Sabotare la guerra sporca degli imperialisti USA: fare dell’Italia un nuovo paese socialista!
In queste ore è in corso sui media di regime una vera e propria campagna mediatica di discredito e denigrazione della Repubblica socialista di Cuba. Una ennesima campagna orchestrata dagli imperialisti USA che mira a indebolire il principale punto di riferimento per la ribellione e la riscossa dei popoli dell’America Latina contro l’aggressione, l’occupazione e l’oppressione degli imperialisti USA e degli altri paesi della Comunità Internazionale dei paesi imperialisti. Un attacco che cerca di alimentare uno scontro interno al paese e di isolare ulteriormente Cuba sul piano continentale e internazionale attraverso una narrazione falsata di quanto sta avvenendo.
Si tratta di una campagna promossa nel nostro paese dai partiti delle Larghe Intese (dal polo PD al polo Berlusconi-Salvini-Meloni), dai giornali di regime (ma anche ambiguamente da testate che si dicono comuniste come il Manifesto) e dai vertici della Repubblica Pontificia che fanno a gara a diffondere falsità, raccontare frottole e imbrogliare le masse popolari italiane su quanto sta accadendo a Cuba e in America Latina.
L’attacco alla Repubblica socialista di Cuba si inserisce in una fase politica precisa per Cuba, per l’America Latina e ogni paese: è in corso una crisi economica, ambientale e sociale che la pandemia da Covi-19 ha aggravato. Paesi come Cuba e la Repubblica Popolare Cinese hanno dimostrato al mondo la superiorità del loro sistema politico e sanitario nel contenere la pandemia e nel limitare il numero dei morti. La borghesia imperialista cerca di rimediare alla crisi del sistema politico borghese con l’aggressione economica, politica e militare dei paesi come Cuba, Venezuela e altri che non si sottomettono al suo dominio, sviluppando campagne contro il comunismo e perseguitando i comunisti. L’America Latina, da sempre “giardino di casa” degli imperialisti USA, è un pullulare di rivolte, iniziative e mobilitazioni contro le oligarchie e i governi fantoccio degli imperialisti USA. È così in Perù dove è ancora in corso la battaglia per il riconoscimento della vittoria elettorale di Castillo, candidato sostenuto da una coalizione di forze progressiste e anticapitaliste, fra cui il Partito Comunista – Patria Roja e vari gruppi comunisti; in Cile dove gli imperialisti USA hanno perso il controllo del governo del paese su spinta di un movimento popolare che ha imposto una nuova assemblea costituente e che ora esprime grosso favore per l’elezione alla guida del paese di Jaude candidato del partito comunista; in Brasile dove crescono le mobilitazioni contro Bolsonaro e riscende in campo Lula; in Uruguay dove il 40% della popolazione ha firmato un referendum per imporre nuove elezioni a fronte delle politiche apertamente filo-USA del nuovo governo; in Colombia dove lo scontro di piazza, anche armato, monta in sempre più numerose zone del paese; in Venezuela dove proseguono le operazioni del governo bolivariano guidato da Maduro per smantellare i gruppi di sabotatori finanziati dagli USA.
Per far fronte a questi sommovimenti gli imperialisti USA sono costretti a intervenire contemporaneamente su più focolai e con metodi sempre più aggressivi e infami. È così che è stato ammazzato il presidente di Haiti da parte di un commando di paramilitari colombiani organizzato da un sostenitore di Guaidò1. È così che poco prima il governo bolivariano del Venezuela ha sventato ulteriori attacchi imperialisti sul fronte interno, scovando e smantellando un’altra banda paramilitare colombiana a Caracas.
È per questo che gli imperialisti USA hanno deciso di attaccare Cuba, in questa fase in cui sta affrontando l’emergenza economica e sanitaria, facendo fronte all’embargo (blocco) economico e finanziario che subisce da 60 anni, perché è stata ed è la bandiera e il simbolo di ribellione all’imperialismo per tutti i popoli dell’America Latina. Quel paese che ha mostrato al mondo la superiorità del modello socialista di sanità pubblica nel fronteggiare la pandemia da Covid-19. Un paese che nonostante un blocco economico, che va avanti da anni, è riuscito con il suo Servizio Sanitario Nazionale e con i suoi medici – i migliori al mondo – a prevenire, contenere e curare il virus, a creare ben cinque vaccini, mettere in piedi un piano di vaccinazione di massa della sua popolazione in tempi record, a inviare i propri medici e specialisti a sostenere e curare le masse popolari di tutto il mondo attraverso le brigate Henry Reeve e tutto il resto delle misure sanitarie, sociali ed economiche che hanno dimostrato che il socialismo è la cura, che la rivoluzione socialista è la strada che le masse popolari di tutto il mondo devono perseguire per farla finita con lo sfruttamento, la fame e la miseria generate dal capitalismo e dalla sua crisi generale.
Ma gli imperialisti sono tigri di carta. Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez ha affermato: «Se vogliono fare un vero gesto verso Cuba, se vogliono preoccuparsi del popolo, aprano il blocco e vediamo come funzioniamo. Perché non lo fanno? Perché non hanno il coraggio di aprire il blocco? Che base giuridica e morale hanno per sostenere che un governo straniero applichi una tale politica a un piccolo paese in mezzo a situazioni così avverse? Non è un genocidio, non è un crimine contro l’umanità? Sollevano il criterio che siamo una dittatura, una dittatura che si preoccupa di dare la salute a tutta la sua popolazione, che cerca il benessere per tutti, che in mezzo a queste situazioni è capace di avere programmi e politiche pubbliche per tutti, che aspira a vaccinare tutti con un vaccino cubano, perché sapevamo che nessuno ci avrebbe venduto i vaccini e non avevamo soldi per andare al mercato internazionale a comprare i vaccini. Che dittatura strana?2».
Il Partito dei CARC esprime la sua massima solidarietà e appoggio incondizionati al Partito Comunista Cubano, al popolo cubano e al suo governo contro questo vile attacco degli imperialisti USA. L’esperienza cubana è un punto di riferimento per i comunisti, gli operai, i lavoratori e i giovani di tutto il mondo, un’esperienza da cui ricaviamo innanzitutto tre insegnamenti:
Vincere è possibile, fare la rivoluzione socialista non solo è possibile ma è sempre più necessario – Cuba socialista ha dimostrato che anche un paese piccolo, assediato e aggredito senza alcuno scrupolo dai gruppi imperialisti più potenti del mondo è in grado di resistere e vincere le aggressioni. Assieme all’eroica e vittoriosa resistenza di Corea, assieme alla lunga e vittoriosa guerra del Vietnam, Cuba diretta da Fidel Castro ha mostrato la debolezza del sistema imperialista mondiale anche nella fase della sua ripresa dopo la seconda guerra mondiale e ha dimostrato che la rivoluzione socialista è possibile anche in un paese solo.
Il socialismo è per le masse popolari un sistema di rapporti sociali superiore al capitalismo – Nonostante il blocco economico, nonostante le continue criminali aggressioni su tutti i terreni dei gruppi imperialisti più potenti, nonostante l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, Cuba è oggi uno dei paesi in cui più ridotte sono le discriminazioni contro le donne, i giovani e la popolazione di colore e dove è più libero e universale l’accesso della massa della popolazione all’alimentazione, alle altre condizioni basilari della vita, all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla gestione e progettazione della vita sociale.
I popoli oppressi hanno bisogno che la rivoluzione socialista si sviluppi e vinca nei paesi imperialisti – Il motivo principale per cui durante la prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-76) il movimento comunista non ha instaurato il socialismo in nessun paese imperialista, consiste nei limiti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti quanto a comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe nei rispettivi paesi. I partiti comunisti dei paesi imperialisti hanno costantemente oscillato tra adesione dogmatica e identitaria ai principi comunisti e manovre politiche senza principi. Per alcuni di essi il legame con l’Unione Sovietica e con l’Internazionale Comunista ha supplito in certi periodi alla mancata adesione alla concezione comunista del mondo. Questo limite è illustrato in dettaglio nell’opuscolo del (n)PCI I quattro punti principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale.
La nostra solidarietà consiste in un fermo impegno. Noi continueremo fino alla vittoria la rivoluzione socialista in Italia, instaureremo il socialismo in un paese imperialista e con questo contribuiremo ad aprire la strada del socialismo anche per le masse popolari degli altri paesi imperialisti e alla lotta di liberazione di tutti i popoli del mondo.
La più alta forma di solidarietà con le masse popolari degli altri paesi è far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese! Il primo paese imperialista che romperà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, mostrerà la via e aprirà la strada anche alle masse popolari degli altri paesi e avrà il loro aiuto (internazionalismo proletario). L’Italia può essere questo paese: dipende da noi comunisti che lo sia!
A seguire rilanciamo l’articolo che segue pubblicato da l’Antidiplomatico il 13 luglio 2021, perché illustra bene, fatti alla mano, cosa sta realmente accadendo a Cuba ed è un prezioso pezzo di informazione per non cedere all’intossicazione e alle menzogne che stanno diffondendo i media di regime in queste ore.
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Cosa succede realmente a Cuba? Riassunto della giornata, provincia per provincia
Cosa succede a Cuba? A voler dar credito a certi media occidentali che rilanciano i resoconti faziosi confezionati a Miami, sembra che sull’isola sia in corso una rivolta sociale. Il classico pensiero illusorio che sempre traspare nei servizi sui media mainstream dedicati a Cuba. In realtà si tratta di proteste animate da certi settori estremisti legati a doppio filo agli Stati Uniti decisi a sfruttare gli effetti nefasti sulla popolazione del combinato disposto del bloqueo e degli effetti sull’economia derivanti dal Covid.
Il ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez, ha denunciato che mercenari finanziati dagli Stati Uniti hanno alimentato disordini prima delle proteste di questo fine settimana, con una strategia mediatica mascherata da campagna sui social media che chiede aiuti umanitari.
“Ieri, a Cuba, non c’è stata una rivolta sociale. Ieri a Cuba ci sono stati disordini, disturbi causati da un’operazione di comunicazione che è stata preparata da tempo e alla quale sono destinate risorse multimilionarie”, ha spiegato il diplomatico cubano in conferenza stampa.
Riassunto della giornata, provincia per provincia
Il quotidiano cubano Granma ha prodotto un resoconto completo, provincia per provincia, della situazione a Cuba.
Guantanamo: Dalla prima trincea antimperialista a Cuba, quadri del Partito, dell’Unione dei Giovani Comunisti, delle organizzazioni delle masse e dei sindacati, rappresentanti del popolo di Guantanamo, hanno preso vari punti della città di Guaso per confermare che le strade sono dei rivoluzionari.
Nonostante la difficile situazione epidemiologica che vive la provincia, nell’Alto Oriente cubano è prevalsa la volontà di sconfiggere il nemico comune, in questo momento il Covid-19, ma anche la decisione infrangibile di non permettere mai a nessuno di vanificare gli sforzi che il paese fa per preservare la vita.
“Continuiamo a essere una trincea come tutta Cuba”, ha affermato la cittadina Niurka Garzón Cuevas, che insieme a una rappresentanza dei lavoratori, militanti del PCC e della società civile hanno organizzato un atto di riaffermazione patriottica nel parco José Martí de Guantanamo.
L’appello all’unità, il rifiuto del vandalismo e del blocco, così come un messaggio di speranza, sono prevalsi sui messaggi di odio e violenza dei gruppi controrivoluzionari.
Santiago de Cuba: una forte prova di sostegno si è avuta a a Palma Soriano, quando, dopo aver appreso di quanto accaduto in quella città, il Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés ha interrotto a Songo-La Maya la sua visita legata alla lotta al Covid, e non appena ha indossato la sua uniforme verde oliva è stato acclamato dal popolo.
«Come per magia – ha testimoniato Gilberto Romero Sauder, coordinatore dei programmi di governo della provincia – dalla maleducazione di un piccolo gruppo si passava all’ovazione della stragrande maggioranza delle persone (indubbiamente molte confuse) che spontaneamente inneggiava a Fidel, Raúl, Díaz-Canel, e naturalmente al comandante Ramiro Valdés».
Granma: «Siamo scesi in piazza per difendere la verità e la ragione di un Paese che nonostante sia sotto embargo mette al primo posto la vita della sua gente contro la pandemia e oggi ha il suo primo vaccino; lo stesso Paese che si prende cura degli anziani così come dei bambini e che non abbandona nessuno», dal canto suo, ha affermato il celebre artista José Alberto “El Ruiseñor”.
Come loro, anche altre persone di Granma si sono mobilitate per proteggere i loro posti di lavoro e bloccare ogni tentativo di vandalismo.
Yaima Pérez Pérez, una lavoratrice del negozio Comercial Bayamo, ha affermato che più che un dovere è un impegno di ogni rivoluzionario non lasciare che vengano attaccate le conquiste della Rivoluzione.
«Non mi sto solo preoccupando del mio lavoro, mi sto prendendo cura del futuro dei miei figli, della loro tranquillità e della loro felicità perché voglio che continuino a vivere e crescere in una nazione sovrana», ha sottolineato la lavoratrice.
Alla Rotonda di Avenida 26 de Julio, a Bayamo, sono arrivate anche centinaia di persone di Bayamo, che hanno ribadito con canti, slogan e bandiere la premessa che l’indipendenza di Cuba non si vende né si negozia.
Holguín: I rivoluzionari situati di fronte alla sede del Comitato Provinciale del Partito Comunista di Cuba, sono stati violentemente attaccati con pietre da molti di coloro che un minuto prima sostenevano che fosse una manifestazione pacifica.
Tuttavia, le pietre non hanno intimidito i compagni a guardia dell’edificio e al momento opportuno, insieme alle forze dell’ordine, hanno intrapreso azioni di autodifesa davanti alle quali gli aggressori si sono ritirati.
I convenuti hanno inoltre espresso sostegno al Partito Comunista e al Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel, chiedendo al contempo la fine del blocco economico, finanziario e commerciale degli Stati Uniti contro Cuba.
Las Tunas: il silenzio nelle strade di Las Tunas è stato rotto da giovani manifestanti che hanno gridato: «Con Díaz-Canel pa’lo que se!». Si trattava dei rivoluzionari che hanno risposto alla chiamata del Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, che aveva invitato i rivoluzionari a difendere la patria.
Nella maggior parte dei comuni di Las Tunas, la gente, specialmente i giovani, ha marciato per i viali principali con bandiere e manifesti che dimostravano il loro appoggio alla Rivoluzione. Dai balconi e dai tetti si sono sentiti gli applausi e le voci infuocate di chi non si lascia manipolare dalle campagne di odio e discredito contro Cuba.
Camagüey: Il tentativo di sovvertire l’ordine istituzionale in questa leggendaria città da parte di gruppi di apolidi, controrivoluzionari e criminali di ogni tipo – scrive il Granma – ha ricevuto l’energica risposta del popolo, di concerto con le forze del Ministero degli Interni.
Anche qui i controrivoluzionari hanno lanciato pietre e altri oggetti contundenti all’indirizzo dei lavoratori e delle forze dell’ordine che ne hanno impedito l’avanzata.
Ciego de Ávila: È bastato un discorso radiofonico delle massime autorità della provincia perché, spontaneamente, la gente si sia radunata intorno al Parco Martí. «Difendere la Rivoluzione è difendere il futuro. Dobbiamo essere calmi, preparati e vigili, perché li stanno manipolando», ha affermato Julio Gómez Casanova, primo segretario del Partito nel comune di Ciego de Ávila.
Sancti Spíritus: Di fronte a provocazioni specifiche nel capoluogo e a Trinidad e persone e le organizzazioni sociali in prima linea non hanno tardato a manifestare il loro sostegno al progetto sociale cubano e in particolare al governo del presidente Díaz-Canel.
Cienfuegos: manifestazioni e marce hanno avuto luogo in tre popolosi punti nevralgici della città: via San Carlos, il quartiere operaio di Reina e il parco Martí.
In questo luogo, cuore del Centro Storico di Cienfuegos, il membro del Comitato Centrale e primo segretario del Partito nella provincia, Maridé Fernández López, ha invitato il popolo perlasureño e i rivoluzionari a mostrare che le strade sono dei rivoluzionari e non dei filo-statunitensi reazionari.
Pinar del Río: Solo nel capoluogo di provincia, spinto dalla controrivoluzione che segue gli ordini degli Stati Uniti, un piccolo gruppo di persone ha cercato di concentrarsi su Alameda Avenue intorno alle 16:00, con appelli al caos e alla disobbedienza.
Di fronte a un evento insolito in questa città, incitato dall’estero attraverso i social network, la gente di Vueltabajo si è immediatamente radunata sul posto, per tagliare fuori i provocatori e riaffermare che le strade appartengono ai rivoluzionari.
Tra bandiere e slogan, persone di Pinar del Río di tutti i settori hanno espresso il loro sostegno alla Rivoluzione. In una provincia che fino al 1959 era considerata la Cenerentola di Cuba, a causa dei suoi allarmanti tassi di povertà.
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1 L’autoproclamato presidente del Venezuela. Un fantoccio finanziato dagli imperialisti USA.
2 Leggi discorso integrale: https://ne-np.facebook.com/associazione.italiacuba/posts/10159745995408799