Rilanciamo a seguire il volantino diffuso dalla Federazione Toscana del Partito dei CARC allo sciopero degli operai della GKN di oggi, lunedì 19 luglio 2021.
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INSORGIAMO! ORGANIZZIAMOCI! VINCERE ALLA GKN È POSSIBILE!
La mattina di venerdì 9 luglio 500 lavoratori della GKN sono stati licenziati senza preavviso e tutele, con una mail.
Le modalità usate dalla multinazionale sono certamente inaccettabili ma, al di là di ciò, a essere inaccettabili sono i licenziamenti stessi e la chiusura dello stabilimento!
Siamo nel pieno della seconda estate dell’era della pandemia da Covid-19 e se c’è una cosa di cui si può essere certi è che “uscire dalla pandemia” non significherà in nessun modo “che le cose andranno meglio per tutti”. Siamo anche nel primo semestre del governo Draghi e gli effetti del suo “lavoro” li vediamo chiari come il sole: la chiusura dello stabilimento della GKN di Campi Bisenzio, le lettere di licenziamento agli operai della Whirlpool di Napoli, la chiusura della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, i 7000 licenziamenti previsti in Alitalia. Ebbene, dopo aver passato due anni a sentirci descrivere l’inferno coi colori del paradiso, la realtà dei fatti e della crisi spazza via le bugie e gli inganni della classe dominante. Ma la realtà non è fatta solo dei soprusi dei padroni ma anche di un fuoco che cova sotto la cenere: in ogni azienda pubblica e privata, in ogni scuola, in ogni quartiere, i lavoratori di tutti i settori sono in agitazione, le masse popolari tutte sono in agitazione. I padroni alzano il tiro e non a caso vanno a colpire una fabbrica come la GKN altamente sindacalizzata con un’organizzazione operaia combattiva che negli anni è riuscita a difendere e a conquistare diritti e tutele.
I licenziamenti alla GKN ci dicono chiaramente che è sempre meno compatibile la sopravvivenza di tali diritti e tutele con la necessità di fare profitto da parte dei padroni, profitti sempre più messi a repentaglio dalla crisi strutturale di questo sistema. E se licenziare non basta a piegare la resistenza dei lavoratori, si passa alla repressione: l’assassinio del sindacalista del SICOBAS Adil Belakhdim è conseguenza di questo processo, la sua morte non è stata un incidente: è il frutto di un clima, di una campagna di criminalizzazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali combattive. Adil è caduto sul fronte di una guerra che ogni giorno miete vittime sui posti di lavoro, per mala sanità, per incidenti stradali, per incuria del territorio. Ma gli attacchi dei padroni non fanno altro che accelerare il processo di consapevolezza e di organizzazione delle masse popolari: un processo che va raccolto e che va diretto e alla cui testa deve mettersi, può mettersi, solo la classe operaia organizzata sostenuta e affiancata dal resto delle masse popolari.
Lavorare per allargare il perimetro della mobilitazione, quindi, è uno dei contributi che le organizzazioni politiche, sindacali, associative possono e devono portare alla lotta degli operaia della GKN: una lotta che può essere vinta e che deve essere vinta sul piano della difesa del posto di lavoro, di posti di lavoro utili e dignitosi! In queste settimane il fronte della solidarietà agli operai GKN è cresciuto non solo sul nostro territorio ma anche a livello nazionale, solidarizzare e partecipare a questa a lotta non è solo doveroso nei confronti dei 500 lavoratori ma è anche necessario perché dalla classe operaia si impara come la storia del nostro paese ci dimostra dal Biennio Rosso, alla Resistenza, agli anni ‘70 fino ai giorni nostri. E allora, dobbiamo imparare a fare meglio quello che bisogna fare, lottare per trasformare questo marcio sistema, nella consapevolezza che dove i padroni continuano a comandare pace, prosperità, giustizia e ogni bene materiale e immateriale progressivamente scemano fino a mancare del tutto, come succede oggi. E’per questo che la resistenza degli operai e delle altre classi delle masse popolari può e deve trasformarsi in attacco il che significa nell’immediato:
– sciopero generale per cacciare il governo dei massacratori delle masse popolari, il governo dell’UE, della NATO e di Confindustria;
– organizzarsi e coordinarsi per difendere l’apparato produttivo del nostro paese, per un lavoro utile e dignitoso per tutti;
– mobilitarsi per imporre la nostra governabilità dal basso affinché siano le organizzazioni operaie e popolari a determinare le misure che servono al paese;
e in prospettiva: lottare, lottare per un altro mondo, un mondo possibile e necessario e che si chiama socialismo!