In Venezuela il Congresso dei Popoli del Mondo

Proponiamo a seguire alcuni stralci dell’articolo di Geraldina Colotti per l’Antidiplomatico. Il titolo originale è Venezuela. Il Congresso Bicentenario dei Popoli del mondo innalza la bandiera della dignità.

Dal 21 al 24 giugno, il Venezuela apre le porte al Congresso Bicentenario dei popoli del mondo per le giornate conclusive di un lavoro di raccordo, discussione e proposta maturato nel corso di questi ultimi anni, e che ha coinvolto centinaia di organizzazioni, partiti, sindacati e movimenti popolari del mondo. L’obiettivo è quello di costruire un’agenda di lotta comune contro il capitalismo e l’imperialismo, articolando le differenze, ma con spirito unitario e con efficacia.

L’occasione è data dalle celebrazioni per i 200 anni dalla battaglia di Carabobo, decisiva per l’indipendenza del Venezuela e per il progetto di Bolivar di unificare l’intera regione, la Patria Grande. Un evento che di certo non incontrerà il favore della grande stampa, troppo impegnata a demolire sistematicamente l’immagine del Venezuela, in quanto esempio concreto che si può resistere all’offensiva imperialista, che si può costruire un modello alternativo al capitalismo, e che per questo occorre attrezzarsi perché il contrattacco dei poteri forti sarà pesantissimo. (…)

Un vertice che ha messo al centro la libera circolazione delle persone e non solo delle merci, la cittadinanza universale, la parità di genere e la lotta ai paradisi fiscali. Un orientamento che i paesi come il Venezuela e Cuba che promuovono una diplomazia di pace con giustizia sociale, perseguono con decisione a fronte della crisi del modello capitalista e al suo capitolo pandemico.
Una domanda strutturale di cambiamento non più rinviabile, perché, mentre il capitalismo cerca di resettarsi e rifarsi il look a livello globale, la repressione delle lotte aumenta. Aumenta la menzogna per far accettare il boccone amaro ai settori popolari, compattandoli contro il “nemico interno” o dietro false bandiere per far loro accettare un passaggio ulteriore nella società disciplinare.

In questo quadro, il Congresso Bicentenario si presenta come una feconda articolazione di contesti e tematiche diverse, non zavorrato da logiche asfittiche, ma consapevole della necessità di lottare contro un nemico comune, tanto caotico perché preda dei suoi appetiti particolari, quanto pronto a compattarsi se si vede minacciato dal soggetto storico organizzato che gli scaverà la fossa, il proletariato. In questa chiave, con la leggerezza dell’uccello, ma non con quella della piuma, priva di orientamento e preda di tutti i venti, si fa strada il proposito di una nuova Internazionale antimperialista che esprima una piattaforma di lotta comune.

Al Congresso, aperto ufficialmente dal presidente Maduro il 4 febbraio, si sono iscritti oltre 8 milioni di venezuelane e venezuelani attraverso la piattaforma del Sistema Patria. Hanno discusso e presentato proposte 41 movimenti di tutti i settori politici, sociali e culturali, espressione della vivacità politica della rivoluzione, la cui principale forza risiede nel potere popolare: Donne, Lavoratori, Contadini, Pescatori, Indigeni, Afrodiscendenti, Comunas, Comunicazione, Cultura, Intellettuali e Pensatori, Educazione, Misiones, Militari in Riserva attiva, Anziani, Gioventù, Persone con disabilità, Animalisti, Movimenti della Differenza sessuale, Scienziati e innovatori, ma anche Classe media e Movimenti di religiosi, Tecnici e professionisti, e Imprenditori che “siano uniti dalla volontà di recuperare la nostra amata Patria”, ha detto il presidente.

Un lungo elenco che, oltre a quantificare la capillare estensione del socialismo bolivariano, ne qualifica l’egemonia all’interno del blocco storico che lo sostiene e che si rinnova nelle nuove generazioni e condizioni. Intanto, si stanno organizzando le primarie del Psuv, che eleggerà così i propri rappresentanti. E le proprie rappresentanti, perché nella scheda ci dovranno essere tassativamente il nome di un candidato e di una candidata.

Negli incontri mondiali che si sono svolti in virtuale, coordinati dall’equipe del professor Adan Chávez, i 1.873 partecipanti dai 5 continenti, molti dei quali presenzieranno alle giornate, hanno avuto modo di conoscere l’entità e l’estensione di un progetto che l’imperialismo considera “una minaccia inusuale e straordinaria”: da bloccare, distorcere e occultare con ogni mezzo.
Nonostante la ferocia del blocco economico-finanziario che impedisce al governo bolivariano persino l’acquisto di farmaci e vaccini contro il coronavirus, “il Venezuela non è un paese isolato”, ha detto Maduro in un’intervista all’agenzia Bloomberg. “Gli Stati Uniti e l’Europa – ha aggiunto – devono rendersi conto che esiste anche un’altra importante parte di mondo nella quale siamo inseriti e dove abbiamo molti amici, a partire da Cuba e dai paesi dell’Alba, alla Russia, alla Cina e all’India”.
Dagli Stati Uniti sono arrivati anche diversi rappresentanti dei movimenti popolari che sostengono il socialismo bolivariano, e che cercano di aprire una breccia nel muro di menzogne diffuso contro il Venezuela e Cuba. (…)

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