Senza se e senza ma… Con la resistenza del popolo palestinese

Le aggressioni militari dell’esercito sionista contro il popolo palestinese del maggio scorso hanno rianimato in tutto il mondo, e anche in Italia, la solidarietà per la causa palestinese.
Nel nostro paese si è riacceso il dibattito sul ruolo di Hamas. I media di regime presentano le sue attività come la principale causa delle incursioni e dei bombardamenti sionisti e la sinistra borghese indica nella sua stessa esistenza il “principale ostacolo alla pace fra Israele e Palestina” (sic!).

Brevemente, ma chiaramente, affrontiamo la questione per arrivare a una sintesi che ha valore di criterio generale per tutti i rivoluzionari e a maggior ragione per i comunisti.

Storicamente, la dirigenza della resistenza palestinese è strettamente legata al movimento comunista internazionale. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e i partiti che ne fanno parte, laici, progressisti, d’ispirazione socialista, si costituiscono all’incirca negli anni ‘60 del secolo scorso. La spina dorsale ne è, fin da subito, Al Fatah, che si ispira al socialismo arabo. Peso importantissimo lo hanno anche le organizzazioni comuniste, di cui la principale è il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), anche se non riusciranno mai a prenderne la testa.

L’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e il declino del vecchio movimento comunista causato dalla direzione dei revisionisti moderni hanno comportato un progressivo, ma netto, indebolimento della dirigenza della resistenza palestinese. Fatah è via via degenerata tanto da essere diventata, oggi, un apparato repressivo e burocratico che collabora apertamente con i sionisti. I sionisti hanno approfittato della situazione per indebolire ulteriormente il movimento comunista, battendo anche in Palestina la strada intrapresa dagli imperialisti USA in altre zone e paesi del Medio Oriente: sostenere partiti e organizzazioni di matrice islamica che contendessero ai partiti e alle organizzazioni marxiste il sostegno e la fiducia delle masse popolari.
É in questo contesto che, a partire dalla fine degli anni’80, si afferma Hamas. L’organizzazione era già nata, in realtà, alla fine degli anni ‘60 come filiazione dei Fratelli Musulmani in Palestina, ed era in origine guidata dall’ideologia reazionaria del clero musulmano.

Aver neutralizzato Fatah, aver ridimensionato (con massiccio uso della repressione) il FPLP e aver incanalato il sostegno di ampi settori popolari verso Hamas non ha consentito ai sionisti di soffocare la resistenza del popolo palestinese.
Anzi per Hamas, cresciuta esponenzialmente, si è posta la questione di diventare, senza se e senza ma, interprete della lotta del popolo palestinese oppure sparire con la stessa velocità con cui era cresciuta. Hamas ha imboccato la prima strada.

In termini militari è diventata l’organizzazione più grande, capillare e organizzata (storica la resistenza contro l’esercito sionista che con l’operazione Piombo Fuso del 2009 mirava a debellarla dalla Striscia di Gaza); in termini politici è diventato il partito che più efficacemente ha raccolto il malcontento delle masse popolari verso Fatah, vincendo le elezioni del 2006 e diventando il primo partito.

In ragione del ruolo assunto e dell’opera svolta, oggi Hamas si identifica con la resistenza palestinese (anche se non è ne è l’unico promotore) e chi attacca Hamas indebolisce la resistenza e la causa del popolo palestinese e rafforza i sionisti.
Non ci sono argomenti validi, né sani principi da affermare, in chi cerca di minimizzare il ruolo di Hamas, in chi cerca di mettere sullo stesso piano le aggressioni dell’esercito sionista (il secondo al mondo) e le legittime attività della resistenza. Chi prende a pretesto errori, limiti e arretratezze delle forze che dirigono la resistenza del popolo palestinese per sostenere la politica dell’equidistanza, fa un servizio all’imperialismo: confonde oppressi e oppressori, vittime e carnefici e si fa di fatto promotore della mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

Da comunisti, però, vediamo bene anche quali sono i limiti di Hamas.

“Quanto al clero reazionario [musulmano – ndr], per prendere e mantenere la direzione delle masse popolari ha dovuto cavalcare la rivoluzione democratica antimperialista. Ovviamente lo ha fatto a suo modo, mediando tra il suo vecchio ruolo sociale reazionario e la rivoluzione democratica. Questa è continuata con forza, tanto più che gli imperialisti hanno aumentato sempre più le loro pretese ed esazioni, l’oppressione e lo sfruttamento, spinti dalla nuova crisi generale iniziata negli anni ’70 e liberati dalla pressione del movimento comunista. Hamas in Palestina è la manifestazione più chiara di un clero reazionario che si mette alla testa di una rivoluzione democratica antimperialista. Un organismo lanciato in funzione anticomunista dai sionisti d’Israele e dalla monarchia wahabita dell’Arabia Saudita (una specie di Vaticano musulmano), due braccia dei gruppi imperialisti USA, è diventato l’organizzatore più radicale della guerra contro l’occupazione sionista della Palestina, avamposto dell’imperialismo USA nel mondo arabo e musulmano.
(…) La direzione del clero reazionario è un effetto della decadenza del movimento comunista e scomparirà con la sua rinascita. Infatti il clero reazionario è per sua natura incapace di condurre la rivoluzione fino alla vittoria. Esso mantiene forti legami di varia natura con l’imperialismo e dipende da esso in misura determinante: quindi è ricattabile. Per forza di cose in ogni paese esso è portatore di relazioni sociali reazionarie e deve intimidire le masse popolari musulmane per indurle a lasciare gli attuali padroni (gli imperialisti) e sottomettersi a nuovi padroni (il clero). A livello internazionale è incapace di far leva sulla contraddizione tra le masse popolari dei paesi imperialisti e i gruppi imperialisti che le opprimono: attacca entrambi come se fossero un unico blocco. Non è portatore di una soluzione antimperialista che possa coinvolgere il resto del mondo: quindi crea condizioni favorevoli alla mobilitazione reazionaria nei paesi imperialisti. Sono tutti fattori oggettivi, che segnano i limiti della direzione del clero musulmano nella rivoluzione democratica antimperialista dei paesi arabi e musulmani”.
Invece i comunisti dei paesi arabi e musulmani sono oggi in grado di mobilitare le masse popolari nella guerra popolare rivoluzionaria. Dai comunisti sovietici, cinesi e vietnamiti essi ereditano l’arte di far leva sulle contraddizioni tra paesi imperialisti e sulla contraddizione che in ogni paese imperialista oppone le masse popolari ai gruppi imperialisti. Quindi prima o poi, nell’ambito della rinascita del movimento comunista internazionale, in ogni paese i comunisti prenderanno nuovamente la direzione della rivoluzione democratica antimperialista” – da “La rivoluzione democratica antimperialista dei paesi arabi e musulmani” – La Voce del (nuovo)PCI n. 16

Il 26 giugno eravamo in piazza, a Firenze, insieme ai compagni e alle compagne per portare la nostra piena e incondizionata solidarietà al popolo palestinese la cui lotta è simbolo di resistenza e di riscossa in ogni angolo del mondo.
Gli ultimi bombardamenti israeliani sono l’ennesima manifestazione della guerra di sterminio che Israele conduce da più di 70 anni contro il popolo palestinese affamato dall’embargo, privato delle cure, flagellato dal Covid e costretto a vivere nel più grande campo di concentramento del mondo.
Quella che sui giornali è stata presentata come l’aggressione di Hamas contro lo Stato d’Israele è in verità la ribellione giusta, legittima, eroica di un popolo che insorge ogni giorno contro il sionismo.
Con la nostra solidarietà diamo sostegno e voce all’esempio del popolo palestinese ma possiamo e dobbiamo fare di più. Israele agisce con il pieno appoggio della Comunità Internazionale; l’Italia è in prima fila nell’opera di appoggio e sostegno delle iniziative criminali israeliane e il Governo Draghi di certo non si smentisce, così come non si smentisce il Partito Democratico dato che è per mandato di uno dei suoi uomini, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che è stato concesso recentemente il suolo sardo e italiano per l’addestramento dei militari israeliani.
L’Italia legittima e appoggia uno Stato che è a tutti gli effetti tra i principali puntelli dell’imperialismo non solo in Medio Oriente ma in tutto quanto il mondo, lo fa tessendo relazioni economiche e accordi commerciali mentre volta le spalle ai pochi paesi che ci sono venuti in aiuto durante la pandemia, come Cuba, Venezuela e Cina.
Dobbiamo denunciare il ruolo dei sionisti nel nostro paese e nella nostra regione, dobbiamo denunciare, facendo nome e cognome, chi è apertamente connivente con gli interessi di uno Stato criminale come quello israeliano. Un esempio? Marco Carrai, imprenditore fiorentino, l’amichetto di Matteo Renzi, presidente di Toscana Aeroporti, presidente di Jindal, la multinazionale indiana che ha acquistato le acciaierie di Piombino e che le sta conducendo a morte lenta, fregandosene degli oltre 2000 operai che ci lavorano.
Ebbene, Marco Carrai è stato recentemente nominato console onorario di Israele per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia e nel pieno dell’attacco contro la Palestina tuonava dalle pagine de la Nazione dicendo che “esiste il dovere della verità che troppe volte in nome del politicamente corretto è stata messa da parte” bollando la resistenza palestinese come “un attacco jihadista contro uno Stato libero e democratico”.
Da che pulpito si parla di verità! Lo stesso pulpito da cui parlano quelli che hanno bisogno, ogni giorno, di manipolare la realtà, di intossicare le menti e i cuori delle masse popolari, quelli che parlano di controllo del virus, di ripresa economica, di ritorno alla normalità e lo fanno a pochi giorni dallo sblocco dei licenziamenti e degli sfratti!
(…) È importante ricordare un grande esempio che viene dalla parte migliore e sana del nostro paese e cioè dalla classe operaia che ci ha mostrato cosa fare concretamente per sabotare la guerra sionista con le lotte dei portuali di Genova, seguiti da quelli di Livorno, Napoli e Ravenna che hanno deciso di non caricare armamenti destinati ad Israele.
Non a caso, è la classe operaia che quando si mobilita ha la capacità di illuminare la via per il resto delle masse popolari e dare contenuto pratico alla solidarietà di classe e internazionalista.
Avanti con la lotta!
Federazione Toscana del P.CARC

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