[Bergamo]Potenziare l’ospedale di SanGiovanniBianco

Bergamo, 26 agosto 2021

COMUNICATO

In questi giorni stanno arrivando a destinazione le sanzioni a coloro che si sono mobilitati nuovamente il 7 agosto scorso per chiedere l’efficiente funzionamento dell’ospedale civile di San Giovanni Bianco, struttura sanitaria di estrema importanza per la valle Brembana, che da anni viene via via ridotta. Nei giorni successivi, come già in passato, l’amministrazione del papa Giovanni 23° di Bergamo, che ne ha la gestione, si è sbracciata nel garantire il suo buon funzionamento. Ma in strada sono scese almeno 800 persone, insieme a numerosi amministratori della valle per denunciare una realtà ben diversa, fatta del progressivo impoverimento dei servizi offerti dal nosocomio e quindi di smantellamento del servizio pubblico.

La situazione di emergenza pandemica ci mostra l’importanza di un efficiente servizio di medicina territoriale e della presenza dei presidii sanitari territoriali per il mantenimento della salute pubblica.

Siamo solidali con la protesta per un servizio sanitario pubblico efficiente e capillare e condividiamo l’indignazione per le sanzioni in arrivo che rappresentano l’obiettivo di impedire e reprimere la giusta protesta contro i provvedimenti antipopolari che sempre più sono promossi dai vari governi delle Larghe Intese e dal governo Draghi, oggetto di sempre più diffuse contestazioni popolari che, per la loro pervicace insoddisfazione diventano problemi di ordine pubblico. La repressione è via via stata inasprita attraverso i decreti dell’allora ministro dell’Interno Salvini. Le sanzioni economiche sono sempre più lo strumento utilizzato dalle istituzioni statali nei confronti delle masse popolari che si ribellano e che vivono del proprio salario, a cui tale evenienza rappresenta un forte elemento di ricatto.

Questa protesta popolare nasce per il miglioramento delle condizioni di vita e di sviluppo della valle a fronte delle conquiste di civiltà e progresso che la popolazione non vuole che siano demolite. Hanno ragione le popolazioni della valle quando contestano che la scarsa attenzione dello Stato centrale per i problemi dei comuni periferici si traduce essenzialmente nel concepirli come enti esattori a favore delle casse centrali lasciando loro il progressivo decadimento dei servizi pubblici per ragioni di risparmio; ciò porta allo spopolamento dei territori, al peggioramento della vita delle masse popolari, all’abbandono e al degrado dell’ambiente. I governi delle Larghe Intese, al servizio della classe borghese al potere, ci hanno mostrato che la completa applicazione pubblica dei continui progressi tecnologici e organizzativi che si sono raggiunti anche nel campo della salute pubblica viene messa in discussione per questione di costi mentre i finanziamenti e le agevolazioni verso la sanità privata e speculatori di ogni risma aumentano: la Lombardia fa scuola in tal senso e la votazione dello scorso 29 giugno in consiglio regionale in cui è stato bocciato un ordine del giorno per il potenziamento del presidio ospedaliero di SG Bianco è eloquente.

La protesta del 7 agosto, anche se esercitata con forme che le leggi definiscono illegali è legittima perchè è stata a tutela degli interessi delle masse popolari del territorio e le sanzioni non vanno pagate perché illegittime. A tal fine va sviluppata specificamente la mobilitazione attingendo per esempio dall’esperienza del movimento NoTAV della Val Susa che da anni subisce la repressione sotto varie forme e che in varie forme resiste, contrattacca e dirige molte amministrazioni locali.

La situazione di degrado attuale è determinata dallo sviluppo della crisi generale irreversibile del sistema capitalistico che imperversa da decenni in cui chi ha i soldi investe principalmente nella speculazione piuttosto che nella produzione di beni utili. La mobilitazione popolare per l’ospedale di San Giovanni Bianco, così come quelle contro la chiusura del SanPaolo e SanCarlo di Milano e il San Gennaro di Napoli, i molti lavoratori (dalla GKN di Firenze alla Whirlpool di Napoli e molti altri) che stanno lottando per impedire migliaia di licenziamenti sostenuti da Confindustria e avallati dal governo Draghi e lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese, è dimostrazione che la volontà e la forza per cambiare in meglio le cose stanno nelle masse popolari. Esse devono acquisire fiducia nella possibilità di farlo instaurando un proprio governo popolare di emergenza espressione delle proprie organizzazioni popolari e operaie di lotta e avviare la trasformazione socialista del paese in cui ogni attività è finalizzata al benessere collettivo e non alla produzione per il profitto.

Il progresso sociale è solo frutto della lotta delle masse popolari contro la classe borghese al potere.

Le masse popolari organizzate e la classe operaia devono prendere in mano il governo del paese.

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