Francesca Frediani, Consigliera regionale in Piemonte
Partiamo da una tua valutazione dell’analisi che abbiamo fatto rispetto alla china del M5S, la condividi?
Condivido l’analisi esposta nella lettera e, anzi, i principali limiti indicati li ho percepiti tutti nella mia esperienza, in particolare il progressivo distacco dei vertici dalla base.
Se parliamo del legalitarismo, credo ci sia stato un vero e proprio cambio di passo quando Di Maio è diventato il capo politico del M5S: è iniziata in quel periodo la progressiva sottomissione alle istituzioni. Di Maio ha fatto di tutto affinché il M5S, una volta “entrato nelle istituzioni”, vi rimanesse a ogni costo, anche rinnegando i principi, le promesse e la storia stessa del movimento.
E questo è coinciso con una perdita di slancio del M5S, perché quando ci si rende conto che l’unica che interessa è rimanere al governo costi quel che costi, inevitabilmente sale la sfiducia…
Il discorso quindi si lega alla questione del conciliatorismo… che secondo me è anche più “grave” di come la presentate: a un certo punto il M5S non si è solo limitato a cercare di conciliare interessi contrapposti, si è proprio schierato dalla parte degli interessi dei poteri forti, ha fatto una vera e propria giravolta.
Per quanto riguarda il distacco fra vertici e base, beh… quello è evidente, una inevitabile conseguenza della china imboccata.
Su questo però c’è anche da considerare che è sempre esistito nel M5S un problema di definizione della propria identità.
Cosa intendi?
Prendiamo d’esempio il passaggio dal governo Conte 1 al governo Conte 2: prima il M5S era alleato con la Lega e poi si è alleato con il PD. La base è rimasta confusa da questa “disinvoltura” e sono emerse le contraddizioni legate all’aver sempre detto di non essere “né di destra né di sinistra”: una parte della base fin da principio vedeva nel M5S una “affinità con la destra” e una parte invece una “affinità con la sinistra”, ma aver insistito tanto sul non essere né con l’uno né con l’altro ha creato confusione perché nel frattempo non si è capito più che cosa fosse il Movimento.
Che poi, destra e sinistra sono concetti e categorie che esistono eccome!
Se questo ragionamento lo rapportiamo alla situazione attuale, al sostegno al governo Draghi, è chiaro che le cose sono ancora più confuse: oggi il M5S è parte di un’accozzaglia che sostiene il governo e ha lasciato cadere tutte le battaglie, anche quelle storiche e costitutive. Se si pensa che il ministro su cui il M5S aveva puntato tutto per sostenere il governo Draghi, Cingolani, non sta facendo nulla di ciò che era stato promesso… altro che “il grillino Cingolani”!
Le battaglie del Movimento sono scomparse e oggi chi parla del Movimento lo fa solo per commentare le espulsioni, per parlare di Conte e di Grillo, ecc.
Parliamoci chiaro: indipendentemente dall’esito di questo scontro interno, la verità è che il M5S è morto perché il M5S oggi non ha più nessun contenuto.
Questa perdita di contenuto non è avvenuta dalla sera alla mattina, è stato un processo lungo nel quale è cresciuto anche il malcontento interno. La frattura più grossa c’è stata sul voto di fiducia a Draghi, ma alcuni avevano già iniziato a lasciare il M5S… anche tu sei uscita prima.
Guarda, sono rimasta nel M5S ben oltre il limite che mi ero personalmente data! Il limite oltre il quale mi ero detta che non sarei andata era la decisione sul TAV. Fu il governo Conte 1 a fare carta straccia delle relazioni scientifiche, del calcolo costi-benefici e a dare il sostanziale via libera al TAV. Lì il M5S si è nascosto dietro frasi di circostanza per non assumersi la responsabilità di aver tradito un’altra promessa: “non ce l’hanno lasciato fare”, “non avevamo i numeri”… ma non è vero!
E’ chiaro si si trattava di una battaglia durissima e che avevamo messo in conto che saremmo stati isolati, accetto anche di considerare che il M5S avrebbe potuto anche evitare di dire un NO secco e categorico, ma potevano essere fatte operazioni di disturbo e ostruzionismo per rallentare l’iter e arrivare al blocco del progetto… invece non è stato fatto niente!
Nonostante questo, non sono uscita subito. Ho aspettato gli Stati Generali… che sono stati un’altra fregatura. Tavoli inconcludenti, sembrava che le discussioni fossero fatte per tenere impegnati gli attivisti su qualcosa che poi, in effetti, non ha prodotto niente. Non c’è stata una conclusione, non si sono prese decisioni, non c’è stato un esito…. Poi è arrivata l’incoronazione di Conte come capo politico del M5S.
Insomma, sono uscita – e successivamente sono stata espulsa – perché ormai era chiaro che il M5S non esisteva più.
Le evoluzioni e la storia del malcontento dentro il M5S fanno emergere che nonostante vi fossero tante critiche e che in vari avessero chiaro la china imboccata, nessuno è stato capace di organizzarsi e dare battaglia…
No, infatti. Penso che in tanti abbiamo avuto la speranza che gli Stati Generali potessero smuovere qualcosa, ma la fiducia è rapidamente svanita, di fronte agli esiti nulli dopo le discussioni.
Dopo gli Stati Generali ci sono stati tentativi di costruire una rete, ad esempio alcuni hanno cercato di coinvolgere Di Battista, ma abbiamo avuto via via più chiaro che non era sua intenzione tornare attivamente alla politica e che avrebbe invece seguito la strada di giornalista e opinionista che ormai aveva imboccato.
Abbiamo cercato gli eletti al Parlamento europeo – Evi, Corrao, D’Amato e altri – ma anche lì andavano in ordine sparso e alcuni che sono usciti dal M5S hanno cercato posto in altre forze politiche, come Eleonora Evi nei Verdi.
Qui in Piemonte, con Giorgio Bertola, abbiamo costituito il Movimento 4 ottobre, nato inizialmente come tentativo di dare un segnale ben preciso: il 4 ottobre è la data della fondazione del M5S, l’abbiamo ripresa per dimostrare che non tutto era necessariamente finito, che i principi e i valori iniziali possono essere portati avanti da una nuova realtà, che può già avere voce nelle istituzioni.
Guardiamo ad esempio Alternativa c’è, la componente del gruppo misto in cui sono confluiti alcuni dei fuoriusciti e degli espulsi dopo il NO a Draghi. Non solo è l’unico gruppo di opposizione a questo governo di larghissime intese, ma da tempo conosciamo alcuni parlamentari che vi aderiscono e sono tutte persone in gamba, preparate, affidabili… e soprattutto decise a riprendere il cammino che è stato interrotto.
Alternativa c’è sta crescendo?
Sì, mi risulta che effettivamente stia raccogliendo a vari livelli: oltre ai parlamentari stanno aderendo consiglieri comunali, regionali e anche eurodeputati. Non è stato un processo immediato e non è semplice, ma ci stiamo strutturando. Useremo a questo proposito anche le elezioni amministrative, dove è possibile. Ad esempio a Torino ci presenteremo.
Ecco, parliamo della presentazione della lista a Torino
Anzitutto, con la presentazione della lista intendiamo intervenire su due livelli: uno riguarda la necessità di portare nella campagna elettorale alcuni temi specifici che crediamo sarebbero tenuti in secondo piano. Per capirci: sappiamo di non essere l’unica lista NO TAV, anche se probabilmente alcuni lo sono solo a parole, ma ci sono anche altre tematiche oltre il NO al TAV; ci sono tutte le promesse che il M5S fece all’epoca della candidatura di Appendino che sono rimaste lettera morta e c’è la necessita di una battaglia ambientalista di più ampio respiro. In secondo luogo, infatti, la presentazione della lista è uno strumento per rafforzare il percorso di costituzione e rinascita delle battaglie che per il Movimento erano fondanti e di cui la maggioranza di attivisti – e tanti elettori – sono rimasti orfani.
Detto questo, siamo anche realisti e sappiamo che sarebbe sbagliato nutrire particolari aspettative circa i risultati elettorali, quindi la presentazione della lista è soprattutto uno strumento per rafforzare la costruzione della nostra identità e il percorso di rafforzamento del Movimento 4 Ottobre e de l’Alternativa c’è – anche se la lista si chiama “Torino verde” – attraverso il legame con i comitati di lotta e i movimenti territoriali.
Il nodo da sciogliere per fare un bilancio della parabola del M5S non riguarda quello che hanno fatto o non hanno fatto “i vertici”, ma ciò che ha fatto o non ha fatto quella parte sana che indichi e che oggi si pone di riorganizzare le forze positive che sono emerse. Per ricostruire un legame con i comitati e i movimenti bisogna alimentare la rottura con il sistema politico, altrimenti è ovvio che si finisce col dire “non ci hanno lasciato cambiare le cose”.
Uscire dall’elettoralismo e scendere sul terreno della promozione della mobilitazione….
Si questo è vero, in termini generali. Più in particolare, noi oggi abbiamo l’esigenza di esistere, strutturarci.
Per capirci, non vogliamo usare i comitati e movimenti per presentarci alle elezioni e per avere qualche eletto: eventualmente vogliamo fare il contrario, vogliamo riprendere quella che ad esempio fu l’esperienza mia al tempo della candidatura e dell’elezione al consiglio regionale. Io mi sono candidata con il M5S, ma è stato il Movimento NO TAV a eleggermi: io mi sento e sono un’eletta del movimento NO TAV! Questo ha permesso a me – ma anche altri con una esperienza simile alla mia – di lottare dentro le istituzioni e di lottare fuori, nelle piazze. Certo, in Piemonte sono sempre stata all’opposizione, ma nella mia attività rispondo direttamente al Movimento NO TAV: è il movimento che mi dice “c’è bisogno di questa iniziativa o di questa interrogazione”. Quando c’è bisogno di verificare le condizioni degli attivisti arrestati, ho la possibilità di effettuare sopralluoghi in carcere, se occorre entrare nel cantiere, possiamo chiedere l’accesso.… cerco insomma di mettere la mia attività al servizio del Movimento NO TAV e questa è un po’ la visione e il ruolo che vorrei riaffermare usando anche la campagna elettorale per le amministrative di Torino.
Intendo questo, quando dico “rafforzare il legame” con organismi, comitati e movimenti, intendo che ci mettiamo a disposizione e rispondiamo a loro del mantenimento dei nostri impegni.
Quello che dici è molto importante, è in linea con quello che noi intendiamo per campagna elettorale e che chiediamo ai candidati che si presentano contro le Larghe Intese – al di là della lista a cui appartengono – di fare in prima persona e chiamare altri a fare. In questo senso diciamo che è un’ occasione per sviluppare il coordinamento e l’unità di azione. La presentazione della lista “Torino verde” può essere intesa in questo modo?
Dal punto di vista strettamente elettorale noi abbiamo deciso di presentarci in autonomia, di non apparentarci con nessuna altra lista, proprio per quel discorso che facevo prima rispetto all’esigenza di strutturarci, di avere un ruolo indipendente e di creare una ben definita identità.
Poi nelle battaglie crediamo che sia invece importante perseguire le massima unità e perseguirla davvero perché è già evidente che l’opposizione a Draghi esiste principalmente nelle piazze, nei territori, nelle aziende, ecc. e che la mobilitazione e il protagonismo dei cittadini avranno un ruolo decisivo nei prossimi mesi.
Riprendiamo un attimo la tua esperienza di eletta e portavoce del Movimento NO TAV. Come è stato accolto il tradimento del M5S in Val di Susa?
Quando il governo Conte 1 ha dato sostanzialmente il via libera all’opera c’era molta delusione e molta incazzatura. Qualcuno mi ha accusato di essere “complice”, poi le posizioni si sono via via chiarite, anche perché ho ritenuto giusto – anzi doveroso – organizzare un’assemblea a Bussoleno per spiegare quello che era successo e per ribadire la mia posizione, in rottura con il M5S. E il Movimento NO TAV ha capito benissimo, anche grazie alla riprova degli impegni che ho mantenuto successivamente.
Una grossa componente del M5S, invece, non si è più fatta vedere, non ha spiegato… e questo credo sia stato visto come il vero affronto, il vero problema… quelli che fino a poco tempo prima elargivano rassicurazioni, si sono dileguati, sono spariti, non hanno mai messo la faccia rispetto alla decisione che poi il M5S ha preso. E’ questo che deve far riflettere su ciò che è diventato il M5S: ha fatto quello che fanno tutti i politicanti…
Anzi, a dire la verità a un certo punto nel M5S è pure passata la versione opposta: che il M5S non sarebbe stato sostenuto abbastanza dal Movimento NO TAV e questo ha provato all’approvazione del progetto… ribaltando completamente la realtà!
Secondo te, fra gli eletti che sono rimasti nel M5S esistono elementi che possono essere influenzati e assumere un ruolo positivo nella costruzione di un fronte comune contro Draghi e le Larghe Intese?
Onestamente credo che il tempo per gli esami di coscienza sia finito. Chi è rimasto nel M5S lo ha fatto per ambizioni personali, la speranza di un incarico, la speranza del superamento del limite del secondo mandato… non vedo nessuna spinta positiva, nessuno slancio al cambiamento… insomma: non si può digerire supinamente il bello e il cattivo tempo decisi da dirigenti che non sono mai stati eletti da nessuno… Se tutto ti scivola addosso, se ti limiti a essere un pigia bottone, allora significa che sei diventato uguale ai politicanti che criticavi fino a ieri.
E per forza torno a parlare del gruppo de l’Alternativa c’è perché da questo punto di vista è un esempio: sono stati eletti per portare avanti dei valori e lo hanno fatto anche contro i loro interessi personali: nel caso di elezioni anticipate andrebbero tutti a casa e avrebbero una scarsissima possibilità di essere rieletti, eppure non fanno sconti a Draghi e ai partiti delle Larghe Intese!