l’onnipotenza degli imperialisti USA e della Comunità Internazionale che dominano il mondo: i padroni sono al collasso! Sconfiggerli è possibile, oltre che necessario.
Talebani significa studenti coranici. Sono un’organizzazione fondamentalista religiosa. Nascono come una delle fazioni, modellate sulle differenze etniche e religiose, in cui si dividevano i Mujaheddin (combattenti islamici) dell’Afghanistan che combatterono contro l’invasione sovietica (1979-1989), foraggiati in funzione anticomunista da USA e Arabia Saudita e sostenuti da facoltosi privati, di cui il più noto fu Osama bin Laden (anche lui saudita).
Dopo il ritiro delle armate sovietiche, i talebani, espressione dell’etnia Pashtun maggioritaria nel paese, uscirono vincitori della guerra civile che ne seguì, instaurando nel paese l’Emirato Islamico (1996).
Nel paese guidato dai talebani trovò rifugio anche al-Qaeda, costruita negli ultimi anni della guerra contro i sovietici da Osama bin Laden. Terminata la lotta contro l’Armata Rossa, al-Qaeda cominciò a individuare nell’imperialismo USA il principale nemico dei popoli mussulmani. Organizzò diversi attentati contro uomini e strutture facenti capo agli USA in vari paesi, fino all’attentato alle Torri Gemelle del 2001, a cui gli USA reagirono invadendo l’Afghanistan, deponendo i talebani e instaurando un governo fantoccio.
Arriviamo così al periodo trattato nell’articolo: i talebani dopo l’invasione si sono nuovamente organizzati e hanno continuato la guerra contro i nuovi invasori, fino ai giorni nostri.
Insomma, i talebani sono una forza reazionaria e oscurantista, per lungo tempo foraggiata dagli imperialisti USA in funzione anticomunista, che oggi svolge oggettivamente un ruolo positivo nella lotta contro l’imperialismo.