Il SI Cobas, insieme all’Assemblea Lavoratori e Lavoratrici Combattivi (ALC), promuove per domenica 11 luglio a Bologna un’assemblea in presenza che ha come tema principale la costruzione di uno sciopero generale “contro il padronato, il governo Draghi, l’Unione Europea” (vedi l’appello in fondo alla nota).
L’assemblea è in concatenazione con quanto deciso nell’assemblea nazionale dell’ALC dello scorso 6 giugno e si svolge a seguito dei gravi fatti accaduti nelle ultime settimane: l’attacco al picchetto operaio a Tavazzano di Lodi da parte di guardie private e crumiri, quello al presidio di Prato da parte dei padroni della Texprint e, soprattutto, l’assassinio del sindacalista Adil Belakhdim durante il picchetto alla Lidl di Biandrate (NO) in occasione dello sciopero nazionale unitario della logistica indetto dal SI Cobas del 18 giugno (a cui hanno aderito anche USB, ADL Cobas, CUB, Slai Cobas per il sindacato di classe) e delle numerose mobilitazioni e scioperi di protesta che ci sono stati nelle fabbriche e nel Paese. L’assemblea è stata preceduta da un incontro tenutosi il 29 giugno a Roma, del quale il SI Cobas dice che “è stata una prima, positiva riunione, proprio sulla base di questo documento (l’appello per l’assemblea di Bologna, ndr), con la partecipazione di USB, CUB, ADL Cobas, USI, SGB, e dell’area Riconquistiamo tutto in CGIL”.
E’ un segnale molto positivo che praticamente tutto il sindacalismo di base e conflittuale abbia ripreso a confrontarsi al netto di divergenze e distinzioni, che si proponga di coordinarsi per far fronte allo smantellamento dell’apparato produttivo e alla crescente repressione aziendale, lanci la costruzione di uno sciopero generale – una misura richiesta da più parti, compresi i lavoratori iscritti ai sindacati confederali o senza tessera – che elevi la resistenza alle misure lacrime e sangue che Draghi e l’accozzaglia governativa da lui capitanata intendono fare ingoiare alla classe operaia e alle masse popolari.
Abbiamo già visto le prime ricadute di ciò a pochi giorni dallo sblocco dei licenziamenti caldeggiato dagli avvoltoi di Confindustria, con la serrata della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto (MB), della ABB di Marostica (VI), della Rotork Geras di Cusago (MI): i padroni se ne fregano altamente delle “raccomandazioni” di Landini e degli altri sindacalisti di regime, bisogna reagire! Lavoriamo per uno sciopero veramente generale contro governo e padroni!
L’obiettivo dichiarato dell’assemblea è allargare il perimetro dei promotori e partecipanti a questa mobilitazione oltre ai lavoratori delle singole categorie produttive che si sono particolarmente distinte nell’ultimo periodo per combattività (e non a caso sottoposte a maggiore repressione), come la logistica e il settore dei trasporti, i lavoratori portuali. Questo è giusto perché nel nostro paese c’è una miriade di comitati, associazioni, collettivi di fabbrica, di scuola e di quartiere – quelle che chiamiamo organizzazioni popolari e operaie – che già si mobilitano per far fronte all’attacco ai diritti e conquistarne di nuovi, lottano per preservare i territori dal saccheggio e dalla devastazione o per il Lavoro utile e dignitoso, contro le occupazioni militari e per le bonifiche… dai NO TAV ai No Muos, l’elenco di chi lotta quotidianamente da un capo all’altro della penisola è talmente lungo che conferma l’importanza fondamentale di coinvolgerli in questo percorso di lotta promosso dal SI Cobas e dalla ALC per non marciare in ordine sparso, conferma che il nodo da sciogliere per i lavoratori e le masse popolari è chi governa il paese e negli interessi di chi lo fa, quale governo le masse popolari hanno bisogno e come imporre le misure di emergenza che servono.
La proclamazione dello sciopero generale si costruisce alimentando un percorso per il coordinamento e l’unità d’azione tra sindacati di base e sinistra dei sindacati di regime, organizzazioni operaie e popolari, movimenti popolari come il NO TAV, i comitati per la sanità pubblica e la scuola pubblica, i comitati disoccupati e precari, sinceri democratici che sono contro il governo Draghi e le sue misure di rapina delle masse popolari e di subordinazione del nostro paese alla UE e alla NATO, contro l’arroganza padronale, contro la repressione. L’aspetto decisivo è farne una vera e propria campagna, quindi con un prima e un dopo:
– prima (preparazione dello sciopero)
a) indicendo assemblee unitarie nelle aziende dove sono presenti più sindacati di base e dove è presente un sindacato di base e RSU dell’opposizione CGIL per formare organismi di lavoratori di diversi sindacati e non iscritti a nessun sindacato in ogni azienda che promuovano lo sciopero generale, la mobilitazione contro Draghi e Confindustria sia a livello generale che su temi specifici come la repressione aziendale, i licenziamenti di massa e lo smantellamento dell’apparato produttivo, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (usare l’esperienza dei primi Comitati Unitari di Base della fine degli anni ’60, che furono il punto d’arrivo di un percorso del genere);
b) con volantinaggi e altre iniziative fuori dalle aziende per incitare e aiutare i lavoratori a organizzarsi, a mobilitarsi, ad aderire allo sciopero, eccetera;
– dopo (sviluppo da dare allo sciopero) con Tende del Lavoro (come quella degli operai ex Embraco di Torino) o Consigli Popolari (come quello di Modena) o come vogliamo chiamarli, cioè presidi permanenti che colleghino le diverse vertenze operaie, i disoccupati, gli occupanti di case, gli studenti, ecc. e diano forza a ogni vertenza e settore di proletari, iniziando dalle città dove ci sono condizioni per farlo e approfittando anche della campagna elettorale (incalzando i candidati e impedendo che facciano passerelle ma siano inchiodati ai fatti).
Come Partito dei CARC parteciperemo all’assemblea e faremo ogni sforzo per la sua migliore riuscita, facendone la maggior propaganda possibile perché vi partecipino lavoratori e operai iscritti ad ogni sindacato di base, senza tessera, iscritti ai sindacati confederali ma schifati dall’inconsistenza dell’operato delle loro strutture, i collettivi studenteschi, le organizzazioni operaie e popolari che intervengono in fabbriche, scuole, ospedali e quartieri, i disoccupati. Li inviteremo ad andare a Bologna a portare un contributo al dibattito e spingere per coordinarsi e costruire insieme un fronte comune contro le Larghe Intese, per alimentare un percorso di discussione e di lotta che arrivi ad imporre un governo di emergenza che ne tuteli gli interessi, cominci a invertire il catastrofico corso delle cose scandito dall’aggravarsi della crisi del sistema capitalista e ci faccia avanzare verso il socialismo: la soluzione di lungo corso alla repressione aziendale, all’arroganza padronale, alla devastazione dei territori e dell’apparato produttivo.
Direzione Nazionale del Partito dei CARC
Milano, 08 luglio 2021
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IN CAMMINO VERSO LO SCIOPERO GENERALE CONTRO IL PADRONATO, IL GOVERNO DRAGHI, L’UNIONE EUROPEA.
DOMENICA 11 LUGLIO ASSEMBLEA NAZIONALE A BOLOGNA
Ore 10,30- Sala Dumbo, via Casarini 19
Invito a un’Assemblea nazionale in presenza – domenica 11 luglio a Bologna, contro i licenziamenti, per fermare la violenza contro gli scioperi, per preparare un forte SCIOPERO GENERALE contro il padronato, il governo Draghi, l’Unione Europea.
Le intense giornate di sciopero e di mobilitazione di piazza di venerdì e sabato scorso, l’immediata, larga reazione all’assassinio del nostro compagno Adil Belakhdim, hanno dato ulteriore slancio alla proposta di arrivare, nei tempi necessari, ad un grande sciopero generale contro i licenziamenti, contro la repressione, contro Confindustria e il governo Draghi – una proposta già avanzata dall’Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi e da altri consessi.
La forza propulsiva di questa iniziativa viene dalle realtà operaie e proletarie in lotta, grandi e piccole, in primo luogo dalle lotte della logistica e dei trasporti. E l’abbiamo vista positivamente in azione nei giorni scorsi nello sciopero del 18 giugno, diventato lo sciopero dell’intero sindacalismo di base (Usb, Adl, Cub e Slai Cobas – una cosa del genere non accadeva da anni), proprio sotto la spinta della strenua resistenza dei licenziati FedEx di Piacenza e dei lavoratori TNT-FedEX organizzati con noi. Dopo l’uccisione di Adil e le aggressioni di stampo mafioso/squadristico ordite da FedEx-Zampieri a san Giuliano Milanese e Tavazzano, avvenute tutte sotto la protezione delle “forze dell’ordine”, dopo una sequenza di azioni repressive ad esse paragonabili (compiute anche dalla magistratura), l’organizzazione dello sciopero generale ha assunto anche un evidente significato di denuncia del ruolo svolto dal governo Draghi nel processo di strisciante messa fuori legge dello sciopero – in modo sostanziale o, nella logistica, in modo formale con il ricorso all’art. 146.
Su impulso di queste e altre lotte proletarie (nei porti e all’Alitalia ad esempio), e territoriali (con la ripresa della mobilitazione del movimento No Tav e le proteste per il diritto all’abitare), possiamo puntare ad allargare il perimetro della preparazione dello sciopero generale molto al di là del settore logistica e trasporti. Oltre a coinvolgere la più vasta area possibile del sindacalismo “di base”, l’organizzazione di questo sciopero dovrà raggiungere i tanti/e iscritti ai sindacati confederali sconcertati e scontenti per la politica di subordinazione ai padroni e al governo di Cgil-Cisl-Uil, e i tantissimi/e giovani senza sindacato, precari, disoccupati. A consentirlo sono proprio gli attacchi in gestazione dell’asse padronato/governo, per quanto Draghi&Co. stiano facendo un’incredibile demagogia sulla “ripartenza” – mentre già ci sono i segni sanitari, economici e politici che la mettono in discussione.
Nell’assemblea dell’11 luglio dovremo affrontare di petto le questioni che il padronato e il governo Draghi hanno messo all’odg per i prossimi mesi: i licenziamenti di massa dei tempi indeterminati, l’attacco al diritto di sciopero e – più in generale – la sistematica repressione delle lotte, la liberalizzazione degli appalti e dei sub-appalti, la riforma degli ammortizzatori sociali, l’assegno unico familiare, il contratto di scivolamento, lo “smart working” e la didattica a distanza, l’impatto sull’intensificazione dello sfruttamento del lavoro e la riduzione dei posti di lavoro dell’“industria 4.0”. Dovremo nello stesso tempo denunciare che l’attenuazione della pandemia sta servendo non a mettere in discussione le politiche di smantellamento della sanità pubblica e territoriale, ma al contrario all’ulteriore espansione della sanità privata e della commercializzazione del bene-salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Quale che sia la durata e la portata della “ripresa”, è certo l’aumento della disoccupazione e di una precarietà che si acuisce passando dai contratti a termine al lavoro intermittente e a forme crescenti di lavoro totalmente gratuito. Ciò rende l’esperienza di lotta dei disoccupati di Napoli una fonte a cui attingere per le iniziative di resistenza e organizzazione di precari, intermittenti e disoccupati a scala nazionale.
La messa a fuoco di queste tematiche da un punto di vista di classe, fatta con l’apporto di quanti hanno studiato a fondo le questioni, serve anche per contrastare le declamazioni e le false soluzioni avanzate da Cgil-Cisl-Uil, capaci – tutt’al più – di ridurre in modo contingente i danni gettando, però, le premesse di danni ancora maggiori, nella misura in cui favoriscono il radicamento nei proletari di una mentalità aziendalista, concorrenziale e, spesso, razzista.
Un’analisi approfondita della “politica sociale” anti-proletaria del governo Draghi e dell’Unione europea, sul modello di quanto abbiamo fatto nell’assemblea del 17 aprile in materia di autodifesa della salute, è indispensabile per fissare su basi solide una nostra piattaforma di rivendicazioni immediate che si contrapponga all’attacco padronale-governativo in atto.
Questa piattaforma non può non avere al primo punto il principio “il posto di lavoro non si tocca, lo difenderemo con la lotta” – che esprime il rifiuto operaio e proletario di giustificare qualsiasi licenziamento – e la rivendicazione del salario medio operaio garantito a tutti i/le precari/e e disoccupati/e, finanziato con l’aumento delle imposte su profitti e rendite, ora inferiori a quelle sui salari.
In questo anno e mezzo di crisi pandemica, abbiamo visto da un lato la crescita della disoccupazione, dall’altro l’intensificazione dello sfruttamento nei luoghi di lavoro certificato dall’aumento dei morti sul lavoro: a fronte di questa doppia, intollerabile distruzione delle energie vitali della classe lavoratrice, siamo chiamati a rimettere in campo, con forza, l’obiettivo della riduzione generale e drastica dell’orario di lavoro a parità di salario, nella prospettiva di ridurre il tempo di lavoro sociale al solo lavoro socialmente necessario. E a fronte di un’area crescente di lavori scandalosamente sottopagati e della continua erosione del potere di acquisto dei salari, ci sembra urgente l’introduzione di un salario di sussistenza non inferiore al salario medio operaio garantito, e di una indicizzazione dei salari.
L’azione di contrasto alla repressione delle lotte e all’attacco al diritto di sciopero che è conquistato con grandissimi sacrifici dal proletariato, comporta, per noi, la lotta per l’abolizione dei decreti-Salvini, degli altri decreti-sicurezza e di tutta la legislazione anti-sciopero.
Questo è il nostro orientamento di massima, fermo restando, però, che il nostro invito è un invito a discutere nel merito questi e altri punti, in un confronto che deve servire a realizzare la partecipazione attiva più ampia possibile alla preparazione dello sciopero, con l’obiettivo comune di favorire la ripresa delle lotte e la ricomposizione del fronte di classe.
Dobbiamo coinvolgere in pieno le lavoratrici, i lavoratori e i compagni/e che già oggi si riconoscono in questo nostro appello, e gli altri/e che si vorranno far coinvolgere, e rivolgerci con argomenti forti e chiari, fondati su fatti precisi e circostanziati, alla massa della classe lavoratrice con un’attività di agitazione e di propaganda svolta sulla scala più larga possibile. Anche nelle scuole, con la loro prevista riapertura, potremo trovare anzitutto nei figli della classe lavoratrice gli interlocutori naturali di questa prospettiva di lotta anti-capitalista.
La critica delle “politiche sociali” e sanitarie anti-proletarie del governo Draghi va insieme alla critica della sua azione nelle altre materie (politica estera sempre più marcata in senso militarista, immigrazione, repressione, falso ambientalismo, etc.) e alla denuncia degli indirizzi politici dell’Unione europea che se da un lato si presenta in modo mistificatorio come quella che ha aperto i cordoni della borsa (aumentando il debito di stato), dall’altro già predispone il trasferimento di questo incremento del debito sulle nostre spalle.
Il governo Draghi e il governo dell’Unione europea sono composti di professionisti della divisione dei ranghi della nostra classe, per cui non è il caso di illuderci che ci regaleranno le condizioni ideali per l’unità del nostro campo. Proprio perché, al di là dell’ottimismo di facciata che oggi deborda, sanno bene che ci attendono tempi tempestosi, la loro azione, pur dovendo essere ferocemente anti-proletaria, sarà ispirata all’obiettivo di dividere la classe e isolare l’avanguardia dalla massa. Per questo i proletari immigrati restano il loro primo bersaglio, e la demagogia che fanno intorno alle donne e ai giovani, i più colpiti dall’uso capitalistico della crisi, serve comunque a ostacolarne la mobilitazione intorno alla componente più organizzata della classe.
Per noi l’assemblea dell’11 luglio, da tenere in presenza nella città di Bologna, è il primo passo del percorso verso l’organizzazione dello sciopero generale, a cui ne dovranno seguire altri, dedicati alla vitale dimensione internazionale della nostra iniziativa e all’azione di contrasto, sempre più urgente, alla repressione padronale e statale.
Guardiamo avanti, convinti delle iniziative prese in questo anno di capitalismo pandemico, e determinati ad andare oltre, molto oltre, vincendo la forza di inerzia del particolarismo e dello spirito minoritario. Ci auguriamo, perciò, che questo nostro invito trovi la più larga adesione possibile.
Per parte nostra siamo già al lavoro.
SI Cobas nazionale